LA STORIA DEL LANCASTER

Nel corso del 1943 le attenzioni del Bomber Command della RAF, nell'intento di accellerare l'uscita dalla guerra del nostro paese, si spostavano sui centri industriali italiani.

A farne le spese furono sia le grandi città, come Milano Genova e Torino, che numerosi centri minori "colpevoli" di ospitare nei dintorni obiettivi di interesse strategico.

Erano le cosiddette missioni "shuttle", in cui i bombardieri inglesi decollati dalle loro basi in inghilterra (Waddington, Scampton, Skellingthorpe e molte altre), scaricavano su obiettivi in Italia un primo carico di ordigni, atterravano in NordAfrica, si rifornivano di bombe e carburante, e la notte successiva nel viaggio di ritorno, colpivano un secondo obiettivo prima di atterrare in patria. Nella notte fra il 15 e il 16 luglio 1943, diverse missioni si incrociarono sull'Italia, con l'obiettivo di colpire diversi impianti di produzione e trasporto di energia elettrica, dighe e cabine di trasformazione.

Durante questa missione notturna, il bombardiere quadrimotore Avro Lancaster mk1 , matricola DV167, codice di identificazione VN-M, appartenente al 50 Squadron, decollato dalla base Skellingthorpe alle 22.25, fu colpito nelle immediate vicinanze del suo obiettivo, e precipitò con il suo equipaggio di sette persone.

Soli i corpi di tre aviatori inglesi furono recuperati, fra quanto restava del grosso quadrimotore, ancora più grande delle più numerose Fortezze Volanti americane. Gli altri componenti dell'equipaggio, con ogni probabilità, finirono consumati nel rogo scaturito all’ impatto con il terreno, provocato dalle parecchie tonnellate di carburante trasportate dal bombardiere.

Oltre agli sfortunati aviatori, le cui tombe sono oggi visibili presso il cimitero militare inglese di Milano, quella notte ci furono tre morti, tutti civili, e sei feriti, di cui solo due militari.

A distanza di tanti anni, numerosi reperti riaffiorano ancora sul luogo di quello che fu un piccolo tragico episodio di quella più grande tragedia che si chiama Seconda Guerra Mondiale.

Michele Becchi