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Scuola di Musica on Line

Lezione 6

Il tempo

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Se è vero che con le regole teoriche è possibile determinare l'esatta altezza dei suoni e la loro esatta durata, è altrettanto vero che per dare maggiormente senso compiuto e logico al discorso musicale sono necessari altri costrutti sintattici particolari.

Sarebbe infatti difficile ed arduo, ad esempio, interpretare la lunghezza di ogni nota in una partitura nella quale tali costrutti non siano presenti. Per meglio comprendere, pensate a come sarebbe difficile leggere un romanzo scritto senza punteggiatura e dove le parole non fossero raggruppate, secondo le regole logiche grammaticali, in periodi.

Nella notazione musicale, uno di tali costrutti, è rappresentato dalle stanghette il cui compito è quello di suddividere il fraseggio musicale in misure o battute .

Queste, a loro volta, nel loro interno sono suddivise in movimenti .

L'ultima misura di un brano musicale, è contraddistinta dalla presenza di una doppia stanghetta.

Osservando una partitura musicale è possibile notare accanto alla chiave che determina la tonalià del pezzo, un numero frazionario quale ad esempio, 4/4, 2/4, 3/4, 6/8 ecc.

Si tratta dell'indicazione del tempo che consente all'esecutore di sapere come il brano deve essere eseguito.

Tempo, stanghette ecc.

Più precisamente, esso indica che ogni misura è composta da tanti movimenti quanti sono quelli indicati dal numero posto nel numeratore della frazione, della durata espressa dal valore del denominatore della stessa.

Così, 4/4 significa che ogni misura sarà formata da quattro movimenti del valore di un quarto ciascuno; 2/4 significa che ogni misura sarà formata da due movimenti della durata di un quarto l'uno ecc.

Naturalmente, è possibile notare che in alcuni casi, alcune misure contengono un numero di note ben più grande di quelle indicate al numeratore della frazione.

Può capitare ad esempio, che in una misura il cui tempo è 4/4, uno o più movimenti siano rappresentati non da una semiminima (il cui valore è un quarto), ma da due crome (il cui valore è di un ottavo ciascuna), o da quattro semicrome (del valore di un sedicesimo ciascuna).

O ancora, è possibile incontrare un'intera misura in 4/4 che contiene una sola semibreve (il cui valore è un intero).

Per capire come è possibile che si verifichi questo bisogna farsi aiutare dalla matematica: infatti facendo un po' di conti con le frazioni ed utilizzando alcune loro proprietà, possiamo renderci conto che due note da un ottavo ciascuno creano un movimento da un quarto, così come una nota semibreve del valore di un intero occupa la stessa durata di quattro movimenti da un quarto (1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4 = 4/4 ricordate la proprietà della semplificazione frazionaria?).

A questo punto, conoscendo l'altezza dei suoni, la loro durata, come sono suddivisi nel fraseggio musicale saremmo in grado di leggere con precisione una partitura ma..... con quale velocità e con quale espressione deve essere eseguito il brano?

In molti casi, i compositori quando scrivono un brano, lasciano al libero "estro interpretativo" dell'esecutore la scelta sulla velocità e l'espressione che deve essere data nell'interpretazione della composizione.

Tuttavia, essi spesso forniscono delle indicazioni precise su quale velocità ed espressione deve essere seguita per l'esatta esecuzione del brano.

Innanzitutto la velocità permette di suddividere i tempi in:

- molto lento;
- moderato;
- veloce.

A loro volta, i singoli tempi, possono essere suddivisi in:

- molto lento:

  • adagio;
  • grave;
  • largo;
  • lento;

- moderato:

  • andante;
  • andantino;
  • moderato;

- veloce;

  • allegretto;
  • allegro;
  • vivo;
  • vivace;
  • presto;
  • prestissimo.

Queste indicazioni possono essere accompagnate da ulteriori precisazioni quali:

- molto;
- giusto;
- assai;
- ma non troppo;
- sostenuto;
- brillante;
- cantabile;
- grazioso;
- espressivo;
- con brio;
- accellerando;
- stringendo;
- più mosso;
- allargando;
- rallentando;
- ritardando;
- ritenuto;

che possono accompagnare le indicazioni sulla velocità del tempo. E' da notare che queste possono essere anche inserite all'interno di una composizione per avvertire l'esecutore del variare della velocità del tempo rispetto alle battute precedenti.

Nel caso in cui l'esecuzione dovesse poi riprendere con la velocità iniziale, si incontrerà l'indicazione a tempo o a tempo primo.

Tali indicazioni sono dette anche indicazioni agogiche (dal latino: ago = "guido, conduco" ).

Per misurare in maniera rigorosa la velocità di un pezzo, esiste un apparecchio ideato dall'austriaco Maelzel nel 1806, il metronomo.

Esso è costituito da una piccola base sulla quale è fissato un pendolo in grado di oscillare verso destra e verso sinistra.

Sulla parte superiore dell'asta graduata è situato un contrappeso che può essere spostato verso l'alto o verso il basso: mediante il suo spostamento è possibile variare il numero di oscillazioni del pendolo in un minuto.

Le oscillazioni del metronomo possono essere anche chiamate pulsazioni, battiti, tempi o movimenti.

Oltre il metronomo tradizionale sopra descritto, oggi sono disponibili altri modelli elettronici messi a disposizione dalla moderna tecnologia che, anche se con funzionamento diverso, permettono di ottenere i risultati desiderati.

E' possibile all'inizio di un brano musicale incontrare una indicazione simile a questa: MM120.

Essa sta per Misura Metronomica o per Metronomo Maelzel ed indica con estrema precisione la velocità alla quale il brano deve essere eseguito.

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