PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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IL GIORNO DEL SIGNORE 

 DONO E IMPEGNO

PER LA FAMIGLIA

S. Em. Card. Patriarca MARCO CÈ 

alla XII Festa diocesana della Famiglia  

26 gennaio 1992

 NEEMIA 8,2-4.5-6.8-10   1CORINTI 12,12-14.27    LUCA 1,1-4; 4,14-21

 

1. Carissimi.

l'incontro delle famiglie in S. Marco non è solo un momento di grande gioia, è anche un momento in cui la Chiesa allarga il cuore nella fiducia. Non ho dubbi nell'affermare che la famiglia è oggi il nodo ne­vralgico del travaglio del nostro tempo: un tempo di grandi, immense speranze, ma anche di drammatiche ambiguità.

La nostra Chiesa deve poter contare su di voi. Essa ha bisogno della vostra fedeltà al progetto di Dio sulla famiglia; ha bisogno della vostra testimonianza resa al matrimonio e alla famiglia come li ha voluti il Si­gnore; ne ha bisogno per le giovani coppie, per quelle in difficoltà, per quanti pensano che il vivere il matrimonio cristiano sia impossibile, per «il mondo» che ha perso il senso della fedeltà, dell'indissolubilità, del dono della vita... Non vorrete voi dare a Dio e ai fratelli questa prova di amore?

Una notte, mentre Paolo stava attraversando l'Asia Minore e si tro­vava a Troade. ebbe una visione. Gli stava davanti un macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci» (At 16,9). E Paolo senza in­dugi andò: conobbe sofferenze e la prigione, ma non si sottrasse a testi­moniare la Parola.

Cari sposi: oggi c'è tutto un mondo — quello al quale ho appena ac­cennato — che vi spalanca le braccia e vi dice: «Venite e aiutateci». Troverà il Signore in mezzo a voi dei testimoni che abbiano il coraggio della fedeltà totale per annunciare il vangelo del matrimonio cristiano a chi non lo conosce? Io credo di sì.

La visita pastorale mi mette continuamente a contatto con coppie di sposi — spesso genitori di creature portatrici di handicap o comunque protagonisti di situazioni esigenti e difficili — nei quali io riconosco, con stupore e commozione, i segni evidenti della santità e del martirio, nella fedeltà eroica ai loro doveri quotidiani, nell'amore e nella dedi­zione totale.

Sia benedetto il Signore, che non cessa di compiere anche oggi in mezzo a noi le sue opere grandi.

2. Mettiamoci in ascolto della parola di Dio. Voi avete come ogget­to di attenzione speciale per quest'anno l'eucaristia nella vita matrimo­niale e familiare. Un programma coraggioso, una vera sfida cristiana. Ebbene: nell'eucaristia — come poi nella vita — è essenziale e priorita­rio l'ascolto della parola di Dio.

La prima lettura di oggi ci ha presentato l'immagine del popolo ebraico che, in un momento travagliatissimo della sua storia, riscopre la potenza vitalizzante e rinnovatrice della parola di Dio. Io vi dico: la parola di Dio abbia un posto centrale in famiglia: è come un germe na­scosto nella terra che porta frutto a suo tempo.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ci ha parlato della Chiesa co­me di un corpo che è uno, ma è anche formato di molte membra, cia­scuna con il proprio compito. Il corpo è sano, quando ogni membro svolge la propria funzione.

La nostra comunità ha bisogno che voi siate fedeli all'accoglienza e alla solidarietà: accoglienza soprattutto nei confronti dei fidanzati e delle coppie, solidarietà, vicinanza e accompagnamento nelle loro diffi­coltà. Se voi non le farete, l'intero corpo comunitario ne soffrirà.

La famiglia è nella Chiesa «scuola» di comportamenti e di atteggia­menti: in famiglia essi assumono una forma elementare, semplice, con­vincente; la più autentica. Messi in circolazione dalla famiglia, tali at­teggiamenti entreranno «fisiologicamente» nella comunità: se la fami­glia non li vive e non li dona, potranno essere in qualche modo surroga­ti, ma si sentirà sempre la mancanza della loro verità più profonda.

Il vangelo, infine, ci presenta uno degli snodi più importanti nella vita di Gesù. Egli si presenta come colui sul quale è sceso lo Spirito: cioè come l'Unto di Dio, il Messia, il Salvatore. Questo fatto, che inau­gura il ministero di Gesù, ci rinvia alla pentecoste, che inaugura la vita della Chiesa. Il Padre dona lo Spirito a Gesù non perché rimanga in Gesù, ma perché Gesù lo doni a noi dopo la sua morte e risurrezione; e ce lo dona perché noi portiamo a compimento la sua opera.

L'opera di Gesù non è finita con la sua morte, deve continuare fino alla fine dei tempi. Chi la porterà a compimento? Noi cristiani, grazie allo Spirito che Gesù ci dona.

Cari sposi, nella grazia del vostro matrimonio voi avete ricevuto un dono dello Spirito, cioè un ministero ecclesiale, che vi abilita a portare a compimento l'opera di Gesù, nei confronti dei vostri figli, della Chie­sa e del mondo. Voi siete «segno» dell'amore gratuito di Dio nei con­fronti dell'uomo, manifestato nella vita e nella pasqua di Gesù: questa vostra grazia, che è una vocazione, deve tradursi in gesti di amore, di solidarietà, di fraternità. Di essi l'eucaristia del giorno del Signore è co­me la sorgente che li genera, il pane che li nutre, rendendovi capaci di amare come Dio in Cristo ci ha amati. In tal modo il Giorno del Signo­re diventerà il centro generante di tutta la vostra settimana.

3. So che avete invitato a questa vostra Festa le famiglie dei semi­naristi. Io vi ringrazio per la sensibilità con cui avete voluto associarvi al Patriarca in uno dei problemi che più lo assillano.

Cari sposi, non lasciatevi deviare da idee peregrine : senza ministero ordinato, cioè senza preti, non c'è la vera Chiesa, come l'ha voluta Ge­sù. Neppure è sufficiente che una Chiesa compia opere di promozione umana: se vogliamo che si compia la missione di Gesù, com’è indicata nel vangelo di oggi, occorre la predicazione autorevole della Parola, la celebrazione dell'eucaristia, il perdono dei peccati.

Io non ho dubbi nel dire che oggi la carenza di vocazioni sacerdotali è, a livello pastorale, il problema più grave della nostra Chiesa. Sap­piate che questo interpella la vostra responsabilità non meno della mia. E come dobbiamo pregare — pregare di più — perché il Signore mandi operai nella sua vigna, così dobbiamo chiederci se facciamo tutto il ne­cessario perché le vocazioni — anche quelle missionarie e religiose — trovino nelle nostre famiglie un terreno buono in cui crescere: perché i figli vedano che i genitori ci credono, ne parlano e pregano per questo.

4. Cari sposi, andate, io vi mando come il Signore un giorno ha mandato me. Andate e siate sicuri che il Risorto è sempre al vostro fianco e cammina con voi.

Sappiate che se vivrete con impegno la grazia che avete ricevuto, anche nella fatica di ogni giorno — che non vi mancherà come non è mancata a Gesù — voi sarete gioiosi al punto da dire come Paolo: «So­no pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione» (2Cor 7,4).