Effetti operazione Pirelli/Benetton su Olivetti-Telecom.
- Operazione
impostata ed avviata male e proseguita ancora peggio! Ad un primo NO!
deciso espresso dal mercato è oggi sotto gli occhi di tutti il disastro che
è stato provocato. Telecom non si merita gli effetti progressivi di una
privatizzazione sciagurata (iniziata con la svendita della Seat e la
cessione della Stet): non lo meritano i dipendenti che hanno sopportato fin
troppo e non lo meritano i piccoli azionisti che da 1,5 milioni sono scesi a
100/150 mila, e che dire dei piccoli azionisti che fiduciosi si sono
associati e che per tale motivo non hanno ceduto le azioni? Privatizzazione
accompagnata da una liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni
mancante di qualsiasi indirizzo di politica economica/industriale: prevaleva
e prevale ancora l’obiettivo di soddisfare il consumatore, che guarda caso
è anche un lavoratore e un azionista?
- Hanno
detto e dicono NO! in primis gli azionisti Pirelli (-47% la perdita in borsa
dal 26 luglio) che si chiedono come sia possibile che un manager possa
compiere operazioni di siffatta natura senza un loro preventivo consenso,
pagando ¾ volte il valore di mercato le azioni Olivetti, senza che ci sia
una effettiva e comprensibile affinità sinergica tra i due settori.
- Hanno
detto e dicono NO! gli azionisti Olivetti (-46% dal 26/7): delusi del
comportamento della società Bell e di Colaninno, verso il quale era
aumentata la fiducia proprio per la capacità di rimediare agli errori e per
un approccio innovativo verso il piccolo azionista. Pensare di rimediare ai
debiti con un ennesimo aumento del capitale è azzardato e forse anche
irragionevole. E’ una mossa certamente sbagliata che indebolisce da subito
il nuovo management. E’ però
in Olivetti che gli azionisti, il 72% non in mano a Pirelli/Benetton,
debbono giocare con tutta l’energia possibile la loro partita: quando? In
assemblea nel mese di ottobre. Se poi, questi azionisti non vengono in
assemblea (non vennero quelli Telecom all’epoca dell’opa di Olivetti su
Telecom) sarà necessario capirne le ragioni. L’opa non è stata fatta
perché si è sotto al 30% e perché non risultano “azioni di concerto”.
E’ però chiaro a tutti che il controllo del Gruppo Telecom è passato di
mano: è ipocrita volerlo nascondere (condivido in proposito la tesi del
Prof. Guido Rossi). Ciò è possibile perché in Italia non si vogliono
smantellare le scatole cinesi e inoltre gli azionisti non assolvono al loro
dovere che è quello di partecipare alle assemblee, di votare e di mandare a
casa gli amministratori quando è il caso.
- Hanno
detto No! gli azionisti Telecom e Tim (rispettivamente -22% e -17% dal 26/7)
perché non capiscono cosa ci sia di innovativo. Alle speranze dei primi
giorni (potevate essere acquistati dai stranieri, avrete un azionista più
stabile, possibili sinergie tra attività Pirelli e Telecom; aspettate e
vedrete quanto siamo bravi...) è subentrato un approccio meno di facciata:
aumentano i debiti, i problemi ci sono tutti, soluzioni nuove non sembrano
all’orizzonte): in questi casi Colaninno sapeva reagire con maggiore
fantasia.
- Il
caso Seat va affrontato a parte e in un altro momento. Non ci si dimentichi
che il tutto parte con una imposizione a Stet di scindere Seat
(dandola cioè pro quota agli azionisti) e con la (s)vendita delle azioni
che il Tesoro ha ricevuto ad una cordata con modalità che noi abbiamo
scoperto solo poco tempo fa, ma che non potevano non essere note al
venditore.
- Cosa
faremo noi piccoli azionisti organizzati in associazione? Daremo il nostro
supporto alle attività che saranno in grado di far risalire la china a
Telecom, discuteremo-quando ci sarà- il piano industriale, saremo attenti
alle ulteriori eventuali dismissioni senza preconcetti e alle iniziative
capaci di ottimizzare le risorse esistenti, in primis quelle umane a tutti i
livelli, chiederemo di migliorare la Corporate Governance sulla scia dei
risultati acquisiti con Colaninno e di ricevere le azioni Telecom rimaste al
Tesoro: a questi prezzi è bene che siano collocate in un fondo, con un lock
up di 5 anni, per i dipendenti e i piccoli azionisti fedeli e consapevoli
del loro ruolo. Primo passo sarà quello di partecipare attivamente alla
prossima Assemblea Olivetti, alla quale devono tutti partecipare: i piccoli
azionisti, i medi-grandi, i fondi italiani ed esteri. E’ l’ultima
occasione da non vanificare.
I
piccoli azionisti di Telecom Italia, di TIM e anche, perché no, di Seat non
svendano le loro azioni. Il Gruppo Telecom nonostante tutto è solido sotto il
profilo patrimoniale ed economico, ha le capacità per reagire una volta ancora
a vicende esterne che attengono all’assetto azionario e al governo dell’impresa.
E’ però indispensabile, oggi ancora più di ieri, che i lavoratori e gli
azionisti si impegnino con tutte le loro energie per controbilanciare gli
effetti nefasti che sono sotto gli occhi di tutti. Dare fiducia “condizionata”
al nuovo management, vigilando con grande senso di responsabilità affinché
prevalgano non solo valori ormai obsoleti e non più credibili quali quelli
legati alla sola creazione di valore per gli azionisti, per altro ampiamente
calpestati. Siamo sempre stati a favore delle teorie che perseguono valori
estesi ai lavoratori, ai clienti, ai fornitori (Stakeholder’s value).
Sono
stati resi noti i risultati della semestrale di TIM che sono molto positivi,
utile aumentato del 31%, a 1152 milioni di euro, 50,4 milioni di linee nel
mondo, 22,6 milioni in Italia). Tra pochi giorni conosceremo quelli di Telecom e
del Gruppo: a mio avviso i risultati sono molto soddisfacenti, nonostante le
disavventure di Seat. Il livello di indebitamento di Telecom non deve
preoccupare stante la struttura patrimoniale e le prospettive gestionali.
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