Il Mito dei Giganti : Briareo 

Per la mitologia greco-romana l'Etna e gli altri vulcani dell'area mediterranea  (Campi Flegrei, Vesuvio, Ischia, Eolie, Nisiros....) erano dimora di divinità. In particolare vi erano sepolti i Giganti che avevano tentato di assalire l'Olimpo: in questo modo gli antichi tentarono di spiegare le cause di terremoti ed eruzioni vulcaniche.  

Si narra che Urano, temendo che i figli lo spodestassero, relegò i Ciclopi Uranidi ed i Giganti Centimani nel Tartaro.

Callimaco nell'Inno "A Delo" cita la leggenda del Gigante Centimane Briareo sepolto sotto l'Etna:

" Come quando dell'Etna sono scossi
tutti i recessi tra le fiamme e il fumo
,
poiché si gira sopra l'altro lato
il gigante Briarèo che giace sotto
e le fucine e le fatiche insieme
la tenaglia di Efesto fa vibrare..."

 

Il Mito dei Giganti : Tifone

Nella "Teogonia", Esiodo racconta che Gea, irata per la sorte dei suoi figli, sollecitò i Titani a ribellarsi. Fra i Titani fu Saturno-Crono che, armato di una falce di ferro, mutilò il padre Urano. Avendo però a sua volta Saturno-Crono... "saputo dalla Terra, da Uràno fulgente di Stelle, ch'era per lui destino soccombere al proprio figliuolo.
Per questo, ad occhi chiusi non stava: vegliava;
ed i figli suoi divorava ...."

Come il «Vecchio Saturno», il Cono di Sud Est cerca di mangiarsi l'ultimo dei suoi figli, il Sudestino, seppellendolo sotto le bombe. 

Con uno stratagemma della madre Rea, solo Zeus riuscì a salvarsi.

Zeus, prima di sostituire sul trono il padre Crono-Saturno, dovette però sopportare l'assalto di alcuni Titani insorti per vendicare il fratello e contrari al nuovo ordine di Zeus. Questa guerra, detta Titanomachia, si concluse con la vittoria di Zeus grazie all'aiuto dei Giganti Centimani e ai fulmini fabbricati per lui dai Ciclopi che da questo momento divengono i fabbri divini. 

Anche Prometeo si era offerto *franco, alla franca alleanza di Zeus*, contro i Titani ribelli. Ma in seguito, mosso a compassione per la sorte dei viventi, osò sfidare Zeus, facendo agli uomini il prezioso dono del Fuoco.
Così Eschilo, nel *Prometeo incatenato*, racconta l'episodio: 

*Rapido - s'era allora insediato sul trono del padre - di volo spartiva i poteri, il proprio a ciascuno dei numi, e pensava a inquadrare, fila per fila, il suo impero. Degli uomini invece - dolente miseria - non volle saperne. Aspirava a dissolverne il ceppo, a fondo, a trapiantarne una fresca semenza. Nessuno provava a resistergli, in questo: io da solo. Io, temerario, io volli salvare i viventi, che non finissero - polvere sfatta - sotterra, da Ade.*

*Oceanine:
Regalo grande hai donato ai viventi.

Prometeo:
Non basta: io,
ho fatto loro compagna la fiamma.

Oceanine:
E
ora ha il lampo del fuoco chi tramonta col giorno?*

I Titani ribelli infine, sconfitti, furono rinchiusi nel Tartaro. 
Per vendicarsi dell'eccidio dei Titani, la
Madre Terra generò Tifone. 
Esiodo, nella sua "Teogonia", così mirabilmente descrive il gigante Tifone :
"Ora, poiché dal cielo scacciati ebbe Giove i Titani,
l'immane Terra, unita d'amore col Tartaro, a luce
diede, mercé d'Afrodite, Tifone fortissimo: aveva
cento gagliarde mani, disposte ad ogni opera, e cento
infaticabili piedi di Nume gagliardo; e di serpe
aveva cento capi, d'orribile drago, e vibrava
cento livide lingue da tutte le orribili teste,
sotto le sopracciglia di fuoco: brillavano gli occhi, 
ardevan fiamme
, quando guardava, da tutte le teste."

Capita talvolta che ...

tra le ombre  che si stagliano improvvise sulla superficie dei flussi effimeri di lava

emerga, inquietante,
il
profilo di Tifone 
"dagli occhi di fiamma"
...   
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Zeus si mise all'inseguimento di Tifone sul suo carro trainato da cavalli alati e scagliando folgori.
Il mostro volò allora in Sicilia, dove Zeus pose fine alla sua fuga
schiacciandolo sotto il Monte Etna che da quel giorno sputa fuoco.

"Tifone "significa infatti "fumo stupefacentee la sua descrizione corrisponde a quella di un vulcano in eruzione. 

Pindaro, riprendendo il mito di Tifone nella sua 1^ Pitica, accenna con tocchi descrittivi di impressionante grandiosità ad un' eruzione dell'Etna avvenuta nel 479 a C.  : 
"... Ma ora la
Sicilia tutta grava sul suo torace irsuto.

E lo trattiene giù la 
colonna del Cielo
l' Etna nevosa
nutrice perenne di fulgida neve...   

 

... dalle cui profonde viscere 
Tifone vomita in superficie
flussi purissimi d'orrido fuoco

Di giorno,  i suoi fiumi l'avvolgono con flussi ardenti di vapore

 

... mentre nell'oscurità della notte 
una
vampa purpurea  scaglia rocce
fin giù nelle profondità marine
con un boato simile ad uno schianto. 
Il mostro lancia in su i più terrificanti
getti di fuoco... ..." 

 

 

Nella  "Teogonia", così Esiodo narra la sconfitta di Tifone: 
"E quello, poi che fu domato, spezzato dai colpi,
piombò giú mutilato, die' gemiti lunghi la Terra.
Ed una vampa sprizzò dal Dio folgorato percosso
nelle
selvose convalli dell'Etna tutto aspro di rupi.
E lungo tratto
ardea per quel fiato divino la terra
dall'ampio dorso
, e al pari si liquefaceva di stagno
quando lo scaldano dentro nei cavi crogiòli i garzoni ...


... oppur di ferro, ch'è fra tutti i metalli il piú duro,
quando
in convalli montane lo doma col rabido fuoco
entro la terra divina,
lo liquefa Efèsto l'industre.
Cosí la terra al vampo del fuoco si liquefaceva.

E quindi, lo scagliò, furioso, nel Tartaro immenso."

Ovidio nelle "Metamorfosi ", nell'episodio dedicato a "Cerere e Proserpina" (per i greci, Demetra e Core), così descrive Tifone:

"Poichè Tifone osò desiderare ardentemente i troni divini, le sue gigantesche membra sono state schiacciate sotto la vasta isola di Sicilia. 
E spesso egli si agita e si dibatte per rialzarsi, ma la sua mano destra è trattenuta da Peloro, la sinistra da Pachino, le sue gambe sono pressate da Lilibeo
e l' Etna grava sulla sua testa.

Sotto quella massa ponderosa Tifone giace supino, e inferocito proietta sabbia verso l'alto e vomita fiamme dalla sua bocca. Spesso si sforza di smuovere il peso e di scrollarsi di dosso le città e le alte montagne ... 

Allora la terra trema e anche il re che governa le Ombre Silenziose ha paura che il suolo si squarci e che una larga voragine ne dischiuda i segreti e che la luce irrompendo semini terrore e confusione tra le Ombre. Proprio temendo ciò Plutone era uscito dalla sua buia dimora e su un carro trainato da cavalli neri faceva il giro della terra di Sicilia per ispezionarne le fondamenta. Si era ormai convinto che nessun punto pericolava, e si era tranquillizzato, quando Venere dall'alto del suo monte, l'Erice, lo vide che ancora vagava.  Allora la dea indusse il figlio Cupido a colpire con la sua freccia più acuminata Plutone per farlo innamorare della divina fanciulla, Proserpina, figlia di Cerere, che stava cogliendo fiori con le compagne nel bosco attorno al lago Pergo, "non lontano dalle mura di Enna".  Appena Plutone la vide, se ne innamorò e la rapì, portandola con sè nel regno delle Ombre per farne la sua sposa ...


Straziata dal dolore, a lungo andò vagando la dea Cerere
per le contrade dell' Etna e della Sicilia tutta, in cerca della figlia, illuminando il suo cammino nella notte con due torce di pino accese alle fiamme dell' Etna ..."

Il Mito dei Giganti : Encelado, Clitio...

Le gocce di sangue di Urano evirato da Crono-Saturno fecondarono la Madre Terra-Gea e generarono i Giganti:  Encelado, Cltio, Alcioneo, Porfirione, Agrio, Polibote, Pallante, Titio, Eurito... 

I terribili Giganti, furibondi per il fatto che Zeus avesse confinato nel Tartaro i Titani, loro fratelli, complottarono anch'essi per dare l'assalto al Cielo. 

Dalle vette delle loro montagne i Giganti, guidati da Encedalo,  scagliavano massi e tizzoni ardenti contro gli dei. Cominciò quindi un'aspra battaglia in cui ogni volta che un dio feriva un Gigante, toccava poi ad Eracle vibrare il colpo mortale. Alla fine i Giganti superstiti, scoraggiati, si rifugiarono sulla Terra e gli Olimpi li inseguirono.

Atena scagliò un gran masso contro il Gigante Encelado  che, colpito in pieno, si appiattì e divenne l'isola di Sicilia. Altri giganti furono seppelliti sotto i campi Flegrei, nell'isola di Nisiro, e in Arcadia.

Racconta Apollodoro (Biblioteca, I, 6)

"Questi (Eracle) scagliò un dardo contro Alcioneo, ma il gigante non potendo morire nella terra dove era nato,  fu da Atena tratto fuori di Pallade, e solo così potè essere ucciso. Porfirione mosse contro Eracle ed Era, ma  Zeus lo fulminò ed Eracle lo uccise colpendolo con una saetta. Apollo colpì Efialte con una freccia all'occhio   sinistro; Dionisio uccise col tirso Eurito; Ecate colpì con le fiaccole Clitio, mentre Efesto rovesciò su di lui masse  metalliche incandescenti; Atena fece precipitare la Sicilia su Encelado  che fuggiva; Poseidone scagliò su   Polibote, che era riuscito a sfuggire a Coo, la parte dell'isola detta Nisiro, dopo averla spezzata con il tridente;  Ermete, con l'elmo di Ade, uccise Ippolito; Artemide trafisse Grazione;  le Moire uccisero Agrio e Toone; Zeus  fulminò gli altri, ed Eracle colpì tutti con le frecce."     

E' forse questo "fungo di lava" la testa di Clitio ricoperta dalle masse  metalliche incandescenti di Efesto??? 

30 Maggio 2001: flusso lavico del Cono di Sud Est.

Di Encelado sepolto sotto l'Etna parla pure Virgilio - "Eneide" Libro III : "... il porto ove giugnemmo;
ma sí d'Etna vicino, che i suoi tuoni
e le sue spaventevoli ruine

lo tempestano ognora. Esce talvolta
da questo monte a l'aura un'atra nube
mista di nero fumo e di roventi
faville, che di cenere e di pece
fan turbi e groppi, ed ondeggiando a scosse
vibrano ad ora ad or
lucide fiamme
che van lambendo a scolorir le stelle
;

24 Giugno 2000: dai fianchi incandescenti
del Cono di Sud Est, 
lucide fiamme
che van lambendo
a scolorir le stelle
dell'Orsa Maggiore...

 

e talvolta, le sue viscere stesse
da sé divelte, immani sassi e scogli
liquefatti e combusti al ciel vomendo
in fin dal fondo romoreggia e bolle.
È fama, che
dal fulmine percosso
e non estinto, sotto a questa mole
giace il corpo d'Encèlado superbo
;
e che quando per duolo e per lassezza
ei si travolve, o sospirando anela,
si scuote il monte e la Trinacria tutta;
e
del ferito petto il foco uscendo
per le caverne mormorando esala
,
e tutte intorno le campagne e 'l cielo
di tuoni empie e di pomici e di fumo.

staranimata.gif (4104 byte)Tifone ed Echidna generarono il Dragone Ladone. Posto da  Era-Giunone a guardia dell'albero dalle mele d'oro nel giardino delle Esperidi, Ladone sarà ucciso da Eracle, in una delle sue famose fatiche.

Il Drago verrà quindi posto in cielo da 
Era-Giunone come la
costellazione circumpolare del Dragone

 

 

 

staranimata.gif (4104 byte) Collegati al Mito di Tifone sono anche le Costellazioni del Pesce Australe, dei Pesci e del Capricorno.   

In Cielo, da sinistra a destra:

Andromeda, Ariete, Pesci, Acquario, la Balena,
la luminosissima stella Fomalhaut (
Pesce Australe) e, nel Capricorno, la Luna

 

In particolare, la Costellazione dei Pesci rappresenta Venere e il figlio Cupido (Afrodite ed Eros) che, per sfuggire al Gigante Tifone, si trasformarono in pesci e si tuffarono in mare legati l'uno all'altra. La Costellazione del Capricorno rappresenta  Pan-Dioniso, anch'esso trasformatosi in pesce per sfuggire a Tifone durante la lotta  degli Dei Olimpici contro il Gigante. La trasformazione, però, gli riuscì solo per metà: da qui la figura metà capra e metà pesce. Tornato sulla terra Pan contribuì alla salvezza di Zeus che, per gratitudine, lo collocò in cielo nella Costellazione del Capricorno.


" Etna e Mito " Copyright : Valeria Perin
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