PATRIARCATO DI VENEZIA

PASTORALE SPOSI E FAMIGLIA

 

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SCHEDE PER LA RIFLESSIONE

IN PREPARAZIONE

ALLA XX ASSEMBLEA DEGLI SPOSI

  • VENEZIA, Parrocchia dei Carmini e Scuola Grande S. Maria del Carmelo, domenica 9 ottobre 2005

  • MESTRE, Parrocchia S. Cuore, via Aleardi, domenica 23 ottobre2005

  • LITORALE, Parrocchia S. Maria Concetta di Eraclea, domenica 30 ottobre con la partecipazione di Sua Em. Rev.ma il Card. Angelo Scola

 

Continua il Dialogo dopo la XIX Assemblea:

SE LA PARROCCHIA FOSSE DAVVERO LA CASA DELL'UOMO E DELLA DONNA CHE SI AMANO

 

 

 

 

sommario

presentazione del quaderno                              

 

prima parte                                                

anno pastorale 2005-2006

sette punti del programma

 

1.  l’obiettivo del programma                            

2.  il cammino di approfondimento                     

3.  le urgenze della pastorale                            

4.  i nuovi testi del rito del matrimonio                

5.  la ricerca teologica e l’esperienza                    

6.  contemplazione di Gesù Cristo                     

7.  appuntamenti diocesani                              

 

 

seconda parte                                             

progettare la pastorale parrocchiale

con gli sposi e la famiglia

Se la parrocchia fosse davvero la casa

dell’uomo e della donna che si amano…

 

la comunità ecclesiale                                     

la comunità coniugale e familiare                        

il volto missionario della parrocchia                    

il dialogo in assemblea                                    

 

Bibliografia                                                 

 

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    Al sommario

PRESENTAZIONE  

L’obiettivo della prossima XX Assemblea diocesana degli Sposi - in strettissima continuità con quella dello scorso anno: “L’amore coniugale nella pastorale della parrocchia” -  lo abbiamo così descritto: “Se la parrocchia fosse davvero la casa dell’uomo e della donna che si amano…”.

 

É il Patriarca a suggerircelo: “Nel modo stesso di vivere l’amore coniugale nella famiglia fedele stabile, si compie la promessa contenuta nell’amore uomo-donna, cioè si realizza il per-sempre, si apre la vita e la si genera, si compie la salvezza-realizzazazione della persona umana, si edifica la Chiesa, si costruisce la società”.

   

E’ come dire che le due comunità  non possono pensarsi separatamente: la comunità familiare non può mai staccarsi dalla comunità ecclesiale, la quale, a sua volta, proprio per la fedeltà a se stessa, nella misura in cui è attenta ai doni che costituiscono la sua vita, non può che incrociare il matrimonio, quale dono emergente e pieno di qualità che viene dal Signore.

   

In assemblea, il dialogo degli sposi si svolgerà tenendo in mano la stessa traccia della seconda parte del quaderno della XIX Assemblea, che per comodità abbiamo qui ricopiato.

 

Certo, il confronto fra gli sposi potrà riuscire efficace, coerente e concreto se essi verranno all’appuntamento potendo disporre degli approfondimenti proposti nella prima parte di quel quaderno, in particolare sui due seguenti punti: “Quando l’amore tra l’uomo e la donna è amore sponsale?” (pp.14-18)  e “Il matrimonio dei cristiani è un sacramento” (pp.19-24).      

 

Riteniamo, inoltre, importante far notare che la prima parte del presente quaderno informa sul programma pastorale 2005-2006 della nostra commissione (testo che verrà pubblicato nel numero di settembre del “Mosaico”): ma ne diamo subito conto trattandosi del contesto nel quale svolgeremo l’Assemblea di ottobre e gli altri punti del programma pastorale.

   

Anche quest’anno, incoraggiati dalla precedente positiva esperienza, abbiamo preferito collocare la XX Assemblea in tre zone: a Venezia, domenica 9 ottobre ai Carmini; a Mestre, domenica 23 ottobre al S.Cuore; nel Litorale, domenica 30 ottobre a S.M.Concetta di Eraclea.

 

Buon lavoro. Cordiali saluti.

Venezia 11 luglio 2005

  la commissione

Zardon don Silvio, Fiorese Nadia e Giamba, Giantin Daniela e Sandro, Dri Cecilia e Piergiorgio, Urbani De Gheltof Tiziana e Matteo, Selle Giovanna e Piero, Majer Anna e Libero, Casagrande Maria Giovanna e Luca, Salvador Marina e Gianpaolo, Donà Lidia e Francesco, Rossi Dilvia e Virgilio, Ticozzi Marina e Domenico, Liviero don Mario, Tagliapietra Paola e Ermanno, Martin Anna e Piero, Lazar Sr Lidia, Sambo Alessandra e Paolo, Salvagno Albertina e Marco, Martinengo Gina e Pietro, Bonaldi Marylisa e Franco, Trento Milena e Gianluigi, Ciancimino Paola e Mauro, De Sabbata Silvia e Alessandro, Ghio Daniela, Veronese Claudia e Luca, Pistilli Marina e Angelo, Matacchioni Grazia e Paolo, Scantamburlo Marisa e Franco.

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PRIMA PARTE

ANNO PASTORALE 2005-2006

SETTE  PUNTI  DI  PROGRAMMA

  1.  L’obiettivo del programma pastorale è: “Gli sposi e la famiglia nella pastorale della Parrocchia”.

  Questo obiettivo si inserisce nella prospettiva della prossima “Visita pastorale” del Patriarca Card.Angelo Scola alle nostre Parrocchie; e nel contesto, da un lato, della Nota Pastorale della CEI: “Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia” e, dall’altro, nel contesto della viva raccomandazione del nostro Patriarca agli sposi (Assemblea di Marghera 2003): “Abbiamo fatto dei passi eccellenti con la pastorale familiare nel nostro patriarcato. Ora dobbiamo farne un altro, aiutare i sacerdoti, i responsabili, ad avere il coraggio di partire dagli sposi come “soggetto”, perché la parrocchia deve modularsi sempre di più su questa dimensione dell’esperienza umana: nel compito, nella missione di arricchire, trasfigurare gli affetti. Dove c’è l’amore, bisogna testimoniare come vivere di Cristo. Nel modo stesso di vivere l’amore coniugale nella famiglia fedele stabile, si compie la promessa contenuta nell’amore uomo-donna, cioè si realizza il “per sempre”, si apre la vita e la genera, si edifica la Chiesa, si costruisce la società”.

  Queste parole sono eco di quanto leggiamo nel documento basilare della pastorale familiare in Italia, “Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio”: “L’Ordine e il Matrimonio significano e attuano una nuova e particolare forma del continuo rinnovarsi dell’alleanza nella storia. L’uno e l’altro signficano la comune e fondamentale vocazione battesimale ed hanno una diretta finalità di costruzione e dilatazione del popolo di Dio” (32); e lo stesso documento aggiunge (44): “Così gli sposi, mediante il sacramento, ricevono quasi una consacrazione che attinge, trasformandola, tutta la loro esistenza coniugale (GS 48). Nell’incontro sacramentale il Signore affida ai coniugi anche una missione per la Chiesa e per il mondo arricchendoli di doni e ministeri particolari (LG 11)”.  

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  1. Abbiamo iniziato un cammino “verso un approfondimento sul matrimonio e sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo”.

  Recentemente è stato fortemente incoraggiato dalla  “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo”, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede, a firma del Card.J.Ratzinger (31. 05. 2004).

  Il documento, anzitutto, si propone come una “innovazione” interessante per le sue riflessioni ispirate dai dati dell’ “antropologia biblica” e, nello stesso tempo, come la “riformulazione degli insegnamenti assodati”: il tutto presentato, già nella sua introduzione, come “un punto per un cammino di approfondimento all’interno della Chiesa e per instaurare un dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella sincera ricerca della verità e nel comune impegno a sviluppare relazioni sempre più autentiche”.

  D’altro canto, sul “mistero” dell’amore uomo-donna, nel progetto di Dio, dobbiamo continuare a interrogarci partendo dalle grandi intuizioni della Gaudium et Spes (47-52), tenendo presente che la riflessione specifica sulla “Spiritualità coniugale e familiare”, data all’incirca da un settantennio dalla “Casti Connubii” di Pio XI (1930), e dal rinnovamento della teologia del Matrimonio avviato in quegli anni.

  Come, allora, non ricordare i “Gruppi di spiritualità familiare” della nostra Chiesa promossi e guidati, fin dagli anni ’50, da don Germano Pattaro e don Mario D’Este?

  Tuttavia, nel suo complesso, questo movimento sul tema del matrimonio e della spiritualità coniugale e familiare, pur con radici lontane, appare relativamente “nuovo”.

  Se si guarda al futuro che attende la Chiesa, si può affermare che, sotto questi aspetti, gli sposi che vivono in atteggiamento di fede il loro matrimonio sono ancora “i primi cristiani”.

  Nonostante i quaranta anni dal Concilio, questo cammino è ancora agli inizi .

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  1. D’altro canto, una serie di urgenze pastorali ha fatto lasciare in ombra il tema specifico del matrimonio e della spiritualità coniugale e familiare.

  Le principali urgenze sono note : le questioni del divorzio e dell’aborto; la regolazione delle nascite; salvaguardare il senso dell’istituzione del matrimonio, contro i continui tentativi di svuotarla di significato e di senso; l’importanza di un’adeguata politica per la famiglia; i sempre più numerosi divorziati risposati; il rapido diffondersi delle convivenze.

  Più volte Giovanni Paolo II ha ripetuto che la crisi del matrimonio e della famiglia, è essenzialmente una crisi di “relazione” e conseguentemente di “comunione”:  “L’uomo è immagine di Dio non tanto nel momento della solitudine, quanto nel momento della comunione, comunione che si fa particolarmente intensa e profonda nel rapporto che, con il matrimonio, viene ad instaurarsi tra uomo e donna, chiamati ad essere “immagine di Dio” attraverso il dialogo e non per la via della contrapposizione, delle lacerazioni, dell’insanabile conflitto e inimicizia, imboccando la quale si giunge all’esito obbligato della solitudine”.

Il matrimonio e la spiritualità coniugale e familiare dovranno essere sempre più oggetto della presa di coscienza dell’appello ad essere “immagine di Dio” attraverso una piena e profonda comunione di vita e di amore.  

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  1.   E’ proprio questo il principale obiettivo del “Nuovi testi” del Rito del Matrimonio, in atto dall’inizio dello scorso Avvento.

 

Al più presto dovremo rileggere e interpretare insieme - presbiteri e sposi, e specialmente coloro che sono chiamati a collaborare alla Formazione dei prossimi Sposi - i “nuovi testi” del Rito del Matrimonio, cominciando dai suoi “Cinque criteri ispiratori” (I), descritti appunto nella sua “Presentazione” e dalle preziose Note riguardanti il necessario e consequenziale rapporto tra “la celebrazione e la vita di coppia e di famiglia”; e tutto, dopo aver affrontato il delicato compito della Formazione dei futuri sposi e della Celebrazione del Sacramento del Matrimonio, secondo la precisa  e ampia descrizione delle Premesse Generali (II).  

 

I)       Cinque criteri ispiratori .

 

1)  Il significato specificamente cristiano del matrimonio: l’amore uomo-donna è un valore universale dell’umanità, il fondamento della famiglia e la cellula originaria della società; si collega intimamente al mistero stesso della vita; deriva dalla volontà di Dio Creatore e da Lui riceve benedizione e santità; Cristo ha elevato il matrimonio a sacramento, simbolo reale che contiene e manifesta la sua unione con la Chiesa; comunica agli sposi lo Spirito per renderli capaci di amarsi l’un l’altro con amore di donazione.

2)  La dimensione ecclesiale del sacramento del matrimonio: la coppia e la famiglia diventano immagine viva della Chiesa e partecipano della sua fecondità; attraverso un amore oblativo, fedele, indissolubile e fecondo, trasmettono il dono della salvezza che viene da Gesù Cristo; la natura ecclesiale della celebrazione del matrimonio deve evidenziarsi già nell’azione liturgica del matrimonio.

3)  La presenza dello Spirito nel matrimonio: come ogni celebrazione liturgica anche la celebrazione del matrimonio è “attuata nello Spirito Santo”.

4)  La gradualità nel cammino di fede e nell’esperienza di Chiesa.

5)  La ministerialità degli sposi nella celebrazione: partecipando in modo attivo ai diversi momenti della celebrazione.

 

II)      Dalla formazione e celebrazione del sacramento alla vita di coppia e di famiglia.

Il matrimonio investe tutta la vita degli sposi, abilitati a tradurre nella vita quotidiana ciò che essi sono diventati in forza del sacramento per opera dello Spirito, che li ha inseriti nella realtà del mistero trinitario; da qui l’esigenza di promuovere un cammino “mistagogico” per  coppie proprio con particolare attenzione ai giovani sposi (v. Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, 103).

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  1. Gli sposi cristiani si sentono sollecitati (nella nostra Chiesa non pochi di loro da qualche tempo) ad approfondire il senso della loro “esperienza”, a farsi essi stessi parte attiva di un’impresa che, nella nuova prospettiva aperta al laicato dal Concilio Vaticano II, non potrà riguardare soltanto gli “specialisti della ricerca teologica”.

      A loro volta, gli specialisti della teologia si sentono sollecitati ad una più puntuale verifica delle loro proposte in aperto confronto con i loro naturali destinatari; e così i laici, gli sposi, continuando  ad affinare la loro cultura religiosa, potranno diventare in futuro essi stessi elaboratori di teologia e, dunque, punto di riferimento per una comunità cristiana che, non soltanto nell’ambito della teologia e della spiritualità del Matrimonio, va ormai assumendo la consapevolezza della necessità di recuperare la profonda unità del popolo di Dio.

  A questa esigenza negli scorsi anni abbiamo tentato di proporci qualche iniziativa, certo modesta. Ora vogliamo riprendere con più determinazione e strumenti adeguati secondo la natura e le finalità dello “Studium generale Marcianum”, puntando nello stesso tempo ad una nuova collaborazione con il Centro “G.Pattaro”, con l’intento di aprire decisamente la via ad un approccio vasto e articolato alla realtà del matrimonio affrontata sia sotto il profilo della elaborazione concettuale sia dal punto di vista dell’esperienza di vita. 

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  1. Partiamo  sempre  dalla  contemplazione”  di  Gesù Cristo.

  Gesù Cristo è il “rivelatore”, è il “narratore” del Padre. Proprio questo ha fatto nella sua vita. Come Figlio, conosce bene il Padre, sa cosa pensa. Ha narrato il Padre nelle cose che ha fatto e detto.

  Però Gesù da solo non narra tutto del Padre.

Per narrare in pienezza la paternità e la maternità, che in Dio si identificano, si serve della nostra umanità e dell’umanità degli sposi. Così Gesù ci rivela che Dio appartiene anche alla nostra storia, non è più solo un mistero invisibile,  ma, grazie a questo suo disegno, che ha pensato, ha desiderato, ha voluto e ha realizzato nel matrimonio, è un mistero visibile, parte integrante della storia umana. Questa verità fondamentale della fede cristiana, Dio è Uno e Trino, prima di impararla dal catechismo, noi la incontriamo là dove l’esperienza coniugale e familiare corrisponde al disegno di Dio.

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  1. Appuntamenti diocesani.

 

FIDANZATI

 

1)  CORSI PER LA FORMAZIONE AL MATRIMONIO

    Ne sono previsti  n. 73 : 65 vicariali, 8 diocesani.

 

2)  ITINERARI DI FEDE PER COPPIE DI GIOVANISSIMI 

      dal novembre prossimo la commissione  promuove due esperienze a Venezia e a Mestre,

 

3)   XII ASSEMBLEA DIOCESANA DEI FIDANZATI CON IL PATRIARCA

     domenica 2 aprile 2006, ore 15.00,

     Cattedrale di  S.Marco

 

 

SPOSI

 

1)   XX ASSEMBLEA DIOCESANA DEGLI SPOSI

     “Se la parrocchia fosse davvero la casa dell’uomo e della donna che si amano…”

 

§ Venezia, parrocchia dei Carmini e Scuola Grande S.Maria del Carmelo,

    domenica 9 ottobre 2005;

 

§ Mestre, parrocchia S.Cuore, via Aleardi,

    domenica 23 ottobre 2005;

 

§ Litorale, Eraclea, parrocchia di S.M. Concetta,

    domenica 30 ottobre 2005.

 

2)  XXVI FESTA DIOCESANA DELLA FAMIGLIA

     XII Consegna della Bibbia alle famiglie

     Rinnovazione delle promesse matrimoniali

     domenica 29 gennaio 2006, ore 15.30,

     Cattedrale di S.Marco.

 

3)      CASA FAMIGLIA S. PIO X—GIUDECCA

 

4)   CENTRO S. M. M. DOMINI  e i  3 CONSULTORI

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SECONDA PARTE

PROGETTARE

LA PASTORALE PARROCCHIALE

CON GLI SPOSI E LA FAMIGLIA

 

SE LA PARROCCHIA FOSSE LA CASA DELL’UOMO E DELLA DONNA CHE SI AMANO

 

É noto il significato ecclesiale del sacramento del matrimonio: da qui deriva la rete di legami che salda la comunità sponsale alla comunità ecclesiale nel progetto di Dio.

 

LA COMUNITÀ ECCLESIALE

Il punto di riferimento è la qualità della vita della Chiesa che, secondo la prospettiva del Concilio, è detta ecclesiologia di “comunione”. Ma che cosa significa “comunione” riferito alla “Chiesa”?

La Chiesa viene dalla volontà di Dio, è opera delle sue mani. La comunità ecclesiale non è il frutto della buona volontà dei credenti: essa non può mai in nessun caso essere immaginata solo come il momento socio-istituzionale, assunto dall’organizzazione dei cristiani che si radunano insieme. In questo caso la Chiesa sarebbe solo umana come una qualsiasi altra società.

Essa viene da Dio, è un dono del suo amore. “Quando due o tre si raccolgono” nel nome del Signore, Mt 18, 20, è la Chiesa. Paolo aggiunge: “Nessuno può confessare che Gesù è il Signore, se non gli è dato dallo Spirito”, 1 Cor 12, 5.

Invocare il nome di Dio non è, allora, un rito che giustifica e costituisce l’assemblea dei credenti. L’invocazione, mentre si esprime nel loro pregare, viene da prima di loro e da oltre loro. Viene appunto dallo Spirito di Dio, che chiama “a gran voce” gli eletti alla fede.

  Così nasce la Chiesa: dove Dio scende nel cuore dell’uomo e lo incontra, per farlo “suo”; vuole   essere il Dio della sua vita, in modo che l’uomo, con lo stesso movimento di grazia, lo riconosca  come unico Signore della propria esistenza.

  É chiaro che la Chiesa non nasce dalla disponibilità dell’uomo a Dio, ma dalla disponibilità di Dio all’uomo. Per questa ragione la Chiesa, affidata da Gesù Cristo alla guida del Papa e dei Vescovi (Christus Dominus, 1), è la celebrazione di tale incontro, deciso e desiderato dal Padre che sta nei cieli. Un “segreto” nascosto in lui da sempre, “sconosciuto” sia agli angeli che agli uomini, Col 1,26, reso finalmente manifesto da Gesù di Nazaret.

  La Chiesa, perché incontro, è appunto la “comunione” di Dio con l’uomo, perché l’uomo sia in “comunione” con Dio. La “comunione” dichiara che l’incontro è pieno di intimità, più profonda di quanto l’uomo possa   immaginare.  Una “comunione” di “unità”, la stessa comunione-unità che lega il Padre al Figlio nell’amore indicibile dello Spirito. La “comunione” stessa di Dio, vissuta nell’intimità della stessa realtà divina, cf Gv 17, 21.

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LA COMUNITÀ CONIUGALE E FAMILIARE

Per il sacramento del matrimonio la comunità coniugale è essa pure “segno” e “profezia” della “comunione” di Dio con gli sposi: la “comunione” che egli celebra dall’interno del loro amore e fa dell’unione sponsale il “lieto annuncio” dell’amore di “Cristo per la Chiesa” . Dio scende in questo amore e lo celebra come Dio dell’amore, trasformandolo in un luogo di intimità vivente tra sé e gli sposi, intrattenendosi in dialogo di grazia e di salvezza con loro, così che anche loro, a causa di Dio, si intrattengano nello stesso dialogo che, mentre li lega a Dio, li lega in maniera ineffabile anche tra di loro.

 

Per questo si può e si deve affermare che la Chiesa e il matrimonio nascono dallo stesso mistero pasquale; hanno la stessa vocazione e la stessa missione. La “comunione” pasquale è il principio normativo del loro rapporto. Per questo S.Paolo (lo abbiamo già ricordato), in un testo fondamentale per capire il matrimonio cristiano, chiede agli sposi di guardare decisamente a Cristo: “Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei”, Ef 5, 25. E Giovanni Paolo II ribadisce nella FC 13: “Gli sposi sono il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla croce”.

Tra l’altro, diversamente, come si saprebbe comprendere e giustificare l’interesse appassionato della Chiesa nei confronti del matrimonio e della famiglia, che dal matrimonio ha origine?

  Dunque, l’amore sponsale - insieme al carisma della consacrazione verginale - è un dono particolare che lo Spirito Santo elargisce agli sposi per l’edificazione della Chiesa e la promozione della comunità umana, cf 1Cor 12, 12-13. Lo Spirito che unse il Cristo, inviandolo come testimone del Padre e redentore degli uomini, ha effuso sopra i coniugi cristiani - e i consacrati del Signore (sarà necessario riprendere presto questa sublime realtà) - perché siano nel mondo “sale” e “luce”, Mt 5, 13-14, “lievito che fermenta tutta la pasta”, Mt 13, 44. La triplice funzione profetica, sacerdotale e regale a cui sono chiamati tutti i battezzati si specifica nel matrimonio attraverso la formazione della famiglia, che deriva dal sacramento del matrimonio, come “piccola chiesa domestica”, chiamata a vivere  l’ascolto e l’annuncio della Parola, la preghiera comune e i sacramenti nella grande famiglia ecclesiale soprattutto verso altre famiglie in difficoltà. 

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Il volto missionario della parrocchia

“La parrocchia è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli   delle sue figlie” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici 26, citando a sua volta il Vaticano II, Sacrosanctum Concilium 42): difficilmente si può trovare una definizione più sintetica e incisiva della realtà ecclesiale di base, nella quale tutti in qualche modo siamo dentro da sempre, dalla quale siamo stati generati alla fede e alla vita cristiana, nella quale viviamo il nostro battesimo ed esercitiamo i vari ministeri, alla quale ricorriamo per nutrire di grazia  il nostro quotidiano specialmente nei momenti più signficativi o difficili della nostra esistenza personale, familiare e comunitaria.

  Nella Nota pastorale dei Vescovi italiani “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, dello scorso maggio, è affermato con vigore che la Chiesa italiana non può fare a meno della parrocchia e che “il futuro della Chiesa in Italia ha bisogno della parrocchia” (n.5).

Con il Concilio si è iniziato  un processo di incalcolabile importanza: il risveglio della coscienza dei cristiani al “senso della Chiesa”. Il risveglio passa ancora per larga parte attraverso il tessuto connettivo di base: la parrocchia.

  Scrive il Patriarca nella Lettera pastorale: “Lieti nella speranza. IL VOLTO MISSIONARIO DELLA PARROCCHIA ” (31.10.2003): “La parrocchia è la comunità in cui la casa è assunta in una più ampia dimora: La famiglia si arricchisce e trova il suo equilibrio oggettivo nella trama stabile di rapporti che la comunità parrocchiale propone. La condizione per questo è l’annuncio che apre gli affetti della carne e del sangue all’affezione di comunione. È la missione. Senza la missione la casa non diventa dimora. Infatti, come spesso costatiamo, senza la dimora della comunità, la casa (la famiglia) per sé sola non ce la fa! Il volto missionario della parrocchia è quindi originario e costitutivo” .

  Nascono però interrogativi che non sono nuovi: la parrocchia  potrà di nuovo annunciare il Vangelo nelle forme della vita degli uomini d’oggi? Quali saranno le forme della trasmissione della fede nel contesto attuale? Che cosa si intende quando si auspica che la parrocchia deve diventare “missionaria”?

  Iniziamo qui una prima risposta agli interrogativi.

    È noto che la vocazione cristiana comporta che la vita quotidiana (lavoro, famiglia, impegni sociali), sia vissuta come un cammino di sequela del Signore.

La parrocchia, per essere chiesa, (predicazione evangelica, celebrazione eucaristica, doni dello Spirito, unità fraterna con la presidenza del ministero ordinato) deve plasmare la libertà dei credenti, configurandola come un obiettivo della fede cristiana in rapporto alle condizioni storico-civili della loro esistenza. Questo è proprio il suo volto missionario.

In realtà questo traguardo è da raggiungere attraverso  un lavoro comune delle parrocchie in ordine ad una proposta del Vangelo che penetri effettivamente nella vita della gente:

Ad esempio, valorizzare la solidarietà che consiste nel dare un volto e un nome a delle persone concrete; considerare il lavoro un contributo, non solo al mantenimento ma alla promozione dell’uomo; vivere la globalizzazione come opportunità di un amore diffuso e non solo come una preoccupazione sociale

  Questo è il volto missionario della parrocchia . Ciò consentirà di approdare ad una visione di comunità più “articolata” sul territorio, uscendo dalla riproduzione di figure di comunità, pressoché usuali, che presentano attività ripetute per tutti.  

Si tratta di un lavoro comune che esige uno spirito fresco e nuove figure laicali, di profilo pastorale e missionario. Ciò dovrà avvenire anche in parrocchie che si ritengono grandi a sufficienza

  La sfida di una pastorale sinfonica è dunque per tutti. Per questo bisogna che tutti si mettano in movimento: occorre fare oggi per scelta ciò che si dovrà fare domani per forza. La sorpresa dovrebbe essere quella di veder nascere forze ed energie, soprattutto laicali, in particolare di sposi, che operino nella parrocchia  in un rapporto di stima e di fiducia con il parroco .

  L’obiettivo è far si che ogni cristiano riscopra che la sua vita è testimonianza dentro le forme della vita quotidiana, nella famiglia, nel lavoro, nei luoghi del divertimento e del volontariato fino agli spazi sterminati della vita sociale, culturale e politica.

  Senza la testimonianza diffusa dei credenti il volto missionario della parrocchia sembrerà sequestrato dall’impegno degli specialisti della pastorale. La parrocchia serve la fede della gente  perché la vita di ogni giorno possa irradiare ancora lo splendore del Vangelo.

  Preziose sono le numerose indicazioni concrete descritte dal nostro Patriarca nella sua Lettera: “Il volto missionario della parrocchia” , la quale, in sintonia con la Nota pastorale dei Vescovi italiani, intravvede prospettive nuove per la parrocchia che si sforza di immaginare in modo nuovo e geniale la Chiesa nel proprio tempo: a servizio missionario di tutti e di ciascuno!

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il dialogo in assemblea

  ·   Allora, la reciprocità del fondamento salvifico mette le due comunità una in rapporto con l’altra, così da non essere pensabili separatamente e la comunità sponsale non può mai staccarsi dalla comunità ecclesiale. Non quindi per un riconoscimento esterno con il quale la Chiesa promuove il matrimonio a “soggetto” pastorale e missionario. Ma per la fedeltà a se stessa, perché nella misura in cui la comunità dei credenti è attenta ai doni che costituiscono la sua vita, non può che incrociare  il matrimonio, quale dono emergente e pieno di qualità che le viene dal Signore.

  In realtà, questi valori stanno diventando oggetto della consapevolezza degli sposi, dei presbiteri e delle comunità parrocchiali?

   

·   L’obiettivo della scorsa Assemblea: “Mettere al centro della programmazione pastorale della comunità parrocchiale l’amore tra l’uomo e la donna”, dovrebbe informare tutta l’attività parrocchiale nelle sue manifestazioni sacramentali ed organizzative, e rimane di assoluta e indiscutibile priorità, come affermano i Vescovi in ESM 44: “In forza del loro ministero, gli sposi sono il soggetto attivo e responsabile della sollecitudine pastorale della Chiesa” (cf LG 11 e AA 11).

·   “Progettare la pastorale della  parrocchia con gli sposi e la famiglia” significa delineare il “cammino di conversione” che deve fare una parrocchia per essere qui ed ora segno e strumento del Regno di Dio , cioè per essere testimone credibile dell’amore di Dio, per essere segno e strumento di comunione e per promuovere la crescita integrale delle persone.

  Non significa elaborare una strategia operativa a partire dai nostri criteri umani, ma vuol dire cercare di scoprire, con la luce dello Spirito Santo e con il “discernimento comunitario”, qual è il progetto di Dio sulla nostra comunità parrocchiale e impostare l’azione pastorale in modo che la parrocchia diventi ciò che Dio le chiede di essere in questo momento storico e in questo contesto sociale e culturale.  

 

Quali sono le scelte che siamo chiamati a fare per avviare questo nuovo stile di chiesa, che trova nelle coppie degli sposi e nelle famiglie i suoi protagonisti e i suoi modelli di riferimento? 

  ·   Le nostre parrocchie sono chiamate a una grande “conversione pastorale”, cioè a passare (si tratta di una semplice traccia di indicazioni della commissione da discutere e definire insieme  già in Assemblea):

Ø dall’idea di famiglia intesa come “oggetto” delle cure pastorali, ad una famiglia come “soggetto pastorale”;

Ø da una parrocchia intesa come un insieme di persone singole ad una parrocchia intesa come “famiglia delle famiglie”, in cui le famiglie sono la “base” della parrocchia e dove le famiglie si sentono come nella propria casa;

Ø da una famiglia “oggetto” ad una famiglia vista come “fonte generativa” della comunità parrocchiale e come “perno” della progettazione e della gestione della parrocchia;

Ø da una famiglia vista come un “settore” della pastorale, ad una famiglia comsiderata come “trasversale” a tutta la pastorale; da un’attenzione quasi esclusiva alle famiglie praticanti, ad un coinvolgimento missionario di tutte le famiglie.

  ·   Le parrocchie , che fanno questa conversione pastorale sono chiamate ad assumere la coppia e la famiglia come “modello” in base al quale strutturarsi e perciò sono chiamate:

Ø a dare il primato alle “relazioni interpersonali” rispetto alle azioni pastorali;

Ø ad assumere lo “stile” della vita di famiglia, caratterizzato dall’amore sponsale e genitoriale, da rapporti amicali, dall’accoglienza, dalla pazienza, dalla concretezza, dalla gradualità, dalla condivisione, dalla corresponsabilità, dalla compartecipazione;

Ø a rispettare i ritmi della vita e gli orari degli sposi e delle famiglie.

  ·   Le parrocchie , che fanno questa conversione, si impegnano a “progettare” l’azione pastorale con gli sposi e le famiglie. Più concretamente, sono chiamate:

Ø a prevedere nel consiglio pastorale parrocchiale  la presenza di una o più coppie di sposi o di intere famiglie; a far partecipare le coppie di sposi e le famiglie alla progettazione pastorale, alla sua attuazione e alla verifica del cammino percorso;

Ø a stabilire un rapporto di stima e di fiducia vicendevole tra presbitero e coppie sposi e a instaurare tra di loro un rapporto di amicizia, di familiarità e di servizio reciproco;

Ø a creare in parrocchia il gruppo sposi e famiglie con una propria vitalità e con momenti di condivisione e comunione all’interno dell’unica comunità parrocchiale;

Ø a promuovere e sostenere un gruppo di sposi che collaborino nello svolgimento delle attività per la formazione dei fidanzati al matrimonio.

·   Per realizzare una pastorale in cui gli sposi e le famiglie sono considerate come “soggetti pastorali”, si ritiene necessaria  un’adeguata formazione spirituale e teologico-culturale, sia degli sposi che dei presbiteri.

In questa formazione bisogna approfondire la “teologia della nuzialità” e imparare a rileggere tutta la storia della salvezza con questa prospettiva, con decisa e seria attenzione ai “dati umani”.

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bibliografia

 

Gaudium et Spes, 47-52

Progettare la Pastorale con la famiglia in parrocchia, a cura di R.Bonetti, Cantagalli, SI 2001

Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio, 59-60,  CEI

Il mistero Nuziale, 1 e 2, A.Scola, Mursia

Uomo- donna: il caso serio dell’amore, A.Scola, Marietti, 2002

Antropologia cristiana, G.Colzani, PM

Chiamati per nome. Antropologia teologica, I.Sanna, EP

P Il granello di senapa, letera pastorale, Marco Cè, 9

Teologia sponsale e sacramento delle nozze, 1 e 2, G. Mazzanti

Il sacramento della coppia. Saggio di teologia del Matrimonio, C.Rocchetta, EDB

Direttorio di pastorale familiare, CEI, ‘97

Cari sposi, care famiglie, M.Cè, EDB, ‘95

Gli sposi servi del Signore, G.Pattaro, EDB, BO 1979 

Lieti nella speranza. Il volto missionario dela parrocchia, A. Scola, 2003-4

Il volto missionario della Parrocchia, CEI, 2004

Se vuoi essere compiuto, Lettera del Patriarca e del Consiglio Episcopale

Dalla conoscenza alla contemplazione di Gesù Cristo, M.Cè, Quaderno 42, ‘97

La Parola di Dio sul Matrimonio, A.Marangon, ‘96

Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, J.Ratzinger, 2004.    

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