Ho camminato per la mia strada
mentre la mia vita ne percorreva un'altra
non è così che vivono i pazzi?

Questioni in sospeso

 

Madera

Amo la luce pomeridiana
perché stanca
di abbagliare
superfici orgogliose,
piuttosto negli anfratti
sotto ad alberi ombrosi
e lungo i muri
di intricate città
si posa - così
come il tempo sui ricordi-
e li riaccende. Allora
finalmente si svela
di tutto
il nostro cercare
una ragione: l'amore
non è forse raccogliere
invece
che ricominciare?
Ci accomuna sapere
dell'assoluto
valore di ogni istante,
amica di sempre,
e del nulla di poi.
Eppure com'è dolce
sentire la tua voce tra pochi
altri sussurri
di vita
in questo esteso silenzio.

 

Nel buio della sera

Nel buio della sera
solo il frastuono del mare
penetra
la cecità della costa brumosa
e le voci sono lontani richiami
confusi
tra i gridi dei gabbiani plananti
sul vento maestro.
La mano si accosta ad un'ombra
(a tentoni si esplora,
questo mondo di luci impazzite)
viva del pulsare del sangue.
Un tremore, quasi affannoso,
si acquieta col richiamo
- amico, amico?-
e non è più parola, né gesto
né sguardo, né grido, né pianto,
né sogno, né muro, né soglia.
Solamente due mani si stringono
come fosse una sola,
in difesa
da quell'urlo di mare,
da quel montare delle onde
sopra scogli pazienti.
Ed è giorno, il nostro, per sempre.

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La mia poesia per un'amica

Vorrei non fosse un quadretto stucchevole
di maniera, una Boccadasse su commissione,
la mia poesia per un'amica.
Si misura a centimetri, forse
l'amore
che ci rimase impresso in quella età del gioco?
Però la turbolenza...
Un aereo passa sul mio terrazzo
tra nuvole striate e fresche. Nel tremolio
presbite dei miei occhi precipita. No
solo un sobbalzo nell'aria inferma.
Quel panico, quell'ansia, mancamento
chiamalo
come tu vuoi, assomiglia
a guadagnare ancora, per poi perdere
sparire dietro a giochi di parole riconquistare
e illudere e morire per poi
rinascere. É vita?
cos'altro è vita, allora? E c'è un'età di morte?
Su, dammi la mano, facciamo insieme
almeno un po'
del tuo cammino e della strada che ci separa
non ci curiamo affatto. Poi
fosse fino alla fine, c'è un dono più grande
dopo i vecchi meccano e quelle bambole,
dopo gli ignari entusiasmi dell'età bambina?
Guarda, il segreto che non riesci a cogliere
talvolta
per timidezza od altro, è tutto qui,
mia cara.
É che tu sei davvero, nelle tue parole.
Non altra. Tu sei davvero e ormai non
puoi svanire, come al mattino,
ingrato, dissolve in sonno il sogno.

 

Scolora nel ricordo

Amore
scolora nel ricordo
della mano
che cercava il tuo viso
anche il tiepido sole
di quella primavera
amica.
Fu senza estate
abbagliante, stordita
tra i grilli della calura,
questo nostro amore.
La penombra
cieca
ora mi avvolge
e non per pianto
socchiudo gli occhi.
Alla sera
attendo
nella brezza del mare
di udire ancora il suono
dolce
della tua voce.

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Profumi del mattino

Più ci rifletto
- più vivo -
e meno ci capisco
di questa strana cosa chiamata vita...
nascondiamo dietro a pensieri sublimi
il desiderio di un profumo:
in fondo
devono aver ragione i gatti
che osservano
ma soprattutto accostano il naso
per sapere d'esserci,
in un altro.
Vorrei passare in rivista ogni giorno
tutta la mia felicità olfattiva,
e per il resto la tristezza
dei libri, nella solitudine
della conoscenza del mondo.
Tu odori, tu profumi
tu mi fai chiudere gli occhi per vederti davvero...
tu parli con la tua pelle
tu discuti coi tuoi umori
tu
non potresti dirmi meglio
che l'ambra dei tuoi capelli.
Quando avremo finito di sfiorarci
sentirci
annusarci
lievemente toccarci
non ci saremo più.
Non esiste un vero amore
lontano.

 

Soltanto il soffio del tuo passaggio

Ragazza, ragazza
soltanto il soffio del tuo passaggio
mi ha sfiorato
eppure,
quanti profumi
dalla tua terra lontana.

Immagino di te
nella solarità distesa
di agrumeti
e campi,
lo sguardo pensoso
nell'incanto.

Qui, sono colline umide
boscose,
che presentono il nord
di questa Italia
e il mare un po' orientale s'ingrigisce
di Baltico, talvolta.

Io non ho nulla.
Sradicato, stanco
di non avere terra e gente e cielo
che mi appartenga.
piango dietro
a una festa di paese.

Tu, amica
ardi come un sole
che è anelito di vita
sognando il mare delle antiche terre.
Quale infine l'approdo?
isole, forse, dagli incerti confini?

Ti siano propizi gli alisei del tempo
dolce sorella.
La rotta più lontana
quella più ambita e cara ai marinai
ritorna sempre
dentro al nostro cuore.

Alza le vele dunque,
vorrei scorgerti bianca,
all'orizzonte...

 

Per Ginsberg

Il culo per terra adesso
- che sia il marciapiede, la terra,
o la comoda imbottitura -
più o meno ce l'abbiamo tutti.
Si tratta di vedere quali canti
intoneranno allora le ragazze
che ci hanno fatto credito
credendo che fossimo gli dei
di questa marmellata di Olimpo.

Alla fine è solo la fortuna
o la fottutissima smorfia che qualifica
i termini della faccenda?
Morire non è bello per nessuno
ma abituati a non lasciare sporco
in giro, ci è scoppiata la pancia
Prosit! Verranno ad annusare
i nostri resti, altri vecchi del cazzo
verranno a scrivere di noi...

 

Ci accomuna - questo blu notte

Ci accomuna - questo blu notte
di un tredici dicembre stellato?
Brillano con rammarico i pianeti
che s'inseguono invano: come
Giove aureolato per il gioco
delle sue piccole mosche complanari
e Venere riflesso di Luna
noi siamo?
Com'è profondo l'incanto
in cui smarrirsi, stasera,
tentando di carpire un poco
di verità dagli astri che non ascoltano.
Amare e dire forse rimangono
tra le cose che ci è dato essere
anche di fronte al nulla di questa muta
ispirazione di cielo.
Eppure, sollevando la mano
come un bambino per un'apparenza intangibile
ti cerco, nell'aria fresca
dell'autunno clemente. Siamo noi
le molecole del mondo, se respiro
se respiro mi ascolti oppure se il calore
delle mie mani ti espongo
giungerà fino a te la mia voce, almeno
ti abbraccerà il mio amore?
É strano amica mia, l'unica
nuvola dell'universo si è distesa
a nasconderli: Giove aureolato e Venere
riflesso di Luna. Bisbigliano parole
che non sapremo mai: nessuno - saprà mai
quanto sei nel mio cuore.

 

Sono stato sulla scogliera

Sono stato sulla scogliera
stamani
proprio dove i granchi
passeggiano, lambiti
dalla leggera onda.
Ci unisce il mare,
ci separa invece
o è la risacca
a decidere chi parte,
chi attende, chi rimane
come quei legni abbandonati
e stanchi, sarà la deriva
forse
ad incontrarci?
Vivo su un'isola, separata
come ognuno
e talvolta
la bottiglia mi porta echi
di vita che traduco
in versi,
per questo attendo sopra
questi sassi
lavorati dal vento
merlettati
che mi conceda il tempo
i suoi segreti.
Ma io non ho memoria
che conservi per sempre
questo amore
di cose vive
senza una ragione.
Cercando dio
cercando te
cercando il mare di quei granchi
i legni, le onde, la risacca
mi poserò sulla battigia,
esausto, anch'io
sasso tra i sassi.
E piangerò soltanto.

 

Nessuno più si inchina

Nessuno più si inchina
eppure
quest'arte della simulazione
verbale
affinché ogni significato si possa,
a beneficio di tutti,
andrebbe protetta
e conservata
prima della definitiva confusione.
Ci siamo incamminati
(non è questione di pessimismo cosmico)
verso la definitiva estinzione
del senso
e ciò che conta è, in tanto, la parola
lessicalmente detta
dunque verso la delegittimazione
di metafora, analogia, allusione:
si raccolgono nel vento
di qualche carta ingiallita,
ancora
enunciati decenti dei pensieri
e suoni corrispondenti
(volentieri vi parlo
credendomi, almeno
perché ho conservato soltanto
la mia vita dalla quale sapere,
amici
e il resto
geneticamente l'ho appreso
e basta
di certamente vero: ma voi non ditemi
di non capire, condannandomi
ancora all'esclusione,
condizione impossibile,
concedetemi
alla fine dei conti).

 

È vero

É vero
solamente
questo sfiorare appena
della pelle.
Il resto
è urtare dei fragili
corpi
contro le rocce
ignare della vita.
Come l'acqua del mare,
senza posa…

 

I fichi al sole, sulle terrazze del Salento

Sognerò fragole tutta la notte
su bocche di melograni, infiammate
dagli alti soli di una terra rimpianta.
Frutti aperti sulle bianche logge di calce
mentre le vostre carni sanguigne, nella calura
del sopito meriggio languono ancora
i fermenti ribollono, nella mia memoria
di ragazzo non pago della precoce estate.
Ti aspetterò per sempre, mia dolce distesa
tra fossi e siepi ed inarate valli
ti aspetterò come fossi tu, primavera,
stagione cara del mio tempo a ritroso.

 

Un amore in chat

Continenti, oceani
fiumi, montagne
popoli ed altri
accidenti di questo spiraglio
chiamato vita. Non ho potuto
vedere tutto
nella mia breve esistenza
oppure, per prudenza
ho deciso non fosse necessario
importante
o altri aggettivi per chi si scusa col mondo.
Così con te, tenera amica mia
ho smesso di indagare.
Alla fine
chiudendo gli occhi
come per un poeta
troppo ispirato d'amore
è che "siano" le cose,
è che esistano
anche soltanto costruite di parole
le nostre fiorite carezze.
Allora è che tu "sia"
la gioia, il trasognare, la malinconia
senza neppur sapere
meticolosamente
"chi" davvero si celi
dietro al tuo nome
al viso del mio chiudere gli occhi.
Ti amerò come tu fossi davvero
come montagne, fiumi,
oceani e continenti
popoli
ed altri accidenti
che io conosco appena
labile messaggio,
voce del dubbio di un falso dio sincero...

 

Muretto

Nel controluce della terrazza
(intuito appena l'azzurro
più in basso, nella distesa)
non eri l'ombra dell'accecante
sfondo di cielo. Piuttosto
una luce diversa.
Ti ho sfiorato una spalla
per una confidenza di ricordi
-ci accomunava l'esito di storie
costrette dalla sensibilità-
ed hai mostrato, sul viso
ancora invaso dal mare,
i soli dei tuoi occhi, i pozzi
profondi della malinconia.
Poi insieme, verso l'abisso
d'acqua che regge, come un alito,
la foglia sottile delle barche
in rada. Occorrono sguardi
che non saprebbero
non essere avidi di slanci
per capire come la vita afferri
trattenga, neghi, respinga
scacci chi non asseconda
le sue concrete ragioni?
Trecento chilometri di strada
sono sufficienti? e lo stesso
muretto di paese può, invece
colmare altre distanze?
Non so, io non posso sapere,
come a te, a me è stato dato
soltanto di sentire.
Porgimi le mani, ché io ti baci
come un soffio di vento:
brezze sono i nostri compagni,
i nostri amori. Moti dell'aria
incerti, in questo cielo d'argento
amore mio che nei sogni ritorni.

 

Si giunge, talvolta

Si giunge, talvolta
all'inevitabile
e allora,
come davanti alla morte,
il potere del cuore
vacilla:
è solo per nostra fantasia
la libertà
dell'acqua che scorrendo
lungo i fianchi prativi
con allegria veloce
zampilla.
Un urto sulla roccia
ti rimanda
ad altro,
oppure laggiù
dove sembra più dolce
la discesa
non ti accorgi neppure
di come il corso
cambi. La vita
è venire condotti
dalla vita stessa,
forti del nostro orgoglio
e senza alcuna difesa,
la vita
è l'impietoso celarsi
del destino.

 

Tu rimani

Ho seminato pensieri
lungo le autostrade
sui treni
sugli autobus affollati
della periferia
per sentirli posare
leggeri
come farfalle
fuori dal finestrino
della mia vita.
Tu rimani, però
mentre i miei occhi
rincorrono
il retino curioso delle cose…
un albero, un canale
un cancello, un viale
una donna che aspetta
lungo la strada e
uomini dentro a un bar
profumi
una collina,
case palazzi insegne
e gente e gente e gente…
Tu rimani:
ho appuntato le ali del mio amore
come dice la rima,
sul mio cuore.

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La siepe

Per siepe ho il buio denso
infinito
di là dai vetri della finestra
e per collina quest'oasi di luce
invasa dal ronzare
del calcolatore.
Mi computa i minuti, le ore
che mi trascorrono e ricompone
lontano,
in qualche meandro elettronico
della mia stessa immaginazione
il tuo viso.
Ci ricorderemo di essere davvero,
sarà di pelle
e di sguardi rapiti
e di profumi e di slanci trattenuti
per ogni attimo perso
il nostro essere insieme?
oppure laggiù, oltre quei
confini
che neppure esistono, potrò
solamente sognarti?
Mi perdo
in un mare di naufragi della mente.
Quando sarà senza ritorno
cosa resterà di te, di me
di ciò che abbiamo amato e sognato
di ciò che abbiamo desiderato
e non avuto
lungo questo sentiero
che ancora ci accompagna?
Oggi, da questa parte della siepe
la vita
è solo per non credere
la vastità inattesa
del silenzio.

 

E tu mi chiedi se

Ho tentato
di fare troppe cose
dubitando di saper fare
tante cose,
solo l'eccessiva commozione
mi è stata congeniale
e attraverso la nebbia
dei miei occhi
ho visto ciò che accade
dirmi
cos'è la vita.

In questo nostro
amore
così elementare
sono stato artigiano
poeta
discepolo, insegnante
pittore
musicista, ingegnere
di giorni non comuni,
amante.

E tu mi chiedi se
e come è stato
possibile
se dubito di me
se ogni tanto mi perdo
e dove portano i sogni
dove le strade
della nostra stagione.

Non c'è risposta.
Davvero,
non c'è domanda
che salvi le parole
dall'usura del tempo:
esistono soltanto
del gioco e del ricordo
gli attimi
ma solamente
nostri
di un infinito amore.

 

Sant'Apollinare

Oggi, su quest'arco di Liguria
il cielo era così terso
da poter immaginare Atlante
e Olimpo e persino il Gran canyon
visto dalle due direzioni.
Tu facevi un po' l'indifferente
sostenitrice di orizzonti salini
o biondi come di terra crepata, coi ramarri
fino a quando, tenendoti la mano
abbiamo scostato il vecchio cancelletto
di ferro cigolante, tra le siepi.
Vedi, questi liguri
non credono in dio, in definitiva,
la loro fede di miracoli,
ex voto posati perché accada ancora,
è soltanto pragmatica scaramanzia.
Però questi quaranta metri quadri
rivolti verso il mare,
il Golfo Paradiso di chi torna,
sono davvero una promessa di eterno,
un invito a sostare senza timore
affacciati su un abisso di azzurro.
Ci siamo seduti sul muretto, vicini
per osservarli tutti, così intenti:
Razeto, Fasce, Benvenuto, Antola,
una vita guardando verso terra
faticosa di frutti rari, oppure
guardando verso la terra scura
ed alta sull'orizzonte del ritorno.
Ecco, il senso di questo paese, infine,
lo sguardo attonito sul mare,
come un eterno oziare, riposare
concedersi per vizio, dopo la vita,
sprecare lavoro nel fantasticare.
Siamo stati in silenzio, quasi in compagnia
di quei sereni avi e, credo,
tu non l'hai detto, ma ti ho sentita sai?
hai riconosciuto, qui, qualcosa di speciale,
in nessun luogo, dicevi, amico mio,
un camposanto è tanto naturale.

 

Pietre di muri a secco

Se tu conoscessi la terra
che ho abitato
sapresti
dove è cresciuta l'anima
ai miei versi.
Costruisco castelli di parole
che combaciano adatte
l'una all'altra
come le pietre grigie
e azzurre, come il cielo
alla terra,
di questi muri a secco di Riviera.
Le mani rivoltavano
cento e più volte i sassi
per ritrovare il senso
di un discorso
ch'era già scritto.
Ricomponevano, ecco
la trama che chiedeva
solo di essere ancora,
nel muro di scarpata tra le fasce.
Così le mie parole
srotolate, ritorte,
intercalate, escluse
accostate in un senso che mi sfugge
fino alla combinazione
che non dice. Essere,
è la natura delle cose
che veramente contano, non dire.
E in quanto -sono-
a noi rimane appena
ritrovare, riprendere, accertare
sussurrare
combinazioni stabili di suoni
che non vacillino
troppo precocemente, che reggano
almeno per un attimo
di vita
al levigare del tempo
e della memoria.

 

Protendo le braccia

È vero, protendo le braccia
scuotendo l'aria
con le mani. Così noi siamo,
mia eterea, immagini d'aria
evanescenti della fantasia
che orna di caratteri le parole?
O forse evoluti confini
della coscienza di un tempo
senza illusioni,
profezie del più vasto dei mari
del nulla?
Talvolta l'ostacolo di un corpo
le dita che si stringono
il pallido viso
da accarezzare come in un rito
bambino
colmerebbero l'ansia,
fermerebbero ancora un momento
quel vano cadere e cadere e cadere...
Ora noi, nel miracolo
d'essere insieme negli odori
nei rumori, nel serrato dolore
delle braccia
per tentare di essere uno
oppure nulla, dolce amore,
ancora ci spinge lontano...
Quella spiaggia bruciata dal sole
dove ci incontreremo
alla sera
ha per solo confine il suo mare
e null'altro
che possa quietare tra le dune...
Oltre al tempo, oltre agli anni
che non tornano mai.

 

Le hai viste quelle onde?

Quelle onde, le hai viste quelle onde
che quando salgono caverne
primitive ed antri e gole di mostri sembrano
pronte a sbranarti, tu misero navigante
di mari confidenti, familiari dentro ai confini antichi?
ti vedo sollevarti presa dall'impeto
potenza di natura che nascondi dietro fragili
forme onnipotenza di matrice e donna.
Anche il tuo vagare solitario mi turba
errante per le scoscese vie e mi perdi
dentro fantasie di vicoli protetti per piazze
solitarie che il calpestio di genti non distoglie
dalla fissità dei panni distesi
senza un alito di vento che mostri vita
dell'universo qui placato e inerme.
Di questa terra che genererà solo occhi dischiusi
mi preme il canto di giovani erinni impavide
di fronte al mare candide e silenziose.
Ascoltano, loro sole, il canto eterno del  confine
laggiù, laggiù, vedi sopra la cresta?
ancora si distingue tremulo e lontano l'orizzonte.
E poi? solo ragioni che di pensare non crediamo:
un mondo di conquista e primitivo d'ansie.
Ricomincerà la storia ricomincerà il tempo ricomincerà la scrittura
ricominceranno esili le nostre corrispondenze
quando la terra soverchierà la terra
scomparendo il mare e le onde
che quando salgono caverne primitive ed antri e gole
di mostri sembrano pronte a sbranarti,
tu misero navigante
di mari confidenti, familiari dentro ai confini antichi?
Delirando mi gioco ai dadi della parola anche la tua scomparsa
figlia del sole di quelle terre lontane, antiche ed arse...

 

Il cielo fuori dalla finestra

Il cielo fuori dalla finestra
sembra sul punto
di precipitare
denso di grigio e gonfio
di pioggia appena sospesa.
Un albero si agita
per sciogliere il laccio
e fuggire,
lo spigolo di un caseggiato
svetta esposto
come una guglia di montagna
alla inascoltata tempesta.
E io mi chiedo se sia
questo attendere la fine del lavoro
assurdo, dell'esaminare
(per scena, sai, per tutta scena)
la vita mia.
Le cose accadono, accadono
la terra vive indifferente mentre noi.
Noi non scuotiamo più
le fronde, noi non svettiamo
non minacciamo pioggia,
non quietiamo neppure, in attesa
dell'ora della conclusione.

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Prigioniero della lontananza

Come sembrano povere
adesso
le nostre parole
poiché le mani si accostavamo
nella sintassi
sconosciuta e lieve
del nostro amore!
Solo, restando
nell'attesa di un segnale di luce
in questa stanza
ti penso come preclusa
e anch'io
mi sento
prigioniero della lontananza.

 

Vorrei

Vorrei
fosse proprio il mare
coi suoi "marosi dell'affanno profondo"
a ricongiungerci.
L'ultima riga non è casuale
o metrica, figurati...
come si può concludere
"tua amica"
non fosse solo il tempo a separarci?
A ricongiungerci, dunque,
un azzurro respiro
(passato Portovenere, da Spezia,
le pareti inabissate,
sopra, erano spalti irraggiungibili
che solo il sollevarsi
sopra alte creste d'acqua
mostrava, a tratti ed incombenti)
unico sussurro tollerabile
nel silenzio essenziale delle cose
più vere.
Ho qualche problema di collocazione
da disadattato cronico
(ma non potrei sentirmi solo
in quest'eterno scontento,
ti pare?)
e dunque il timore di parlare, far trasparire
dire e così diminuire
per motivo soltanto di sfogo.
Ma sono cose che passano,
come altri luoghi dell'anima
infine
sbiaditi nell'incerta topografia
dei pensieri.
Tu, pochi altri e ingenue cose:
la vita è questo, essenzialmente,
sapere di qualcosa
e di qualcuno un po' di più.

 

Se il respiro

Se il respiro di questa notte dolce
di primavera
mi portasse lontano
come la foglia leggera verso il cielo,
saprei dimenticare di me,
per essere soltanto un tuo pensiero
nel ricordo
di un attimo di trasognato amore
anima sconosciuta,
dolcezza misteriosa delle tue parole.

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Tiepido mattino

Il mare sta calmo in questo tiepido mattino
che sa già di primavera:
sciaborda sulla sabbia incalpestata
per imbiancare di spuma il confine del mondo.
Deve averne combinata
qualcuna delle sue, stanotte... stuprato una caletta
sconvolto un porto riparato
battuto la costa in cerca dei fantasmi
di marinai periti per il loro amore.
Gioca, gioca, gioca il mio animo di conquistatore
passa sopra ogni cosa e sembra non distinguere,
come il mare. Acqua, distesa in ogni luogo
così da non esistere, infine...
E poi essere in posti che nessuno immagini
battere il capo contro la scogliera
rumoreggiare senza neppure l'ombra di uno spettatore
gelare, ribollire, trasportare, restare
immobile, planare
sprofondare, ondeggiare e percuotere, gonfiare...
Oggi è quasi il giorno di riposo
delle parole. La bagnante, precocemente distesa sulla riva
non si accorge
quanto stia galoppando già
sulle sue ondose forme.
C'è un senso nella vita che non stia nel possedere un'anima
implorarla e blandirla, accarezzarla e cederle
sopraffarla e poi chiederle perdono
coprirla e poi lasciarla per ritornare ancora
lambirla
come le onde su quell'eterna spiaggia?

 

Forse domani

Forse domani cercherai
le mie parole
per vedermi guardarti
seppure
da così lontano.
E io ti vedo,
distinta
come l'immagine dell'albero
che sai
sul giallo dei campi
contro il cielo blu.
Nessuno di noi ha oltrepassato
il crinale: capita
si decida sostare
(per alcuni è per sempre
e noi)
perché altro non c'è da avere,
altro non esiste
da conquistare
oltre l'orizzonte ormai sgravato
dal suo ignoto.
Contemplo l'universo
in un tuo sorriso
mentre il mistero del mondo
si cela nei tuoi occhi
amore mio, ed è tutto.

 

La morte di un poeta

Sopprimere,
manomettere,
disinnescare un poeta come una granata
un disco che gracida
il vento tra le dune della costa...
Ci sono uomini
così piccoli
capaci solo di grida concitate
nelle piazze
e pedagogie strascicate a noia
nei salotti delle loro chiese,
ci sono parole
che non verranno dette
appena
sull'orlo delle tue labbra.
Hanno scaraventato
dal ponte della ferrovia
abbandonato
in un fosso
pugnalato come un sacco vuoto
l'apparecchio
radio
e insieme la stazione irradiante
della nostra poesia.

 

Percorrerai le strade

Percorrerai le strade
che appena immagino
mentre il mio pensiero
perdendosi
tra i mondi sconosciuti
della fantasia
ti seguirà come un fedele amante.
Tu sarai d'altri
altri accarezzeranno
quel tuo gentile aspetto
di donna ragazza ed altri ancora
saranno accarezzati
dal tuo sguardo
lieve
come la pioggia di primavera.

Eppure
nelle sassose vie della mia vita
il profumo dei fiori di balcone
(una donna dietro
alle tendine
quasi celata
osserva il mondo, abituata
a tessere la vita)
e le parole -qualche volta accade-
trasportate da una leggera brezza
mi diranno di te,
del tuo vagare,
ignara ragione
della mia contentezza.

Tu sei, tu sei, ella è
mi dirà il tempo
di questo nostro intenso
separato sentire...
ma noi non ci vedremo mai, forse
eppure
noi non ci lasceremo mai
dolce malinconia di un'altra vita.

 

Il cielo ci raccoglierà

Il cielo ci raccoglierà,
ora dispersi,
come fossimo uno e tanti
insieme.
Abbracciati per sempre
e ormai non più parole
solo i nostri pensieri per voce
e il nostro amore
sussurreranno i sogni
di un'altra vita.

 

Rileggo questi versi

Rileggo questi versi
pronunciati
da una parte di me
che non conosco
e chiedo, di me stesso
chi io sia, davvero.
Imito poeti
che non ho letto
e con acribia curiosa
invento pensieri
già sofferti,
accosto immagini scontate
pretendo ritmi
che trattengano
l'annoiato lettore.
E tutto ciò
senza ragione
di guadagno e di gloria:
mi consola il chinare del capo
-a volte mi sorprende,
involontario-
mentre ciò ch'è sfiorato
appena
mi precipita, vertiginosamente,
in abissi di nulla
emozionante.

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