Governo dell’impresa. Le regole in Italia tutelano poco l’azionista.

Gennaio 2004: Il caso Parmalat, e non solo, rafforza le mie convinzioni su almeno tre aspetti. 1) Da parte dell'impresa deve prevalere una visione basata sui principi "allargati" e cioé quelli ricongiungibili allo "stakeholder-value" e non solo allo "shareholder value". 2) E' indispensabile disporre di regole ed istituzioni più efficaci. 3) Le associazioni di azionisti possono e devono svolgere un ruolo ben più incisivo di quello che é oggi possibile che svolgano. Vanno riviste in modo tangibile le norme della "Draghi", quelle Consob e ovviamente anche quelle in vigore dal 2004 riguardanti il diritto societario. Le suddette associazioni di azionisti devono essere messe in condizioni di operare nell'interesse dell'impresa e di tutte le componenti collegate ad essa, anche in via preventiva. Vanno in tal senso modificati gli statuti societari: sulle regole e meccanismi di nomina degli organi sociali, sulle votazioni in assemblea: sul voto di lista, sul voto per corrispondenza, incentivata una partecipazione consapevole degli azionisti (assemblee da tenersi in più sedi con uguale valenza), specificati gli argomenti sui quali non vota l'azionista di maggioranza o di controllo, ecc.

Sembra che si voglia affossare definitivamente l'azionariato dei dipendenti. L'abuso delle stock option e la ricerca di nuove metodologie per remunerare il management coinvolge, erroneamente, l'azionariato dei dipendenti, esperienza che viene giudicata negativa e quindi da abbandonare. I motivi: la scarsa cultura (confusione di ruolo: dipendente, azionista), assoluta disattenzione dei vertici aziendali e dei grandi azionisti, inesistenza di organismi capaci di tutelare i piccoli azionisti. Legislazione insufficiente: le associazioni di azionisti sono in via di estinzione. Hanno chiesto una svolta legislativa che non c'é stata, un adeguato trattamento fiscale, una governance più attenta, un dialogo permanente con il vertice, una partecipazione responsabile e costruttiva alle assemblee degli azionisti.... 

Nessuna iniziativa per il rilancio  dell'azionariato tra i dipendenti (a che punto sono i lavori di Telecom Italia?  e quelli di ACEA?). La Commissione Finanze della Camera che cosa sta   facendo per le associazioni di azionisti   e la tutela effettiva dei piccoli azionisti? Il Tesoro ha ceduto le azioni a investitori istituzionali italiani ed esteri, il 9/12, al prezzo di 7,5 euro per le ordinarie e 5,08 euro per quelle di risparmio (senza vincoli temporali di invendibilità); operazione di 1,434 miliardi di euro, dimenticando del tutto i dipendenti. Delusione per le anticipazioni sul nuovo diritto societario, anche le Associazioni di Azionisti non sono state nè informate e tanto  meno coinvolte, dalla Commissione  ministeriale: i piccoli azionisti resteranno senza tutela e non potranno essere seriamente rappresentati!    E che dire del pensiero illuminante dei giovani imprenditori sulla partecipazione dei   dipendenti azionisti, si agli utili, no alla gestione!!! 

Le società non ritengono utile la partecipazione dell’azionista alle assemblee e quindi si limitano ad osservare le leggi. Farraginose le procedure per potere votare o dare delega al voto (costoso e inutilizzato  il voto per corrispondenza). Le norme della cosiddetta riforma “Draghi”, sulle deleghe di voto e sulle associazioni di azionisti, sono state sperimentate e poi abbandonate. Inefficace il regolamento Consob. Poche Società hanno raccolto l’indicazione della “Draghi” volta a favorire la raccolta delle deleghe da parte dei dipendenti azionisti. Le dichiarazioni della Commissione Finanze della Camera, fatte alle associazioni di dipendenti azionisti (audizione di fine 1998), non hanno finora avuto seguito. Il Ministro del Tesoro è al corrente della situazione.

Le vicende seguite alla privatizzazione di importanti aziende italiane non hanno insegnato nulla. Le proposte di legge del 1994 e 1995 sull’azionariato dei dipendenti e dei piccoli azionisti sono state insabbiate. Sono in fase di discussione nuove proposte di legge con la quale potrebbero essere introdotte norme più moderne che stimolino l’azionariato e consentano una attiva partecipazione alle vicende aziendali, contribuendo alla stabilità degli assetti proprietari e del management. La proposta del Senatore Antonio Pizzinato, è stata fortemente criticata in ambienti sindacali (Cgil e Uil). Il Sole 24 ORE (5/4/2000): Dipendenti azionisti: il sindacato é diviso.

Le indicazioni OCSE, sul governo dell’impresa, sono da mesi disponibili: perché non seguirle? Avvenire (26/6/1999): Diritti degli azionisti, un documento OCSE mette in luce il ritardo italiano........di Alessandro Fogliati (e.mail:  pgqffo@tin.it)