PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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LA FAMIGLIA PRIMA ESPERIENZA

DI PERDONO, DI DIALOGO

DI COMUNIONE FRA GLI UOMINI

S. Em. Card. Patriarca MARCO CÈ 

alla V Festa diocesana della Famiglia  

12 gennaio 1985

 ISAIA 55,1-11   1 GIOVANNI 5,1-9    MARCO1,7-11

 

Carissimi coniugi e famiglie che oggi siete convenuti qui, in S. Marco, per celebrare la Festa della famiglia, abbiate il mio affettuoso saluto.

Col saluto, vi esprimo anche la gioia che provo incontrandomi con voi: il piccolo seme gettato nella terra molti anni fa, ancor prima che io fossi tra voi, sta crescendo e diventa pianta; e tanti coniugi alla ricerca del senso del loro matrimonio e della loro famiglia — o, forse, in diffi­coltà — vengono ormai a posarsi sui suoi rami per essere nutriti e soste­nuti. Il pugnetto di lievito via via va fermentando la massa della nostra comunità cristiana.

Di questo dono di Dio alla nostra Chiesa voi siete i testimoni e i protagonisti: ringraziamone il Signore; e consentite al vostro vescovo di ringraziare anche voi, esprimendo tutta la sua riconoscenza a coloro — sacerdoti e laici — che operano per la crescita della coscienza matrimo­niale e familiare nella nostra comunità.

Con voi saluto tutte le famiglie della diocesi: mi piace chiamarle per nome in questo momento davanti al Signore. In tal modo il ricordo di­venta preghiera e invocazione di benedizione e di grazia.

Mi piace ricordare le famiglie che non sono presenti perché non hanno potuto, ma avrebbero desiderato esserlo: le famiglie che hanno bimbi troppo piccoli perché la mamma possa allontanarsi, o hanno am­malati in casa, o hanno a carico anziani non autosufficienti.

Con loro ricordo le famiglie che sono provate dal dolore per lutti, perché i figli hanno imboccato strade sbagliate, perché toccate dalla di­soccupazione e dalla impossibilità di trovare lavoro o dagli sfratti, sen­za la prospettiva sicura di un'altra casa. Ricordo le famiglie in difficoltà o le famiglie senza il dono della fede.

In questo momento sentiamo che il senso più profondo del nostro essere qui, è l'essere dono di speranza per coloro che non sono qui, che soffrono, che camminano su strade che non sono quelle di Dio: Lui, l'unica sorgente d'acqua viva.

2. So che sono presenti in S. Marco i delegati delle ACLI venete che oggi e domani celebreranno il loro congresso regionale sul tema: «I lavoratori cristiani per la pace, il lavoro, la democrazia: una nuova al­leanza per la nuova società».

Anche a loro rivolgo il mio saluto, che diventa invocazione allo Spi­rito e supplica perché il Signore li ispiri con la sua sapienza e li conduca sulle strade della fedeltà alle loro radici cristiane e a quell'impegno a la­vorare per l'uomo secondo il progetto di Dio in coerenza con il luminoso insegnamento del nostro Santo Padre che è il cuore di ogni progetto sulla pace, sul lavoro e sulla democrazia ed è anche garanzia per non «correre invano».

Sia questo anche il mio augurio per la fatica che li attende. A loro e a tutti i lavoratori cristiani della nostra terra, io, da questo altare, affido il compito di assumere — con sempre più chiara e deter­minata coerenza cristiana ed ecclesiale — l'impegno a operare per co­struire una nuova società in cui sia assicurato, secondo giustizia, lo svi­luppo integrale dell'uomo, realizzando così il compito affidato dal Con­cilio ai laici: quello di «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Lui» (LG 31).

3. Famiglie cristiane e voi, rappresentanti qualificati del mondo del lavoro: gravi problemi vi stanno davanti riguardanti proprio la pace, il lavoro, la democrazia. Problemi che investono la famiglia e l'intera convivenza civile. In essi è coinvolta la speranza del vostro futuro.

Dobbiamo sentire tali problemi come responsabilità che ci toccano in prima persona. Diversi e molteplici sono i compiti conseguenti al no­stro battesimo: nessun cristiano però, secondo il dono ricevuto, può esimersi dal dare il suo personale contributo alla costruzione di una so­cietà a misura d'uomo secondo il progetto di Dio: una società di cui la famiglia è la cellula vitale e la struttura primaria e portante.

4. È ora però che noi ci mettiamo sotto la luce della parola di Dio, chiedendo ad essa le indicazioni per il nostro cammino. Oggi la Chiesa celebra la festa del Battesimo di Gesù. Dio Padre, primo protagonista della nostra salvezza, nel Natale, nell'epifania e nell'evento che oggi celebriamo, ci manifesta il mistero di Gesù, suo figlio fatto uomo.

Oggi Gesù viene manifestato a noi come il figlio di Dio che, per condiscendenza misteriosa e infinita, si è associato l'umanità peccatrice e pone un gesto che, non solo significa tale solidarietà, ma ne annunzia l'esito pasquale di salvezza.

Oggi Gesù scende nell'acqua in cui scendevano i peccatori, e an­nunzia il giorno in cui l'acqua uscirà dal suo costato insieme al sangue, per donarci il battesimo che ci salva mediante lo Spirito.

Oggi Gesù viene presentato a noi come il Figlio di Dio che ha as­sunto l'umanità peccatrice per riconciliarla al Padre: fatto lui stesso «ri­conciliazione e riconciliatore».

Oggi lo Spirito Santo scende su di lui per significare che è il manda­to dal Padre, consacrato per essere salvatore di tutti gli uomini.

Oggi il Padre pronunzia su Gesù la sua compiacenza: ed è proprio da questo sguardo su Gesù — in cui ci sono tutti gli uomini — che noi stessi siamo salvati.

5. Fratelli e sorelle che mi ascoltate: questo mistero riguarda anche noi ed esso dà senso alla nostra vita.

Il Figlio di Dio si presenta a noi nell'umiltà della natura umana da lui assunta, e carico delle nostre debolezze e dei nostri peccati. Proprio di lui il Padre dice: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compia­ciuto» (Me 1,11), ed effonde su di lui lo Spirito Santo, per mandarlo, salvatore del mondo, ad annunziare la lieta notizia della liberazione e della salvezza a tutti gli uomini.

Gesù, nella sua realtà umano-divina, oggi viene presentato a noi come grazia di perdono e di riconciliazione per tutti gli uomini. Ma non è questa, coniugi che siete qui, anche la vostra grazia, la vostra vocazio­ne e missione nel mondo?

In forza del mistero di Gesù — della sua incarnazione e della sua Pasqua — l'amore umano dei coniugi cristiani diventa sacramento del­l'amore riconciliatore di Dio e la famiglia diventa il luogo per eccellen­za — e poi la scuola e il lievito — dell'amore, del perdono, della ricon­ciliazione. Non solo di voi con Dio, ma a partire da voi e dalla vostra vi­ta quotidiana, con la forza propria del fermento, della Chiesa e della comunità degli uomini.

Questo per pura grazia di Dio; cioè, per un dono assolutamente gratuito della sua bontà. Come ci ha detto il profeta Isaia nella prima lettura: «O voi tutti assetati venite all'acqua; chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro...» (Is 55,1).

Il vostro matrimonio — e la famiglia che da esso è generata — è questo banchetto dell'amore gratuito imbandito da Dio, perché nella riconciliazione e nella comunione sia segno efficace di salvezza per voi, per la Chiesa e per il mondo.

6. A quali condizioni? Innanzitutto che conserviate integro il mi­stero dell'amore che vi è consegnato: che cioè Dio possa abitare con voi e in voi. «Chi ama Dio — ci ha detto l'apostolo Giovanni nella seconda lettura — osserva i suoi comandamenti».

L'affermazione vissuta del primato di Dio e della signoria di Cristo nella concretezza delle scelte dell'esistenza quotidiana, la santità nella trasmissione della vita, l'amore fedele fra i coniugi, l'impegno generoso di ambedue nell'educazione dei figli, l'apertura del vostro amore agli altri, sono il nucleo vitale di un matrimonio e di una famiglia che vo­gliono essere segno e sacramento dell'alleanza con Dio e della riconci­liazione fra gli uomini.

Da questo nucleo vitale parte uno stile di vita quotidiano, fatto di gesti umili ma concreti, che tesse rapporti umani riconciliati, nella di­sponibilità pregiudiziale a perdonare, nello sforzo ostinato di incontrar­si, di dialogare, di far emergere ciò che unisce sopra ciò che divide.

La comunità parrocchiale e diocesana, la stessa convivenza civile, attendono da voi questa testimonianza feriale e concreta, capace di tradursi anche in impegni generosi di solidarietà e di partecipazione negli ambiti della sanità, della scuola, del lavoro e del tempo libero, dell'e­marginazione, dell'impegno per l'adozione e l'affidamento a favore dell'infanzia in difficoltà: percorsi da seguire se vogliamo dare concre­tezza al discorso di riconciliazione che la Chiesa sta facendo e contri­buire a costruire nella convivenza umana una nuova qualità di vita.

7. Il Signore, che ci ha dato oggi la gioia di incontrarci, ci faccia crescere in questi intendimenti, e ci doni di essere testimoni del suo amore nel mondo. Amen.