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IL GRANELLO DI SENAPA

Lettera del Patriarca Marco Cè - 1990

 

2.  LA PASTORALE DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA

 

a) La situazione odierna

55.        Un altro snodo decisivo nella costruzione d’una comunità cristiana adulta, capace di testimoniare la fede nella vita, è certamente il matrimonio e la famiglia.

  Rispetto ad essi, fondamentali per la società e per la Chiesa, il "cambiamento culturale" è stato sconvolgente. Il dissolversi della cultura agricola dominante, rapidamente scomparsa in seguito all’industrializzazione e all’urbanizzazione e, oggi, l’affacciarsi dell’era post-industriale, hanno messo in crisi, non solo un modello culturale di famiglia - come ci si poteva attendere - ma i valori stessi intrinseci all’istituto matrimoniale e familiare.

  Se a questo si aggiunge che "il cambiamento" è andato in combinazione con un mutato significato attribuito all’amore umano e con la frantumazione dell’ordine dei valori morali, aprendo la strada al relativismo e a quella specie di allergia nei confronti di ogni norma assoluta e valida per tutti, che caratterizza questa nostra generazione - al punto da costituire quasi “un clima” respirato e acriticamente accettato dagli stessi credenti meno riflessivi noi intuiamo la misura della radicalità della crisi che ha investito il senso cristiano del Matrimonio e della famiglia.

  L’immagine del Matrimonio unico, indissolubile e aperto alla vita, - riferimento comportamentale comune fino all’ultima generazione - non fa più parte "pacifica" dell’ethos odierno, anche nelle nostre zone sempre ritenute tra le più cristiane. La sessualità, l’amore, il matrimonio e la famiglia sono anzi "il punto critico" delle nostre comunità, sia sul piano della mentalità, che su quello dei comportamenti.

  L’impegno a far crescere una comunità adulta nella fede e la stessa pastorale giovanile passano ineludibilmente attraverso la ricostruzione, nella mentalità dei battezzati di oggi, del valore umano e cristiano della sessualità-amore, del matrimonio e della famiglia. Questi ultimi sono la cellula viva della Chiesa e la scuola fondamentale e primaria dell’agire e del pensare umano e cristiano e tirocinio quotidiano di essi. Dovrebbero essere gli attori primari del cammino di fede dei figli. Sono anzi determinanti agli effetti di un costume civile, il fattore più decisivo della cultura di un popolo. Siamo quindi nel cuore del nostro "travaglio": è giustificato perciò rivolgervi attenzione e impegno, in vista del futuro della comunità cristiana.

 

56.        Di fatto la nostra pastorale è ancora pensata più come "argine" alle incoerenze morali e alle situazioni anomale e difficili di tanti coniugi e famiglie, che come risposta alle ragioni che, nel cambiamento, ne hanno determinato la crisi e quindi come annunzio della “grazia” del matrimonio cristiano.

  Va invece ricostruita nella comunità una "mentalità" cristiana circa il matrimonio e la famiglia, come alternativa in positivo al modo di pensare "mondano" ora dominante.

  È questa la situazione nuova da cogliere con lucidità e senza ulteriori ritardi.

 

57.        Da qui la scelta della Chiesa italiana e nostra di riannunziare alle comunità, ai giovani, ai fidanzati ed ai coniugi "l’evangelo" del matrimonio e della famiglia come dono di partecipazione alla vita stessa di Dio in Cristo e quale risposta divina al bisogno di salvezza che sale dal mondo.

  Questo richiede una conoscenza rinnovata della proposta cristiana del matrimonio e della famiglia: da parte di tutti, in particolare di coloro che hanno compiti educativi; richiede anche una “nuova” evangelizzazione del dono di Dio per chi ancora non lo conoscesse e la messa in atto di una pastorale che ponga questa esigenza come prioritaria.

 

58.        Ancora una volta: ciò sarà possibile solo in una visione organica del cammino pastorale, sulla scorta di scelte che anche operativamente stabiliscano delle priorità e nel raccordo fra i tre obiettivi individuati come passaggi obbligati per la costruzione di una comunità adulta nella fede.

 

59.        La nostra rilevazione circa la crisi del matrimonio cristiano e della famiglia non significa che tutto sia negativo nell’universo odierno che li riguarda. L’attenzione agli aspetti personali dell’amore, la coscienza della reciprocità dell’uomo e della donna, l’affermazione dei diritti e della parità della donna in termini reali e non solo declamati, il senso del rispetto dovuto anche alla libertà dei figli e lo status sociale della famiglia decisamente migliorato, la maggiore sensibilità alla solidarietà sociale, fino all’apertura della propria famiglia a bambini che ne sono privi ecc., sono maturazioni e conquiste di cui va dato merito alla nostra cultura e alle sue istituzioni: sono fatti che meglio rispondono al disegno di Dio Creatore; sono segni dei tempi e fondamento della nostra speranza.

  Tutto questo, mentre attesta in positivo e in negativo quanto sia potente la forza omologante della cultura, proclama l’urgenza di interiorizzazione personale dei valori cristiani del matrimonio e della famiglia, e denuncia la fragilità delle convinzioni circa i contenuti di fede di gran parte delle nostre comunità.

  Niente però è più antievangelico del pessimismo e della dimissione pastorale.

 

b) Riannunziare il “vangelo” del matrimonio e della famiglia

 

60.         Oggi il compito è di riannunziare con libertà e grande fiducia l’evangelo del matrimonio e della famiglia cristiana, in ordine ad un assenso di fede, onde ridare vita a dei comportamenti in cui esso vada a compimento. Non rinunciando a suscitare nella società una rete di istituzioni, che, nel rispetto della libertà, aiutino a vivere tale esperienza e nello stesso tempo consentano ad essa di partecipare a tutta la convivenza civile i valori umani di cui l’esperienza di fede è generatrice.

  La comunità cristiana ha così davanti a sè un compito immenso; che non ha significato solo per la comunione ecclesiale, ma anche per la comunità degli uomini.

 

61.        Oggi il compito è anche annunziare la “ministerialità coniugale” nella vita familiare e nella pastorale parrocchiale del matrimonio e della famiglia. Un aspetto della grazia del sacramento che proprio l’attuale confronto della comunità cristiana con la crisi del matrimonio e della famiglia, ha fatto emergere alla coscienza ecclesiale: a riprova che Dio conduce sempre il suo popolo e non lo lascia mai senza il pane e l’acqua necessari per il suo cammino.

  Questa responsabilità e ministerialità coniugale deve realizzarsi innanzi tutto nei confronti dei figli, in particolare nel loro cammino di Iniziazione Cristiana, intorno al quale deve costruirsi tutto il processo educativo, sostenuto dalla grazia del Battesimo e dal dono dello Spirito e nutrito dal pane eucaristico, espressione e realtà suprema del mistero cristiano.

 

62.        La presa di coscienza delle cose nuove e antiche circa il matrimonio e la famiglia deve realizzarsi innanzitutto in coloro che nella comunità cristiana hanno compiti di guida, e deve tradursi in un impegno educativo che accompagni l’itinerario formativo del fanciullo, del ragazzo e del giovane, perché la strutturazione della personalità non avvenga in modo disomogeneo rispetto ad una concezione cristiana dell’uomo e della donna e della loro chiamata all’amore nel matrimonio o nella verginità.

 

63.        Si inserisce qui il richiamo all’indeclinabile urgenza di una positiva, graduale e metodica educazione dei ragazzi e dei giovani a vivere responsabilmente e da cristiani la loro corporeità e affettività, per scoprire e realizzare il disegno di Dio creatore, scritto nel nome stesso con cui “all’inizio” sono stati chiamati. Un compito che coinvolge, insieme ai ragazzi ed ai giovani, le famiglie e i contesti educativi, quali la scuola, i gruppi, la parrocchia coi suoi pastori, ecc.

 

64.        Rievangelizzare la grazia del sacramento del matrimonio e della famiglia - che comporta necessariamente anche l’evangelo della verginità, intrinseca e originaria nel senso cristiano dell’amore - deve essere una scelta fondamentale della nostra pastorale; in quanto tale deve essere presente in ogni componente della stessa. La pastorale del matrimonio e della famiglia deve essere colta, valorizzata e attuata come un reale contributo alla catechesi degli adulti (talvolta i corsi per fidanzati e i gruppi sposi sono l’unica forma in atto di catechesi agli adulti) e un’integrazione indispensabile della pastorale giovanile, che non può realizzarsi pienamente senza il contributo del ministero coniugale; deve costituire anche il contesto vitale dell’iniziazione Cristiana.

 

c) Scelte pastorali della Chiesa veneziana

 

1 - Annunziare la novità del matrimonio e della famiglia

65.        Innanzitutto, occorre fare ciò che ha fatto Gesù: annunziare la novità dell’evangelo di salvezza contenuta nel sacramento del matrimonio. Avendo fede nella potenza della Parola, che è Cristo il Signore, Parola del Padre. La catechesi poi approfondirà la Parola: ma sempre in atteggiamento di fede; come soggiogati e presi da una potenza che ci supera e ci salva; una potenza che “ha vinto il mondo” (l Gv. 5,4).

  Questo atteggiamento di fede nel proporre il matrimonio cristiano è pregiudiziale. Nel mondo di oggi non c’è ragione che lo faccia accogliere, I cuori all’annunzio della lieta notizia del matrimonio cristiano li prepara solo il Padre, come è stata per Pietro la rivelazione della realtà divina di Gesù (Mt. 16,16). Il matrimonio cristiano è una notizia divina; non c’è sintonizzazione possibile del cuore dell’uomo su questa lunghezza d’onda se non viene creata da Dio stesso. E dalla Pasqua di Cristo viene la forza per viverlo.

  Il matrimonio cristiano si comprende solo nella fede e si vive solo nella grazia di Cristo.

  Questo ci conferma che ogni preparazione al matrimonio dovrebbe avvenire come “cammino di fede”. Se non si fa in qualche modo un’esperienza vera di incontro con Cristo, non è pensabile ci si possa aprire ad accogliere il matrimonio cristiano. Prima si accoglie Cristo e, in Lui, Dio nostro Padre; poi si accoglie la partecipazione dell’amore di Dio nel matrimonio. È questo primariamente il senso dei Corsi di preparazione al matrimonio proposti e in larga porte attuati dalla Pastorale diocesana della famiglia.

  La Commissione diocesana è impegnata, in attuazione degli orientamenti della CEI, nella trasformazione dei corsi in “itinerari di fede” per fidanzati. Rimane anche l’urgenza di dare ai giovani una formazione-informazione antropologicamente corretta sulle tematiche della sessualità e dell’amore, che veda impegnati insieme gli Uffici diocesani della pastorale catechistica, giovanile e del matrimonio e della famiglia, in collaborazione con il Consultorio diocesano.

  Questo lavoro diocesano, però, non sostituisce, ma sostiene e sussidia quello delle comunità parrocchiali che, con il loro presbitero, sono le prime responsabili della formazione al matrimonio, come agli altri sacramenti dell’iniziazione Cristiana.

 

2 - Gruppo sposi in ogni parrocchia

66.        Si costituisca in ogni parrocchia un Gruppo Sposi, che si faccia annunziatore dell’evangelo del Matrimonio, lo testimoni nella vita e sia come il lievito nella comunità. Ad esso dovrebbe essere affidata la preparazione dei fidanzati al Matrimonio. Evidentemente dopo un periodo di formazione.

 

3 - Scuola diocesana di formazione per animatori

67.        È operante in Diocesi La Scuola di formazione per animatori di pastorale coniugale e familiare”. Essa è decentrata nelle diverse zone e si propone di aiutare le parrocchie e i gruppi nel compito educativo loro proprio, fornendo indicazioni, sussidi e competenze non facilmente reperibili nelle singole comunità.

 

4 - Situazioni familiari difficili

68.        Particolare attenzione va rivolta alle situazioni di cristiani che sono in difficoltà: matrimoni infranti, unioni di fatto, divorziati risposati, ecc. Uno specifico documento della CEI dà precise indicazioni per i confessori ed i pastori (“Pastorale delle situazioni matrimoniali non regolari”: Riv. Dioc. - 1979 - pp. 313-328). Si tratta d’una pastorale che va creata ex novo perché la nostra Chiesa, per la prima volta, dopo molti secoli di storia - nei quali intorno al matrimonio cristiano esisteva un consenso sociale globalmente condivise - si trova a vivere con una crescente quantità di figli in situazioni cristianamente anomale.

  La maternità della Chiesa deve esprimersi soprattutto nei loro confronti. La Chiesa è “la serva” del Signore, non può “disporre” dei doni da Lui ricevuti, li deve solo fedelmente amministrare. Questo non la dispensa, anzi la impegna ad accompagnare con l’amore stesso di Cristo tali situazioni, sostenendone la fede e la speranza.

 

5 - Violenza fatta alla vita

69.        Una delle situazioni sulle quali va esercitata una particolare vigilanza è quella della violenza fatta alla vita, in particolare alla vita nascente. La mentalità abortiva si sta facendo gradualmente strada anche fra cristiani, sempre meno avvertiti circa la sua oggettiva gravità e le sue sconvolgenti conseguenze, al di là delle esplicite volontà, per il fatto stesso che l’intangibile principio del rispetto alla vita sia stato manomesso.

  Questo problema interpella la responsabilità dei pastori d’anime, maestri di verità e padri nella fede, ai quali compete il grave dovere della vigilanza, del magistero di verità per la formazione della coscienza morale, dell’accompagnamento dei fratelli e delle sorelle, perché camminino nella fedeltà a Dio e all’uomo.

Interpella la responsabilità dell’intera comunità cristiana, che non può lasciare sola la donna nei momenti più gravi delle sue scelte e responsabilità: deve invece sempre più strutturarsi in vista d’una promozione delle responsabilità personali di fronte alla vita e d’un sostegno comunitario della maternità, anche di quelle difficili: a livello di Chiesa e di società civile.

  Sono consapevole che l’aborto non è l’unica violenza inferta alla vita del fanciullo e della donna. “L’economia” di questa mia lettera mi ha costretto a limitarmi a un solo aspetto del problema, particolarmente grave però a causa dell’oscuramente della coscienza sul valore della vita: un fatto che sta creando “cultura” e avrà anche in altri campi conseguenze gravissime e inarrestabili. Quando si manomettono i principi è illusorio e vano presumere di poter arginare le conseguenze.

 

6 - Valorizzare la ministerialità coniugale

70. Tutto questo fa emergere con forza la necessità di valorizzare la ministerialità dei coniugi in tutti gli aspetti della pastorale e della formazione cristiana.

  E questo sia perché nella Chiesa la ministerialità coniugale riesca a trovare il suo spazio, quello che il Signore stesso le ha assegnato, sia anche nel contesto del problema fondamentale per la Chiesa di oggi: la necessità che i laici partecipino responsabilmente, in forza del Battesimo e dei loro doni personali, alla costruzione della Chiesa e all’annunzio missionario del Vangelo nel mondo, per la salvezza dell’uomo.

 

7 - Attenzione agli aspetti antropologici

71.        Proprio per il fatto che il sacramento del matrimonio assume, come segno efficace dell’amore divino, la realtà concreta dell’amore coniugale umano, la pastorale non può trascurare gli aspetti umani - anche a livello civile e culturale - di questa realtà. Questo, da una parte, ci deve rendere molto attenti agli aspetti antropologici del matrimonio e della famiglia, esorcizzando ogni tentazione spiritualista, sempre deleteria e mistificante; dall’altra ci avverte che un matrimonio e una famiglia cristianamente vissuti possono avere un influsso grandemente benefico sulla maturazione umana dei coniugi e dei figli e, contestualmente, sulla società: diffondendo valori, stimolando istituzioni, introducendo rapporti umani non pensabili come “possibili” prima di essere stati concretamente vissuti nella grazia del matrimonio. In una parola sono capaci di ispirare e di lievitare un nuovo modello di convivenza umana. A condizione che siano veramente cristiani e umanamente autentici. In questo modo svelano il senso più recondito della creazione. Tali sono, p.es., la maturità e la serenità della vita a due anche nelle quotidiane difficoltà, il perdono sempre e incondizionatamente concesso, la fedeltà anche non corrisposta, l’apertura della propria famiglia ad altre creature che abbiano bisogno di amore, mediante l’adozione, l’affidamento, l’uso del denaro e del tempo aperto ad una dimensione solidaristica ecc. ecc.

 

72.        In questo quadro di valori e di istanze vanno compresi e valorizzati i consultori di ispirazione cristiana, sia quello aderente all’UCIPEM, nato più di 10 anni fa per iniziativa di un gruppo di laici cristiani, sia quello diocesano, nato due anni fa per iniziativa del Patriarca. Quest’ultimo, oltre alle finalità proprie di un consultorio cristianamente ispirato (cioè essere luogo educativo e terapeutico per i problemi legati alla vita coniugale, familiare e, in genere, alla maturazione affettiva delle persone) è chiamato ad integrare sul piano pedagogico-antropologico la pastorale diocesana.

  I consultori di ispirazione cristiana quindi, ciascuno secondo le proprie modalità, fanno parte integrante dell’attenzione che la nostra Chiesa intende dare al matrimonio e alla famiglia, in obbedienza al piano di Dio che ha costituito come sacramento dell’amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa proprio la realtà umana del matrimonio (cfr. Ef. 5,25).

  Fra attività pastorale e consultoriale, per quanto distinte, devono realizzarsi maggiore conoscenza e più stretta collaborazione.

  Oggi le scienze umane relative alla persona e ai suoi dinamismi possono essere di provvidenziale aiuto per costruire un incontro affettivo più maturo e, per questo, più pieno e più vero. Tale collaborazione si evidenzia tanto più urgente quanto più frequenti sono le difficoltà e le rotture della vita di coppia, che spesso portano al fallimento del matrimonio.

 


 

PER LA RIFLESSIONE E LA VERIFICA

 

73.

 1. Quali trasformazioni della famiglia di oggi, quale tipo di crisi dell’istituto matrimoniale, quali concezioni dell’amore e della sessualità si riscontrano anche nella nostra comunità (divorzi, matrimoni civili, unioni di fatto ecc.)? Quali sensibilità più positive nella famiglia di oggi?

 

2. La preparazione al matrimonio e all’autentico amore non può ridursi al momento che precede immediatamente la celebrazione del sacramento. Come si cerca di proporre ai ragazzi e ai giovani il valore cristiano dell’amore?

 

3. Attraverso quali concrete esperienze si educa ad assumersi l’impegno dell’amore autentico che è sempre servizio e donazione di sé? Come aiutare ad acquisire il senso della vocazione cristiana in genere, all’interno della quale cresce e si delinea ogni vocazione specifica al matrimonio, al sacerdozio e alla vita religiosa?

 

4. Quali itinerari di fede sono proponibili a ragazzi e ragazze della nostra comunità che cominciano ad avviarsi al matrimonio: si avviano ai “Corsi per fidanzati” organizzati dalla Diocesi o dal vicariato? Si è fatta la proposta di veri cammini di fede, su tempi più lunghi in modo da ricostruire una vita cristiana, talvolta dopo anni di indifferenza e di latitanza? Come preparare coppie o famiglie che affianchino il parroco prendendosi la responsabilità di accompagnare i fidanzati in una riscoperta degli ideali evangelici da vivere nella Chiesa e nella società contemporanea?

 

5. Cosa si fa perché qualcuno della parrocchia o del vicariato partecipi alla “Scuola di formazione per animatori di pastorale coniugale e familiare”, per poi affiancare stabilmente i sacerdoti in questo campo?

 

6. Si sono mai sperimentati degli Esercizi e ritiri spirituali per coniugi o famiglie? Come la nostra comunità potrebbe promuoverli nel vicariato o nella zona?

 

7. Come coinvolgere le famiglie nella catechesi nella vita liturgica, nella crescita della comunità ecclesiale? Come le coppie cristiane possono adoperarsi per i coniugi in difficoltà? Come si potrebbe affidare a famiglie preparate la cura dei nuclei familiari su cui grava il peso di un matrimonio fallito? Come aprire prospettive di servizio caritativo particolare alle famiglie cristiane (handicappati, ammalati, anziani soli o infermi, giovani sbandati, drogati)? Si potrebbe pensare a un “volontariato” di sposi o famiglie?

 

8. Come dar importanza agli anniversari: come celebrarli a scadenze più ravvicinate rispetto alle tradizionali ricorrenze giubilari (se possibile ogni anno) per “ravvivare la grazia del sacramento”?

 

9. Quale attenzione prestiamo agli aspetti umani (antropologici) del matrimonio e quale valorizzazione facciamo degli aiuti disponibili: per es. i Consultori di ispirazione cristiana?