DIRETTORIO
DI PASTORALE FAMILIARE
per
la Chiesa in Italia, C.E.I., 1993
I
consultori familiari
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Tra le strutture non propriamente pastorali, ma piuttosto
finalizzate alla promozione umana della coppia e della famiglia, si
pongono i consultori familiari.
Con le strutture di pastorale familiare essi hanno in comune la
finalità del vero bene della persona, della coppia e della famiglia e
l'attenzione alla sessualità e alla vita. Diverse, invece, sono la
prospettiva e la metodologia. La pastorale agisce per la promozione
della vita cristiana e per l'edificazione della Chiesa e privilegia le
risorse dell'evangelizzazione, della grazia sacramentale, della
formazione spirituale e della testimonianza ecclesiale. I
consultori, nell'ottica di un'antropologia personalistica coerente con
la visione cristiana dell'uomo e della donna, guardano piuttosto ai dinamismi
personali e relazionali e privilegiano l'apporto delle scienze umane
e delle loro metodologie.
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In ogni diocesi siano promossi, valorizzati e sostenuti «consultori
familiari professionalmente validi
e di sicura ispirazione cattolica».
II loro servizio si sviluppi di norma sia in interventi di
consulenza vera e propria a persone, a coppie e a famiglie in
circostanze di difficoltà o in crisi di relazione, sia in interventi
di prevenzione attraverso iniziative di formazione e di impegno
culturale sul territorio e nella comunità. Tra gli ambiti nei quali
il loro servizio appare più urgente e attuale, si ricordino:
•
i problemi della coppia, con particolare attenzione alla vita di relazione
con tutti i suoi aspetti di comunicazione e di dialogo, alla vita
sessuale, alla regolazione della fertilità e all'accoglienza della
vita nascente;
•
l'educazione degli adolescenti e dei giovani alla vita, all'amore, alla
sessualità, sia attraverso interventi diretti a loro destinati, sia
mediante iniziative proposte ai loro educatori;
•
la preparazione dei fidanzati al matrimonio. A questo riguardo non
venga loro delegata e non venga svolta da essi l'opera di
evangelizzazione e di formazione spirituale ed ecclesiale propria
delle comunità cristiane e dei loro pastori. I consultori, piuttosto,
si facciano carico sia di offrire il loro eventuale contributo per la
formazione degli animatori degli itinerari di preparazione dei fidanzati
al matrimonio e alla famiglia, sia di proporre e illustrare, nelle
sedi e nei momenti più opportuni, gli aspetti della vita matrimoniale
e familiare più direttamente attinenti i campi delle scienze umane,
mediche e legali, pure molto importanti per la vita coniugale
familiare;
•
le problematiche degli anziani, dei loro rapporti con le famiglie e
della loro presenza in esse.
Ogni consultorio ispiri il proprio servizio alla visione
cristiana della persona, della sessualità e della famiglia, con
chiaro e indiscusso riferimento ai contenuti del magistero della
Chiesa. Ciò comporta, nella logica della cosiddetta legge della
gradualità,
di rispettare e salvaguardare congiuntamente il valore morale, con la
sua intrinseca forza normativa, e la persona umana, nella sua
responsabilità etica e nel suo cammino storico di crescita.
Gli operatori del consultorio, oltre che della preparazione e
dei titoli professionali di base che la legge richiede nei consultori
pubblici, siano dotati di competenza scientifica aggiornata, di disponibilità
al lavoro d'équipe e al metodo della consulenza tipici del
consultorio stesso, nonché della formazione morale necessaria per
promuovere sempre la verità nella carità.
Una specifica competenza nell'ambito dell'équipe consultoriale
sia riservata al consulente etico: a lui, infatti, spetta aiutare tutti
gli altri operatori a far sempre riferimento corretto e inequivoco ai
valori della morale cattolica nell'affrontare i vari problemi che si
presentano e nel prospettare una loro soluzione.
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Tutto quanto si è detto
fin qui circa i consultori familiari di ispirazione cristiana vale
in modo particolarmente forte per i consultori familiari di
dichiarata ispirazione cristiana.
Essi
sono segno pubblico della Chiesa e luogo nel quale, in modo esplicito,
la promozione e la salvaguardia dei valori del matrimonio, della
famiglia, della vita, della sessualità e dell'amore avvengono
conformemente alla fede e alla morale evangeliche, autenticamente
interpretate e proposte dal magistero della Chiesa. Essi testimoniano
pure in modo originale e concreto che il messaggio cristiano non è
contro l'uomo, ma per è per l'uomo, per la sua vita, per il suo
amore, nella pienezza della loro verità: la fede cristiana, infatti,
costituisce l'unica risposta pienamente valida ai problemi e alle speranze
che la vita pone ad ogni uomo, ed è fonte di autentica felicità.
Tra questi consultori, la comunità ecclesiale e i suoi organismi
vi sia un legame stretto e peculiare, espresso, precisato e regolato
anche negli statuti. In forza di questo legame, il consulente etico
sia normalmente nominato dal Vescovo. Il Vescovo, inoltre, nella
persona del consulente etico o in una persona distinta da questa,
nomini un sacerdote quale consulente ecclesiastico: a lui spetta
significare e mantenere i rapporti tra il consultorio e la comunità
cristiana e garantire la dichiarata ispirazione cristiana del
consultorio stesso.
É bene che questi consultori siano federati tra loro a livello
regionale e confederati nella Confederazione Italiana dei Consultori
Familiari d'Ispirazione Cristiana. Come, a norma dello statuto della
Confederazione, il consulente ecclesiastico nazionale è designato
dalla Conferenza Episcopale Italiana e fa parte del Consiglio direttivo,
anche a livello regionale è opportuno che la rispettiva Conferenza
Episcopale designi un sacerdote come consulente ecclesiastico della
Federazione regionale, il quale faccia parte del Consiglio direttivo
della Federazione stessa.
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Oltre a quelli di
dichiarata ispirazione cristiana, esistono anche altri consultori
familiari di iniziativa cristiana,
la cui fisionomia e i cui rapporti con la comunità ecclesiale sono
precisati nei rispettivi statuti. Anche per questi vale, in modo
analogico, quanto si è detto precedentemente circa i consultori di
ispirazione cristiana.
Con spirito di apertura e di discernimento, la comunità cristiana
sappia valorizzare i contributi da loro offerti e promuova, per quanto
possibile, forme e iniziative di collaborazione e di coordinamento
tra questi consultori e quelli di dichiarata ispirazione cristiana e
con gli organismi della pastorale familiare.
A livello diocesano e regionale, nel rispetto delle legittime diversità
e autonomie, tale collaborazione potrebbe riguardare, ad esempio,
iniziative a livello culturale per gli operatori dei consultori e
verso il territorio, momenti di studio su talune problematiche
emergenti, individuazione di interventi comuni nella vita civile e
sociale.
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In taluni casi - specie
quando le forze e le disponibilità delle singole diocesi fossero
limitate o insufficienti - si promuovano consultori
“interdiocesani”, che utilizzino le risorse di più diocesi e si
pongano a disposizione e a servizio delle Chiese locali promotrici
dell'iniziativa.
Anche in questi casi si vigili perché l'ispirazione cristiana,
la competenza e la serietà del servizio siano adeguatamente
garantiti; inoltre, a livello statutario, si precisino bene i compiti
e le responsabilità delle singole diocesi interessate.
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Non si tralasci, infine,
di sostenere adeguatamente la presenza dei cattolici nei consultori
familiari pubblici, perché possano «difendere il più possibile il
vero significato del consultorio, quello cioè di un servizio
soprattutto psicologico e sociale alla coppia e alla famiglia, nella
linea di un aiuto positivo all'amore coniugale e alla vita».
Le
comunità cristiane hanno, in particolare, il dovere di assisterli e
di offrire loro solide motivazioni perché possano vivere la loro
non facile testimonianza. In tale prospettiva, sappiano anche vigilare
perché sia garantito il loro diritto-dovere all'obiezione di coscienza
di fronte alla richiesta di prestazioni che le loro convinzioni non
possono accettare o permettere e perché non subiscano discriminazioni
in proposito.