Lucrezio
e i fenomeni vulcanici dell'Etna
Lucrezio
(98-55 a.C.) nella sua grande opera di poesia scientifica, "De rerum Natura
", affronta anche il tema dei fenomeni vulcanici
dei quali mira a fornire una spiegazione razionale e
scevra da quella religiosità cosmica che aveva caratterizzato le opere poetiche a
carattere scientifico di autori quali Arato o Esiodo.
Nella descrizione dei fenomeni vulcanici dell'Etna, Lucrezio
probabilmente aveva presente l'eruzione del 122 a.C. che distrusse Catania.
v.639 - "Ora qual sia la ragione per cui
attraverso le fauci
del monte Etna spirino talvolta fuochi così turbinosi,
io chiarirò. Esplosa con immoderata strage,
la tempesta di fiamme, imperversando pei
campi dei Siculi,
fece volgere a
sé gli sguardi delle genti vicine,
quando, vedendo scintillare fumi di tutti gli
spazi del cielo,
sentirono colmarsi i cuori d'angoscioso
terrore,
chiedendosi quali spaventosi eventi
preparasse la natura.
In questa materia si deve essere di larghe e
profonde vedute,
e scrutare lontano con lo sguardo in tutte le
direzioni,
per ricordare la nozione che ...
...
la somma delle
cose è infinita, e intendere quale mai piccola,
quale
infinitesimale parte
|
... neanche tutta
|
v.665 -
Così dunque si deve credere che alla Terra e al Cielo
ogni cosa è provveduta dall'Infinito in
quantità sufficiente
per cui la terra all'improvviso possa
squassata tremare,
e sulle acque marine e ...
... sui campi trascorra un
vertiginoso turbine,
|
Infatti accade anche ciò, gli
spazi celesti fiammeggiano,
e tempeste di pioggia si producono con più
grave scroscio,
quando così si dispongono per caso i semi
dell'acqua.
"Ma è eccessivo" dirai
"l'ardore turbinoso di
quest'incendio."
Certamente, ma è così anche per un fiume
che appaia il più grande
a chi non ne abbia visto prima un altro
maggiore, e gigantesco
sembra un albero o un uomo:
...
ognuno immagina
enormi tutti gli esseri d'ogni genere che ha visto più grandi, mentre tutti, con
|
Ma ora spiegherò in qual modo quella fiamma,
suscitata
all'improvviso, spiri fuori dalle vaste
fornaci dell' Etna.
Anzitutto la natura dell'intero monte ha
cavità sotterranee,
quasi fondata su caverne di
silice.
In tutte le sue caverne vi è poi aria e
vento.
v. 685 - L'aria infatti diviene vento quando
è stimolata dall'agitarsi
d'una forza.
Così proietta il suo ardore lontano e
lontano disperde
le sue faville e volge una fumea di fitta
caligine,
e insieme scaglia fuori macigni di
straordinario peso;
affinchè non dubiti che questa sia la forza
turbinosa dell'aria.
Inoltre il mare da ampio tratto frange le
onde
contro le radici di quel monte e assorbe il
riflusso.
Da questo mare caverne sotterranee si
spingono sino alle profonde
fauci del monte. Da qui si deve ammettere che
transiti
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e le circostanze lo spingono a penetrare in
profondità dal mare aperto, ...
...
a spirare fuori innalzando così la
fiamma, a proiettare massi e a sollevare nugoli di sabbia.
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I
crateri, come li chiamano in quei luoghi,
si aprono infatti
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e Mito " Copyright : Valeria Perin
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