Lucrezio e i fenomeni vulcanici dell'Etna

Lucrezio (98-55 a.C.) nella sua grande opera di poesia scientifica, "De rerum Natura ", affronta anche il tema  dei fenomeni vulcanici dei quali mira a fornire una spiegazione razionale e scevra da quella religiosità cosmica che aveva caratterizzato le opere poetiche a carattere scientifico di autori quali Arato o Esiodo.
Nella descrizione dei
fenomeni vulcanici dell'Etna, Lucrezio probabilmente aveva presente l'eruzione del 122 a.C. che distrusse Catania.

Libro VI , versi (639 - 702)

v.639 - "Ora qual sia la ragione per cui attraverso le fauci
del monte Etna spirino talvolta fuochi così turbinosi
,
io chiarirò. Esplosa con immoderata strage,
la
tempesta di fiamme, imperversando pei campi dei Siculi,
fece volgere a sé gli sguardi delle
genti vicine,
quando, vedendo
scintillare fumi di tutti gli spazi del cielo,
sentirono colmarsi i cuori d'angoscioso terrore,
chiedendosi quali spaventosi eventi preparasse la natura.

Eruzione laterale 2002: a due millenni di distanza dall'episodio narrato da Lucrezio,  le tempeste di fiamme dell'Etna continuano a far scintillare fumi di tutti gli spazi del Cielo...

E le *vaghe stelle dell'Orsa* stanno a guardare...

In questa materia si deve essere di larghe e profonde vedute,
e scrutare lontano con lo sguardo in tutte le direzioni,
per ricordare la nozione che ... 

... la somma delle cose è infinita, e intendere quale mai piccola, 

quale infinitesimale parte
dell'Infinito
costituisca quest' Unico Cielo, ...

 

 

... neanche tutta
la parte che
un solo Uomo 
è nei confronti di
tutta la Terra.

 


 

v.665 -  Così dunque si deve credere che alla Terra e al Cielo
ogni cosa è provveduta dall'Infinito in quantità sufficiente
per cui la terra all'improvviso possa squassata tremare,
e sulle acque marine e ...

 ... sui campi trascorra un vertiginoso turbine,


e la
lava dell' Etna trabocchi, e il Cielo avvampi.

 

 

Infatti accade anche ciò, gli spazi celesti fiammeggiano,
e tempeste di pioggia si producono con più grave scroscio,
quando così si dispongono per caso i semi dell'acqua.

"Ma è eccessivo" dirai "l'ardore turbinoso di quest'incendio."
Certamente, ma è così anche per un fiume che appaia il più grande
a chi non ne abbia visto prima un altro maggiore, e gigantesco
sembra un albero o un uomo: 

... ognuno immagina enormi
tutti gli esseri d'ogni genere che ha visto più grandi,

mentre tutti, con 
il Cielo e la Terra e il Mare,
sono un nulla in confronto all'intera somma dell'Universo
.

 

Ma ora spiegherò in qual modo quella fiamma, suscitata
all'improvviso, spiri fuori dalle vaste fornaci dell' Etna.

Anzitutto la natura dell'intero monte ha cavità sotterranee,
quasi fondata su
caverne di silice.
In tutte le sue
caverne vi è poi aria e vento.

v. 685 - L'aria infatti diviene vento quando è stimolata dall'agitarsi
d'una forza.

Quando il vento si surriscalda e infuriando comunica
il calore a tutte le rocce intorno e alla terra, dove le tocca,

e ne suscita fuoco ardente in veloci fiamme,
si leva per le diritte fauci e s'avventa in alto.

 

Così proietta il suo ardore lontano e lontano disperde
le sue faville
e volge una fumea di fitta caligine,
e insieme
scaglia fuori macigni di straordinario peso;
affinchè non dubiti che questa sia la forza turbinosa dell'aria.

Inoltre il mare da ampio tratto frange le onde
contro le radici di quel monte e assorbe il riflusso.
Da questo mare caverne sotterranee si spingono sino alle profonde
fauci del monte. Da qui si deve ammettere che transiti
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e le circostanze lo spingono a penetrare in profondità dal mare aperto, ...

... a spirare fuori innalzando così la fiamma,
a
proiettare massi e a sollevare nugoli di sabbia.

 

 

 

 

I crateri, come li chiamano in quei luoghi, si aprono infatti
proprio sulla vetta
; noi li denominiamo fauci o bocche. "

 

 

 


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