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Papa Leone XII
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Papa Leone XII al secolo Annibale della Genga, papa dal 1823 al 1829, nacque da una famiglia aristocratica originaria dell'omonima cittadina marchigiana, a Genga (AN), discendente del famoso scenografo Girolamo Genga il 22 agosto 1760

Educato presso l'Accademia dei Nobili Ecclesiastici di Roma, fu ordinato sacerdote nel 1783. Nel 1790 si fece notare per un brillante sermone da lui pronunciato in commemorazione dell'imperatore Giuseppe II. Nel 1792 Pio VI lo nominò suo segretario particolare e successivamente, nel 1793, lo promosse arcivescovo di Tiro, inviandolo a Lucerna in qualità di nunzio apostolico. Nel 1794 fu trasferito alla nunziatura di Colonia, ma, in seguito allo scoppio della guerra, spostò la sua residenza ad Augsburg. Nei 12 anni trascorsi in Germania fu incaricato di svolgere delicate ed importanti missioni diplomatiche presso le corti di Dresda, Vienna, Monaco e Wirttemberg e presso Napoleone stesso.

Peraltro è risaputo che in questo periodo andò incontro a ristrettezze economiche, ed anche la sua vita privata non fu al di sopra di ogni sospetto. In seguito allo scioglimento dello Stato della Chiesa, egli fu considerato dai francesi alla stregua di un prigioniero di stato, e trascorse alcuni anni nell'abbazia di Monticelli, gustando i piaceri della musica e della caccia, passatempi che non disdegnò di praticare anche dopo la successiva elezione al soglio pontificio.

Nel 1814 fu scelto per recarsi a portare le felicitazioni personali del papa al re di Francia Luigi XVIII, in occasione della recente restaurazione della monarchia dopo la parentesi napoleonica; nel 1816 fu nominato cardinale soprintendente di Santa Maria Maggiore, e reso titolare della diocesi di Senigallia, carica da cui si dimise nel 1819 per poi ricevere, nel 1820 da Pio VII, l'ambita funzione di cardinale vicario.

Anche in questo periodo circolarono a Roma voci su una sua condotta poco ortodossa nella vita privata. Gli fu ad esempio accreditata una relazione con la moglie del comandante delle Guardie svizzere, tanto che, una volta diventato papa, fu bersaglio di una delle più famose pasquinate: Passando della Genga, un forestiero
domandò. "Questi è il Santo Padre, è vero?"
Ma il capitano de' Svizzeri che udì,
rispose: "Santo no, ma padre sì"
Nel conclave del 1823 l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto nonostante la decisa opposizione della Francia (28 settembre). Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò 6 anni.

Leone XII delegò la condotta della politica estera al Delia Somaglia, e successivamente al più accorto Bernetti, i quali seguirono l'orientamento del loro predecessore Consalvi. In effetti riuscirono a stipulare diversi accordi e trattati particolarmente favorevoli allo Stato Della Chiesa e al papato stesso. Leone era una persona fondamentalmente frugale, e questa sua indole si riflesse nella sua amministrazione, che riuscì a fare economie nella gestione della giustizia, a ridurre le imposte, ed anche a reperire le risorse per l'esecuzione di alcuni importanti lavori pubblici. Nonostante tutto ciò alla fine del suo pontificato la situazione delle finanze risultò essere peggiore rispetto a quella iniziale, e lo sfarzoso giubileo del 1825 non contribuì certo a migliorare le cose.

La sua condotta in politica interna fu improntata alla più cieca conservazione. Mise all'indice le società bibliche, e, fortemente influenzato dai Gesuiti, riorganizzò tutto il sistema scolastico. Le severe misure restrittive nei confronti della comunità ebraica causarono l'emigrazione di molti ebrei. Dette una caccia spietata ai Carbonari ed ai Massoni, e attuò misure repressive severissime contro i tumulti che spesso avevano luogo nei teatri.

Nel giugno del 1825 fu scoperta una delle cosiddette vendite (riunioni segrete carbonare) organizzata dal bresciano Andrea Targhini e dal romagnolo Leonida Montanari, che furono condannati a morte per lesa maestà e ghigliottinati nel novembre successivo in Piazza del Popolo. Sul posto è tuttora visibile una lapide.

L'onnipresenza della sua ben organizzata polizia segreta, che sarebbe stato meglio impiegare piuttosto per combattere la corruzione dilagante nelle alte sfere dell'amministrazione, finì con inimicargli irreparabilmente il consenso dell'opinione pubblica. Leone, di carattere rigido e irremovibile, continuò a lavorare fino all'ultimo, nonostante la malferma salute.

Morì a Roma il 10 febbraio 1829, e la notizia fu accolta dalla popolazione con aperte manifestazioni di gioia.

Tratto da http://it.wikipedia.org/