Assemblea azionisti di ACEA SpA, del 20 Aprile 2006. Sintesi dell’intervento di Alessandro Fogliati

 

Presenti all’assemblea, 56 azionisti di persona o per delega, il 64% del capitale.

 

Ordine del giorno: 1. Bilancio al 31/12/2005. 2. Destinazione utile e dividendo. 3. Acquisto azioni proprie al servizio Stock Option 4. Piano Stock Option.

 

Signor Presidente, comunico anzitutto che l’Associazione di azionisti che rappresento (ACEA.As.A.), ha deciso quest’anno di non procedere alla raccolta di deleghe: si ritiene infatti che non sussistano le condizioni per una efficace operatività associativa, manca un dialogo istituzionale con ACEA, non sono ancora state introdotte iniziative concrete che facilitino la partecipazione alle assemblee, nonostante quanto previsto dallo Statuto di ACEA, e che lascino intravedere la volontà di un rilancio dell’azionariato tra i dipendenti.

 

Per quanto concerne l’ordine del giorno di questa assemblea rilevo alcune questioni che penso sia utile sottolineare, considerando anche l’enfasi che si è voluto dare sia alle regole di governo introdotte da ACEA  e sia alla composizione del CdA, con una importante presenza di consiglieri “indipendenti”. Presidente, su alcune questioni desidero una risposta dai citati consiglieri. Come sempre saranno gradite le osservazioni del rappresentante dell’azionista di maggioranza e perché no, quelle dei tre altri azionisti di rilievo.

 

Grazie alle norme statutarie e al voto di lista, il CdA e il Collegio sindacale rappresentano le determinazioni del Comune di Roma e dei suddetti azionisti di rilievo. Si tratta di 4 azionisti che dispongono del 72% circa del capitale. Possiamo asserire che essi rappresentano anche il restante 28% del capitale, in mano a migliaia di azionisti? Le proposte che ci vengono oggi sottoposte fanno supporre di no! Vediamo perché.

 

La situazione economica migliora. Essersi concentrati su due filoni di attività ha giovato. Sono però due filoni che godono di situazioni tariffarie certamente critiche: chiedo, al riguardo, l’ipotesi che è stata assunta nel formulare il budget 2006 e il piano per gli anni successivi. Inoltre non credo che l’attuale struttura industriale del settore possa reggere alle sfide del futuro, tenuto conto delle carenti fonti energetiche e del loro costo. Il livello di indebitamento non va sottovalutato, stante anche l’aumento del costo del denaro. La qualità del servizio e l’attenzione al cliente lascia a desiderare. Il clima che si respira in azienda lascia intendere che persistano difficili relazioni con i dipendenti, che potrebbero ricadere negativamente sui servizi forniti.

 

Domanda che rivolgo a Lei Presidente e ai consiglieri “indipendenti”. Secondo voi, il bilancio 2005 presenta una situazione economica, patrimoniale e finanziaria che giustifica, nuovamente l’aumento del dividendo? Dare 0,47 euro per azione significa distribuire il 100% dell’utile disponibile (oltre 77 mila euro) e attingere a riserva per altri 23 mila euro!  Con una disponibilità liquida a fine 2005 di 88 milioni di euro! Tenuto conto della sensibile lievitazione della quotazione, personalmente ritengo ingiustificato un tale esborso. Fa comodo al Comune di Roma? E ai tre  altri azionisti più volte richiamati?

 

L’AD risponde che il dividendo è giustificato dai risultati a livello di Gruppo. Fogliati replica citando i seguenti dati del Gruppo (2005 a confronto con il 2004), che a suo avviso non giustificano l’aumento del dividendo: patrimonio netto aumenta di soli 5 mila euro; il margine operativo lordo di 19 milioni, l’utile ante imposte di 15 milioni, mentre le imposte lievitano di 22 milioni. Non vengono inoltre fornite le ipotesi assunte per la formulazione del piano pluriennale.

 

Dichiarazione di voto (6950 azioni): voto di astensione sul bilancio e voto contrario sulla misura del dividendo.

 

Voto contrario anche sugli altri argomenti all’ordine del giorno: chiedo al Comitato per la Remunerazione ulteriori giustificazioni inerenti le Stock Option, e il perché di due votazioni separate su due distinti documenti. In sintesi, si può essere d’accordo sull’acquisto di azioni con una pluralità di destinazioni. Non, se si vogliono destinare a Stock Optino per i soli dirigenti e i membri del CdA, senza precisare quantitativamente gli obiettivi che esse dovrebbero conseguire.

 

Si è d’accordo con la tesi di un altro  azionista inerente la carica di presidente del Collegio Sindacale, che oggi, per legge, deve essere assunta da uno dei sindaci nominati dalle minoranze: l’attuale presidente nominato dal Comune di Roma potrebbe a tal fine “dimettersi”!