PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

Home ] Su ] PROGRAMMA ] Gli Uffici ] La Commissione ] Formazione al Matrimonio ] Le Assemblee ] Casa Famiglia Pio X ] Assemblea animatori ] I  Fidanzati a S. Marco ] Ass. Centro S. Maria M. Domini ]

 

 

LA GENIALITÀ FEMMINILE

PER UN MONDO NUOVO

DI UOMINI E DI DONNE

S. Em. Card. Patriarca MARCO CÈ 

alla IX Festa diocesana della Famiglia  

22 gennaio 1989

 NEEMIA 8,2-4.5-6.8-10   1CORINTI 12,12-14.27    LUCA 1,1-4; 4,14-21

 

1. Carissimi,

abbiate anzitutto il mio affettuoso saluto: siate i benvenuti qui! Io non so se voi riusciate a capire con quanta gioia io vi accolgo e vi rivedo. Conosco molti dei vostri volti e, anche se non vi conosco, vi porto nel cuore: voi, con i vostri figli, il vostro lavoro, le vostre pene, le vostre preoccupazioni, vissute, magari piangendo, ma nella fede. Siete la Chiesa del Signore che è in Venezia, e il futuro di questa Chiesa non si farà senza di voi. Per questo vi accolgo con gioia e amore e vi saluto tutti.

2. Con voi saluto quelli che non sono qui. Lo faccio tutti gli anni. Amo chiamarli quasi per nome, come un padre e una madre nominano e chiamano i figli. Se noi li portiamo in cuore sono qui. Anzi sono salvi!

Penso alle coppie in difficoltà: dobbiamo pregare molto per loro, perché il Signore sostenga il loro cuore nella certezza che ogni difficol­tà, con la grazia del Signore e con la perseveranza nella volontà di sal­vare l'amore di coppia può essere superata.

Penso alle coppie che, partite bene, ormai sono in situazioni di rot­tura umanamente irrimediabile. Le vogliamo ricordare con molto amo­re, supplicandole perché non disperino della grazia; Dio doni loro di capire che egli è loro vicino, perché lui è padre e loro sono in difficoltà: si fidino di lui, si lascino con fiducia condurre per mano. Dio va sempre a prendere i suoi figli su tutte le loro strade e, con tenerezza e forza, li riporta su strade di salvezza.

Lasciatemi ricordare i coniugi che non credono, tanti, uomini e donne, che hanno perso la fiducia nel matrimonio, sacramentale o an­che solo civile... Sono nostri fratelli e figli di Dio. Lasciatemi pensare ai vostri figli più grandi, che vivono in una cultura e respirano un'aria ra­dicalmente estranea a quel patrimonio che voi avete invece ereditato dalla famiglia e dall'ambiente: il senso cristiano del matrimonio e della famiglia.

Ho richiamato questi fratelli, e non potevo non farlo, perché questa eucaristia è, sì, per voi, ma è anche per loro. Sia la loro salvezza.

3. Ora mettiamoci in ascolto del vangelo. Una pagina più bella non poteva toccarci. È sabato, giorno di festa, e Gesù va in sinagoga. Lui stesso fa la lettura. È il profeta Isaia che parla del futuro Messia. Mes­sia è l'unto del Signore: unto, cioè pieno di Spirito Santo, per essere mandato.

Mandato a chi? A tutti i poveri, i miserabili... a coloro che hanno bisogno di salvezza, hanno bisogno che Dio stesso li prenda in braccio, abbia cura di loro e dia loro di essere ciò che, proprio nel progetto di Dio, devono essere. Letto il brano. Gesù sedette. Tutti lo guardavano. Ed egli disse: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi» (Lc 4,21).

Cosa significa? Gesù dice: «il Messia, il Salvatore sono io, difatti ve­dete: io annunzio la buona novella ai poveri, spezzo il pane agli affama­ti, guarisco gli storpi... E questo vuol dire che il regno di Dio, la salvez­za, il Salvatore, ormai è in mezzo a voi». Di fatto noi crediamo che Ge­sù è proprio il Salvatore.

4. Ascoltate: ciò che Gesù dice di se stesso, non è vero solo di lui, è vero anche per voi. Lo Spirito di Gesù, il Salvatore, da Gesù scende su di voi, perché le cose che lui ha fatto e deve fare fino alla fine del mon­do, le possa fare mediante voi. Il Figlio di Dio vuol salvare l'uomo: prende un corpo in Gesù e, con quel corpo, compie la salvezza. Quel corpo però ora è in cielo alla destra del Padre.

In che modo si compirà la salvezza? Nel battesimo, e in voi nel ma­trimonio, a me nell'ordine, ci viene dato lo Spirito di Gesù, perché io da vescovo e voi da sposi, portiamo a compimento ciò che Gesù col suo corpo mortale non ha fatto, perché vuol farlo col nostro corpo: il nostro corpo, la nostra vita resa suo prolungamento mediante l'unzione dello Spirito.

5. Voi vivendo i valori del matrimonio intrisi di Spirito Santo, do­nando la vita nello Spirito, come continuatori di Dio padre creatore, ri­velando e donando l'amore stesso di Dio nel vostro amore coniugale e familiare, voi realizzando nel matrimonio e nella famiglia la genialità femminile, tutta l'originalità della donna, sì da esprimere la ricchezza ad essa elargita nel mistero della creazione, perché il progetto di Dio sull'uomo e sulla donna sia pienamente realizzato, a favore della Chie­sa e del mondo.

Facendo questo voi portate a compimento l'opera di Gesù, là dove voi siete, là dove voi vivete. Testimoni di Cristo e missionari, soprattut­to vivendo: da coniugi e da sposi.

6. Da che cosa avranno luce e grazia le situazioni di sofferenza, di disagio, di estrema difficoltà, di peccato, che abbiamo ricordato all'ini­zio? Chi salverà tanti coniugi, famiglie, figli?

Li salveranno i coniugi, le famiglie nei quali il mistero di Cristo è vi­vo, oggi. Dove si ama Dio, si osserva la sua legge, si prega..., lì si salva il mondo. Perché ci sia il fuoco non basta il calore; ci vuole il legno che bruci. Cristo è il fuoco, che però brucia in noi. Senza di noi, il fuoco che è Cristo si spegne.

7. Cari coniugi, io avrei tante cose da dirvi. Non lo posso fare. Nel discorso che ho fatto qui nella festività dell'Epifania ho messo il mio credo sul futuro della nostra Chiesa. Vi dico solo due cose:

1) l'evangelizzazione del dono che è la donna nel progetto creativo di Dio, la sua capacità di rivelare Dio, la sua vocazione a farlo sensibil­mente sentire: l'evangelizzazione del dono che è la donna nella Chiesa — della sua grazia e della sua missione — o passa attraverso la famiglia o non passerà. Io vi affido questo compito nella nostra Chiesa. Non da soli: con tutte le altre componenti, ma non senza di voi.

2) Spesso penso e prego: Signore, cosa vuoi che faccia per la tua Chiesa? Molte diocesi fanno le missioni, i sinodi... Io sono convinto di una cosa: o voi famiglie cristiane diventate missionarie, non facendo cose straordinarie, ma lasciandovi bruciare dal fuoco che è Cristo, of­frendo a lui tutta la vostra vita, vivendo in pienezza la vostra vita come atto d'amore per ciò che fate per i figli e per gli altri, come fa Dio quan­do agisce; o voi cristiani laici capite che i missionari veri sarete voi, o non ci sarà evangelizzazione.

Se a questo discorso aggiungete quanto ho detto all'Epifania, par­lando della «caritas familiare» e del volontariato: messa e volontariato tutte le settimane, allora io vedo una pentecoste per la nostra Chiesa e per il mondo.


7.

La famiglia luogo dove Fuorno si educa a vivere

Is 8,23-9,3 ICor 1,10-13.17 Mt 4,12-23

(28 gennaio 1990)

 

 

1. C a fissi mi,

la Festa della famiglia è sempre un incontro gioioso per il Patriarca e per tutti ed è un dono di speranza che voi fate alla nostra Chiesa.

Ci siamo raccolti nella nostra cattedrale: e voi siete le pietre vive, vere cellule di Chiesa, casa di Dio costruita dallo Spirito Santo.

Ci incontriamo a una settimana dalla «Giornata della vita», per of­frire a tutti con dolcezza e forza la nostra testimonianza di fede nel sen­so cristiano del matrimonio e della famiglia. Voi oggi rinnoverete, da­vanti al vescovo e a tutta la comunità, il vostro consenso sponsale: un consenso che è cresciuto nella fedeltà e nella prova, temprato dalla fati­ca di ogni giorno; e proclamate a tutti che l'amore coniugale autentico, con la grazia del Signore, è possibile ed è capace di dare senso pieno al vivere, al faticare, al soffrire.

2. Voi siete qui per ringraziare il Signore che ha aperto il vostro amore al dono della vita: le creature che il Signore vi ha donato, ren­dendo fecondo il vostro amore, vi trascendono. Nel dono della vita voi siete entrati in una misteriosa collaborazione con Dio: la persona del fi­glio porta in sé il segno dell'azione creaturale e finita dei genitori e il se­gno dell'infinito di Dio.

Oggi la comunità cristiana è chiamata da Dio a rendere in mezzo agli uomini la sua forte testimonianza alla trascendenza della persona e quindi all'intangibilità della vita umana, dall'inizio, quand'è ancora cu­stodita nel grembo materno, alla fine, rifiutando ogni violenza e ogni offesa fatta a creature innocenti. Guai se la Chiesa, in questo momento della storia in cui sono chiamati in questione i valori supremi dell'aper­tura dell'uomo a Dio, del valore d'una legge superiore che regoli l'agire di tutti, del rispetto della vita e dei diritti di ogni uomo, guai — dicevo — se la Chiesa non fosse ferma nel custodire «la parola di vita» che Dio le ha affidato.

Questa «parola di vita» voi, coniugi cristiani, la dovete testimoniare nella libertà e nella responsabilità d'una generosa risposta a Dio, padre della vita. Nello stesso tempo però, come singoli e come comunità cri­stiana, dobbiamo interrogarci sull'amore e sulla solidarietà verso la donna che sta per diventare madre, per la quale quel momento grande di appuntamento con la vita, può essere motivo di sofferenza, di paura e di angoscia.

Mentre con forza inequivocabile rifiutiamo soluzioni inaccettabili, qual è l'eliminazione della vita nascente mediante l'aborto, con altret­tanta forza dobbiamo affrontare i problemi educativi e sociali, perché la maternità sia sempre più riconsegnata alla sua grazia di amore responsabile e gratuito.

3. Ora però vorrei indugiare con voi qualche momento in ascolto della parola di Dio.

Il vangelo ha proclamato il mistero di Gesù costretto ad abbando­nare la sua terra e a farsi emigrante, sotto la minaccia della vita.

Degli eventi di cui abbiamo udito sono possibili due letture. Una lettura ovvia, che guarda le cose, vi vede dei fatti di cronaca, potremmo addirittura dire di «cronaca nera»: un rè violento e senza scrupoli, e una povera famiglia che fugge. Quando, dopo la morte del tiranno, può rientrare, evita di soggiornare nella zona di prima, dove pure avrebbe amato fermarsi, va lontano e si insedia in un villaggetto della Galilea. Però lo stesso evangelista Matteo non si accontenta di questa lettura dei fatti e vede in Gesù che scende in Egitto, per poi uscirne e ritornare nella terra dei padri, compiersi le promesse di salvezza fatte da Dio al suo popolo.

Attraversata dalla piccola, sofferta storia quotidiana della famiglia di Nazaret, la storia dell'uomo diventa storia della salvezza. Gesù — e con lui sua madre e Giuseppe — vivendo la sua umilissima vicenda umana, che adempie però la volontà del Padre, salva la storia di tutti gli uomini che credono in lui.

4. Cari coniugi, nella grazia del vostro matrimonio voi custodite questo mistero di presenza di Dio nella storia. Scoprite ogni giorno di più la vostra grazia. Nel vostro agire quotidiano per la vostra famiglia e per il vostro dovere, nelle vostre quotidiane preoccupazioni e cure pa­terne e materne, voi siete presenza e rivelazione reale dell'amore di Dio per l'uomo: attraverso voi e il vostro agire, faticare e soffrire, la salvezza entra nella storia dell'uomo. Nel mistero sponsale voi custodi­te il segno efficace dell'amore di Cristo nel mondo: come accadde a Maria, nel mistero della visita alla cugina Elisabetta.

Credete quindi alla grandezza della vostra vita quotidiana: vissuta nella grazia di Cristo, come obbedienza al Padre, essa è santa e santifi­cante. Come Gesù portava e mediava la presenza del Figlio nella sua umanità, così voi portate e mediate la presenza dell'amore divino nella vostra esistenza quotidiana: nell'esercizio della paternità e maternità, nel compimento fedele del vostro dovere.

5. Questa è la scuola dove voi crescete e crescono i figli di Dio. Voi avete scelto di riflettere sul tema: «La famiglia luogo dove l'uomo si educa a vivere». Di fatto questo è il progetto di Dio rispettato anche dal Piglio di Dio fatto uomo, che volle nascere in una famiglia.

Cari coniugi: credete nella grazia della famiglia ed impegnatevi a farne un luogo educativo. La famiglia dove si impara a pregare e a pre­gare insieme, cioè a essere Chiesa.

Papà e mamme, coniugi cristiani, vi faccio una domanda: pregate insieme ogni giorno, anche per breve, brevissimo tempo? Quale dono di grazia sarebbe per voi e per la vostra famiglia se voi pregaste insie­me! Perché non cominciare, come impegno preso in questa Festa della famiglia.

La famiglia dove impariamo a essere poveri, sobri, a fare a meno del superfluo perché diventi aiuto al fratello bisognoso. La famiglia do­ve si impara a portare gli uni i pesi degli altri, dove si impara a rispetta­re e ad amare gli anziani. Una famiglia che vive questa sua grazia è sal­vezza in atto, è lievito di salvezza per la storia, è dono anche per le real­tà civili, che si trasformeranno sotto la spinta della grazia della famiglia santa.

Chiudendo vi invito a rivolgere un pensiero pieno di affetto e di so­lidarietà alle famiglie che soffrono: per malattia, disgrazie, tribolazioni o perché sono divise e sono lontane dalla fede.

Preghiamo molto per loro, in questo momento e ogni giorno. E preghiamo perché la Chiesa sia veramente «madre» nei loro confronti: ma riuscirà ad esserlo solo col vostro aiuto, nella verità e bontà del van­gelo.

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo e l'intercessione di Maria vi accompagnino sempre. Amen.