PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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LA  FAMIGLIA 

LUOGO DOVE L'UOMO

SI EDUCA A VIVERE

S. Em. Card. Patriarca MARCO CÈ 

alla X Festa diocesana della Famiglia  

28 gennaio 1990

 ISAIA 8,23-9,3   1CORINTI 1,10-13.17    MATTEO 4,12-23

 

1. Carissimi,

la Festa della famiglia è sempre un incontro gioioso per il Patriarca e per tutti ed è un dono di speranza che voi fate alla nostra Chiesa.

Ci siamo raccolti nella nostra cattedrale: e voi siete le pietre vive, vere cellule di Chiesa, casa di Dio costruita dallo Spirito Santo.

Ci incontriamo a una settimana dalla «Giornata della vita», per of­frire a tutti con dolcezza e forza la nostra testimonianza di fede nel sen­so cristiano del matrimonio e della famiglia. Voi oggi rinnoverete, da­vanti al vescovo e a tutta la comunità, il vostro consenso sponsale: un consenso che è cresciuto nella fedeltà e nella prova, temprato dalla fati­ca di ogni giorno; e proclamate a tutti che l'amore coniugale autentico, con la grazia del Signore, è possibile ed è capace di dare senso pieno al vivere, al faticare, al soffrire.

2. Voi siete qui per ringraziare il Signore che ha aperto il vostro amore al dono della vita: le creature che il Signore vi ha donato, ren­dendo fecondo il vostro amore, vi trascendono. Nel dono della vita voi siete entrati in una misteriosa collaborazione con Dio: la persona del fi­glio porta in sé il segno dell'azione creaturale e finita dei genitori e il se­gno dell'infinito di Dio.

Oggi la comunità cristiana è chiamata da Dio a rendere in mezzo agli uomini la sua forte testimonianza alla trascendenza della persona e quindi all'intangibilità della vita umana, dall'inizio, quand'è ancora cu­stodita nel grembo materno, alla fine, rifiutando ogni violenza e ogni offesa fatta a creature innocenti. Guai se la Chiesa, in questo momento della storia in cui sono chiamati in questione i valori supremi dell'aper­tura dell'uomo a Dio, del valore d'una legge superiore che regoli l'agire di tutti, del rispetto della vita e dei diritti di ogni uomo, guai — dicevo — se la Chiesa non fosse ferma nel custodire «la parola di vita» che Dio le ha affidato.

Questa «parola di vita» voi, coniugi cristiani, la dovete testimoniare nella libertà e nella responsabilità d'una generosa risposta a Dio, padre della vita. Nello stesso tempo però, come singoli e come comunità cri­stiana, dobbiamo interrogarci sull'amore e sulla solidarietà verso la donna che sta per diventare madre, per la quale quel momento grande di appuntamento con la vita, può essere motivo di sofferenza, di paura e di angoscia.

Mentre con forza inequivocabile rifiutiamo soluzioni inaccettabili, qual è l'eliminazione della vita nascente mediante l'aborto, con altret­tanta forza dobbiamo affrontare i problemi educativi e sociali, perché la maternità sia sempre più riconsegnata alla sua grazia di amore responsabile e gratuito.

3. Ora però vorrei indugiare con voi qualche momento in ascolto della parola di Dio.

Il vangelo ha proclamato il mistero di Gesù costretto ad abbando­nare la sua terra e a farsi emigrante, sotto la minaccia della vita.

Degli eventi di cui abbiamo udito sono possibili due letture. Una lettura ovvia, che guarda le cose, vi vede dei fatti di cronaca, potremmo addirittura dire di «cronaca nera»: un re violento e senza scrupoli, e una povera famiglia che fugge. Quando, dopo la morte del tiranno, può rientrare, evita di soggiornare nella zona di prima, dove pure avrebbe amato fermarsi, va lontano e si insedia in un villaggetto della Galilea. Però lo stesso evangelista Matteo non si accontenta di questa lettura dei fatti e vede in Gesù che scende in Egitto, per poi uscirne e ritornare nella terra dei padri, compiersi le promesse di salvezza fatte da Dio al suo popolo.

Attraversata dalla piccola, sofferta storia quotidiana della famiglia di Nazaret, la storia dell'uomo diventa storia della salvezza. Gesù — e con lui sua madre e Giuseppe — vivendo la sua umilissima vicenda umana, che adempie però la volontà del Padre, salva la storia di tutti gli uomini che credono in lui.

4. Cari coniugi, nella grazia del vostro matrimonio voi custodite questo mistero di presenza di Dio nella storia. Scoprite ogni giorno di più la vostra grazia. Nel vostro agire quotidiano per la vostra famiglia e per il vostro dovere, nelle vostre quotidiane preoccupazioni e cure pa­terne e materne, voi siete presenza e rivelazione reale dell'amore di Dio per l'uomo: attraverso voi e il vostro agire, faticare e soffrire, la salvezza entra nella storia dell'uomo. Nel mistero sponsale voi custodi­te il segno efficace dell'amore di Cristo nel mondo: come accadde a Maria, nel mistero della visita alla cugina Elisabetta.

Credete quindi alla grandezza della vostra vita quotidiana: vissuta nella grazia di Cristo, come obbedienza al Padre, essa è santa e santifi­cante. Come Gesù portava e mediava la presenza del Figlio nella sua umanità, così voi portate e mediate la presenza dell'amore divino nella vostra esistenza quotidiana: nell'esercizio della paternità e maternità, nel compimento fedele del vostro dovere.

5. Questa è la scuola dove voi crescete e crescono i figli di Dio. Voi avete scelto di riflettere sul tema: «La famiglia luogo dove l'uomo si educa a vivere». Di fatto questo è il progetto di Dio rispettato anche dal Figlio di Dio fatto uomo, che volle nascere in una famiglia.

Cari coniugi: credete nella grazia della famiglia ed impegnatevi a farne un luogo educativo. La famiglia dove si impara a pregare e a pre­gare insieme, cioè a essere Chiesa.

Papà e mamme, coniugi cristiani, vi faccio una domanda: pregate insieme ogni giorno, anche per breve, brevissimo tempo? Quale dono di grazia sarebbe per voi e per la vostra famiglia se voi pregaste insie­me! Perché non cominciare, come impegno preso in questa Festa della famiglia.

La famiglia dove impariamo a essere poveri, sobri, a fare a meno del superfluo perché diventi aiuto al fratello bisognoso. La famiglia do­ve si impara a portare gli uni i pesi degli altri, dove si impara a rispetta­re e ad amare gli anziani. Una famiglia che vive questa sua grazia è sal­vezza in atto, è lievito di salvezza per la storia, è dono anche per le real­tà civili, che si trasformeranno sotto la spinta della grazia della famiglia santa.

Chiudendo vi invito a rivolgere un pensiero pieno di affetto e di so­lidarietà alle famiglie che soffrono: per malattia, disgrazie, tribolazioni o perché sono divise e sono lontane dalla fede.

Preghiamo molto per loro, in questo momento e ogni giorno. E preghiamo perché la Chiesa sia veramente «madre» nei loro confronti: ma riuscirà ad esserlo solo col vostro aiuto, nella verità e bontà del van­gelo.

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo e l'intercessione di Maria vi accompagnino sempre. Amen.