PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EVANGELISTA


XXIX Festa diocesana della Famiglia

Amore uomo – donna: questo mistero è grande

con la Consegna della Bibbia

25 gennaio 2009

Festa della Conversione di San Paolo Apostolo

Omelia 

del Patriarca Card. Angelo Scola

 

1. «Caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Risposi:Chi sei o Signore?” Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti”» (At 22,7-8). Il Disegno della Provvidenza ci consente, in questo anno paolino, di celebrare la Festa della Conversione di San Paolo. Una coincidenza felice per riflettere sulla nostra bella Festa della famiglia. Essa è ormai carica di storia, ma si caratterizza per l’azione eucaristica presente, nella quale rinnoveremo la nostra confessione di fede e, all’interno di essa, voi rinnoverete le promesse sponsali.

Benedetto XVI ci aiuta a cogliere il senso di questo bel gesto: «San Paolo è stato trasformato [conversione, metanoia] non da un pensiero ma da un evento, dalla presenza irresistibile del Risorto, della quale mai potrà in seguito dubitare tanto era stata forte l’evidenza dell’evento di questo incontro» (Udienza generale 3 settembre 2008). La vocazione al matrimonio cristiano, in cui l’appartenenza a Cristo Signore stabilita dal Battesimo ha preso in voi matura consapevolezza, ha per ciascuno di voi un’evidenza della stessa natura di quella della conversione di Paolo. Il vostro incontro, a cui è seguito il vostro matrimonio, da cui è scaturita la vostra famiglia non è della natura di un discorso, di un ragionamento, di una serie di buone intenzioni in cui incanalare lo slancio affettivo che vi siete trovati dentro. Ha la forza di un incontro tra due persone dentro il quale passa un avvenimento di grazia, un dono che segna tutta l’esistenza.

Attraverso il mistero grande , esaltante e drammatico (perché va guadagnato liberamente ogni giorno), dell’unità indissolubile tra le vostre persone, la presenza irresistibile del Risorto vi si è fatta incontro, fino a diventarvi familiare. E, come è capitato a Paolo, sta trasformando progressivamente la vostra esistenza.

Questo è il senso pieno della conversione, della metanoia cristiana: incomincia da un dono di grazia, da un incontro che il Battesimo anticipa, e poi produce un cammino di crescita, di trasformazione costante, affinché noi possiamo sempre di più esistere in Cristo Gesù e, nel passaggio alle braccia del Padre, si compia in noi in maniera definitiva il nostro volto che è segnato dall’amore del padre e della madre, dall’amore dello sposo e della sposa, dei figlioli, di tutti i cristiani e, potenzialmente, di tutti i fratelli uomini.

 

2. In che modo l’avvenimento del vostro matrimonio che ha dato vita alle vostre famiglie assicura questo necessario, continuo cammino di conversione, che è la ragione del gesto di oggi? Lo abbiamo sentito nel bellissimo brano della Seconda Lettura di cui voi state già facendo esperienza concreta: «Fratelli: il tempo si è fatto breve [quanto poco meditiamo su questo dato...! Ce ne ricordiamo solo quando ci sfiora la morte di qualcuno dei nostri cari o quando siamo colpiti da qualche tragedia … Invece, dopo la resurrezione di Gesù, davvero il tempo si è fatto breve]; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero» (1Cor 7,29-30). Il come se non, questa incalzante affermazione con cui Paolo scandisce per ben cinque volte le indicazioni circa lo stile di vita che dà ai cristiani di Corinto, non è per segnare una distanza stoica dalle esperienze più umane (l’amore, la gioia e il dolore, il possesso dei beni …), ma per mostrare la prospettiva di conversione con cui viverle. E la prospettiva è il Bene ultimo che scaturisce dalla sequela di Cristo vero Dio, Colui che solo è Buono. Da qui nasce un amore come passione al bene dell’altro (del marito, della moglie, del papà, della mamma, dei parenti, dei fratelli, delle sorelle, dei figli …); un amore autentico per l’altro che ultimamente ha il volto del Padre, in cui ogni persona e cosa consistono e a cui sono incamminati.

Se pensiamo alla Santa Famiglia, su cui ogni famiglia cristiana è chiamata a modellarsi (pensiamo a Maria davanti a Simeone: «una spada ti trafiggerà l’anima»), questo amore totalmente gratuito, capace di affermare in tutto e prima di tutto il bene e il destino dell’altro, è la sostanza del rapporto quotidiano. Se vivessimo questa coscienza come sarebbe più largo il nostro cuore, come sarebbe più sobria la nostra vita di famiglia...! Quale stile e testimonianza di bellezza offriremmo alle nostre comunità se amassimo con un distacco dentro...!

Un “possesso con un distacco dentro” l’abbiamo definito più volte, sintetizzando con questa formula il bell’amore che è simile nella verginità e nell’indissolubilità per il Regno. Il possesso nel distacco accomuna, sia pure in modalità diverse, entrambi gli stati di vita del cristiano. È questa la grande sapienza cristiana a cui il Manzoni attinge, quando per bocca di Fra’ Cristoforo raccomanda ai due sposi finalmente ritrovati: «Amatevi come compagni di viaggio, con questo pensiero di dovervi un giorno lasciare, e con la speranza di ritrovarvi per sempre» (I promessi sposi, cap. XXXVI). Convertirsi significa imparare questa prospettiva del possesso con un distacco dentro, ogni giorno lungo tutta la vita terrena. Allora la consegna della Bibbia a taluni di voi sarà il sigillo di questo impegno quotidiano per la verità vocazionale di ogni membro delle vostre famiglie: sposo, sposa, genitori, figli, nonne, nonni e anche bisnonni.

 

3. Dell’incontro con Cristo Signore nel sacramento del matrimonio e della conversione che ha generato in voi siete, come Paolo, testimoni («gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito» - At 22,15). Questo bell’amore che tu hai visto e hai udito, che è veramente principio di un sì pieno alla vita devi testimoniare. Dobbiamo documentare la bellezza che scaturisce da un amore così concepito, che ama l’altro rispettandolo fino in fondo perché capace di quel distacco che sa far spazio alla presenza vitale di Cristo Gesù, Colui che ci garantisce l’indissolubile fedeltà che trasforma il nostro amore nella via bella per la nostra santità.

Carissimi, la Chiesa ha oggi più che mai bisogno di questa vostra fondamentale testimonianza - in pubblico o in privato, nel silenzio delle vostre mura domestiche, in parrocchia, all’interno della società civile, nell’ambiente di lavoro - … Il mondo di oggi è assetato di amore autentico: non vedete che tutti parlano continuamente, a proposito e a sproposito, e tutti agiscono in nome dell’amore? Ma se nessuno mostra cos’è l’amore…? È questa testimonianza che vi rende soggetto privilegiato a cui tutta la nostra Chiesa diocesana deve guardare perché, come vi dicevo gli anni scorsi, “Dove c’è l’amore, è necessario testimoniare come vivere di Cristo”.

Le forme di tale testimonianza sono libere, dipendono dalla vostra creatività, e prendono il volto di ciascuna delle vostre famiglie, delle mille iniziative che dalla vostra libertà possono nascere. Alcune hanno già una fisionomia ed una storia consolidata: penso ad esempio alla splendida opera della Casa Famiglia San Pio X. Ad essa dobbiamo guardare come ad un paradigma della fecondità dell’amore nuziale che, quando è autenticamente missionario, fa concretamente della famiglia una Chiesa domestica. Se non c’è missione non c’è Chiesa. L’amore infatti, come ogni bene, è diffusivo.

 

4. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16). Il nostro tempo non vuol sentire queste parole. È veramente il tempo più ancora che del politicamente corretto, della pretesa del pensiero corretto. È come se si dovesse sempre dire che tutto va bene, come se non si dovesse mai operare un giudizio su di sé. Certo il Vangelo ci dice “non giudicate e non sarete giudicati”; ma per non giudicare devo lasciare che la potenza dello Spirito giudichi me, il mio io, la mia strada di cambiamento, la mia risposta ai doni ricevuti … La vostra risposta al grande dono dell’amore, del matrimonio cristiano indissolubile, che tiene dentro tutto, da cui nulla sfugge, neanche la vostra fragilità, neanche il peccato se non si erge a progetto alternativo a questo amore. Quale fascino ha allora l’indissolubilità! Perché l’indissolubilità compie l’io, esattamente come la verginità o il celibato come stato di vita. Senza la fedeltà non c’è l’amore. «Dove non c’è fedeltà non c’è mai stato amore» scrive acutamente von Balthasar.

La fede è, allora, la via maestra alla santità, cioè – come ci siamo ripetuti mille volte – alla piena riuscita della nostra vita. È quindi il bene più prezioso di cui avere cura ciascuno per sé e nel rapporto tra gli sposi e con i figli.

Perché tale bene sia custodito ed accresciuto la nostra Chiesa vi offre una serie di aiuti e di strumenti.

Sono pertanto molto lieto che i responsabili della Pastorale degli sposi e della famiglia abbiano invitato tutte le nostre parrocchie a favorire ambiti anche informali di comunione stretta tra sposi. Essi daranno poi vita ad un Gruppo diocesano sposi che non vuol essere un’associazione in più, ma una comunione di persone che, vivendo appieno la vocazione matrimoniale e familiare, si fanno collaboratori nel quotidiano di quella rigenerazione della comunità cristiana cui è tesa tutta la Visita Pastorale. 

Mi permetto, in proposito, di invitarvi con forza al Pellegrinaggio che faremo ad aprile a Nostra Signora dei Laghi (Notre-Dame de Laus, Alta Savoia) a cui voglio affidare insieme a tutti voi la buona riuscita della Visita pastorale. È un pellegrinaggio penitenziale in cui vogliamo affidare alla Madonna questa azione di conversione del nostro Patriarcato a cui la Visita Pastorale ci conduce.

In particolare rinnovo con forza l’invito a che nessuna famiglia, soprattutto nelle prove più dolorose, venga lasciata sola, ma tutte possano trovare l’abbraccio di famiglie amiche, in cui sia praticata quella “carità medicinale” che, nella pazienza di un tempo accompagnato e condiviso, può sanare anche le ferite più brucianti.

In questa Santissima Eucaristia affidiamo tutte le famiglie del nostro Patriarcato, e tutti i giovani che si preparano al matrimonio, alla intercessione potente della Vergine Nicopeia che non cessa di vegliare sulla nostra Chiesa. Amen.