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Ripasso di Fisica per il Biennio delle Superiori
 
Unità 11.
La gravitazione
 
DEFINIZIONI E TABELLE Esercizi svolti, esperienze e attività Questionario
 
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D1. La forza di gravità che attrae i corpi verso terra (vedi la definizione D6 dell’Unità 3) è un caso particolare della gravitazione universale, la forza per la quale ogni corpo dotato di massa è attratto da ogni altro corpo presente nell'universo, ed a sua volta (per la terza legge di Newton) esercita una forza di attrazione su ogni altro corpo.

D2. La legge di gravitazione universale (di Newton) afferma che due corpi di masse m1 e m2 si attraggono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza d tra i due corpi:

Fg = G • m1 • m2 / d²

D3. La costante di proporzionalità G è la costante di gravitazione universale (o costante di Cavendish, dal nome dello scienziato che è riuscito per primo a misurarla). Essa non dipende dalla sostanza dei corpi che si attraggono, né dal mezzo interposto, ma solo dal sistema di unità di misura adottato. Nel SI, si ha:

G = 6,673•10-11 N•m²/kg².

D4. L'azione gravitazionale esercitata da un corpo esteso è equivalente, in prima approssimazione, a quella che si avrebbe se tutta la sua massa fosse concentrata nel suo baricentro (vedi la definizione D21 dell’Unità 3). Per questo, la distanza fra i corpi soggetti a forze gravitazionali deve essere misurata tra i baricentri (C1 e C2) dei corpi stessi, e la forza gravitazionale ha la direzione della retta che congiunge i due baricentri.

D5. La sorgente della forza gravitazionale è detta massa gravitazionale. In base a precise misurazioni, si può affermare che essa è identica alla massa inerziale definita nell’Unità 9. Questa uguaglianza giustifica la misura indiretta della massa eseguita con le bilance (vedi la definizione D28 dell’Unità 3) e costituisce il principio di equivalenza su cui si fonda la teoria della relatività generale di Einstein.

D6. A causa del piccolo valore di G, l'interazione gravitazionale è molto debole. Tuttavia, il fatto che questa forza sia sempre attrattiva e che agisca tra tutti i corpi comporta che tutti i suoi effetti si sommino, in un raggio d'azione praticamente infinito. Così, in presenza di grandi quantità di materia, la gravità può dominare sulle altre forze, ed è per questo motivo che la gravità gestisce fenomeni a grande scala come il movimento di pianeti, stelle e galassie, e determina l'evoluzione dell'universo.

D7. Per quanto detto nella definizione D1, applicando la legge di gravitazione universale a un corpo di massa m posto sulla superficie terrestre, si ottiene il suo peso p:

p = G • M • m / R²

con M = massa della Terra, e R = raggio della Terra (cioè la distanza tra il baricentro della Terra e la sua superficie, vedi la definizione D4).

D8. Confrontando la formula precedente con quella data nella definizione D13 dell’Unità 9 si ottiene:

g = G • M / R²

Inserendo i dati relativi alla Terra in questa formula (presi dalla Tabella 11 dell’Unità 2), si ricava il valore della accelerazione di gravità introdotto nella definizione D23 dell’Unità 7, che risulta così dipendere solo dalla massa e dal raggio del pianeta.

D9. La legge di gravitazione universale consente di spiegare il moto orbitale dei pianeti e dei satelliti. Essa fornisce infatti un fondamento teorico alle tre leggi di Keplero, che erano state formulate in base all'osservazione del moto dei pianeti, prima della scoperta di Newton.

D10. La prima legge di Keplero, o legge delle orbite, afferma che tutti i pianeti si muovono su orbite ellittiche (vedi Nota 1), aventi il Sole in uno dei fuochi.

D11. La seconda legge di Keplero, o legge delle aree, afferma che il segmento congiungente un pianeta con il Sole percorre aree uguali in tempi uguali.

D12. La terza legge di Keplero, o legge dei periodi, afferma che i quadrati dei periodi di rivoluzione di due pianeti intorno al Sole T1 e T2 stanno fra loro come i cubi delle rispettive distanze medie dal Sole r1 e r2: T1² / T2² = r13 / r23

D13. Limitandosi al caso particolare delle orbite circolari, si può calcolare la velocità orbitale (vc ) che deve avere un pianeta o un satellite per mantenersi in orbita, imponendo che in ogni punto della sua orbita la forza centripeta necessaria per incurvare la sua traiettoria sia uguale alla forza gravitazionale: Fc = Fg. Sostituendo le formule rispettive, si ha:

m • vc² / r = G • m • M / r²

da cui, semplificando, si ottiene la velocità orbitale vc:

vc =

dove M è la massa del corpo centrale (il Sole per i pianeti, e il pianeta per i satelliti) e r è il raggio orbitale.

D14. Per velocità diverse da vc si hanno le orbite ellittiche. Il limite inferiore delle velocità orbitali è costituito dalla velocità cui corrisponde un'orbita che interseca il corpo centrale, mentre il limite superiore è costituito dalla velocità di fuga.

D15. La velocità di fuga (vf ) è la velocità che ha un pianeta o un satellite quando la sua energia cinetica è uguale al lavoro necessario per strapparlo dall'attrazione del corpo centrale (vedi l’Unità 10). Si può dimostrare che:

vf =

Un corpo orbitante dotato di questa velocità si allontana indefinitamente dal corpo centrale, seguendo un'orbita parabolica. Per velocità superiori a vf, si ottengono orbite iperboliche.

D16. La gravitazione universale spiega anche il fenomeno delle maree, i periodici sollevamenti e abbassamenti delle acque marine dovuti alle differenti forze di gravità esercitate dalla Luna e dal Sole sulla parte solida e sulla parte liquida (mari e oceani) della Terra.


NOTA 1.

Le ellissi sono curve chiuse che fanno parte della famiglia delle coniche (le figure geometriche che si possono ottenere sezionando un cono con un piano). A questa famiglia appartengono anche la circonferenza, la parabola e l'iperbole.

Le ellissi possiedono molte proprietà geometriche, una delle quali può essere sfruttata per disegnare l'ellisse stessa mediante un filo, una matita e due spilli. Fissando le due estremità del filo a due punti A e B, la cui distanza reciproca sia minore della lunghezza del filo, si traccia una ellisse facendo scorrere la matita in modo da tenere teso il filo. I parametri caratteristici dell'ellisse che si ottiene sono la lunghezza del filo e la distanza tra i due punti A e B, detti fuochi dell'ellisse, che risultano in posizione simmetrica rispetto al centro della figura.

Se la lunghezza del segmento AB non è molto minore della lunghezza del filo, l'ellisse risulta molto pronunciata (è questo il caso delle orbite cometarie), mentre se la lunghezza di AB è molto piccola l'ellisse tende a confondersi con una circonferenza (e questo è il caso delle orbite planetarie). Si ha la circonferenza quando AB = 0.

Considerando che l'ellisse di figura rappresenti un'orbita con il Sole in uno dei fuochi, il punto D1 di minima distanza dal Sole si dice perielio, mentre il punto D2 di massima distanza è detto afelio (nel caso dell'orbita di un satellite intorno alla Terra, questi due punti sono detti rispettivamente perigeo e apogeo). La distanza D1D2 è l'asse maggiore dell'ellisse (che è pari alla "lunghezza del filo" nel procedimento di costruzione della figura visto sopra).


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