PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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COME SARÀ L’AMORE DI DIO?

VIENI IN UNA FAMIGLIA

CHE ACCOGLIE LO SPIRITO E VEDI

S. Em. Card. Patriarca MARCO CÈ  

alla XVIII Festa diocesana della Famiglia

25 gennaio 1998

 

 Neemia 8,2-4.5-6.8-10

1 Corinzi 12,12-31

Luca 1,1-4;4.14-21

 

Felici di ritrovarci  

Fratelli e sorelle carissimi, questa è la diciottesima edizione della Festa della Famiglia. Quando le cose si ripetono da molto tempo dovrebbero stancarci, invece noi siamo felici di ritrovarci; questo è ormai diventato un appuntamento caro a tante famiglie,  quante siete voi qui presenti stasera in S. Marco, spesso con i vostri bambini. Qui ci scambiamo  le parole della fede e dell’amore di Dio, parole, se volete, sempre uguali ma sempre belle, perché sono le parole che Dio Padre dice ai suoi figli e proprio per questo sempre nuove e creative.

Ricordare i non presenti è un bisogno del cuore, e lo facciamo anche stavolta: vogliamo ricordare questa sera tutte le famiglie e in particolare quelle che soffrono e che sono in difficoltà.

 

 

Portare le sofferenze nella speranza  e nella fiducia

La prima lettura, tratta dal libro di Neemia, è un racconto festoso e per tutti un invito alla gioia. Io guardo i vostri volti, voi siete per lo più papà e mamme: i vostri volti ora sono festosi. Proprio come ci dice la prima lettura, oggi non dovete essere tristi, oggi dovete fare festa. Ma se vi fisso in volto, vedo che nella profondità del vostro cuore ci sono anche delle ferite. Nel cuore di ogni papà e di ogni mamma ci sono certamente delle gioie ma ci sono anche delle preoccupazioni, delle sofferenze.

Nel cuore di tutti, amore e sofferenza sono indisgiungibili, però oggi la sofferenza che ciascuno di noi porta nascosta nel proprio cuore è illuminata dalla fede, dalla certezza che Gesù, il nostro fratello Gesù, il Risorto, è sempre con noi. Mediante il dono del suo Spirito, Egli ci dà la certezza che noi, sempre, assolutamente sempre, ci muoviamo sotto l’occhio paterno di Dio per cui anche le nostre pene, le nostre sofferenze non ci piegano le spalle, non ci abbattono ma le portiamo con la speranza e con la fiducia che il Signore ci dona.

La seconda lettura è un brano della prima lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi e tratta un tema a voi molto caro, quello dei ministeri. Intuiamo immediatamente che ci viene detto che anche la famiglia, nella Chiesa, ha un suo posto, un suo compito, un suo ministero da svolgere; la famiglia, quindi, non è soltanto una realtà sociologica, ma è costitutiva della Chiesa, cellula viva della Chiesa.

 

 

Un evento che si realizza in voi

La Chiesa è una realtà sacramentale fatta appunto di queste cellule sacramentali che sono le famiglie fondate sul sacramento del Matrimonio. La funzione della famiglia non è surrogabile, proprio come ci ha detto san Paolo nella pagina che abbiamo ascoltato.

Vorrei soffermarmi un po’ di più sul vangelo di oggi e in particolare sulla seconda parte, su quell’evento così importante accaduto nella sinagoga di Nazaret, proprio nel paese di Gesù, nel luogo dove il sabato i pii ebrei si raccoglievano in preghiera.

    Ogni sabato Gesù partecipa a questa preghiera, ma questa volta si alza, prende il rotolo del libro, lo svolge, cerca un testo del profeta Isaia, lo proclama: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Letto questo brano del profeta Isaia, arrotolò di nuovo il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti, nella sinagoga, stavano fissi sopra di lui. Allora egli cominciò a dire: “Oggi - notate questa parola - si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Questo evento, di cui ci parla l’evangelista Luca, accaduto nella sinagoga di Nazaret, questo dono dello Spirito che è stato fatto a Gesù, oggi si realizza anche per tutti quanti noi.

A Gesù è stata data dal Padre la pienezza dello Spirito, nella sua realtà divina, ma anche nella sua umanità: da lui, che è il Capo, lo Spirito discende alle membra che siamo noi, affinché anche di noi si possa dire quello che la Parola di Dio dice di Gesù. Siamo tutti dei consacrati dallo Spirito, nel Battesimo, nella Cresima, quando riceviamo l’Eucaristia, nel sacramento del Matrimonio per voi sposi, nell’ordinazione sacerdotale ed episcopale per noi presbiteri che siamo qui. Lo Spirito del Signore Gesù è sceso sopra di noi, ci ha consacrati, ci ha intrisi, ci ha penetrati tutti: siamo quasi un pane cotto nello Spirito, nel fuoco dello Spirito.

Fra noi e lo Spirito non c’è quindi soltanto una vicinanza, ma una compenetrazione profonda, che ci rende prolungamento, attualizzazione dell’umanità di Gesù affinché la sua opera non duri soltanto trentatré anni, quant’è stata la sua vita, perché non sia racchiusa soltanto entro i confini nei quali si è svolta la sua attività, ma possa veramente raggiungere tutti i tempi e tutti i luoghi attraverso noi che siamo il suo corpo, reso vivo, divinamente vivo, dal dono dello Spirito, che ci abilita a fare le cose che faceva Gesù. Sembra impossibile e troppo bello per essere vero, ma è la realtà.

Anche noi, come Gesù, siamo stati consacrati e mandati per annunziare ai poveri, poveri nel fisico e nello spirito, il lieto messaggio che Dio li ama e li chiama ciascuno per nome, come un papà e una mamma chiamano per nome i loro figli chiamandoci tutti a salvezza. È il lieto messaggio che Dio ci ha talmente amati da dare per noi la cosa più cara che aveva, il figlio suo Gesù Cristo, e ci ha abilitati, mediante il dono dello Spirito di Gesù, a fare le stesse cose di Gesù che guariva, sanava, consolava e liberava.

 

 

Camminare nella direzione dell’amore

L’opera di Gesù continua così, tramite nostro, per le strade della storia, fino al suo compimento; non soltanto mediante l’opera del vescovo, dei sacerdoti, che predicano, che celebrano i sacramenti, ma per mezzo di tutti coloro che, battezzati, cresimati e partecipi dell’Eucaristia, fanno parte attiva del Corpo di Cristo, in forza dello Spirito che è stato loro dato.

Questo Spirito ci abilita a rendere Gesù attuale nella vita di oggi, cosicché nessun uomo possa dire di non poter venire a contatto con Lui, perché Gesù è necessario per la salvezza di tutti, ma a noi è chiesto anche di camminare nella sua direzione. Lo Spirito ci abilita a questo, ma camminare lungo la direzione di Gesù e cioè nella direzione dell’amore di Dio Padre, nell’osservanza della sua legge, significa anche camminare nella direzione dell’amore dei fratelli.

Quando Dio Padre ha chiamato il Verbo, suo Figlio, per fargli assumere la nostra umanità, gli ha chiesto di farsi carico di tutti gli uomini. La risposta di Gesù al Padre si riassume in quella parola: “Padre mio”, “Abbà”. Quando Gesù dice questo, dice anche la sua solidarietà con tutti gli uomini. È bellissimo: non si può amare Dio se non si amano i fratelli. Dire Padre Nostro vuol dire anche affermare la nostra solidarietà nell’amore con tutti i fratelli. Questa è la direzione nella quale lo Spirito conduce anche noi e in questo modo, scopriamo il segreto della nostra vita. Io faccio le cose che Gesù faceva, assolvendo il mio ministero e voi facendo le cose di uno sposo e di una sposa, di un papà e di una mamma, compiendo il vostro dovere quotidiano, il più quotidiano, nelle cose grandi e nelle cose piccole, nelle cose gioiose, ma anche in quelle sofferenti.

Se vi lasciate condurre dallo Spirito nel compimento della volontà di Dio, pur essendo voi gli attori, è Gesù che agisce in voi e questa è la santità. La santità della vita non è nella straordinarietà delle cose che noi facciamo: la santità più grande, più profonda, più preziosa della nostra vita sta proprio nel lasciarsi penetrare dallo Spirito, nel lasciarci condurre da lui, nel fare le cose che ci spettano, consapevoli (ma anche no) che è Gesù che agisce in noi.

Le nostre cose sono sante davanti a Dio e questo dice la grande stima che Dio ha del creato che Lui ha fatto. La santità quindi sta nel fare ciò che ciascuno di noi, giorno per giorno, vescovo, papà, mamma, sposo, sposa è chiamato a compiere nel Signore, lungo le sue strade, per amore di Dio Padre e dei fratelli. Questa è la santità possibile a tutti, accessibile e disponibile a tutti e sono convinto che quando noi vedremo le cose con gli occhi di Dio, vedremo che i santi sono infinitamente più numerosi di quanto noi pensiamo.

 

 

Dio ci ha scritto una lettera d’amore

Durante questa messa io consegnerò a sessantatré coppie la Bibbia. La Bibbia è la lettera che Dio Padre scrive ai suoi figli. Una lettera d’amore, potremmo dire, che Dio scrive a tutti gli uomini; e proprio perché è una lettera d’amore è sempre fresca, è sempre attuale, ti svela sempre cose nuove. È una lettera in cui Dio, nascosto sotto le povere parole umane, ci comunica tutto se stesso.

Come hanno fatto, la Madonna e San Giuseppe ad allevare Gesù, ad educarlo all’amore di Dio Padre e all’amore dei fratelli? Raccontandogli la Bibbia, spiegandogli la Bibbia, aiutandolo a leggerla. Questo deve diventare un po’ il segreto della nostra vita familiare; per questo io benedico l’impegno della Commissione Sposi e Famiglia che promuove il più possibile la diffusione della Bibbia e aiuta i fratelli a leggerla.

 

 

Casa Famiglia: un segno dello Spirito

Alla Giudecca abbiamo una casa, una Casa Famiglia fondata da san Pio X. Essa raccoglie ragazze, donne e madri in difficoltà, le accompagna e le aiuta a reinserirsi nella vita civile. Sette anni fa noi eravamo in situazione di disagio e di angustia e la casa continuò per l’aiuto decisivo che ci venne da un amico bolognese, don Giovanni Nicolini, il quale, con alcune sorelle della sua famiglia spirituale ci aiutò a condurre avanti Casa Famiglia. La loro presenza fu significativa non soltanto perché condussero avanti in modo decisivo, aiutati da tante nostre famiglie, ma anche per il dono della preghiera che hanno irradiato. Ora anche don Nicolini deve lasciare Casa Famiglia, l’obbedienza lo chiama altrove e noi lo ringraziamo e lo benediciamo.

Però il Signore ci è venuto incontro con la parrocchia di Santa Maria Maddalena di Verona, col suo parroco don Renzo, con i coniugi Annamaria e Giovanni e la signorina Elisa che si dedicheranno da subito alla Casa, nello spirito di accoglienza delle nuove forme di povertà.

Penso allora alle parole del vangelo di oggi: “Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato ad annunziare il lieto annunzio ai poveri”, mi ha mandato a prendermi cura di chi è in situazione di bisogno. So anche che una rete di famiglie solidali della nostra chiesa, si impegnano ad essere presenti attorno a questo piccolo nucleo con il loro aiuto. Io ringrazio e benedico don Renzo e la sua parrocchia, gli amici di Verona, di cui un gruppo cospicuo è presente qui in chiesa: io vi saluto tutti e vi ringrazio per questo dono che ci fate, è una bella testimonianza che rendete al Signore e vi saremo vicini perché questa opera bella possa continuare in mezzo a noi, perché l’evento di Nazaret, non si esaurisca con la vita di Gesù, ma possa continuare anche in mezzo a noi. Casa Famiglia della Giudecca è un segno di questa presenza dello Spirito che continua l’azione di Gesù in mezzo a noi.       

Omelia tenuta alla XVIII Festa diocesana della Famiglia . Trascrizione, non rivista dall’autore, dalla registrazione, revisione del testo e titolazioni a cura della Segreteria della Commissione.

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