1.
Carissimi,
un saluto cordialissimo a voi e a tutte le persone che vi sono care. È la prima volta che le famiglie sono convocate come tali nella nostra S. Marco, per celebrare insieme l'eucaristia e riconoscere il Signore che viene a noi e, attraverso noi, viene nel mondo.
E siccome questo è un appuntamento importante, giustamente l'abbiamo voluto tare qui, nella Cattedrale, che è il cuore della nostra Chiesa locale, dove, nelle reliquie di san Marco, evangelista e martire, ci sono le radici della nostra fede.
E il riconoscimento che il Signore vi ha fatto un dono che è insieme per voi e per tutta la nostra Chiesa; perché la Chiesa non si costruisce senza gli sposi e le famiglie.
È però anche l'affidamento di una missione e di un servizio: un servizio semplice nei suoi modi perché si identifica con il vostro essere coniugi e genitori, ma necessario e anche segno e testimonianza del mistero del Natale, dell'incarnazione, dove il divino si rivela nell'umano. Meglio: si nasconde nell'umano, al punto che senza fede non si vede, si vede solo l'umano; ma agli occhi di chi crede, nell'umano il divino si rivela, si offre e si dona.
Proprio questa è la grazia della vostra vita. E allora si coglie tutta l'infinita misericordia del disegno di Dio: si cade in ginocchio e si adora.
2. Ma questo è anche un momento di preghiera; una preghiera garantita dalla promessa e dalla presenza del Signore: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Noi vogliamo pregare per le nostre famiglie; gli uni per gli altri; per tutte le famiglie della diocesi. Soprattutto vogliamo pregare per le famiglie che soffrono: per le divisioni e i contrasti interni, perché i figli sono in difficoltà, perché toccate dalla disoccupazione, dalla cassa integrazione, perché raggiunte dagli sfratti, o senza casa, perché qualcuno è ammalato o colpito da disgrazie.
Il Natale a cui stiamo avviandoci sarà un Natale difficile per molte famiglie raggiunte dai fenomeni conseguenti alla grave situazione economica di questo momento. A tutti costoro che soffrono e sono in difficoltà noi vogliamo esprimere in questo momento la nostra solidarietà.
Vogliamo pregare anche per i fidanzati che si preparano al matrimonio, chiedendo al Signore per loro la grazia di capire il grande dono che il Signore ha loro consegnato infondendo nei loro cuori il suo stesso amore, e la forza per viverlo e testimoniarlo in comportamenti forti, puri e coerenti.
Vogliamo pregare anche per quei giovani che vorrebbero sposarsi e non lo possono fare perché non hanno lavoro o non trovano una casa. Con quali gravi conseguenze affettive, morali e sociali ciascuno di noi può immaginare.
Per questi giovani noi chiediamo la piena solidarietà della comunità cristiana e l'impegno attivo e solerte di tutte le componenti sociali perché a questa situazione si aprano prospettive di speranza.
3. E ora vorrei con voi meditare qualche minuto sulla parola di Dio, sforzandomi di leggere il vostro mistero matrimoniale e sponsale nel mistero dell'avvento che stiamo celebrando.
Il Vangelo ci presenta un fatto semplicissimo — così umile che ci stupiamo venga ricordato — custode di un grande mistero! Maria va ad aiutare la cugina Elisabetta che sta per diventare madre.
Anche Maria è incinta e il frutto che porta in grembo è Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il segno concreto, l'immagine e il dono dell'amore del Padre.
Il suo vivere, il suo andare, il suo aiutare, è «salvare», è servire la salvezza degli uomini concreti. «Benedetta tu fra le donne» (Lc 1,42), le dice Elisabetta. Ed è proprio così: Maria è benedetta, porta in sé il frutto della benedizione di Dio e dona agli altri la grazia della benedizione ricevuta.
4. Cari coniugi che siete qui: anche voi, segnati dal sacramento del matrimonio e impegnati a viverlo nell'amore e nel dono della vita, anche voi siete come Maria portatori di Dio, segno e sacramento del suo amore nel mondo.
Lo sapete: l'amore con cui vi amate, passa dal vostro cuore, ma viene da Dio che nei gesti propri dell'amore umano, si rivela. È il mistero dell'incarnazione che si compie!
Anche voi, come Maria; anche voi, come lei, nei gesti del vostro amore e del vostro dovere di coniugi e di genitori, rivelate l'amore di Dio, lo significate, lo donate. Primariamente essendo quel che siete, facendo quello che dovete fare. Poi e dipendentemente, con altre cose e altri gesti, ma primariamente col vostro essere e agire quotidiano di coniugi, di padre e di madre che si amano e sono aperti alla vita e la fanno crescere, nella fede e nell'amore, per la Chiesa e per il mondo.
In questo modo voi portate la benedizione di Dio nel cuore della vita di ogni giorno e nel cuore delle cose: in famiglia, con le famiglie vicine o amiche, sul posto di lavoro, in parrocchia voi siete Maria che porta Gesù, voi siete un luogo nel quale Dio dimostra la sua piena riconciliazione col mondo che lui ha creato e che il peccato gli ha messo contro;
siete un luogo nel quale Dio dimostra il suo amore salvatore per tutti gli uomini. Ciò che viene da voi, come frutto dell'amore, è santo: umano e santo.
Nel vostro amore coniugale, nel vostro impegno familiare, l'uno e l'altro sostenuti dalla grazia del sacramento, nei gesti concreti con cui li esprimete, c'è una irradiazione, una specie di trasparenza dell'amore stesso di Dio come a noi si è manifestato in Gesù. E siccome l'amore di Dio è sempre efficace, così il vostro amore sacramentale è sempre efficace. E così diventa servizio: amandovi e amando con gli umili gesti di ogni giorno, voi, anche senza saperlo, costruite la Chiesa e redimete il mondo.
Il vostro primo servizio alla famiglia, alla Chiesa e al mondo, non è dato dalle cose straordinarie che fate, perché la vostra stessa vita è servizio, è dono che trasforma la Chiesa e il mondo.
A partire poi da questo, voi stessi dovete sentire la spinta a mettervi anche in modo esplicito a servizio degli altri: delle altre famiglie, delle coppie in difficoltà, della parrocchia, del territorio. Ma tutto questo è secondo e conseguente al primario e fondamentale vostro modo di essere a servizio.
Proprio come e stata Maria, modello e germe della Chiesa: Maria serve la salvezza accettando, gestendo e vivendo in tutta la successiva gamma dei suoi momenti la realtà della sua maternità divina: Maria che accetta di diventare madre porta in grembo suo Figlio, lo da alla luce, lo nutre, ama san Giuseppe, lavora, aiuta gli altri... Maria, facendo così, serve la salvezza.
5. Vorrei dirvi, a modo di conclusione, due cose. La prima: la Chiesa ha bisogno di voi. Dei vostri servizi in parrocchia, del vostro impegno per gli altri coniugi e per i fidanzati, della vostra presenza nelle realtà del territorio. Soprattutto ha bisogno che voi tutto questo lo facciate a partire dalla vostra vita di coniugi e di genitori: la grazia che voi portate, la luce che voi portate, traspare da lì. La Chiesa ha bisogno che la vita, la vita profana, sia riconciliata con Dio, sia salvata. Questo avviene in voi e parte da voi. E questo è proprio il mistero del Natale: Dio nell'uomo. E in voi: l'amore di Dio nei gesti dell'uomo.
La seconda cosa: credete a questa vostra grazia, al vostro dono. «E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45), ha detto Elisabetta a Maria. La vostra felicità sarà nel credere alle parole che Dio vi ha detto; ma anche la vostra forza sta lì.
Cari coniugi: credete che la vostra vita fa blocco col mistero del Natale e, in qualche modo, lo rende attuale e presente. Quando voi vivete nella fede la vostra vita. Gesù nasce nelle cose che fate.
Ogni famiglia che vive la sua grazia — nella gioia e nel dolore, nel pranzo fatto insieme e nel pianto dei bambini — è un segno del Natale vero che si accende nella notte del mondo: è una luce di speranza per tutti gli uomini.
C'è una continuità reale e profonda fra una famiglia che vive la grazia del sacramento e l'eucaristia di Natale e di Pasqua: per voi e per tutti gli uomini.
Siatene coscienti, per la vostra gioia e per la speranza di tutti.
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