PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

Home ] Su ] PROGRAMMA ] Gli Uffici ] La Commissione ] Formazione al Matrimonio ] Le Assemblee ] Casa Famiglia Pio X ] Assemblea animatori ] I  Fidanzati a S. Marco ] Ass. Centro S. Maria M. Domini ]

16 gennaio 2005

 L'AMORE VISSUTO DAGLI SPOSI
DONO PER LA FAMIGLIA, LA CHIESA E IL MONDO INTERO

Omelia di S. Eminenza 

il Card. Angelo Scola, Patriarca

 

XXV Festa diocesana della Famiglia

con la Consegna della Bibbia

 

 

Is 49, 3.5-6; Sal 39; 1Cor 1, 1-3.5-6;Gv 1, 29-34  

1. « E io ho visto e ho reso testimonianza» ( Gv 1, 34) che questo è l’Agnello di Dio, il Figlio di Dio. Così afferma il Battista. Questa testimonianza è la sola ragione per cui siamo qui. Come per il Battista, se sei qui, è perché hai visto e rendi testimonianza.

Cosa hai visto? Chi? L’Agnello di Dio che ha preso su di sé i peccati del mondo. Il Verbum caro, caro peccati. Questo significa che l’uomo non ce la fa da solo: non si salva da solo. Deve essere salvato. Il Dio Bambino, Gesù Cristo è il salvatore: « Questi è l’eletto» (cfr Gv 1, 34), vale a dire l’uomo realizzato, compiuto, riuscito! Questo è il cuore irrinunciabile della testimonianza del cristiano. Di ogni cristiano: sacerdote, religioso, laico sposato o consacrato. Guai a noi se ce ne dimenticassimo, o se in nome di uno specifico stato di vita lo annacquassimo, “lasciando Gesù Cristo ai preti e alle suore”.

Se il Battista lo ha riconosciuto perché lo Spirito si è visibilmente « posato sopra di Lui»(cfr Gv 1, 32), se « uno ha visto» come il Battista, allora la testimonianza prorompe dalla sua persona, dovunque, nel quotidiano dell’esistenza: in tutte le circostanze, in tutti i rapporti, in tutti gli ambienti dell’umana convivenza. Ed è attraverso la testimonianza, come ci ha ricordato la Prima Lettura, che: « Ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». La mia salvezza: Gesù Cristo salva, è Lui l’Agnello di Dio. Il Battista lo testimonia: non io, dice, ma Lui. Questo, carissimi, vale anche per noi. Siamo testimoni, il tramite tra Lui ed il “terzo”.

2. Ogni uomo può ripetere con il profeta: «Il Signore mi ha plasmato suo servo dal seno materno» (Is 49, 5, Prima Lettura). Nessun uomo viene dal caso (o da una Natura matrigna) né è destinato al nulla. Di fronte alla catastrofe dello Tsunami è importante ridircelo. L’amore di Dio ci costituisce e ci assicura. Il cristiano, poi, fa l’esperienza dell’amore vero partecipando, nel Battesimo e per la fede, del dono del Verbum/caro (dell’Agnello salvatore).

Chiediamoci. Dove il Dio bambino ha maturato la propria pienezza umana, che ha poi consentito al Verbum-caro l’offerta totale di sé quale Agnello salvatore? Nella Santa famiglia. Per questo la Gaudium et spes afferma: «La famiglia cristiana, poiché nasce dal matrimonio, che è l’immagine e la partecipazione del patto d’amore che unisce il Cristo e la Chiesa, renderà manifesta a tutti gli uomini la presenza viva del Salvatore nel mondo e la vera natura della Chiesa» (GS, 48). Siamo al cuore di ciò che la famiglia cristiana ha visto. Di questo Salvatore deve ora rendere testimonianza.

Carissimi sposi, oggi siete stati qui convocati, nella XXV Festa della Famiglia, per rinnovare l’impegno del Battista - «E io ho visto ed ho reso testimonianza». Questa testimonianza resa al bisogno/desiderio di Gesù Cristo - cioè di salvezza – si esprime, come recita la locandina di invito, nel vostro amore vissuto entro il sacramento quale dono per la famiglia, la Chiesa ed il mondo.

L’Assemblea ecclesiale, che ci introduce alla Visita Pastorale, ha già stimolato molti di voi a testimoniare la bellezza rigenerativa di questo amore a tutta la comunità diocesana.

In questo contesto vocazionale voglio indirizzarvi oggi un particolare appello. Prendetevi cura speciale della catena delle generazioni. L’educazione, che fa crescere la Chiesa e la società, è possibile solo se la catena delle generazioni si snoda con armonia e la tradizione di costumi, culture e civiltà, radicata per noi veneziani in molti secoli di fede cristiana, si rigenera sempre e di nuovo, anello dopo anello. In questo contesto è di importanza capitale il compito della famiglia di origine verso la famiglia di nuova costituzione. Mi riferisco alla famiglia dei genitori verso quella dei propri figli. Mi aspetto coppie mature e sperimentate, sostenute in modo speciale dalla Commissione patriarcale per la Famiglia, che accompagnino i figli fidanzati e appena sposati con una cura che sia frutto della testimonianza cristiana. È già prezioso il lavoro che svolgete come genitori e come nonni. Ma voglio invitarvi ad inserirlo nella vocazione e missione propria delle coppie mature e sperimentate. Dovete aiutare le famiglie dei vostri figli, nella delicatezza e nel giusto distacco, alla bellezza dell’amore fedele, che giunge fino al perdono, che offra ai nipoti il senso della tradizione, il valore ed il peso degli “avi”, il senso dell’autorità (quale importanza hanno i nonni nel far capire ai nipoti l’autorità dei genitori!). Dovete aprire i figli e i nipoti alla condivisione del bisogno, soprattutto della malattia e della stessa morte. C’è tutta una creatività, una vasta gamma di possibilità costruttive che il connubio fede-carità può mettere in moto in questo ambito.

 

3. Come Paolo e Sostene anche noi «santificati in Cristo Gesù, siamo chiamati ad essere santi» (cfr 1Cor 1, 2, Seconda Lettura). Chi vuole bene – come lo sposo, la sposa, i figli - sa che cosa significa vivere l’urgenza della santità. Significa, con parole a noi più familiari, felicità, autentica riuscita delle persone amate e di se stessi: «Se vuoi essere compiuto» (Mt 19, 21), ci ricordava la Lettera pasquale del Patriarca e del Consiglio episcopale.

Gesù, l’Agnello di Dio che ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha segnato la via, rendendoci figli nel Figlio. «Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Canto al Vangelo). Ha voluto essere per noi, nascendo da noi e fra noi (Isacco della Stella). E lo ha fatto per aiutarci a comprendere che quanto che non è accolto fino in fondo, portato su di sé e dentro di sé non è posto in salvo, non soddisfa, alla fine la libertà. Questo è un principio basilare dell’amore.

L’amore creatore del Padre «“ha voluto” l’uomo sin dal principio e lo “vuole” in ogni concepimento e nascita umana. Dio “vuole” l’uomo come un essere simile a sé, come persona”» (Giovanni Paolo II, Gratissimus sane 9). L’uomo non è affatto “il prodotto del suo proprio esperimento” come la mentalità che alla fine sta dietro a certe leggi vorrebbe farci credere. Ogni persona è, come ogni figlio, preziosa, unica e irripetibile e solo l’atto fisico spirituale dell’unione coniugale degli sposi è proporzionato a generare, nell’amore, la vita dell’uomo. Guardiamo ad ogni uomo, nell’imminente Giornata per la vita, con questo cuore amante di Dio.

Fra poco rinnoverete le vostre promesse sponsali e professeremo solennemente la nostra fede. Il Patriarca consegnerà la Santa Bibbia a 37 coppie di sposi invitando voi tutti alla preghiera quotidiana in famiglia, a partire da una immedesimazione personale e comunitaria con la persona e l’esistenza di Gesù. Brilla in questo gesto il senso cristiano della vita come vocazione, frutto di grazia e libertà. Il culmine della libertà è l’amore che lascia piegare dolcemente la propria volontà al suo destino di felicità.

Ognuno di noi che, come il Battista, ha visto e perciò rende testimonianza, può ora far proprie, con piena consapevolezza, le parole del Salmo responsoriale: «Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà». Amen  

Omelia tenuta alla XXV Festa diocesana della Famiglia . Trascrizione, non rivista dall’autore , dalla registrazione, revisione del testo e titolazioni a cura della Segreteria della Commissione.  

ALL'ELENCO DELLE FESTE DELLA FAMIGLIA