Storia del vetro di Murano


I fondenti dei vetrai muranesi. I parte: l'allume catino

The fluxing agents of Muranese glassmakers. Part 1

La prima volta che nei documenti veneziani l'"allume", la cenere di piante litoranee usata come fondente, viene chiaramente collegato all'uso vetrario è nell'anno 1275, quando il Consiglio della Repubblica vietava l'esportazione dal territorio veneziano di vetro, allume e sabbia. Veniva chiamato più esattamente "allume catino" ed era di provenienza orientale. Quella del 1275 è la prima di una lunga serie di divieti emessi dalla Serenissima a difesa dell'arte vetraria. Se si esclude un intervallo di qualche decina d'anni nel Quattrocento, quando fu permesso alle città di Verona, Bergamo e Brescia di ricevere una limitata quantità annua di allume catino, il divieto di esportare il fondente dalla città di Venezia fu conservato fino alla caduta della Repubblica. L'ultima conferma si trova nel Capitolare dei vetrai del 1766, in cui però il termine allume non compare più e il fondente viene distinto in "rocchetta", che era cenere in pezzi, e "polverino", la meno pregiata cenere in polvere.


The first reference in Venetian documents to "allume" (vegetable ash obtained by burning some coastal plants) used as a fluxing agent is in 1275, when the Republic Council prohibited the exportation of glass, ash and sand. This was the first out of a long liet of prohibitions issued by the Senate in order to protect glass art. Apart from a period of a few decades in the XV century, when Verona, Bergamo and Brescia were permitted to receive a small amount of "allume" per year, such a prohibition was valid until the serenissima fall. The last reference comes from the glassmakers' Capitolare of 1766, where the ter "allume" has disappeared and the fluxing agent is distinguished in "rocchetta" (bulk ash) and "polverino" (a less valuable powder ash).


Paolo Zecchin Via Cappuccina 13 Mestre Venezia