Cenni sulle equazioni differenziali

a cura di

Gaetano G. Perlongo

(Edizione rivista e corretta)


Wir sind gewohut dass die menschen vernoehnen was sienicht verstehen

(Conan Doyle)

(*) Siamo abituati al fatto che gli uomini disprezzino ciò che non comprendono


Indice

 


Prefazione & Ringraziamenti


In questo appunto non si ha la pretesa di esporre esaurientemente la teoria delle
equazioni differenziali (si rimanda per questo ai testi di analisi 2), ma qui si
accenna solo ai metodi di risoluzione di alcuni tipi di esse.
La necessità di un lavoro come questo, scritto soprattutto per il neofita universitario
aperto alla scienza, mi è stata suggerita dal mio collega Franco Faraci.
Per la bibliografia sono debitore al personale della biblioteca dell'istituto di fisica sperimentale di Palermo.
Per finire devo i miei profondi ringraziamenti al mio amico e discepolo Pietro Sferrino,
che ha battuto a macchina il manoscritto.


Trappeto (Palermo), 18 marzo/27 ottobre 1997


Nota alla seconda edizione

In questa edizione ho cercato di ridurre l'entropia della prima stesura


Generalità

Per equazione differenziale si intende un'equazione contenente come incognite una funzione e le sue derivate ordinarie, intendendo per questo, quelle equazioni differenziali dove l'incognita è funzione di una sola variabile indipendente:

Si chiama ordine di un'equazione differenziale, l'ordine della derivata di ordine più elevato che in essa compare. Per esempio:

è un'equazione differenziale del terzo ordine. La forma più generale di un'equazione differenziale alle derivate ordinarie, si presenta come segue:

e ogni funzione y(t), che insieme alle sue derivate soddisfa la (*) si chiama integrale dell'equazione differenziale o soluzione di essa. Integrare un'equazione differenziale vuol dire infatti, trovare la sua funzione (o le sue funzioni) y(t) che, insieme alle proprie derivate, la soddisfi. A questo punto, per intravedere quanto esteso sia il campo d'applicazione delle equazioni differenziali, ci è sufficiente prendere in esame, parallelamente, il comportamento di alcuni componenti elettrici e meccanici, i quali obbediscono alle leggi fondamentali dell'Elettrotecnica e della Meccanica.


Prendiamo in considerazione i seguenti elementi:
1) induttore e condensatore;
2) massa e molla.
Le relazioni che definiscono analiticamente il loro funzionamento sono:

per l'induttore:

per il condensatore, ricordando che è q (t)=C v(t) e derivando:

si ottiene:

Questo per quanto riguarda gli elementi elettrici, mentre per gli elementi meccanici le equazioni sono: per il massa si può scrivere la legge F= m a, se però interessa conoscere la velocità v o lo spostamento s, si scriverà rispettivamente:

per la molla si può scrivere la relazione F=K x, con K="costante elastica della molla" da cui derivando si ottiene:

Risulta chiaro, da quanto scritto sopra, che si incontra di frequente il problema di dover risolvere delle equazioni differenziali se si vuole la soluzione del fenomeno in studio.


Equazioni differenziali risolubili con integrazione diretta

E' il tipo più semplice, la sua forma è la seguente:

Ricordando che l'espressione d y(t)/dt si può intendere,oltre che come simbolo di derivata prima, anche come il rapporto tra il differenziale della funzione y (t) e quello della variabile indipendente t, la (7 ) può scriversi:

cioè infine:

Nella (8), c indica una costante arbitraria, ma in pratica nello studio dei fenomeni reali, essa viene determinata imponendo alcune condizioni, dette "condizioni ai limiti", alle quali deve soddisfare la funzione y(t). Ad esempio, in questo caso la (8) si può scrivere:

dove y(0) è il valore che la funzione assume nell'istante t=0.


Equazioni differenziali a variabili separabili

E' una semplice estensione del caso precedente e la loro forma risulta essere:

da cui, integrando:

dove c rappresenta ancora la costante arbitraria di integrazione.


Equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti

Questa è la classe di equazioni differenziali che ha per il corso di Fisica Tecnica maggior importanza, poiché è quella che più frequentemente si incontra. Sono equazioni lineari a coefficienti costanti le equazioni del tipo:

dove: ao, a1,.........,an sono delle costanti; e dove n indica anche l'ordine dell'equazione differenziale poiché la derivata di ordine più elevato è la:

Se nella (12) risulta f(t)=0, allora l'equazione si dice omogenea, in caso contrario invece si dice completa. Per risolvere la (12) si procede nel seguente modo: Si rende omogenea l'equazione di partenza (se non lo è già) e poi mediante la sostituzione:

per la funzione incognita; si passa dall'equazione differenziale in esame, ad un'equazione algebrica nell'incognita a. Infatti le derivate della (13) danno:

Sostituendo la (14) nella (12), questa resta omogenea e si ottiene:

da cui, dividendo per si perviene all'equazione algebrica:

 

che deve essere risolta. A questo punto la teoria ci dice che ogni radice semplice della (15) dà un integrale

ogni radice multipla (doppia,tripla, ecc.) dà gli integrali:

Se infine la (15) presenta radici complesse, e quindi necessariamente a due a due coniugate tra loro, del tipo +/- j8, a queste corrispondono gli integrali:

In tal caso, sfruttando le formule di Eulero, qui riportate:

gli integrali possono essere messi sotto l'aspetto più familiare:

Una volta trovate le radici della (15) vale il seguente teorema, che ci permette di pervenire alla soluzione nel nostro problema:

dove le Ci sono costanti arbitrarie, determinabili come già detto, in base alle condizioni ai limiti.

 


  • Tratto dal testo di Cupido, A., Elettronica Industriale, vol.1, Edizioni Cupido, Potenza, 1989.

Applicazioni delle equazioni differenziali, (applicazioni fisiche)

 

1.    In certe condizioni la quantità costante Q (calorie / secondo) di calore che passa attraverso una parete è data da:

dove K è la costante di conduttività del materiale costituente la parete;
A, espressa in cm quadrati, è l'area di una faccia della parete perpendicolare alla direzione del flusso;
e T è la temperatura assoluta interna della parete dalla faccia più calda.
Trovare il numero di calorie che in un ora attraversano la parete di una stanza frigorifera avente un'area di 1 metro quadrato, 125 cm di spessore e una conduttività K=0.0025, se la temperatura della faccia interna è - 5 °C e quella della faccia esterna è 75 °C.

fig.1

Poniamo che x denoti la distanza di un punto interno alla parete della faccia esterna. Integrando l'equazione:

da:
x=0, T=75
a:
x=125, T=-5; otteniamo:

In conclusione allora, il flusso di calore per ore è uguale 3600 Q=57600 cal.


2.    Una condotta di vapore del diametro di 20 cm viene protetto con un rivestimento di 6 cm di spessore il cui K è 0.0002. Determinare: a) la perdita oraria di calore su un metro di tubo se la superficie del rivestimento è di 30 °C; b) la distribuzione radiale di temperatura nel manto isolante.
Ancora facciamo uno schizzo del nostro problema.

a)

fig.2

A distanza x > 10 cm dal centro del tubo, il calore fluisce attraverso strati cilindrici di area superficiale=2x cm quadrati per cm di lunghezza del tubo. Analogamente al problema precedente:

pi=

T=30, x=16; T=200, x=10

Quindi, la perdita di calore in un metro lineare di tubo e in un'ora di tempo è

b)

Integrando tra i limiti T=30, x=16 e T=T, x=x,


3.    Un paracadutista, al momento in cui il paracadute si apre, sta precipitando ad una velocità v=55 m/sec. Se la resistenza dell'aria è , dove W è il peso complessivo dell'uomo e del paracadute; Determinare la sua velocità in funzione del tempo t trascorso a partire dall'apertura del paracadute.
FORZA RISULTANTE SUL SISTEMA = PESO DEL SISTEMA - RESISTENZA DELL'ARIA
quindi:

così, integrando tra i limiti t=0, v=55 e t=t, v=v

Si noti come il paracadutista raggiunge rapidamente una velocità quasi costante, cioè la velocità limite di 5 m/sec.


  1. Una massa m viene lanciata verso l'alto dal punto O con velocità iniziale vo. Trovare l'altezza massima raggiunta, assumendo che la resistenza dell'aria sia proporzionale alla velocità.

5.   

Quindi avendo: F=ma

Per t=0, x=o è v=vo e allora:

La massima altezza si raggiunge quando è v=0, dalla (2) allora:

Perciò l altezza massima è :


  1. Una massa m, libera di muoversi sull'asse x, è attratta verso l'origine con una forza proporzionale alla sua distanza dall'origine. Trovare il moto nei seguenti casi: a) se la massa parte in condizioni di riposo dal punto x=xo; b) se parte dal punto x=xo già dotata di una velocità di allontanamento dall'origine pari a vo.
    x denoti la distanza della massa dall'origine al tempo t.
    Allora:

Nel caso a) il moto è armonico semplice di ampiezza (xo) e periodo. Nel caso b) il moto è ancora armonico semplice di ampiezza.


7.    Una molla di rigidità K=700 N/m pende verticalmente, fissata all'estremo superiore. Una massa di 7 Kg viene sospesa all'altro estremo della molla. A partire dalla posizione di riposo, la massa viene tirata di 0.005 m verso il basso e quindi abbandonata. Determinare il movimento trascurando la resistenza dell'aria. Si consideri l'asse x verticale discendente con origine O nella posizione di equilibrio.

Si tratta cioè di un moto armonico semplice. Il periodo è 2/10=0.628 sec, la frequenza è 10/2=1.59 Hz e l'ampiezza 0.05 m.


  • Tratto dal testo di Ayres, F., Equazioni Differenziali, Mc Graw-Hill, Milano, 1994.

Bibliografia essenziale

Per coloro che volessero andare oltre l'aspetto contenuto in questo lavoro, consiglio i seguenti riferimenti:

  • Ayres, F., Equazioni Differenziali, Mc Graw-Hill, Milano;
  • Di Bari C., Vetro P., Analisi Matematica, vol. 2, Libreria Dante, Palermo;
  • Giusti E., Analisi Matematica 2, Boringhieri, Torino;
  • Pagani C. D., Salsa S., Analisi Matematica, voll. 1 e 2, Masson, Milano;
  • Picone M., Fichera G., Lezioni di Analisi Matematica, voll. 1 e 2, Librreria Veschi, Roma;
  • Piskunov N. S., Calcolo Differenziale e Integrale, vol 2, Editori Riuniti, Roma;
  • Vinti C., Lezioni di Analisi Matematica, vol. 2, Galeno, Perugia.

© copyright, Gaetano G. Perlongo

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