PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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50 pensieri

agli sposi sulla 

parola di Dio

 

 

Donaci o S ignore

uno Spirito di Sapienza,

uno Spirito di Rivelazione

per poter comprendere il senso

della Parola del Figlio tuo

(dal Messale Romano)

 

Sommario

q     indici analitici                                                      

q     Presentazione

q     Premessa                                                                                           

q     La meta della Scrittura è Cristo: Parola di vita      

q     La parola di Dio ha il primato                                                 

q     La parola di Dio va ascoltata                                                    

q     La Parola va servita nella preghiera, nell’obbedienza della fede, nell’amore                            

q     La parola di Dio va testimoniata                                             

q     Bibliografia minima                                                                    

Indici   analitici[1]

1.      La meta della Scrittu ra è Cristo: Parola di vita

1.1   Cari sposi amate la parola di Dio (Cè)

1.2    Cristo è parola di vita (Prosperi)

1.3  Ascoltare la Parola è ascoltare Gesù (Salvador)

1.4   L’itinerario di fede di una comunità si basa sulla parola di Dio (Zardon)

1.5   La coppia e la famiglia devono contemplare la Parola-Gesù (Marangon)

1.6   L’atteggiamento che gli sposi devono avere (Nicolini)

1.7   Con la Bibbia invitate a cena il Signore (Nicolini)

1.8   La famiglia trova lo stile domestico nell’abbraccio del Maestro (Lazar)

1.9   La storia del creato sta sotto il segno della fecondità nuziale umana (Cavedo)

1.10 Il matrimonio è molto legato alla Bibbia (Nicolini)

1.11 Il matrimonio nasce dalla Parola (Brusamento)

1.12 Il matrimonio è sacramento della Nuova Alleanza (Zardon )

1.13 Nella vita familiare si deve sempre seguire Gesù (Cè)

2. La parola di Dio ha il primato

2.1   La Bibbia è una lettera d’amore che Dio scrive a tutti gli uomini (Cè)

2.2   La Parola viene dall’eucaristia e dobbiamo riconoscerne il primato (Zardon)

2.3   …primato che gli sposi vivranno nella loro vita coniugale (Tettamanzi)

2.4   Dall’eucaristia domenicale la Parola si trasferisce nella casa (Nicolini)

2.5    La Parola è il punto cardine della vita (Pistolato)

2.6   La Bibbia non è un libro, è presenza del Signore (Cè)

2.7   La Parola ci porta sempre all’eucaristia (Cè)

2.8   Nella Bibbia viene narrato il patto nuziale tra Dio e l’umanità (Cè)

2.9   Bibbia ed eucaristia sono inseparabili (Cè)

2.10 L’Evangelo del matrimonio deve annunciare la parola di Dio sul mistero e sul ministero coniugale (Pattaro)

3. La parola di Dio va ascoltata

3.1   Il Signore ci fa capire il primato della Parola (Scatto)

3.2   La Bibbia ci presenta la parola di Dio sull’amore umano (Bonaldo)

3.3   La parola di Dio va ascoltata e non usata (Zardon)

3.4   La Parola va ascoltata non letta (Nicolini)

3.5   Se siamo disponibili la Parola ci educa (Tessarollo)

3.6   L’etica coniugale cristiana riceve l’orientamento alla verità dalla parola di Dio (Moreschini)

3.7   L’ascolto della Parola corregge e converte continuamente lo stile di vita degli sposi (Marangon)

3.8   La vostra relazione sponsale è illuminata dalla Parola (Cecolin)

3.9   Il libro della vita degli sposi è la Bibbia (Pattaro)

3.10 La spiritualità della coppia ripresenta la storia della salvezza in termini domestici (Bonaldo)

3.11 L’approccio alla Bibbia deve tenere conto che il progetto di Dio va visto nella cultura e sensibilità odierne (Doni)

3.12 Attraverso gli sposi la Parola riemergerà nella Chiesa (Cè)

4. La Parola va servita nella preghiera, nell’obbedienza della fede, nell’amore

4.1   La Parola va servita accogliendola nelle nostre esperienze (Nicolini)

4.2   La Bibbia abbia il suo posto onorato in famiglia (Cè)

4.3   Lo strumento della lectio divina in coppia e nel gruppo sposi (Cecolin)

4.4   La visita del vangelo avrà enormi frutti di fecondità nella vostra casa (Nicolini)

4.5   Occorre cogliere la presenza di Dio nella Parola (Bonaldi)

4.6   Condividendo la Parola, la comunità cresce (Scatto)

4.7   Il fedele fa crescere la parola di Dio (Cecolin)

4.8   Dall’ascolto alla preghiera, all’obbedienza della fede, all’amore (Zardon)

4.9   La Parola è lievito nella storia (Cè)

4.10 La parola di Dio si fa storia (Martin)

4.11 La parola di Dio dà senso a tutto ciò che viviamo (Scatto)

5. La parola di Dio va testimoniata

5.1   La famiglia luogo privilegiato per creare il vero linguaggio cristiano (Cè)

5.2   La famiglia è scuola di accoglienza se apre il cuore alla Parola (Biancardi)

5.3   Alla Parola possiamo accostarci tutti i giorni (Cè)

5.4   La Parola ci cambia la vita se la proclamiamo con profonda convinzione (Garota)

5.5   Gli sposi cristiani hanno un apostolato tipico da svolgere (Tettamanzi)

5.6   La parola di Dio annunciata dagli sposi è parola che chiama alla fede e converte (Pattaro)

5.7   …e lo potete fare perché il sacramento del matrimonio è un dono e un compito (Cè)

5.8   La famiglia cristiana deve essere profezia di perdono (Zardon)

5.9   Anche se può essere difficile dobbiamo far vivere la parola nella nostra casa (Garota)

5.10 Esercizi spirituali: tirocinio per regolare meglio lo stile della nostra vita (Costa)

5.11 Il rapporto sposi – Parola realizzerà il rinnovamento della Chiesa (Scatto)

5.12 Gli sposi diventano parola di Dio per i fratelli (Cè)

  AL SOMMARIO

                                              

 

 

zzzzz

 

 

Gli interventi, non rivisti dagli autori, sono tratti da pubblicazioni edite dalla Commissione diocesana della Pastorale degli Sposi e della Famiglia e riordinati a cura della segreteria della Commissione stessa che ha anche redatto il presente fascicolo.  

 

 

 

Il presente sussidio è riproducibile totalmente o anche in parte. La Commissione, anzi, lo consiglia e lo sollecita affinché il popolo di Dio sia aiutato sempre più a crescere nella fede al suo Signore.

Si prega solamente di avere la cortesia di citare almeno la fonte e l’autore.

  AL SOMMARIO

Presentazione

 

Scrive il Patriarca Marco Cé, presentando il programma pastorale della nostra Chiesa per il 2000-2001: “Ritengo provvida la scelta di sostare un anno intero sul tema fondamentale della Parola di Dio, dopo anni di intensa programmazione pastorale e la celebrazione del Bimillenario di Gesù. È quasi una sosta nella preghiera e nell’ascolto, come faceva il Maestro ogni giorno e come voleva che facessero i discepoli. Nella nostra comunità, grazie a Dio, sono tante le iniziative che testimoniano l’importanza e la centralità della Parola di Dio”.

La nostra Commissione e certamente tutti gli sposi accolgono con gioia le “sollecitazioni” di questo programma “per dare nuovo impulso all’ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura”.

Lo faremo anzitutto con la VII consegna della Bibbia alle Famiglie durante la prossima Festa della Famiglia per le mani del Patriarca nella Cattedrale di S. Marco domenica 21 gennaio 2001. Con altrettanto entusiasmo ci disponiamo alla “Settimana Biblica” diocesana, per il cui allestimento è stata richiesta dal Patriarca anche la nostra collaborazione.

Intanto, quasi primo atto della nostra partecipazione al programma sulla Parola di Dio, invitiamo gli sposi delle parrocchie a prendere in mano questo opuscolo: “50 pensieri agli sposi sulla Parola di Dio”, raccolti per la Commissione, con amore e intelligenza, dagli amici Mary Lisa e Franco Bonaldi.

Questi pensieri sono stati scelti dai molti interventi sulla Parola di Dio espressi, in questi 21 anni della pastorale degli sposi e della famiglia in diocesi, dal nostro Patriarca anzitutto e da decine di maestri che ci hanno aiutato scoprire e ad amare la Parola di Dio.

Vedete subito che i “pensieri” sono proposti per la lettura e, perché no?, anche per la meditazione e contemplazione, in coppia o nel gruppo sposi parrocchiale, sotto cinque titoli, che rispecchiano il lungo itinerario pastorale cui si riferiscono. Sarà così facile a chi con noi l’ha percorso forse riconoscere le singole mete pastorali gradualmente indicate agli sposi stessi.

Mi fermo solo a qualche esempio.

<Riscoprire Gesù Cristo> .  “Perché Gesù è sempre presente nella vita dei coniugi, dei figli, anche quando il papà lavora, la mamma accudisce i bambini più piccoli (…) in ogni loro gesto Gesù è il protagonista (…) Gesù è il senso totale di una esistenza salvata”.

Certamente capite subito che sono parole del Patriarca. Non lo ripeterò perché anche le prossime citazione saranno sue.

<Dare il “primato” alla Parola nella vita degli sposi e della famiglia> . “Sogno di poter consegnare la Bibbia a tutte le famiglie della diocesi, perché, cari sposi, vi appartiene: è la scuola di Gesù cui la famiglia si mette, sotto la vostra guida e nella grazia che vi è stata data. Amate la Parola di Dio, leggetela con fede (… ) Insegnate ai vostri figli, anche ai più piccoli, a trattarla con amore. Leggete con la vostra famiglia le letture della domenica che sono il filo conduttore di comprensione di tutta la Parola di Dio”.

<Comprendere che la Parola di Dio ci porta sempre all’Eucaristia> . “È solo al momento dello spezzare il pane che i discepoli di Emmaus riconoscono Gesù e capiscono finalmente tutto ciò che egli aveva detto lungo la strada (…) Leggendo i Vangeli capiamo come Gesù, che abbiamo ricevuto nell’Eucaristia, può abitare in noi ed essere il primo protagonista del nostro pensare e del nostro agire”.

<La Parola di Dio dalla famiglia tornerà alla comunità cristiana> . “Mi colpisce vedere come è proprio attraverso gli sposi che riemergerà nella Chiesa l’ascolto della Parola di Dio. Questo è un fatto di grande importanza, dono dello Spirito santo, che agisce e costruisce la sua Chiesa”.

<La Parola di Dio lievito anche nella storia degli uomini> . “È una cosa grande per me che voi sposi riconsegniate alle vostre famiglie la Parola di Dio. È un lievito messo nella nostra storia, un lievito che la cambierà. L’amore per la Parola sta diffondendosi nella nostra Chiesa, percorre tante strade e una di queste siete voi. Vedo, in questo, uno dei grandi doni del rinnovamento”.

< Diventare Parola di Dio> . “Vi do la Bibbia per voi, cari sposi, per i vostri figli, perché la viviate, ma anche perché, nutrendovi della Parola di Dio, diventiate Parola di Dio ai vostri fratelli, vivendo la vostra vita pur se il percorso, qualche giorno, è appesantito da passi impegnativi.

Anche Gesù ha faticato nell’adempiere alla volontà del Padre, ma, accostandovi alla Parola di Dio, sul suo esempio, imparerete come compiere la volontà del Padre pure nello sforzo ed allora la Bibbia diventerà non solo un pane spezzato per voi, ma anche un pane che voi spezzerete e darete ai vostri fratelli affinché diventi vita anche per loro”.

 

Buona lettura a tutti!  

                                                                              don Silvio Zardon[2]

  AL SOMMARIO

Premessa

Il presente opuscolo vuole essere un “regalo” da parte della Commissione della Pastorale degli Sposi e della Famiglia ai coniugi, ai gruppi sposi parrocchiali/vicariali ed alle parrocchie della diocesi. In esso sono riportati alcuni passi (a nostro avviso i più significativi) del percorso proposto alla nostra Chiesa locale da questa Commissione, con il suo Vescovo, sul tema della PAROLA DI DIO. Il Patriarca Marco ha individuato la Parola come il primo dei tre pani da mettere nella bisaccia di pellegrini in questo anno di grazia[3] e l’Ufficio di coordinamento della pastorale l’ha tradotta nel Programma pastorale di quest’anno.[4]

Quindi una breve antologia che non ha assolutamente lo scopo di integrare il Programma pastorale diocesano, ma desidera, con umiltà e semplicità, essere uno strumento nella mani degli sposi (in famiglia e nei gruppi parrocchiali/vicariali) per aiutarli nel loro cammino di crescita nella fede (cfr. GdS, 2). Scrive difatti il Patriarca: «La conversione e l’accoglienza della “vita in Cristo” sono frutto dell’ascolto della parola di Dio (At 2,37ss). Essa è principio di rinnovamento della Chiesa perché presenza santificante del Risorto: è lui che ci parla nelle Scritture, soprattutto nella proclamazione liturgica e nella predicazione; ci parla e ci fa grazia.

Ascoltare la parola di Dio e acconsentirvi è essere salvati, introdotti nel mistero della santità: della “vita in Cristo” e del discepolato. La parola di Dio è “viva” (Eb 4,12) e non può mai essere trattata come “cosa” (soltanto come oggetto di studio o strumento di apostolato): è sempre voce viva che chiama a un rapporto personale con Dio in Cristo, invito alla conversione e alla sequela e grazia per realizzarla.

Con la Parola ci viene donato lo Spirito, perché siamo introdotti nella verità tutta intera e siamo capaci di fondere la Parola nell’esistenza quotidiana, perché diventi historia salutis e la nostra vita diventi effettiva “vita in Cristo”, essa stessa vangelo vivente. È necessario perciò che noi, ancora più fiduciosamente, aiutiamo i battezzati ad accostarsi alla parola di Dio: è un momento insurrogabile di quella Iniziazione cristiana che accompagna tutta la vita, di quel primo annuncio di cui abbiamo continuamente bisogno per essere scossi dalle durezze del nostro cuore per una conversione sempre più totale al mistero di “Cristo in noi”.» [5]

La vita degli sposi deve sempre più puntare ad essere immagine dell’amore trinitario di Dio[6] , ma presupposto per fare ciò è l’assunzione di un atteggiamento di obbedienza, devozione, docilità alla parola di Dio come il Patriarca non si stanca mai di ripetere nelle sue omelie alle Feste della Famiglia in S. Marco: «Ora mettiamoci sotto la luce della Parola di Dio chiedendo ad essa le indicazioni per il nostro cammino»[7] .

Il percorso seguito nella composizione di questo fascicolo si può così riassumere:

Ø     La meta della Scrittura è Cristo: Parola di vita

Ø     La parola di Dio ha il primato

Ø     La parola di Dio va ascoltata

Ø     La Parola va servita nella preghiera, nell’obbedienza della fede, nell’amore

Ø     La parola di Dio va testimoniata

Scriveva difatti, con molta acutezza già vent’anni fa, mons. Silvio Zardon nel presentare il Corso per animatori di pastorale familiare: «Ciò che interessa innanzitutto è l’Evangelo nei riguardi del matrimonio. Siamo obbligati ad annunciare la parola di Dio, così come emerge dalla vita della comunità cristiana che vive in fedeltà la “conversione” a cui Dio la chiama con la Parola di salvezza. Si vuol dire che questa Parola non se ne sta per conto suo, essa viene a noi attraverso i testimoni che la “predicano”. Testimoni non significa “maestri”, ma “convertiti”; nessuno, infatti, può dire che “Gesù è il Signore” se non per dono dello Spirito. Certamente i “testimoni” possono e devono diventare (se dotati) anche “maestri”, ma sempre sul fondamento della testimonianza.

Per questa ragione inizieremo proprio ad esaminare il matrimonio secondo la parola di Dio. Non si tratta di ricercarne la dottrina, come se la parola di Dio fosse la fonte per una filosofia superiore che viene dal cielo. La parola di Dio è una storia, la storia della salvezza che arriva a noi sempre e solo come storia, che diventa per noi Parola che la dice. Ascoltare la Parola significa dunque, inoltrarsi in questa storia, in quanto storia, per sapere:

·          Qual è il posto del matrimonio al suo interno

·          Come Dio salva attivamente il matrimonio come momento qualificante di questa storia

·          Come Dio, nel e attraverso il matrimonio continua a salvare il mondo

Solo così ci sarà dato di sapere qual è la volontà di Dio sul matrimonio.»

Nel redigere questa dispensa si sono esaminate le frasi ed i concetti espressi sul tema “Parola di Dio e gli sposi” nel corso degli svariati incontri diocesani rivolti ai coniugi (Festa della Famiglia, Assemblea degli Sposi, Scuola di formazione permanente al ministero coniugale, Incontri di spiritualità, ecc.). Per questa ragione i lettori vi potranno trovare alcuni pensieri che presentano analogie con altri o risultano ridondanti perché presentati da differenti relatori o in epoche diverse. A nostro avviso ciò non toglie lucidità allo svolgimento della tematica, ma anzi la arricchisce. Ovviamente, proprio per la natura dell’opuscolo, si sono tralasciate le citazioni dei documenti del magistero della Chiesa che ognuno potrà esaminare per proprio conto; ci permettiamo solamente di suggerire, alla fine del fascicolo, una bibliografia minima di consultazione.

Ci preme, però, sottolineare che questo piccolo sussidio si affianca alle altre iniziative che la Commissione ha attuato (ed intende reiterare) per questo cammino di crescita:

Ø     La consegna della Bibbia per le mani del Patriarca alle famiglie che ne hanno fatto richiesta (il 23 gennaio scorso abbiamo celebrato la 6a consegna per un totale di 538 famiglie);

Ø     L’esperienza “Gli sposi pregano in casa con la Bibbia in mano” cui hanno partecipato almeno 200 coppie nella settimana dal 15 al 23 gennaio u.s.

Nelle citazioni è privilegiato il Patriarca Marco Cè, non tanto per un sentimento di rispetto verso il suo ministero di guida (che pure gli è dovuto), ma perché egli si è espresso molte volte sull’argomento. I redattori stessi, sfogliando il materiale, sono rimasti sorpresi nel constatare che il Patriarca non si lascia sfuggire nessuna occasione di incontro per ribadire il suo atteggiamento di amore per la parola di Dio e per sollecitare che questa “venga messa in mano ai fedeli” (cfr. GdS, 35). 

  AL SOMMARIO


La meta della Scrittura è Cristo: Parola di vita

E cominciando da Mosè

e da tutti i profeti

  spiegò loro in tutte le Scritture

ciò che si riferiva a lui

(dal vangelo di Luca 24,27)

 

Cari sposi amate la parola di Dio

Sogno di poter consegnare la Bibbia a tutte le famiglie della diocesi perché, cari sposi, vi appartiene: è la scuola di Gesù a cui la famiglia si mette, con la vostra guida e nella grazia che vi è stata data. Amate la parola di Dio, leggetela con fede: il Maestro interiore che parla nel cuore vi guiderà a comprenderla. Insegnate ai vostri figli, anche ai più piccoli, a trattarla con amore, con venerazione. Leggete con la vostra famiglia le letture della domenica che sono il filo conduttore di comprensione di tutta la parola di Dio.                                           

  (Card. Patriarca Marco Cè) y 1.1

 

Cristo è Parola di vita

La liturgia della Parola nella messa non è solo una premessa a qualcosa di importante che verrà dopo. È finito il tempo in cui per assolvere il precetto festivo era sufficiente arrivare in chiesa al momento dell’offertorio. La celebrazione eucaristica non è solo mensa del Pane, ma è anche, inscindibilmente, mensa della parola di Dio. La Scrittura si è compiuta in Cristo e Cristo è «Parola di vita» (cfr. Dei Verbum 4-5). È chiaro che non si tratta di ascoltare la parola di Dio per avere delle informazioni, delle utili notizie circa il cibo che stiamo per prendere, quasi fosse l’elenco degli ingredienti. La parola di Dio non ci fa né più informati, né più colti,  ma attraverso l’obbedienza della fede, ci fa uomini nuovi.                                                                       

  (Maria e Angelo Prosperi) y 1.2

 

Ascoltare la Parola è ascoltare Gesù

Ascoltare la parola di Dio è ascoltare Gesù, il Vivente; ascoltare la Parola è lasciare che Gesù faccia la strada con noi, come ha fatto la strada con i discepoli di Emmaus; è lasciare quindi che si introduca nella nostra vita di uomini e anche di sposi. In altre parole è lasciare che rinnovi il nostro essere marito e moglie e che dia un senso sempre nuovo ai nostri gesti semplici, quotidiani, ripetitivi.

(Marina e Gianpaolo Salvador) y 1.3

 

L’itinerario di fede di una comunità si basa sulla parola di Dio

U n itinerario di fede da parte di una comunità cristiana è sinonimo di una progressiva esperienza della vita nuova secondo lo Spirito; è il momento del discepolato del Signore; è avvio ad appartenere alla Chiesa in forma responsabile ed adulta. I pilastri caratteristici di questo cammino sono tre. Il primo è la parola di Dio nel suo momento fondamentale e precedente la catechesi, cioè come annuncio kerigma, “convocazione al regno”. Parola nuova che non va pronunciata come un discorso già conosciuto e che va solo sviluppato e culturalmente sistemato, ma come “novità” della quale diventare tutti e sempre “discepoli in conversione”.

(don Silvio Zardon) y 1.4

 

La coppia e la famiglia devono contemplare la Parola-Gesù

Gesù è riconosciuto dai suoi discepoli come nuova e definitiva parola di Dio (cfr. Gv 1,1-18; 3,34; Eb 1,1-2), senso pieno delle tre precedenti espressioni di essa, sotto forma di Toràh, Profezia, Sapienza. Per comprendere il vangelo circa coppia e famiglia è di grande utilità sostare contemplativi su quella parola che Gesù disse vivendo: perché appunto in lui la Parola si è fatta anzitutto evento storico e scelte concrete. Così:

·        Nazareth è per circa trent’anni il segno di un dialogo di rivelazione, che riguardo al nostro tema è densissimo di proposte: Gesù visse inserito in un contesto sociale e familiare semplice fino a risultare “uno dei nostri”, per i nazareni (cfr. Mc 6,1-6), e “obbediente” a Maria e Giuseppe nella casa di Nazareth (cfr. Lc 2,51-52);

·        Nel tempo vissuto accanto a Giovanni Battista nel deserto, Gesù viene a contatto con le scelte dei movimenti spirituali della valle del Giordano: con il loro no all’adulterio ed al divorzio; e la loro positiva proposta di forme di vita verginale e celibataria, per il “Regno di Dio”;

·        In Galilea (e più tardi a Betania di Giudea) Gesù vive inserito in contesti familiari, condividendone gioie e dolori e ritmi di vita (cfr. Mc 1,29-39; 11,11-12; 14,3-9; ecc.). Propone quindi il suo vangelo circa coppia e famiglia, a distanza ravvicinata e “umana” rispetto a tale esperienza! (don Antonio Marangon) y 1.5

L’atteggiamento che gli sposi devono avere

  Il nostro atteggiamento deve essere quello di riportare il Signore in casa. È importante essere molto audaci a fermarlo e “costringerlo” ad entrare; forzarlo come fecero i discepoli di Emmaus ed allora «entrò per rimanere con loro» (cfr. Lc 24,29).

(don Giovanni Nicolini) y 1.6

Con la Bibbia invitate a cena il Signore

Se vi prendete l’impegno di prendervi in casa il libro delle Scritture, di fatto vi assumete il grande onore di invitare a cena il Signore. Qualcuno ha detto (con molta acutezza) che la Bibbia non è un libro ma è un vivente perché, infatti, è una persona. Il libro stampato è semplicemente il segno, il luogo, la voce, la registrazione. Quindi, di fatto, accogliendo il libro non accogliete un libro, accogliete il Signore in casa vostra. È la presenza del Signore in casa vostra. Il Signore, una sera al tramonto, a due di noi che se ne tornavano tutti tristi al loro paese di Emmaus, ha fatto una lunga omelia  per far loro  vedere che tutte le Scritture – da Genesi all’Apocalisse – pur essendo scritte in tempi diversi, da mani diverse, in circostanze e con generi letterari diversissimi, hanno in realtà un solo grande protagonista: il Signore Gesù! C’è un segreto dentro a tutta la Scrittura: Gesù di Nazareth, figlio di Maria, il Figlio di Dio.

(don Giovanni Nicolini) y 1.7

 

La famiglia trova lo stile domestico nell’abbraccio del Maestro

«D ove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Qui la famiglia trova la sua collocazione più bella e più serena. Qui trova il suo stile domestico. Qui, l’abbraccio appassionato di un Maestro, assicura, con sconvolgente tenerezza, il suo essere “per” e “con” la famiglia. È da memorizzare, nel travaglio della giornata, che il messaggio di Gesù è rivolto a tutti. La folla che segue Cristo porta impressa la espressione di tutti i volti: dell’uomo e della donna di oggi; del giovane e del bambino; di chi vive nel disagio di situazioni difficili; di prostitute e di commercianti; di intellettuali e di sacerdoti; di donne di casa che per un attimo hanno smesso di preoccuparsi delle cose di ogni giorno per ascoltare ed accogliere quella Parola che al solo udirla capovolge la vita, cambia il cuore, mette in subbuglio, fa condividere i beni e la vita stessa.            

(suor Lidia Lazar) y 1.8

 

La storia del creato sta sotto il segno della fecondità nuziale umana

A livello di esegesi biblica di tipo poetico o simbolico, si può vedere nella Bibbia (che contiene la parola di Dio) ben simboleggiata l’unione di Cristo e della Chiesa, nel valore del matrimonio per il fatto semplicissimo che la Bibbia si apre con una coppia nella Genesi (Adamo ed Eva) e si chiude con una coppia nell’Apocalisse (Cristo e Chiesa). Questo, forse, non è privo di significato; vi sono delle nozze iniziali e finali, quasi a dire che tutta la storia del creato nel piano di Dio sta sotto il segno della fecondità nuziale umana che sfocia nella fecondità nuziale Cristo-Chiesa. Quello è la meta ed è il prototipo che, alla fine, attira a sé ed illumina tutto, e quella umana è l’immagine che si sforza di adeguarsi al prototipo.                           

(don Romeo Cavedo) y 1.9

 

Il matrimonio è molto legato alla Bibbia

L egate molto la Bibbia al sacramento del Matrimonio, a quel segno supremo della vostra maturità battesimale che avete celebrato con il dono delle nozze e che tenete vivo celebrando l’amore nuziale con perseveranza, anche quando uno dei due tornasse al Signore. La Bibbia in famiglia va pensata nel cuore del vostro amore nuziale.                      

(don Giovanni Nicolini) y 1.10

 

Il matrimonio nasce dalla Parola

N el vostro matrimonio c’è stato un momento di grazia. Ognuno dei due viveva la sua storia, poi il Signore è venuto e ha pronunciato una Parola su di voi: il vostro matrimonio nasce da questa Parola. Come il popolo è stato chiamato a uscire dall’Egitto

così anche voi siete stati chiamati ad essere una cosa sola, ad uscire dal vostro essere soli per essere in due. Però la vostra vita matrimoniale deve essere secondo la logica del Signore, secondo i suoi pensieri e le sue vie, ed i pensieri del Signore li leggiamo proprio nella sua Parola che è Gesù Cristo. La parola del Signore che vi ha chiamati a vivere in due perché siate una carne sola per sempre, è quella Parola che continua ad illuminare il vostro matrimonio. Non ci si sposa una volta e poi si fanno gli anniversari: il matrimonio si celebra continuamente e c’è continuamente una Parola da ascoltare, perché, giorno dopo giorno, si crei questa novità che c’è tra di voi.                         

(don Silvano Brusamento) y 1.11

 

Il matrimonio è sacramento della Nuova Alleanza

La Chiesa è la comunità che la parola di Dio, per la forza del suo Spirito, raduna perché in essa la Parola venga celebrata, così che la sua forza, generante storia di salvezza, continuamente si manifesti nel mondo. Il che significa che la parola di Dio che scende sul matrimonio lo immette in questa storia, che è ecclesiale, e lo chiama nel suo essere il “segno efficace”, la “profezia certa”, il “buon annuncio”, dell’amore con cui il Padre ama gli uomini, manifestatosi nell’amore di Cristo per la Chiesa. Il matrimonio è sacramento “in” e “per” questo compito. Esso è, di conseguenza, un dono di Dio che sta sul fondamento della grazia che Dio chiama a riceverlo nella forza derivante dalla fede.

(don Silvio Zardon) y 1.12

 

Nella vita familiare si deve sempre seguire Gesù

La famiglia è luogo dove Dio parla: parla mediante le sante Scritture lette in famiglia, parla mediante l’eucaristia domenicale – la domenica con l’eucaristia, è il pozzo di Sicar della famiglia, il pozzo dal quale attinge la grazia – parla quando la famiglia si raccoglie in preghiera, parla anche dentro i singoli gesti della vita familiare, ispirando il cuore. E cosa dice? Indica come nella vita familiare si deve sempre seguire Gesù: vivere guardandolo! Perché Gesù è sempre presente nella vita dei coniugi, della famiglia, dei figli: anche quando il papà lavora, anche quando la mamma accudisce i bambini più piccoli. L’anima profonda di ogni gesto, il suo senso sacramentale è proprio questo: di ogni gesto Gesù è come il protagonista; lo Spirito ci conduce a fare ogni cosa in sintonia con lui; a vivere il vangelo in ogni situazione della vita; a seguire Gesù in ogni cosa. Perché Gesù è il senso totale di una esistenza salvata e permeata dalla grazia della vita divina.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 1.13

q

  AL SOMMARIO

 


La parola di Dio ha il primato

In questi giorni,

[Dio] ha parlato a noi per mezzo del Figlio,

che ha costituito erede di tutte le cose

e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo

(dalla lettera agli Ebrei 1,2)

 

La Bibbia è una lettera d’amore che Dio scrive a tutti gli uomini

L a Bibbia è una lettera d’amore che Dio Padre scrive ai suoi figli. Potremmo dire una lettera d’amore che Dio scrive a tutti gli uomini. E proprio perché è una lettera d’amore è sempre fresca, è sempre attuale, ti svela sempre cose nuove. È una lettera in cui Dio, nascosto sotto le povere parole umane, ci comunica tutto se stesso. Come hanno fatto, la Madonna e san Giuseppe ad allevare Gesù, ad educarlo all’amore di Dio Padre e all’amore dei fratelli? Raccontandogli la Bibbia, spiegandogli la Bibbia, aiutandolo a leggerla. Questo deve diventare un po’ il segreto della nostra vita familiare; per questo io benedico l’impegno della Commissione Sposi e Famiglia che promuove il più possibile la diffusione della Bibbia e aiuta i fratelli a leggerla.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 2.1

 

La Parola viene dall’eucaristia e dobbiamo riconoscerne il primato

I n questi anni è maturata la consapevolezza della centralità dell’eucaristia sia nella vita della coppia e della famiglia, come in quella di ciascuno in quanto battezzato, oltre che nella vita della chiesa e del creato. È risultato necessario puntare sulla prima parte della liturgia eucaristica: la Parola. Parola che viene dall’eucaristia e che portiamo nelle nostre case per poterne riconoscere il primato e vivere ispirando le nostre scelte quotidiane su questa Parola ascoltata, meditata e pregata.                  

  (don Silvio Zardon) y 2.2

 

…primato che gli sposi vivranno nella loro vita coniugale

Occorre che la coppia cristiana venga continuamente evangelizzata, ma tutto questo perché poi la coppia cristiana viva dentro di sé questo vangelo, cioè assuma una vita in sintonia con questo vangelo, sia coerente nelle scelte, nelle decisioni, nei fatti, con questa verità tipica, originale che il vangelo proclama agli sposi. Detto in parole forse più semplici e popolari: emerge a questo punto il primato indiscusso che nella vita coniugale devono avere il rapporto con Dio, l’ascolto della parola di Dio, la meditazione del suo vangelo e quindi questa sintonia profonda che deve crescere e maturare tra il disegno di Dio e il criterio concreto secondo cui noi valutiamo, pesiamo tutto quanto avviene nella vita coniugale.                           

(S. E. mons. Dionigi Tettamanzi) y 2.3

 

Dall’eucaristia domenicale la Parola si trasferisce nella casa

Il luogo privilegiato della Parola è la familiarità. Chi vive intensamente la domenica sente l’angoscia della ferialità con la sensazione di sospetto che il vangelo non c’entri più nulla con la vita, che esso sia un bel ideale. Se il vangelo è un bel ideale, allora esso diventa una bella fregatura perché non abbiamo bisogno di cose che possono rappresentare una specie di spinello una volta alla settimana per consolarci dei nostri guai. Abbiamo bisogno che il vangelo venga a casa nostra, che la Parola diventi carne. Se Dio non è capace di diventare così piccolo da sedersi anche alla tavola della mia cucina, Dio non è Dio; invece la potenza meravigliosa del nostro dolcissimo Signore è quella che si manifesta nella capacità immensa di trasferirsi dal gioioso altare della domenica alla modesta tavola della mia casa, con tutti i difetti, le ansie, i peccati, le paure e i caratteri idolatri che sono dentro di me: ma lui viene. Risorti da morte e commensali di Dio. Mi pare questa la grande opportunità che è data ad una casa: continuare, in qualche modo, la grazia della domenica.                  

(don Giovanni Nicolini) y 2.4

 

La Bibbia non è un libro: è presenza del Signore

La parola di Dio resta il punto cardine sul quale fondare ogni realtà della vita della Chiesa, è l’ottica con la quale dobbiamo saper leggere “i segni dei tempi”, è il pungolo con il quale siamo stimolati ad operare secondo il cuore di Dio in obbedienza alla Chiesa, a servizio dell’umanità. Per parlare di come va vissuta la carità, per cogliere lo stile del discepolo del Signore occorre prendere spunto dalla parola di Dio: «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia...» (Mt 7,24). Ascolto della parola di Dio per metterlo in pratica; allora si costruisce la propria vita, la propria casa, la propria vita di coppia e di famiglia sopra la roccia, sopra Gesù Cristo, con Gesù Cristo, si costruirà nella carità, cioè in intima unione con il progetto di Dio che guida questa storia. Noi non potremo dire: «Signore, quando mai?» (cfr. Mt 25,37 ss).                                         

  (don Dino Pistolato) y 2.5

 

La Parola è il punto cardine della vita

Il libro della Bibbia non è soltanto un libro, ma è una presenza, è la presenza del Signore. La sacra Scrittura è un “sacramento” nel quale la parola di Dio è realmente presente e parla a noi ora. E il testo della Dei Verbum, uno dei più importanti documenti conciliari, dice proprio che la parola di Dio non è risuonata soltanto quando i profeti e gli scrittori sacri l’hanno scritta: risuona anche per noi, parla al nostro cuore, parla alla nostra comunità; proprio perché è parola di Dio sempre attuale. È una parola che si chiama “ieri”, ma si chiama anche “oggi” e si chiama anche “domani”. Proprio perché Dio non è consegnato a un tempo, ma Dio è il presente per eccellenza, quando tu accosti il libro delle sante Scritture, egli è lì che ti parla; non appena tu apri il libro e cominci a leg-

gere, Gesù stesso ti si fa vicino e ti parla. In questo consiste il nostro ascolto di fede: credere che il Signore ci parla.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 2.6

 

La Parola ci porta sempre all’eucaristia

N ella Parola è la persona stessa di Dio che si dona. Come nel dialogo fra due sposi, nel dialogo di amore, non si dicono solo parole, ma si schiude il mistero della persona. Nel brano di Emmaus vediamo proprio questo cammino: il Signore Gesù si accompagna ai due discepoli e loro non sanno che è il Signore; non capiscono le sue parole. Così la Parola li accompagnava e intuitivamente, allusivamente, quasi senza che loro avvertissero, rivelava loro il mistero di Gesù. E notate, Gesù si accompagna a loro nella concretezza della vita, si introduce nella loro vita, perché così è la parola di Dio, così è il Signore: si introduce nella nostra vita. L’abbiamo sentita magari la domenica e poi il lunedì abbiamo una certa qual faccenda ed ecco che la Parola riemerge; e noi vediamo che il Signore è lì accanto a noi e ci interpreta la storia, i fatti della nostra vita che tante volte noi non riusciamo a capire. Gesù ci decodificherà, romperà i sigilli della nostra vita, spesso incomprensibile. Certi eventi, come il dolore, i dispiaceri; certe gravi preoccupazioni che ti capitano addosso senza che tu ne abbia alcuna responsabilità, chi le sa spiegare? Proprio il Signore che cammina con noi e spesso ci si rivela nella liturgia domenicale, nella nostra preghiera, nel nostro riandare ai Salmi come nell’episodio di Emmaus dove vediamo che il dono della presenza del Signore è irrevocabile: perché egli rimane sempre con loro nel pane eucaristico. Ed è solo al momento dello «spezzare il pane» (cfr. Lc 24,30 ss) che essi riconoscono Gesù e capiscono finalmente tutto ciò che egli aveva detto lungo la strada. Comprendiamo così che la parola di Dio ci porta sempre all’eucaristia.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 2.7

 

Nella Bibbia viene narrato il patto nuziale tra Dio e l’umanità.

N ella Bibbia che contiene la parola di Dio all’uomo, viene narrato il patto nuziale fra Dio e l’umanità, di cui, voi, col vostro matrimonio, siete un segno vivo nella storia. Quindi la Bibbia è un libro che appartiene a tutti, un libro che, per un titolo singolare, appartiene a voi. Ma vorrei che la parola di Dio fosse per tutti voi un libro caro, anche per quelli che non lo ricevono oggi da me ufficialmente. Un libro da aprire ogni giorno, per leggerne anche solo dieci righe, per recitare un salmo, il salmo che vi piace di più e che recitate tutti i giorni perché vi tocca il cuore. Poiché è sempre Gesù che parla nelle sante Scritture, il dialogo con la parola di Dio è reale ascolto di Cristo e, poco a poco, questa parola di Dio che risuona nel vostro cuore, susciterà la risposta e voi parlerete con Dio come i figli parlano con il papà e con la mamma. Ecco la preghiera.  Vorrei che voi, con le vostre parole, faceste co-

noscere la Bibbia ai vostri figli, anche i più piccoli, insegnando loro a trattarla con rispetto, “perché qui c’è il Signore, quando ascolti queste parole è il Signore stesso che parla”, spiegandola loro con le vostre parole, quelle parole che io non sono capace di dire ma voi sì, quelle parole che entrano nel cuore dei vostri figli e con esse entra Dio, in modo che essi ne crescano impastati.

Quanto sto per dirvi è un concetto difficile, ma confido che lo Spirito Santo illumini i vostri cuori: quando voi spiegate la parola di Dio ai vostri bambini va a compimento il mistero dell’incarnazione di Dio che si fa uomo nei vostri cuori. Questo è il segreto della felicità! È Dio che diventa uno di casa, col quale si parla, a cui si risponde perché abbiamo imparato la sua lingua ed ecco allora che la casa diventa chiesa.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 2.8

 

Bibbia ed eucaristia sono inscindibili

Ma la Bibbia in famiglia non può e non deve essere una moda: è il pane della vita cristiana. La stessa eucaristia, che è Gesù, diventa vita personale mediante la Bibbia. Parola di Dio e eucaristia sono inseparabili. Nutrendoci della parola di Dio, custodendola nel cuore e meditandola, noi, sotto la luce dello Spirito Santo che ci è dato, comprendiamo come trasformare l’eucaristia in vita; leggendo i vangeli capiamo come Gesù, che abbiamo ricevuto nell’eucaristia, può abitare in noi ed essere il primo protagonista del nostro pensare e del nostro agire.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 2.9

 

L’Evangelo del matrimonio deve annunciare la parola di Dio sul mistero e sul ministero coniugale

La prima proposizione orientativa per una azione pastorale a favore del matrimonio, chiede che questa azione pastorale si concentri nell’impegno di evangelizzazione del matrimonio. Ciò significa essere certi che esiste una parola di Dio su di esso: il che obbliga alla sua conoscenza. Ciò non tanto o solo per formulare una scienza sul matrimonio secondo la Bibbia (anche questo, evidentemente, è necessario e insostituibile) ma perché questa conoscenza sia espressione di un amore per questa Parola, perché è da essa che viene la Salvezza per il matrimonio. Un amore che chiede l’obbedienza della fede; tale, perciò, che la parola di Dio sia la questione attorno alla quale l’annuncio cristiano sul patto coniugale trovi la sua identità e il suo obbligo… L’Evangelo, e solo l’Evangelo, è il buon annuncio di ciò che Dio ha fatto e intende fare a favore del suo popolo. È di questo che si interessa l’Evangelo ed è a questo che l’Evangelo chiama. Si vuol dire, applicando, che l’Evangelo del matrimonio deve annunciare la parola di Dio sul mistero e sul ministero coniugale.    (don Germano Pattaro) y 2.10

  AL SOMMARIO


La parola di Dio va ascoltata

Ecco, verranno giorni,

-         dice il Signore Dio –

in cui manderò la fame nel paese,

non fame di pane, né sete di acqua,

ma d’ascoltare la parola del Signore

(dal libro di Amos 8,11)

Il S i g n o r e c i f a capire i l p r i m a t o d e l l a P arola

I l fatto che siate qui in molti per prepararvi ad accogliere in voi questa Parola, a riceverla dalle mani del nostro vescovo, è il segno che il Signore ci ha fatto capire questo primato, il primato dell’ascolto, il primato dell’amore per lui, il Signore, che certamente porterà frutto, in un nuovo dinamismo di comunione all’interno della coppia, della famiglia, della comunità e della società intera. Noi non abbiamo risposto questa sera ad una nuova iniziativa, abbiamo risposto alla voce dello Spirito santo “che è Signore e dà la vita”.                

(don Giorgio Scatto) y 3.1

La Bibbia ci presenta la parola di Dio sull’amore umano

D obbiamo chiederci se esiste una parola di Dio che ci parla della realtà umana dell’amore, sia che questa Parola sia già stata detta, sia che si esprima anche oggi. Se così non fosse, la realtà umana dell’amore cadrebbe nell’area generale degli impegni religiosi. Ad un primo approccio con la tradizione pratica del cristianesimo, sembrerebbe che l’amore (sponsale) non esca da una valutazione generale di tipo etico e giuridico… La parola di Dio sull’amore umano si esaurisce davvero in una simile sterilità di indicazioni? La Bibbia ci presenta questo amore a tre livelli:

1.      Dottrinale e didascalico. Vi si trovano tutti i temi sponsali della fedeltà intensa e generosa, tenera e dolce, appassionata ed esigente. Ciò significa che il rapporto sponsale ha un campo profetico e di testimonianza: attraverso l’amore sponsale che è visibile e riconoscibile si parla dell’amore invisibile di Dio “sposo” di Israele.

2.      Personale. La profezia passa attraverso la realtà di matrimoni precisi; matrimoni felici come Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, ecc. Matrimoni vissuti sotto lo sguardo di Dio, nutriti di fede, e matrimoni infelici come quello di Osea.

3.      Storico-didascalico. L’esperienza d’amore che gli uomini vivono è al di sotto della forza, della possibilità che è propria dell’amore umano. Dio allora fa scrivere il Cantico dei Cantici, poema di un amore ideale ma non utopico; quasi un amore che è la somma di tutti gli amori degli uomini; impossibile per il singolo, eppure reale e riconoscibile perché interamente umano.

(don Giancarlo Bonaldo) y 3.2

 

La parola di Dio va ascoltata e non usata

A nzitutto dobbiamo dire che la parola di Dio va ascoltata e non usata: riconosco che la tentazione di usarla è forte, anche tra noi preti. Usare e ascoltare sono due cose diverse. Cosa si intende per parola di Dio? Nel significato comune quel “di” indica un riferimento a qualcuno; siccome quel “qualcuno” è Dio, allora si dà a quel genitivo un attributo mistico riferendosi al mistero di Dio. È quindi una parola che appartiene a Dio, che deriva da lui; questa Parola attualizza tutto ciò che dice, non è mai vana.

(don Silvio Zardon) y 3.3

 

La Parola va ascoltata, non letta

Di fatto la Parola non si legge (non è un fatto intellettuale), ma la si ascolta, anzi si ascolta Lui, perché Lui è la Parola fatta carne; se ve lo pigliate in casa, poi anche ve lo tenete! E quando l’abbiamo in casa è come nostro figlio.

La Parola ascoltata insieme in casa è la pace tra le generazioni ed i cuori, perché dà ragione al Signore che è l’unico buono e dà torto a tutti. Ascoltare non è semplicemente stare zitti perché uno legge il vangelo; ascoltare è percepire la propria lontananza dalla verità, dal bene, dalla pace, dalla vera carità, dall’umiltà. La Parola ascoltata insieme in casa ci convince tutti di peccato, ma ci convince tutti di bellezza.                       

(don Giovanni Nicolini) y 3.4

 

Se siamo disponibili la Parola ci educa

Innanzitutto, come dice il Concilio nella Dei Verbum, quando si prende in mano la Bibbia si prende in mano, in religioso ascolto, la parola di Dio. Religioso ascolto vuol dire che la Bibbia la prendiamo in mano per andare in cerca di Dio. Il nostro atteggiamento deve essere di disponibilità ad accogliere il dono dello Spirito, il dono di Gesù Cristo.

In secondo luogo, la parola di Dio è come la parola del Padre che ci educa. A volte ci capita di osservare che un filosofo è discepolo di un talaltro pensatore, oppure che un figlio ha assunto la mentalità dei suoi genitori. Ciò significa che se c’è questo atteggiamento di ascolto religioso disponibile, la parola del Signore ci conforma, cioè ci rende simili al suo modo di pensare. Gradualmente, frequentando i pensieri di Dio, noi cominciamo a pensare secondo Dio. Se convertiamo il nostro cuore, cioè orientiamo la nostra vita sulla parola di Dio, allora ne scaturirà anche uno stile di vita nuovo.                                                    (don Adriano Tessarollo) y 3.5

 

L’etica coniugale cristiana riceve l’orientamento alla verità dalla parola di Dio

Una prima questione di metodo riguarda proprio il modo cristiano di ragionare sulle cose dal punto di vista etico. Il cristiano ha un doppio riferimento: l’esperienza comune di tutta l’umanità e la parola di Dio dentro quell’esperienza comune. Il modo cristiano di vivere è inveramento del modo umano comune, non semplicemente alternativo a quello umano, ma è il suo farsi vero  fino  in  fondo,  il  diventare realtà.   Il discernimento operato

dalla Chiesa sull’esperienza comune, a partire da quella luce che viene dalla Parola, diventa l’offerta di un valore all’esperienza comune perché sia salvata e realizzata l’intera verità e la piena dignità del matrimonio e della famiglia. Si può dire che la parola di Dio opera in rapporto all’esperienza comune degli sposi per dare ad essa un orientamento ultimo verso l’interesse della verità che si è presentata a noi in termini di nucleo fondamentale nel volto di Gesù. Ciò ci permette di capire che gli sposi non possono dare determinazioni concrete della parola di Dio se non fanno lo sforzo di adeguarla in un discernimento rivolto all’esperienza comune, perché rischierebbero di pensare che Dio è venuto a dirgli tutto e a loro non tocca niente da fare, mentre è venuto a dare un orientamento alla nostra scienza.              

(don Gianni Moreschini) y 3.6

 

L’ascolto della Parola corregge e converte continuamente lo stile di vita degli sposi

L’ascolto della parola di Dio corregge infatti e tende a convertire continuamente lo stile di vita, la logica con cui vengono legittimate e ordinate le esperienze umane in atto. È questo il senso dell’ascoltare la Parola, che la Chiesa domanda (cfr. Dei Verbum, cap. IV). La Bibbia non è un libro da cui prendere espressioni per arricchire in qualche modo la nostra cultura. Per un credente è un dialogo inesauribile, che continuamente fa rivedere gli equilibri che concretamente abbiamo attuato e realizzato nella vita.

Ebbene, al vissuto attuale appunto e alle sue interpretazioni teologiche ed etiche, il dialogo di rivelazione su matrimonio e famiglia sembra richiedere almeno tre verifiche e conversioni e precisamente: la vocazione del matrimonio e famiglia; il sacramento del matrimonio; il ministero del matrimonio.

(don Antonio Marangon) y 3.7

 

La vostra relazione sponsale è illuminata dalla Parola

M a come potete vivere la vostra relazione sponsale, la vostra maternità, la vostra paternità in maniera profonda se non viene illuminata dalla Parola divina? Dalla Parola che è la sacra Scrittura? Dalla consuetudine con la lectio divina? Che non è una semplice lettura spirituale per coltivare lo Spirito; ma è proprio mettersi a contatto con Dio che si è rivelato e che anche adesso si rivela continuamente. E questa Parola rivelata ci dice: “Guardate dentro di voi e allora capirete il luogo preciso della mia rivelazione”.

                                                       (don Romano Cecolin) y 3.8

 

Il libro della vita degli sposi è la Bibbia

I coniugi staranno nell’obbedienza del loro Signore solo se matureranno la consapevolezza del dono che Dio affida alla loro storia sponsale. Essi, infatti, devono essere continuamente richiamati a questa vocazione originale e tipica. È questa storia il “segno” esistenziale e concreto, scelto da Dio per rendere palese agli uomini la storia della sua Alleanza con loro. Il che significa che i coniugi devono essere aiutati a rivisitare questa storia, perché

è questa storia, e non altro, la fonte a cui risalire onde conoscere la volontà di Dio nei loro riguardi. Il che fa capire che il libro della loro vita è la Bibbia. Non perché libro, s’intende, ma perché in esso, per la forza del suo Spirito, Dio dona la storia della sua Alleanza e la fa essere storia che sempre accade, così che il risalire ad essa è un entrarvi per lasciarsi coinvolgere nelle sue tensioni e nelle sue finalità, venute a pienezza esplicita e definitiva nella storia personale di Gesù di Nazareth.          (don Germano Pattaro) y 3.9

 

La spiritualità della coppia ripresenta la storia della salvezza in termini domestici

La spiritualità del matrimonio e della coppia è una spiritualità che ripresenta la storia della salvezza (la pasqua, l’alleanza, i sacramenti, la comunione, ecc.) in termini domestici. Non una spiritualità da vivere “non ostante” la vita coniugale, ma nel vivo della esperienza coniugale. E tuttavia, proprio perché è storia della salvezza, deve rifarsi alle grandi esperienze ed ai pilastri portanti di questa storia, così come la Bibbia la presenta:

·                    l’esperienza della chiamata in Abramo (matrimonio come vocazione…)

·                    l’esperienza di Giacobbe e di Mosé (preghiera, fiducia…)

·                    l’esperienza della Pasqua e dell’Esodo (sacramenti, croce, crescita dell’amore…)

·                    l’esperienza del Regno e del popolo (comunità e comunione…)

·                    l’esperienza dell’alleanza (“insieme”, unità, fedeltà…)

·                    l’esperienza del limite e del fallimento sempre “ricucito” dall’Amore (riconciliazione, povertà…)

·                    l’esperienza della storia come luogo di rivelazione di Dio (rimanere nel proprio amore…)

l’esperienza di un piccolo “resto” che rilancia sempre, imprevista e nuova l’iniziativa di Dio (il figlio che nasce, la malattia, la debolezza…)

 

 

·                    l’esperienza della consumazione, così come si consuma un matrimonio, per continuare, di speranza in speranza, fino alla beata conclusione della storia.

È quella già sognata nell’Eden, concepita come Terra promessa, come Gerusalemme sposa gloriosa adornata per le nozze dell’Agnello.                                  (don Giancarlo Bonaldo) y 3.10

 

L’approccio alla Bibbia deve tenere conto che il progetto di Dio va visto nella cultura e sensibilità odierne

Per fare un discorso cristiano di tipo morale sul tema della sessualità sponsale, ci si sente obbligati a fare riferimento alla Bibbia, e questo è giusto. Ma nell’uso della Bibbia non siamo tutti d’accordo: ci sono gravi problemi di ordine esegetico. Ciò che la Bibbia dice è certamente qualcosa di culturizzato. Scoprire la parola di Dio nella Bibbia, per quanto riguarda la sessualità vuol dire prendere le  parole ed i fatti  che riguardano la sessualità ed indivi-

duare la “Parola” che sta al di sotto e al di là delle parole. Si tratta di prendere questi termini per vederne il significato per oggi. Il problema è di capire il messaggio, non le singole parole; quasi l’intenzione, il progetto di Dio e vedere come questo progetto di Dio è possibile viverlo nella cultura e nella sensibilità di oggi. Allora il riferimento alla Bibbia che non sia preceduto da una conoscenza della cultura, della sensibilità di oggi, è un riferimento che non serve o che servirebbe per evadere dai problemi degli uomini e delle donne di oggi, non per affrontarli e per risolverli.

(don Paolo Doni) y 3.11

 

Attraverso gli sposi la Parola riemergerà nella Chiesa

M i colpisce vedere come è proprio attraverso gli sposi che riemergerà nella Chiesa l’ascolto della parola del Signore e come si ricollocherà la parola di Dio all’interno della vita della famiglia cristiana. Questo è un fatto di grande importanza, dono dello Spirito Santo, che agisce e costruisce la sua Chiesa.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 3.12

 

 AL SOMMARIO

q



La Parola va servita nella preghiera, nell’obbedienza della fede, nell’amore

Siate di quelli

che mettono in pratica la parola

e non soltanto ascoltatori,

illudendo voi stessi

(dalla lettera di Giacomo 1,22)

 

La Parola va servita accogliendola nelle nostre esperienze

L

a parola di Dio che entra in casa nostra va servita ascoltandola e riascoltandola. Va servita nel senso che va onorata, va accolta secondo i nostri diversi doni di grazia e le nostre diverse esperienze della vita (in certo qual modo va interiorizzata nella nostra storia). Ma siccome è ascoltare un vivente, servirla vuol dire appunto ascoltarla con fede. Certo servirla è anche un problema di tempi in casa ma, poco o tanto che sia questo tempo, esso va glorificato.                                                 (don Giovanni Nicolini) y 4.1

 

La Bibbia abbia il suo posto onorato in famiglia

Gli sposi ricevono la Bibbia, il libro che contiene la parola di Dio, per intronizzarla in famiglia, cioè per metterla al centro della loro vita: a significare che Gesù è il Signore e che la sua parola ci salva. Ma perché farlo? Non basta l’ascolto della parola di Dio nella messa? Certo: l’ascolto della parola di Dio, trasmessa a noi dalla Chiesa, durante l’eucaristia, rimane sempre il punto più alto della rivelazione della Parola. È però importante che la Bibbia abbia il suo posto onorato anche in famiglia, perché la famiglia non è soltanto cellula viva della Chiesa ma è, essa stessa, piccola Chiesa – domus ecclesia – Chiesa domestica. È importante che la parola di Dio risuoni in essa, a indicare che la famiglia vuole mettersi alla scuola di Gesù, diventare famiglia di discepoli del Signore. Ricevere la Bibbia significa anche impegno a leggerla ogni giorno e possibilmente insieme, per lasciarsi evangelizzare: insieme sforzandosi di capirla e di incarnarla nei pensieri, nelle parole e nei gesti di ogni giorno, e dirla! Il gesto che oggi compiamo, vissuto nella fede, può diventare una pentecoste, un nuovo inizio per la storia della famiglia cristiana nella nostra Chiesa. A condizione che non sia semplicemente un episodio – certo di grande qualità – ma l’espressione della volontà di aprirsi alle parole di Gesù: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17)

(Card. Patriarca Marco Cè) y 4.2

 

Lo strumento della lectio divina in coppia e nel gruppo sposi

Vi elencherò semplicemente i vari momenti della lectio divina e cosa vi si aggiunge per il fatto che venga fatta in coppia o in un gruppo sposi.

a) Lettura. Il punto di partenza di una lectio divina è la lettura; partire dal testo ispirato. Un testo che racchiude dentro di sé espe-

rienze di vita della Chiesa (anche quella del Vecchio Testamento), dei testimoni di Cristo, quindi di un momento forte della storia della salvezza che cresce. Meglio ancora, ogni pagina ha un brandello di vita di Dio, perché quando Dio si rivela, significa che Dio si comunica. Ricordiamo questa affermazione che è l’inizio della Dei Verbum, il documento conciliare che parla della parola di Dio. Ecco, quando Dio si comunica non rivela tanto delle idee, quanto piuttosto rivela se stesso. Quindi il punto di partenza è la lettura comune di queste pagine ispirate che nascondono lo Spirito, lo Spirito incatenato che ha bisogno di essere liberato da noi. Il gruppo che cosa può aggiungere a questo momento? Io penso che le conoscenze dell’uno possono aiutare l’altro; la presenza di uno può aiutare l’impegno dell’altro; il pregare insieme può favorire, soprattutto se viene fuori da una consuetudine di preghiera fatta insieme.

b) Assimilazione . Il secondo momento della lectio è quello che viene chiamato assimilazione; il termine latino è molto pittoresco: ruminatio, cioè il gesto dell’assimilare il cibo che è stato messo dentro. Questo si fa soprattutto recuperando i vari concetti che quella pagina illustra; si fa approfondendo, cercando di vedere come le singole espressioni possono avere il loro senso profondo in Cristo, vedere la presenza di Cristo in tutte le pagine. Ma soprattutto l’assimilazione viene fatta portando la propria realtà perché sia illuminata. Quando facciamo la lettura individualmente, restiamo sempre chiusi in noi stessi e ci dimentichiamo che la maggior parte (se non tutta) della nostra esistenza è fatta di relazione con altri. Quindi se si assimila insieme, soprattutto se sono degli sposi a farlo, capite bene come ci sia una realtà più completa che si pone di fronte alla luce che viene da Dio.

c) Preghiera . Vediamo ora il terzo momento che tradizionalmente viene chiamato oratio, quello della preghiera. La preghiera nella lectio divina non è soltanto elevazione dell’anima a Dio, non è soltanto lo sforzo che facciamo individualmente di pensare a Dio, di metterci alla sua presenza, ma è anche il momento in cui egli mette a nostra disposizione il suo disegno su di noi, quindi ci mostra, di nuovo, il nostro ruolo in questo suo grande disegno. È allora momento in cui la ricerca diventa dialogo con una persona che è presente. Se la lettura non arriva al dialogo, alla preghiera, non è lectio divina, è studio. Si deve fare anche lo studio, come tantissime altre cose, però se non c’è la preghiera, non c’è comunicazione di Dio.

d) Contemplazione . Il quarto momento viene indicato come contemplazione, che non significa stare lì tranquilli; la contemplazione vuole dire accorgersi che Dio è amore, significa comprendere che noi, in questo amore, abbiamo un ruolo, presagisce contemplare l’aspetto  positivo  che c’è in noi,  equivale  fermarsi  su ciò che

Dio riesce a fare e su quello che possiamo fare noi nelle mani di Dio: questa è la contemplazione. La contemplazione può essere benissimo fatta insieme, soprattutto se in essa – in clima di raccoglimento – possiamo fare quella che viene chiamata la risonanza, cioè esprimere all’altro/a quello che lo Spirito ha detto a me. Esprimerlo in gruppo fa crescere il gruppo stesso e la Chiesa tutta. La Chiesa cresce per l’esperienza di Dio, presente nei singoli individui, che viene comunicata.

A livello di sposi la lectio può essere fatta in maniera quanto mai approfondita perché essi – proprio perché coniugi – si ritrovano come a casa loro nella parola di Dio (Vecchio e Nuovo Testamento) e quindi possono percepire delle vibrazioni nascoste, profonde. Vedendovi, mi sembra che sia sorpassata l’idea di parrocchia che esaurisce le proprie energie alla cresima dei ragazzi. Siete voi la vita della Chiesa: guardandovi, mi viene un senso di qualcosa di grandioso, di costruttivo per il futuro di crescita della Chiesa.

(don Romano Cecolin) y 4.3

 

La visita del vangelo avrà enormi frutti di fecondità nella vostra casa

La visita del vangelo e la consegna della Parola alla vostra casa non avrà forse dei grandi risultati di miglioramento della famiglia, ma avrà certamente degli enormi frutti di protezione e di fecondità di Dio in mezzo a voi. E così, se qualcuno, a motivo di questo misterioso ospite che i tuoi vicini di casa non vedranno, ti venisse a dire che col tempo sei migliorato, che sei come il barolo che a lasciarlo lì migliora e ti trova più gustoso, più pastoso, tu non saprai come dirgli il segreto della tua vita. Gli dirai che non è vero: “Per carità, sono sempre lo stesso, non sono migliorato per niente; siamo sempre una famiglia svitatissima”. Vi ribatteranno: “Ma come mai allora vedo tanti fiori bellissimi nella vostra storia, se siete sempre quel deserto?”

C’è un segreto. La venuta della parola del Signore e del Signore della Parola nella vostra casa, è la venuta nella vostra casa del segreto. Come mai quel cieco vede? Come mai quel sordo ha riaperto l’orecchio, come fa quello zoppo a camminare? (cfr. Mt 11,4). Nella vostra casa c’è una presenza, una parola, una grazia, un soffio nuovo, una vicinanza.        

(don Giovanni Nicolini) y 4.4

 

Occorre cogliere la presenza di Dio nella Parola

Molto spesso Dio è considerato solo come un oggetto della fede; la religione è vista come un blocco di verità, un’arida sequenza di norme da imparare a memoria (che possono solo segnare precari confini tra il bene e il male) e non si tenta di entrare in comunione con Dio. Dio, il Dio vivente, è invece il primo soggetto del rapporto, qualcuno che muove incontro a me e mi interpella per iniziativa gratuita del suo amore. Solo così egli, per me come per Abramo, ha un volto ed una voce. Mi chiama per nome e mi rivolge la sua Parola: la Bibbia. Dal fatto che Dio ci parla, parla

ad ognuno di noi singolarmente, deriva il carattere personale del rapporto religioso. Dio è per me qualcuno - un soggetto - proprio perché mi rivolge la sua Parola ed io gli posso rispondere: la preghiera. Un dialogo presuppone sempre due interlocutori, altrimenti si ha un monologo. Quindi è importante saper cogliere la presenza di Dio nella sua Parola, e accogliere la Parola come un messaggio personale rivolto direttamente a ciascuno di noi. Solo così si avvia il dialogo con Dio e lo si snoda in un clima d’amore. Ma ciò non basta, la preghiera non esaurisce la risposta al Dio che parla: ci vuole la concretezza degli atti. Si risponde non solo con il cuore ma con tutta la vita: anche l’amore umano di noi sposi, per esempio, non può esaurirsi nelle parole ma deve concretizzarsi negli atti. Solo frequentando Dio con la preghiera, con l’ascolto della Parola, con l’eucaristia saremo capaci di entrare nella sequela di Cristo e di fare ciò che lui ha fatto.

(Mary Lisa e Franco Bonaldi) y 4.5

 

Condividendo la Parola, la comunità cresce

Condividendo il pane della parola di Dio e il pane della carità, come il pane dell’eucaristia, che non sono pani diversi, ma la persona stessa di Gesù che si dona agli uomini, la comunità cresce nel rispetto, nella tenerezza, nel servizio, nella pietà scambievole, che sempre chiede e offre perdono, che ripara sempre con il coraggio dell’umiltà, che esprime gratitudine.

(don Giorgio Scatto) y 4.6

 

Il fedele fa crescere la parola di Dio

Il vecchio Testamento, il nuovo Testamento, la parola di Dio, questo “testamento” di Dio è una Parola che nel gruppo, nella Chiesa e soprattutto in un gruppo sposi, può avere una risonanza particolare. Certamente l’individuo, il cristiano, il credente fa crescere la parola di Dio perché anche se è scritta, se è codificata, se anche nessuno di noi può aggiungere qualche cosa a quella Parola, però man mano che viene letta, andando avanti nei secoli, questa Parola cresce, anche se è un individuo che la riprende e la fa propria. Ma, voglio dire, che se è un gruppo che la ascolta, soprattutto un gruppo con esperienza sponsale, quella Parola cresce in dimensioni quanto mai significative.             (don Romano Cecolin) y 4.7

 

Dall’ascolto alla preghiera, all’obbedienza della fede, all’amore

Dall’ascolto alla preghiera degli sposi e dei figli in casa. Nella Bibbia leggiamo che Mosè, la guida del popolo di Israele, «parlava con Dio faccia a faccia» (Es 33,11). È bello fare anche nella preghiera in famiglia questa esperienza di intimità con Dio. La cosa straordinaria di questo nostro dialogo con lui è che se all’inizio sembriamo noi incominciare a parlare a Dio, ad un certo punto ci troviamo a parlare con lui, ed infine scopriamo che pregare è ascoltare Dio che parla a noi. Gli sposi dovrebbero incamminarsi verso questa meravigliosa esperienza in casa.

Dall’ascolto all’obbedienza della fede. L’ascolto della Parola fa dei cristiani - secondo san Paolo - i figli dell’obbedienza, come accettazione del vangelo con la mente, la volontà ed il cuore. I cristiani, gli sposi, i figli, dopo averla meditata, custodiscono la Parola e se ne lasciano permeare e si comportano in modo da non lasciarsela sfuggire. Da qui, essi scoprono che il Signore ha per ognuno un progetto, una vocazione…

Dall’ascolto all’amore come risposta di impegno concreto degli sposi tesa soprattutto ad una personale esperienza di amore evangelico gratuito in famiglia, tra coniugi, tra genitori e figli, nella famiglia “allargata”, di accoglienza e condivisione nei confronti degli ultimi della comunità.

(don Silvio Zardon) y 4.8

 

La Parola è lievito nella storia

È una cosa grande, per me, che voi sposi riconsegniate alle vostre famiglie la parola di Dio. È un lievito messo nella nostra storia, un lievito che la cambierà. L’amore per la parola di Dio sta diffondendosi nella nostra Chiesa, percorre tante strade e una di queste siete voi. Vedo, in questo, uno dei grandi doni del rinnovamento.                                    

(Card. Patriarca Marco Cè) y 4.9

 

La parola di Dio si fa storia

La nostra storia è posta in gioco almeno come il luogo della parola di Dio, che manda tra gli uomini suo figlio. «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1 ss). Lo stesso concetto è annunciato anche da Giovanni: «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14). La parola di Dio entra nella realtà dell’uomo, si fa storia, e della storia assume i ritmi: l’uomo Gesù che parla è Dio che parla. Neppure la parola di Gesù esaurisce però il parlare di Dio in Gesù: tutta la sua esistenza, il suo operare, il suo rapportarsi al mondo, la sua umanità: insomma tutto il suo essere è la rivelazione di Dio. Parole e fatti si uniscono a costituire la rivelazione di Dio: la storia, con la sua concretezza e con le sue contraddizioni e tensioni è dunque Parola che si realizza.           

(Anna e Piero Martin) y 4.10

 

La parola di Dio dà senso a tutto ciò che viviamo

Pensate, come possiamo vivere da cristiani quando siamo imbottiti di propaganda, quando sentiamo sempre, o quasi sempre, parole alienanti, bisticci di parole; quando nessuno ha il coraggio di dirci parole vere; come possiamo resistere di fronte al male, di fronte al disimpegno, di fronte al qualunquismo, di fronte all’incertezza della vita se non siamo impiantati e radicati in questa parola del Signore? «Tu solo hai parole di vita», dice Giovanni (Gv 6,68). Certo che abbiamo bisogno di tutte le altre parole, ma la parola del Signore è la luce che dà senso a tutto ciò che viviamo: il lavoro, la politica, la cultura, il tempo libero, lo svago, il divertimento, tutto ha valore, tutto ha senso se compreso dentro que-

sta luce illuminante, progettuale che è la parola del Signore e di cui non possiamo più fare a meno. «Non temere piccolo gregge» (Lc 18,32).                                            

(don Giorgio Scatto) y 4.11

 

  AL SOMMARIO

 


La parola di Dio va testimoniata

Così sarà della parola

uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata

(dal libro di Isaia 55,11)

 

 

La famiglia luogo privilegiato per creare il vero linguaggio cristiano

Io credo che una delle cose che rinnoverà la Chiesa sarà il ritorno della Bibbia nelle famiglie. Ma come leggere la Bibbia in famiglia? Come spiegarla ai bambini?… Credo molto che dobbiamo trovare il vero linguaggio cristiano, però questo dovete crearlo anche voi; non “soltanto” voi, ma “anche” voi. Credo che la famiglia sia un luogo privilegiato per creare il linguaggio cristiano. Il papà e la mamma, proprio nello sforzo di spiegare con parole semplici la parola di Dio ai figli, creano il linguaggio per poterla esprimere. Così ritrovano il linguaggio del discorso religioso, non confezionato, non convenzionale ma vero. Come sono vere le parole più semplici che vi dite in famiglia, il linguaggio semplice per parlare delle cose del Signore, il linguaggio semplice per tradurre la Bibbia per i ragazzi, ma anche tra di voi. Noi dobbiamo riuscire a tradurci la Bibbia in linguaggio semplice: allora morderà la vita! Il linguaggio convenzionale ci fa da paravento; alla fin fine col linguaggio convenzionale, scontato, noi ci difendiamo dalla Bibbia. È con il linguaggio semplice che noi riusciremo a trovare e a rifare un linguaggio cristiano di cui la Chiesa oggi ha assolutamente bisogno. E se non è la famiglia che ritrova il linguaggio cristiano, chi lo deve trovare? La famiglia è il luogo originale e primario di un linguaggio cristiano. Finché non lo avrà trovato, vuol dire che non si parlerà del Signore in famiglia. Perché è lì che non possiamo dirci le bugie del linguaggio convenzionale; in famiglia ci conosciamo tutti molto bene, non possiamo fingere, tra marito e moglie, tra genitori e figli e allora dobbiamo trovare le parole giuste.             

(Card. Patriarca Marco Cè) y 5.1

 

La famiglia è scuola di accoglienza se apre il cuore alla Parola

La famiglia è scuola, anzitutto, di accoglienza. È necessario impegnarsi sulla strada di una maggiore disponibilità per maturare nella comunità cristiana sociale una maggiore capacità di apertura. Le possibilità non mancano, se solo si apre il cuore alla Parola e si aprono gli occhi sul mondo che ci circonda: per il primo aspetto è necessaria la formazione cristiana, il cammino di fede in  coppia, la  crescita  spirituale di tutta la famiglia  e di  ogni  suo

componente, il dialogo e il confronto con la comunità cristiana; per il secondo aspetto è necessario essere persone, coppie e famiglie inserite nella propria realtà.   

(Marisa e Dino Biancardi) y 5.2

 

 

Alla Parola ci possiamo accostare tutti i giorni

Molto potete fare anche voi sposi preparandovi ad ascoltare le letture che saranno proclamate nella messa, leggendole prima e poi “sminuzzandole” ai vostri figli, perché quando siete a casa i sacerdoti, i profeti della vostra famiglia siete voi.

Non tutti voi potete accostarvi all’eucaristia ogni giorno: moltissimi di voi non lo possono fare. E i vostri bambini dovranno aspettare di avere nove anni per fare la prima comunione. Però alla parola del Signore possiamo accostarci tutti i giorni, e i vostri bambini potete avvicinarli alle cose del Signore, del vangelo, fin da piccoli, perché il vangelo ha delle pagine che sono per tutti. Allora, siccome anche quella è presenza del Signore, sia voi che i vostri bambini potete incontrarvi sempre con il Signore.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 5.3

 

La Parola ci cambia la vita se la proclamiamo con profonda convinzione

Nella liturgia di oggi c’è una frase, della prima lettera ai Tessalonicesi, che mi ha colpito: «Il nostro vangelo non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della Parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo, ma non solo, e con profonda convinzione» (1 Ts 1,5). Le cose fatte con profonda convinzione diventano efficaci. Se noi, con profonda convinzione, ci dedichiamo alla Parola, la nostra vita necessariamente diventa diversa. Quando noi parliamo ai nostri figli della Parola con profonda convinzione, essi si accorgono che questa Parola è estremamente importante per noi. Questo lo possono vedere anche in un gesto, in una pausa di silenzio: i figli ci conoscono molto più di quanto noi possiamo immaginare; hanno una sensibilità acuta anche da piccoli. Loro capiscono subito se gli diciamo o pensiamo una cosa e non ne siamo realmente convinti, se gliela diciamo tanto perché dobbiamo dirgliela.

                                           (Ornella e Daniele Garota) y 5.4

 

Gli sposi cristiani hanno un apostolato tipico da svolgere

Occorre che la coppia cristiana riviva la parabola del buon samaritano (cfr. Lc 10,30-37). Di solito questa parabola viene evocata per richiamarci all’attenzione, alla sollecitudine, all’amore concreto e quindi al servizio verso gli ultimi. A me pare che gli ultimi che dovrebbero essere oggetto della nostra attenzione, della nostra sollecitudine e pertanto della nostra premurosa e concreta carità, siano gli ultimi che vivono la povertà spirituale e non c’è dubbio che la primissima povertà spirituale è quella di non conoscere il disegno di Dio sul matrimonio. Tante coppie cristiane di fatto non conoscono questo disegno. Allora c’è una forma di apostolato tipica degli sposi nei confronti degli altri sposi che consiste nel  rivivere così la parabola del buon samaritano:  da  questo

momento in poi i coniugi sono responsabili non soltanto della chiarezza con cui vedono questa verità, ma anche di come la trasmettono perché anche gli “altri” hanno diritto di conoscere e di seguire Dio ed il suo unico ed universale disegno.

(S. E. mons. Dionigi Tettamanzi) y 5.5

 

La parola di Dio annunciata dagli sposi è parola che chiama alla fede e converte

La parola di Dio che gli sposi annunceranno ai fidanzati diventerà, sul loro filtro, parola confessata e, perciò, parola che chiama alla fede e converte. Così che i fidanzati sapranno come Dio chiama il loro amore a compiersi nel matrimonio. Desidereranno questa vocazione come un dono e vi si prepareranno con un’attesa resa comprensibile e praticabile attraverso la testimonianza di chi ne esprime la realtà e la ricchezza. Gli sposi eserciteranno questo ministero di annuncio e di grazia anche tra i cristiani già sposati che vivono una fede marginale, di abitudine e poco cosciente. Si uniranno a quanti, come loro, vivono già questa consapevolezza per stimolarsi reciprocamente, in una competizione di fedeltà al Signore, così che l’esperienza evangelica vissuta dagli uni e dagli altri sia provocazione e verifica della fedeltà di ognuno. Per andare insieme verso i lontani e, in nome della Chiesa, testimoniare in maniera missionaria che il matrimonio è un bene desiderabile e possibile, riservato dal Signore e reso da lui dono di tutti e per tutti.                                          

(don Germano Pattaro) y 5.6

 

…e lo potete fare perché il sacramento del matrimonio è un dono e un compito

Il ministero coniugale per due sposi significa vivere la propria vita quotidiana. Io vi esorto, cari sposi, a vivere il vostro sacramento che vi fa ministri della Chiesa. Questo sacramento, che santifica la vostra unione e vi affida un compito nella Chiesa, si esprime e si realizza, prima ancora e più ancora che nelle opere classiche di apostolato, nella vostra vita quotidiana: “celebrate la vita quotidiana”!

Al capitolo 12 (v. 1) della Lettera ai Romani, san Paolo ci dice che la vera liturgia, cui è finalizzata anche l’eucaristia, è la vita quotidiana: il vivere diventa così sacramentale, una liturgia di amore che è la vera liturgia, cui è orientata anche l’eucaristia. L’eucaristia cesserà un giorno, perché avrà costruito ormai, in maniera definitiva, la stessa vita del cristiano come una liturgia vivente: «Offrite i vostri corpi – cioè la persona, l’attività e la realtà della persona – come sacrificio spirituale gradito a Dio»; cioè, offrite la vostra vita. In fondo, noi partecipiamo al banchetto eucaristico per essere radicati in Cristo, nutriti in Cristo, per salvare tutte le cose, a partire dalla nostra vita.

Quindi come fare? Prima di tutto credete nella vostra vita, nel vostro essere coniugi, nella fatica e nella gioia dell’amare, del camminare insieme, e poi nelle responsabilità familiari: la professione, l’impegno civile,  perché questo è il “sacrificio spirituale”,  e  poi

certamente anche l’impegno in parrocchia e in Diocesi per chi ne ha il dono. Tutti avete il carico delle famiglie cristiane – perché ciò appartiene all’essenza del vostro sacramento – in mezzo alle quali vivete: della vostra famiglia, anzitutto, e delle altre famiglie. Ministero coniugale vuol dire proprio questo.

(Card. Patriarca Marco Cè) y 5.7

 

La famiglia cristiana deve essere profezia di perdono

La famiglia cristiana deve essere profezia del perdono di Dio per gli uomini. Di fronte al giudizio della parola di Dio noi non possiamo fare altro che riconoscere di aver bisogno del suo perdono per ripristinare con lui l’unità che in mille modi può essere spezzata. Anche la vita matrimoniale e familiare, che ai nostri occhi sembra quanto di più personale possiamo avere, è rimessa al giudizio di Dio che ci chiede conto di quanto noi siamo in accordo con il progetto che egli ha preparato per questa nostra esperienza. Dobbiamo perciò disporci ad accettare l’annuncio della volontà del Padre ed il suo giudizio affinché, riconciliati con lui, possiamo poi diventare a nostra volta segno testimoniante della misericordia permanente e invisibile di Dio.               

  (don Silvio Zardon) y 5.8

 

Anche se può essere difficile dobbiamo far vivere la Parola nella nostra casa

Ritengo però che questo sia un tempo molto difficile per far vivere la Parola, per farla risuonare dentro di noi. Per certi aspetti è facile, perché ognuno ha una Bibbia in casa; siamo pieni di dizionari, di sussidi per la lettura della Bibbia, ovunque ci sono corsi per la lettura della Bibbia. Dal Concilio Vaticano II in poi se n’è fatta di strada! Penso che ogni credente, se vuole, abbia sia la Bibbia a portata di mano, che gli strumenti per poterla leggere con facilità. Cosa che non poteva accadere tempo fa. Ma, al tempo stesso, oggi è anche tanto difficile leggere la Scrittura, soprattutto all’interno delle nostre realtà domestiche, perché la Scrittura necessita disponibilità, tempo, apertura di cuore e spesso nelle nostre case c’è rumore, c’è chiasso, nessuno ha tempo, è tutto un “fuggi, fuggi”. Ma, quel poco che noi possiamo fare, credo sia necessario farlo con tutte le nostre forze, perché è una grande responsabilità per ognuno di noi. Dobbiamo smetterla di dire che la colpa è della chiesa, della società..., cominciamo da ognuno di noi. La Chiesa ci ha dato la Parola, ce l’ha messa in mano; dentro la nostra casa possiamo farla vivere. Adesso sta a noi, non possiamo dire ad altri: “Fallo tu al posto mio”.               

(Ornella e Daniele Garota) y 5.9

 

Esercizi spirituali: tirocinio per regolare meglio lo stile della nostra vita

Fare esercizi spirituali significa compiere un tirocinio di spiritualità nell’ascolto della parola di Dio. Il Signore ci ha chiamati in disparte (cfr. Mc 6,30) per entrare nell’esperienza di Dio, perché questo abbeverarsi di Dio, della sua presenza, della sua Parola, del suo Spirito,  porta  come frutto il  plasmare i  nostri

modi di vivere, il regolare meglio i vari registri della nostra giornata, della nostra attività, il riverificare le nostre abitudini e gli stili di vita, il cogliere qualche spunto che ci lanci nel riscoprire una virtù nella quale stiamo zoppicando. Accade spesso che, proprio zoppicando nelle virtù o passeggiando sui sentieri dei difetti, perfino il legame di coppia entri quasi inconsciamente in crisi. Quindi fare un esercizio di spiritualità non significa dedicarsi ad un optional che solo poche persone fortunate possono consentirsi, ma significa rispondere, con la grazia del Signore, a una chiamata che è essenziale per ricalibrare la propria vita attiva nella Chiesa e nella società.                                                    

(don Franco Costa) y 5.10

 

Il rapporto sposi - Parola realizzerà il rinnovamento della Chiesa

Se degli sposi cristiani hanno capito l’importanza e l’urgenza della Parola, mi pare che siamo giunti ad una Chiesa matura, una Chiesa che ormai ha messo radici profonde, una Chiesa che può sperare per il futuro frutti di santità e di carità al servizio del regno di Dio.

Il rapporto con la Parola è anche il vero nodo per un reale rinnovamento della Chiesa. La Chiesa che compirà il “ritorno” alla Scrittura sarà una Chiesa che potrà iniziare a non sentirsi più sostanzialmente debitrice verso il mito della cristianità e le sue pretese di legittimazione delle strutture sociali. Sarà una Chiesa finalmente non in concorrenza con la modernità, fraterna, povera, che cercherà di vivere in condizioni di libertà e di pellegrinaggio; una Chiesa che trarrà la sua risoluta e mite autorevolezza non dall’idolatria delle proprie opere e delle proprie istituzioni – fossero anche opere e istituzioni di carità – ma solo nel confronto e nell’obbedienza con il Cristo.               (don Giorgio Scatto) y 5.11

 

Gli sposi diventano parola di Dio per i fratelli

Vi do la Bibbia per voi, cari sposi, per i vostri figli, perché la viviate, ma anche perché, nutrendovi della parola di Dio, diventiate parola di Dio ai vostri fratelli, vivendo la vostra vita pur se il percorso, qualche giorno, è appesantito da passi impegnativi.

Anche Gesù ha faticato nell’adempiere alla volontà del Padre, ma, accostandovi alla parola di Dio, sul suo esempio, imparerete come compiere la volontà del Padre pure nello sforzo ed allora la Bibbia diventerà non solo un pane spezzato per voi, ma anche un pane che voi spezzerete e darete ai vostri fratelli affinché diventi vita anche per loro.                          

(Card. Patriarca Marco Cè) y 5.12

 

  AL SOMMARIO



Bibliografia minima

Riportiamo di seguito una bibliografia minima della quale ogni coppia di sposi dovrebbe dotarsi. Naturalmente l’elenco non è esaustivo: risponde solamente a testi con i quali la Commissione si è confrontata nei suoi percorsi di ricerca e di applicazione quotidiana; ogni coppia lo può integrare in base alle proprie esperienze e necessità. Non spaventi la lunghezza dell’elenco: molti documenti già esistono in una casa e gli altri si possono acquistare comunitariamente e poi prestarseli o fotocopiare le parti che maggiormente interessano in quel preciso momento.

1.       La Bibbia di Gerusalemme , EDB (deve essere in mano ad ogni coppia)

2.       Programma pastorale 2000-2001 della diocesi di Venezia Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Lc 21,33)

3.       Costituzione dogmatica Dei Verbum (in toto. Vale la pena anche di dotarsi di un buon commento)

4.       Lettera pastorale del Patriarca Marco Cè Il granello di senapa (anche se i punti essenziali sono il 35, 42, 55 ÷ 73, 107, è molto efficace per la vita familiare cristiana svolgere una lettura continua di tutta la lettera)

5.       CEI – Ufficio catechistico nazionale Incontro alla Bibbia (sussidio da tenere sempre a portata di mano)

6.       CEI Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti [RICA] (premesse e introduzione generale)

7.       Papa Giovanni Paolo II Lettera alle famiglie (merita di leggerla e meditarla tutta soprattutto nell’edizione PIEMME, commentata da S.E. Dionigi Tettamanzi)

8.       Lettera del Patriarca Marco Cè per l’anno di grazia del Signore Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede? (un agile sussidio di rara bellezza per la meditazione e preghiera in coppia, in famiglia e nei gruppi sposi)

9.       Costituzione dogmatica Lumen Gentium (almeno 11; 35)

10.   Decreto conciliare Apostolicam Actuositatem (cap. 1, 3)

11.   Costituzione pastorale Gaudium et Spes (almeno 47 ÷ 52)

12.   Lettera enciclica di Papa Paolo VI Humanae vitae (almeno 25 ÷ 26)

13.   Esortazione apostolica di Papa Giovanni Paolo II Familiaris consortio (almeno 11 ÷ 16)

14.   Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi (in particolare i cap. 23, 38)

15.   CEI Direttorio di pastorale familiare (in particolare i cap. 1, 2, 6)

16.   CEI Evangelizzazione e sacramento del matrimonio (almeno 27; 53; 66)

17.   CEI Comunione e comunità nella chiesa domestica (almeno 8 ÷ 15)

18.   CEI Il giorno del Signore (in toto)

19.   Nota pastorale CEI “La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata”. La Bibbia nella vita della Chiesa (in toto)

20.   CET Sposi cristiani, un dono e un compito – EDB Bologna 1994 (almeno la seconda parte)

21.   CET La famiglia nella società del benessere (almeno la 2a parte)

22.   Catechismo della Chiesa Cattolica (è utile consultarlo spesso: una vera miniera di preziosità!)

23.   Nuovo dizionario di teologia biblica – Ed. Paoline (indispensabile per gli approfondimenti)

24.   P. Grelot La coppia nella Bibbia – Ed. Vita e Pensiero – Milano 1968

25.   M. Magrassi Bibbia e preghiera – Ed. Àncora – Milano 1990

26.   E. Bianchi Pregare la Parola – Gribaudi ed. – Torino 1992

27.   C. Miglietta L’Evangelo del Matrimonio – Gribaudi ed. Torino 1995

q AL SOMMARIO


 

 

 

 

 

 

 

 

 



AUTORE

CAP.

BRANO[8]

PAGINA

Biancardi Marisa e Dino

5

2

31

Bonaldi Mary Lisa e Franco

4

5

27

Bonaldo Giancarlo

3

3

2

10

19

22

Brusamento Silvano

1

11

13

Cavedo Romeo

1

9

13

Cè Marco

1

2

3

4

5

1; 13

1 ; 6; 7;  8;  9

12

2; 9

1 ; 3; 7; 12

11; 14

15; 16; 17; 17; 18

23

25; 29

31; 32; 33; 35

Cecolin Romano

3

4

8

3; 7

21

25; 28

Costa Franco

5

10

34

Doni Paolo

3

11

22

Garota Ornella e Daniele

5

4; 9

32; 34

Lazar Lidia

1

8

13

Marangon Antonio

1

3

5

7

12

21

Martin Anna e Piero

4

10

29

Moreschini Gianni

3

6

20

Nicolini Giovanni

1

2

3

4

6; 7; 10

4

4

1; 4

12; 12; 13

16

20

25; 27

Pattaro Germano

2

3

5

10

9

6

18

21

33

Pistolato Dino

2

5

16

Prosperi Maria e Angelo

1

2

11

Salvador Marina e Gianpaolo

1

3

11

Scatto Giorgio

3

4

5

1

6; 11

11

19

28; 29

35

Tessarollo Adriano

3

5

20

Tettamanzi Dionigi

2

5

3

5

15

32

Zardon Silvio

1

2

3

4

5

4; 12

2

3

8

8

11; 14

15

20

28

34

 


 

SPAZIO RISERVATO ALLE ANNOTAZIONI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Nota per gli utilizzatori telematici: con un clic del mouse su un titolo, si andrà direttamente al brano scelto

[2] Responsabile della Commissione della Pastorale degli Sposi e della Famiglia in diocesi di Venezia

[3] cfr. Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?, lettera del Patriarca Marco Cè per l’anno di grazia del Signore, CID – Venezia 1999, pag. 6

[4] cfr. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Lc 21,33), CID – Venezia 2000

[5] cfr. Il granello di senapa, 107, lettera pastorale del Patriarca Marco Cè, Venezia 1990

[6] cfr. Lettera alle famiglie, 6, di Papa Giovanni Paolo II, 1994

[7] cfr. Marco Cè in Cari sposi, care famiglie…, EDB – Bologna 1995, solo pag. 23

[8] Nota per gli utilizzatori telematici: con un clic del mouse su un numero di questa colonna si andrà direttamente al brano scelto