IL DUCATO DI PARMA DOPO LA MORTE DI
MARIA LUISA IL CAOS

La scomparsa di Maria Luigia ed il conseguente ripristino dell'autorità borbonica coincidono con gli avvenimenti del 1848.

Carlo Lodovico sale al potere con il nome di Carlo II ma, forse preoccupato dalla situazione, abdica dopo due mesi a favore del figlio Carlo III.

Il giovane duca cerca di affrancarsi dalla tutela austriaca e di conferire al paese una solida struttura: a tal fine rafforza l'esercito facendolo passare da 2000 a 8000 uomini.
Lo sforzo per raggiungere finalità così ambiziose è però sproporzionato alle risorse dello stato che, amministrato maldestramente, giunge sull'orlo della rovina economica. Il malcontento sempre più diffuso culmina con l'uccisione nel 1854 di Carlo III.

Gli succede il figlio minore Roberto I al quale si affianca la madre Luisa Maria, donna conservatrice e di limitate vedute politiche che si rifugia sotto la protezione austriaca.

Per colmare in parte il disavanzo finanziario la reggente riduce drasticamente le spese militari portando l'esercito a 3500 uomini. La crisi determinata dalla seconda guerra d'indipendenza italiana fa sì che nel 1859 l'intera corte decida di rifugiarsi in Austria.
Le truppe, nonostante il voto di adesione della popolazione al Regno di Sardegna, rimangono fedeli al duca e preferiscono lasciare la patria piuttosto che tradire accettando il nuovo ordine.
Il 12 giugno a Mantova l'esercito, prima di sciogliersi, presenta per l'ultima volta le armi alla bandiera servita con lealtà ed amore fino all'ultimo.

Con il ritorno dei Borbone sul trono di Parma, dopo la morte di Maria Luigia nel 1847, il gran magistero fu assunto da Carlo II, già duca di Lucca, e successivamente dal figlio Carlo III.
Alla metà dell'Ottocento numerosi Sovrani risultano insigniti dell'Ordine parmense, fra i quali l'imperatore d'Austria, l'imperatore del Brasile, lo zar di Russia, il granduca di Toscana, il re di Prussia, il duca di Modena, Don Francesco d'Assisi (re consorte di Spagna), che riconobbero ufficialmente l'Ordine parmense nei loro Stati.

Nel 1869, a Roma, il duca Roberto I, figlio di Carlo III, nominò gran cancelliere dell'Ordine il principe Diofebo Meli Lupi di Soragna. Dopo l'unità d'Italia il duca Roberto, come fece con l'Ordine di San Lodovico, continuò a conferire l'Ordine Costantiniano non solo a membri della propria Famiglia, ma anche a Capi di Stato, dignitari, funzionari di tutta Europa. Ricordiamo fra questi il principe Alberto I di Monaco e Ferdinando I e Boris III di Bulgaria. La croce è ovviamente la medesima successivamente adottata dall'Ordine Costantiniano di San Giorgio delle Due Sicilie, dalla quale differisce per l'omega minuscolo anziché maiuscolo.
L'Ordine, dopo la riforma della duchessa Maria Luigia del 1845, è diviso in cinque classi: Senatori Gran Croce con collana, Senatori Gran Croce, Commendatori, Cavalieri di I e II classe.

Dal 1922 i beni dell'Ordine sono amministrati da un Consiglio di nomina governativa, che vede la presenza del Vescovo di Parma, che svolge anche le funzioni di Gran Priore, del Sindaco, del Prefetto, del Presidente della Provincia, del Rettore dell'Università degli Studi, del Presidente del Tribunale, del Soprintendente alle Gallerie. Il principe Carlo Ugo, duca di Parma e Piacenza, Gran Maestro, con riferimento agli statuti originali del 1705, riformati da Francesco Farnese, concede eccezionalmente questa onorificenza, nello stesso spirito di difesa e salvaguardia dei valori cristiani propri dei contenuti statutari originari, con particolare riferimento a meriti di rilievo di natura storica e culturale legati allo studio e alla riscoperta della antiche tradizioni ducali degli Stati parmensi.