Papa Pio VII

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Il Pontefice Pio VII


Papa Pio VII, al secolo Luigi Barnaba Chiaramonti, papa dal 1800 al 1823, nacque a Cesena il 14 agosto 1740, figlio del conte Scipione Chiaramonti e della Contessa Ghini, donna di profonda religiosità.

Completati gli studi a Ravenna, all'età di 16 anni entrò nel monastero benedettino di S.Maria nella sua città natale, prendendo il nome di Gregorio. I suoi superiori, resisi conto delle capacità del giovane, lo inviarono quasi subito a Padova e a Roma a perfezionarsi nello studio della teologia. In seguito tenne vari corsi di insegnamento nei collegi dell'ordine a Padova e Roma e fu successivamente nominato abate da Papa Pio VI, a cui era legato da vincoli di parentela, e che, il 16 dicembre 1782, lo nominò anche vescovo di Tivoli. Infine, il 14 febbraio 1785, per l'eccellente condotta tenuta in questa carica, ricevette la porpora cardinalizia nella sede di Imola. Alla morte di Pio VI il sacro collegio si riunì in conclave a Venezia il 30 novembre 1799.
Il Chiaramonti, sostenuto dal cardinale e arcivescovo francese Maury e dal segretario del conclave stesso, Ercole Consalvi, fu eletto papa il 14 marzo 1800 e incoronato il 21 dello stesso mese. In luglio fece il suo ingresso a Roma, ed in agosto nominò Consalvi cardinale diacono e segretario di stato, per poi iniziare ad occuparsi alacremente delle riforme amministrative, divenute ormai improrogabili.

Stemma pontificio di Pio VII La sua attenzione si concentrò subito sullo stato di anarchia in cui versava la chiesa francese la quale, oltre ad essere travagliata dal vasto scisma della costituzione civile del clero, aveva a tal punto trascurato la disciplina che gran parte delle chiese era stata chiusa, alcune diocesi erano prive di vescovo, mentre altre ne avevano addirittura più di uno, mentre il Giansenismo e la pratica del matrimonio degli ecclesiastici si stavano diffondendo, e fra i fedeli serpeggiavano l'indifferenza se non, addirittura, l'ostilità. Incoraggiato dal desiderio di Napoleone di ristabilire il prestigio della chiesa cattolica in Francia, Pio negoziò il famoso concordato sottoscritto a Parigi il 15 luglio e successivamente ratificato il 14 agosto 1801.
L'importanza di questo accordo fu tuttavia notevolmente stemperata dai cosiddetti articoli organici aggiunti dal governo francese l'8 aprile 1802.

Nel 1804 Napoleone iniziò a trattare con il papa la propria formale e diretta investitura come Imperatore. Dopo alcune esitazioni Pio si lasciò convincere a celebrare la cerimonia nella cattedrale di Notre Dame e a prolungare la sua visita a Parigi per altri 4 mesi, ma, contrariamente alle aspettative, ne ricevette in cambio solo pochissime concessioni di secondaria importanza.
Pio, rientrato a Roma il 16 maggio 1805, fornì al collegio cardinalizio, allo scopo riunitovi, una versione esageratamente ottimistica della situazione; nonostante ciò lo scetticismo prese presto il sopravvento quando Napoleone cominciò a non rispettare il concordato del 1803, arrivando al punto da pronunciare d'autorità lui stesso l'annullamento del matrimonio del fratello Gerolamo con la moglie Miss Patterson di Baltimora. L'attrito fra la Francia ed il Vaticano montò così rapidamente che il 2 febbraio 1808 Roma fu occupata dal generale Miollis e, un mese più tardi, le provincie di Ancona, Macerata, Pesaro e Urbino furono annesse al Regno d'Italia. Rotte le relazioni diplomatiche fra Napoleone e Roma, con un decreto emesso a Schonbrunn l'11 maggio 1809 l'imperatore annetteva definitivamente tutti i territori dello Stato Pontificio.

Per ritorsione Pio emise una bolla di scomunica contro gli invasori; nel timore di un'insurrezione popolare il generale Miollis, di propria iniziativa, come sostenne Napoleone in seguito, o, più probabilmente, per ordine del generale Radet, prese in custodia il papa stesso.
Nella notte del 5 luglio il Palazzo del Quirinale fu aperto con la forza e, in seguito all'ostinato rifiuto di annullare la bolla di scomunica e di rinunciare al potere temporale, Pio fu arrestato e tradotto prima a Grenoble e in seguito a Savona. Qui egli si rifiutò con decisione di convalidare l'investitura dei vescovi nominati da Napoleone e, quando si scoprì che intratteneva segreti scambi epistolari, gli fu addirittura proibito di leggere e scrivere.
Alla fine, coi nervi scossi dall'insonnia e dalla febbre, gli fu estorta la promessa verbale di riconoscere l'investitura dei vescovi francesi. Nel maggio 1812 Napoleone, col pretesto che gli Inglesi avrebbero potuto liberare il papa se questi fosse rimasto a Savona, obbligò il vecchio e infermo pontefice a trasferirsi a Fontainebleu; il viaggio lo provò a un punto tale che al passo del Moncenisio gli fu impartita l'estrema unzione. Superato il pericolo e giunto in salvo a Fontainebleu, fu alloggiato con tutti i riguardi in un lussuoso palazzo per aspettarvi il ritorno dell'imperatore da Mosca. Appena rientrato, Napoleone intavolò immediatamente una serrata trattativa col papa che, il 25 gennaio 1813, accettò un concordato a condizioni tanto umilianti che non riuscì a darsi pace fino al 24 marzo dello stesso anno quando, su consiglio dei cardinali Pacca e Consalvi, non si decise ad abrogarlo. Nel mese di maggio, infine, osò sfidare apertamente il potere dell'imperatore dichiarando nulli tutti gli atti ufficiali compiuti dei vescovi francesi.

Dopo la battaglia di Lipsia e la conseguente entrata in Francia degli eserciti della coalizione nel gennaio 1814, Napoleone ordinò che il papa fosse ricondotto nella più sicura Savona, ma il precipitare degli eventi lo costrinse a liberarlo definitivamente e a consentirgli di rientrare nello Stato della Chiesa. L'8 marzo Pio lasciò Savona e il 24 maggio fu accolto a Roma da una folla esultante.
Mentre Consalvi al Congresso di Vienna si assicurava la restituzione di quasi tutti i territori sottratti allo Stato della chiesa, a Roma la reazione si manifestava rabbiosamente; l'ordine dei Gesuiti veniva restaurato, la legislazione introdotta dalla Francia, in gran parte innovativa dal punto di vista sociale, veniva soppressa, le antiche e superate istituzioni dell'Indice e dell'Inquisizione reintrodotte. Al suo ritorno da Vienna, Consalvi introdusse un'amministrazione più snella ed altamente centralizzata, basata in gran parte sul cosiddetto Motu Proprio del 1816. Nonostante ciò, le casse dello stato erano in condizioni disastrose, mentre il malcontento si coagulava principalmente intorno alla Società segreta, di ispirazione liberale, dei Carbonari, messa all'indice dal papa nel 1821.

Il capolavoro diplomatico del Consalvi fu una serie di concordati stipulati a condizioni particolarmente vantaggiose con tutte gli Stati di religione cattolica, ad eccezione dell'Austria.
Negli ultimi anni del pontificato di Pio la città di Roma fu molto ospitale verso tutte famiglie regnanti, i cui rappresentanti si recarono spesso a Roma; il pontefice fu particolarmente benigno verso i sovrani in esilio, dimostrando una notevole e singolare magnanimità nei confronti della famiglia dello stesso Napoleone.
Notevole fu anche l'accoglienza riservata ai maggiori artisti dell'epoca, fra cui molti scultori, uno dei quali, il protestante Thorwaldsen , costruì lo splendido mausoleo in cui furono deposte le spoglie di questo gentile e coraggioso pontefice, che spirò il 20 agosto del 1823.