La prima rivoluzione industriale
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Il termine "rivoluzione industriale" venne coniato dal filosofo tedesco Karl Marx, ma per ragioni ideologiche venne bandito per decenni dai circoli accademici in tutta Europa. Come il termine stesso indica, si tratta di una rivoluzione, un cambiamento repentino dovuto all'accumularsi di elementi propizi. Tuttavia, storici come Rostow preferiscono parlare di "decollo", inteso come un processo che si autosostiene ed autogenera. Fondamentalmente, le definizioni di Rivoluzione industriale sono due: quella marxista prima analizzata e quella di Hobsbawm, che considera l'innovazione come la svolta verso l'alto di tutti gli indici economici. Ma il problema di maggior rilievo consiste nel capire perchè il fenomeno ebbe origine in Inghilterra proprio in quei anni.

La prima Rivoluzione industriale si verificò in Gran Bretagna alla fine del XVIII secolo e modificò profondamente l’economia e la società. I cambiamenti più immediati furono quelli riguardanti la natura della produzione, ossia che cosa, come e dove si produce. La manodopera venne trasferita dalla produzione di materie prime a quella di manufatti e servizi. Le quantità prodotte aumentarono considerevolmente e l’efficienza tecnologica fece registrare progressi eccezionali, pur se fra grandi contraddizioni sociali. Dobbiamo a Thompson la più esauriente ricostruzione a noi pervenuta delle condizioni sociali che stavano caratterizzando la nuova classe proletaria. La crescita della produttività si ottenne in parte attraverso l’applicazione sistematica delle conoscenze scientifiche e tecniche ai processi produttivi. L’efficenza crebbe anche grazie al fatto che grandi agglomerati di fabbriche vennero concentrati all’interno di determinate aree. In questo modo la Rivoluzione industriale coinvolse anche i processi di urbanizzazione, ovvero il processo di migrazione della forza lavoro dalle comunità rurali a quelle urbane.

I cambiamenti più importanti avvennero probabilmente all’interno dell’organizzazione del lavoro. Le piccole imprese si espansero e acquisirono nuove caratteristiche. Inoltre, la produzione si svolgeva all’interno delle fabbriche anziché a domicilio dei lavoratori o nei borghi rurali, come avveniva un tempo. Il lavoro diventava sempre più meccanizzato e specializzato. La produzione industriale dipese sempre più dalle possibilità di utilizzo intensivo del capitale, di impianti e attrezzature costruiti espressamente per aumentare l’efficienza. La familiarizzazione con gli strumenti e i macchinari utilizzati permetteva ai singoli lavoratori di produrre più di prima, e il vantaggio di acquisire esperienza di un particolare ruolo, strumento o attrezzatura incrementava la tendenza alla specializzazione.

L’aumento della specializzazione e l’applicazione del capitale alla produzione industriale determinarono la formazione della classe sociale dei capitalisti, che possedeva o controllava i mezzi di produzione.

La Gran Bretagna fu la culla della Rivoluzione industriale: dall’ultimo quarto del XVIII secolo a tutto il XIX Londra fu non a caso al centro di una complessa rete commerciale mondiale che diventò la base per il crescente mercato di esportazione associato ai processi di industrializzazione. L’esportazione fornì un fondamentale sbocco ai prodotti dell’industria tessile e di altre industrie, sbocco reso necessario dalla rapida espansione della produzione indotta dall’introduzione di nuove tecniche. I dati disponibili indicano un palese e forte accelerazione delle esportazioni britanniche a partire dal 1780. L’orientamento all’esportazione favorì ulteriormente la crescita dell’economia britannica in quanto i produttori inglesi potevano investire i ricavi delle esportazioni nell'importazione di materie prime utilizzate nei vari processi produttivi.

I tentativi di datare con precisione l’inizio della Rivoluzione industriale negli altri paesi sono controversi. Ciò nonostante, gli studiosi concordano sul fatto che la Rivoluzione industriale si verificò in Francia, Belgio, Olanda, Germania e Stati Uniti verso la metà del XIX secolo, in Svezia e Giappone verso la fine del secolo; in Russia e Canada subito dopo l’inizio del XX secolo; e in alcune zone dell’America latina, Medio Oriente, Asia centrale e meridionale e Africa, attorno o subito dopo la metà del XX secolo. In Italia, dove non si ebbe una vera Rivoluzione industriale, s’assistette a un fenomeno analogo ma di dimensioni molto minori verso la fine dell’Ottocento.

Ogni Rivoluzione industriale si è sviluppata secondo processi differenti in relazione al periodo e al paese in cui si è verificata. Agli inizi l’industria britannica non aveva concorrenti che utilizzassero gli stessi metodi ed esportassero su larga scala. Quando le altre nazioni avviarono il processo di industrializzazione dovettero confrontarsi con il vantaggio della Gran Bretagna, ma poterono d’altro canto imparare dal suo esempio. L’intervento dello stato per promuovere l’industrializzazione fu praticamente nullo nel caso britannico, ma fu invece considerevole in Germania, Russia, Giappone e in quasi tutte le altre nazioni industrializzatesi nel XX secolo.

Per definizione l’industrializzazione porta a una crescita del reddito pro capite, nonché a cambiamenti nella distribuzione del reddito, nelle condizioni di vita e di lavoro e nei rapporti sociali.

La Rivoluzione industriale all’inizio portò ovunque dapprima a fenomeni di disoccupazione favoriti sulla meccanizzazione dei processi produttivi, poi a una caduta del potere d’acquisto dei lavoratori e a un deterioramento delle loro condizioni di vita. Oggi tali problemi sono oggetto di ricerca e di ampi dibattiti.