Assemblea Telecom Italia del 14 Aprile 2008.

 

Intervento di Alessandro Fogliati (*), azionista con 35 deleghe di voto, per un totale di 704278 azioni.

 

All’inizio rivolgo un saluto a Julio Linares Lopez (AD di Telefonica), ricordando i rapporti di collaborazione tra Stet e Telefonica degli anni ‘.90.

 

Ricordo che l’ADAS venne costituita nel 1995 (prima della Legge Draghi): e che nel 1998 nascevano altre sette Associazioni.  Normative Consob di difficile applicazione, disattenzione politico-legislativa sull’azionariato dei dipendenti e il graduale deterioramento delle situazioni aziendali (un solo riferimento, i dipendenti azionisti del Gruppo da 100mila si sono ridotti a un decimo) hanno “praticamente “ costretto all’abbandono queste Associazioni.

 

Oggi la situazione è in evoluzione: il cambio di  assetto azionario e di guida manageriale, le sfide vitali che Telecom sta affrontando, in un contesto concorrenziale-congiunturale certamente non favorevole e l’irrazionale comportamento del mercato azionario, hanno ridato vigore alle Associazioni che rappresentano i dipendenti azionisti in servizio o in quiescenza: ne è la prova il significativo sforzo intrapreso da ADAS e ASATI: Esse avevano sostenuto Bernabè alla vigilia dell’OPA e avrebbero  intenzione di farlo anche oggi ( rivolge un caloroso complimento alla rinata ASATI e al suo attuale presidente Franco Lombardi e al suo predecessore, l’amico Gabriele Bosco, un altrettanto sincero grazie per l’attività svolta con grande impegno).

 

In merito agli argomenti oggi in discussione, comunica di avere già portato a conoscenza del vertice Telecom, considerazioni-proposte-quesiti che in parte hanno già ricevuto risposta.

 

 Riguardano lo spin-off della rete, la politica dei dividendi, la conversione delle azioni di risparmio, le regole di nomina del CdA, l’adozione del sistema di governo “duale”, le stock option, un aumento del capitale “finalizzato” ad una decisa svolta strategica, la politica di remunerazione del vertice e del management, le criticità potenziali di bilancio, il costo sostenuto e previsto per fronteggiare la regulation-concorrenza, la partecipazione azionaria dei dipendenti, le iniziative avviate nei confronti degli azionisti individuali, le modifiche allo Statuto.

 

A proposito della regulation, chiedo un riassetto delle Autorità: il rafforzamento di Antitrust l’applicazione delle leggi “ordinarie” e la conseguente soppressione di Agcom.

 

Chiedo inoltre se è vero che Werthein, partner argentino di Telecom Italia, stia contestando la presenza di Telefonica nel CdA (Accesso a informazioni “sensibili”? ed effetti anticompetitivi sul mercato locale e pregiudizi sulla stessa Telecom Argentina?).  Risponde subito il presidente: non sarà possibile, i due rappresentanti di Telefonica non saranno presenti alla discussione di questioni inerenti.

 

Proseguo, citando le potenziali criticità del bilancio (citate anche nella relazione del Collegio Sindacale): riguardano i valori di avviamento (impairment test positivo!), la conflittualità dovuta ad un assetto regolamentare-concorrenziale che ha prodotto pochi effetti positivi sul sistema Paese (la riduzione dei prezzi per il consumatore), le indagini fiscali, l’aumento del costo del denaro, gli effetti di contratti “blindati” verso dirigenti e non, ecc.

 

Preoccupa altresì la debolezza del piano industriale annunciato, che giustifico ma non approvo. Lo giustifico per la difficile situazione di partenza, fotografata dal bilancio, per l’assenza di un quadro regolamentare definito, per la carenza di risorse finanziarie. Non lo approvo in quanto Bernabè avrebbe dovuto mettere le carte in tavolo fin dall’inizio: l’azienda deve essere risanata e rilanciata, per farlo ci vuole coraggio e risorse quindi riorganizzazione snella e mirata, scelta del management, recupero del clima aziendale anch’esso deteriorato (effettivo utilizzo razionale e consapevole delle risorse umane), riduzione degli oneri, sinergie specie nell’innovazione e qualità (sono ridicole le spese/investimenti per R&S se rapportate ai compensi del top management e ad altre voci!!!), riduzione del digital divide a precise condizioni, aumento degli investimenti se cambia la regulation, conseguenti maggiori risorse finanziarie, non scartando l’ipotesi di recuperare finanza da fatti aziendali precedenti, ritenuti dannosi per l’azienda. Ci vuole un bel coraggio a scrivere che Telecom non è stata spolpata!!!!! E’ per questi motivo che avevo chiesto di integrare l’odierno OdG per dare  al nuovo CdA deleghe “elastiche” e finalizzate ad un eventuale aumento del capitale sociale.

 

ADAS e ASATI si stanno chiedendo, a nome degli azionisti che rappresentano, se va data fiducia al nuovo management e in particolare a Bernabe’.

 

Gli atti compiuti e comunicati finora al grande pubblico sono in linea con la Telecom di domani?

I mercati hanno finora risposto di no! Ci stanno ripensando?  Da parte nostra abbiamo rincuorato gli azionisti  con   grande  senso di responsabilità. Una lettera agli azionisti sarebbe stata opportuna  per  ridare  fiducia. Conferenze ad hoc in Italia e all’estero hanno però attenuato il problema.

 

I fatti più interni: a) modifiche organizzative (hanno le caratteristiche richieste nella fase in cui si trova l’azienda: sono snelle?, sinergiche in senso verticale e orizzontale?, produttive ed efficienti? Svolgono attività facilmente individuabili? Sono in linea con specifici benchmark? Favoriscono un lavoro di equipe, sempre più necessario? Migliorano il clima interno (deteriorato oltre ogni limite)? b) Scelta degli uomini (se si sbaglia la scelta, gli effetti si ripercuotono lungo tutta la “lunga” catena)  c) livelli di compenso (è piuttosto evidente che la graduatoria sarà influenzata da  coloro che occupano i primi posti e la forbice tra questi e gli altri dipendenti assume dimensioni che definirei  preoccupanti, per l’effetto sui costi e sulla motivazione delle risorse umane).

 

Su questi fatti, il nostro  giudizio complessivo resta sospeso: forse addirittura è negativo su alcuni dei provvedimenti adottati. Da più parti  si  dice che occorre cambiare marcia con urgenza: aspettiamo quindi le prossime mosse.  ADAS e ASATI le seguiranno con la professionalità del caso: chiedono al vertice di essere disponile all’ascolto delle proposte che faremo nell’esclusivo interesse dell’azienda e di tutte le parti in causa.

 

Certamente non cesserà il nostro sforzo nel chiedere una maggiore partecipazione azionaria di tutti i dipendenti (anche con riferimento al D.Lgs. 58/1998) nonché un atteggiamento  ben diverso dall’attuale, circa lo stimolo al voto delle centinaia di migliaia di azionisti individuali.

 

 

Non mi è stato possibile dichiarare il voto, lo faccio ora:

 

Sul bilancio:             voto di astensione (criticità di bilancio,  limitati accantonamenti a riserva, poco convincente l’impairment test sull’avviamento, ecc.)

 

Sul CdA:               voto di astensione: i consiglieri dovevano essere ridotti a una dozzina (ci saranno meno ministri nel governo!, dovevano rispecchiare la composizione dell’azionariato, essere remunerati in base all’attività professionale svolta a favore della Società. Gli azionisti devono potere comprendere, per ogni candidato, il livello del contributo tecnico-legale-economico-strategico ecc. che sono in grado di fornire considerate le specificità dell’attuale Telecom. Invece Telco ha voluto rispecchiare il suo assetto azionario (banche, assicurazioni, Telefonica, ecc.), ridondanza inutile!!   La proposta di Assogestioni, più congeniale alle minoranze, non mi ha convinto: bene però che sia stato rieletto un consigliere già presente nel precedente CdA.

La terza lista (Findim), poteva essere presa in considerazione in quanto ha reso noto il suo intendimento: che comprendo ma non condivido (uno dei due consiglieri eletti era già nel CdA  precedente) .

 

Sulle stock option:    la proposta è coerente con gli impegni assunti dal Presidente e dall’AD, non doveva però essere fatta oggi. Non era per altro stata ben compresa e ciò ha contribuito al clima incandescente dell’assemblea: di fronte a problematiche di enorme portata che investono la Società, l’attenzione è stata “spostata” sulle  stock option e sui scandalosi e immorali compensi ai vertici e al management…….  Il voto è quindi di contrarietà.

 

 

 

 

 

 

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(*) Lavora nel Gruppo STET fino al 1995. Lascia l’OCSE nel 1998, dove occupa posizioni di rilievo per l’Italia (ICCP : Information Communication Computer Policies). Promuove l’aggregazione dei dipendenti azionisti ( anche in ambito UE). Stimola conseguenti interventi legislativi. Promuove la costituzione dell’ADAS nel 1995. Partecipa attivamente a tutte le assemblee degli azionisti assumendo un difficile ma rigoroso comportamento con i vertici che si sono succeduti.  La “storia” dell’ADAS è riassunta nel proprio sito internet.