Ruggine

"Non sono certo di provare delusione o sollievo quando i vertici
appuntiti dei segni cardinali riprendono il loro orientamento incidendo
non solo la mia impertinente immaginazione ma anche la mia anima"

Presagio

Ho scelto per contesto
un gocciolare di pioggia
insistente
sui pazienti ulivi delle balze.

In fondo al canalone dei tornanti
come respinta
la Riviera passeggia i suoi colori
per i pochi che sanno
interpretare il volo dei gabbiani
accanto alla bonarietà del mare
esausto di bagnanti.

In quest'autunno di attesa
non so se il cigolare del cancello
o il telefono che trilla
invano
quest'odore di campagna spenta
oppure il ricordo di altre voci
mi assopiscono il cuore
nel rimpianto.

Nei fossi non gracida la rana
il cielo è abbandonato dai tornei
per nuvole indistinte
e chiusi nelle loro case
trattengono i segreti i miei pochi vicini.

É un presagio la vita,
prima che io conosca
prima che sappia
prima che mi appartenga un solo giorno
prima che si colorino i ricordi
caldi di un come è stato
prima del sogno
verrà l'inverno e "avrà i miei occhi"
rapiti
per troppo amore
da uno spietato biancore.



Dovunque

Dovunque andrai
insieme a te
se il nostro
tempo
è stato veramente
noi
un po' di me come un ricordo
e un'attesa di giorni
che non saranno
mai.


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Nel silenzio

Improvvisamente il silenzio
oppure
forse
lo scoppiettare della fiamma
il ticchettio
dell'orologio a muro
inesorabile
e
senza entusiasmo il vento
alla finestra
per parole mute.

Vulcano è il fuoco fucina
del sangue
e saette i pensieri
trattenuti
come nei sogni i passi
che non muovono.

Si affanna quella leggera
patina
in superficie
sopra a strane acque
profonde
come il mistero della tua natura
inestricabile, ma sempre
mentre tutto accade e noi
salvi soltanto
per un combaciare di labbra
senza direzione
lanceremo un sasso
a un'altra primavera,
noi che non siamo
noi che non saremo mai,
mai veramente perduti nella quiete.

Improvvisamente il silenzio
oppure
mentre tutto accade.

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Lucilla mia
(a una adorabile micia che se n'è andata)

Come un gomitolo
dipanato per le stanze
caldo
del suo morbido pulsare
una poltrona
il letto
il grembo dove si è in due a sognare
mi guardi come se mi dicessi
ed io ti interrogo
strana ragazza che soltanto attende.
Ti muovi come i sogni
alla notte
nella quiete della casa stanca
ed io nel buio
al lume dei tuoi occhi
capisco tutto ciò che serve
a vivere.
È il silenzio, infine
la tua voce
smesso quel miagolio dei nostri
giorni.
Addio
noi siamo, siamo, noi smettiamo d'essere
come creature
fatte solo di oblio,
un po' di cibo
il caldo dell'estate
e il lungo inverno del dimenticare.
Noi siamo ciò che
a volte ci accompagna
anche se poi ci lascia
sai?
lo sai, Lucilla mia…




I miei pensieri soli

Un'altra città
un selciato
che conosce i tuoi passi
ed un saluto
uno sguardo un cenno
lo sfiorare di vesti
corpi opachi
l'aprirsi del mare sul passeggio…

Di nulla è fatta
la mia gelosia per te
folletto
dei miei pensieri soli,
io sto
tra colline gentili
e il rivoltarsi al cielo
grigio di questi ulivi
di ogni foglia
che non acconsente
il proprio
inchinarsi all'inverno.

Protese e ridenti.

Così sarai, distesa nei miei sogni
quando la lontananza
sarà spenta
dal nostro bacio infinito
e le parole
sussurrate
saranno ancora
anche nel sonno della notte

sommessamente nostre.



Una vita intera

Provo a scriverti qualcosa,
cerco un canale che partendo dal cuore
eviti l'inganno della ragione
e tuttavia esprima le parole
che segnino
questo nostro tempo di dolore.
Mi chiedo dove siamo veramente
al di là dell'apparenza dei corpi
dove ci muoviamo con i nostri gesti
incompresi ai più che si ribellano
all'evidenza del sogno.
È nel mio stomaco l'idea
è nel tuo ventre,
solo labbra afone esprimono
il senso della corrispondenza mitigando
nell'abbraccio
la disperazione d'essere due non uno.
La loro forza proprio
nella stessa forza delle cose e nostra
è la debolezza dell'essere
fragili come un solitario sole
che si regge appena
appeso nel suo grande cielo.
Un altro giorno e un altro a limare
i nostri esili raggi in mezzo ai temporali
mentre continua ancora
il nostro mare
a scrosciare i tondi ciotoli
nel loro incomprensibile rullare.

Ho chiuso gli occhi per vederti ancora
esile nella tua lana di primavera
un leggero vento per te alta
sulla scogliera
e una promessa di qualche giorno, mese
come fossero tra noi una vita intera.



Tu

Mio zio fa il sarto
un altro il falegname
uno fa il fabbro
e un altro ancora il parrucchiere.
Io non so cosa faccio:
scrivo parole come soltanto segni
leggibili da alcuni
che per disgrazia loro mi comprendono.
Sono nato sbagliato
in quanto ad arti che servano alla gente
concrete come il pane
quotidiano.
Devo scacciare il dubbio
di un giudizio
per amare
come una persona normale,
devo scacciare il dubbio che amare
sia produrre qualcosa
che non sappia dare.

Tu
che a volte sola mi hai ascoltato
rimani ancora un poco, fino a quando
non mi sarà impossibile
partire.

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Insensato lottare

Ho spento la luce per raggiungerti
Solo
In questa casa in cui vivo coi miei sogni
E tu descritta dai miei occhi
Ti ricomponevi in giorni e luci
e luoghi
che non sono più, per noi.

Vivere nel mistero non è dolce
Quanto le carezze dell'illusione
Eppure è di queste che abbiamo vissuto
Così a lungo
Da rendere innaturale un'altra strada.

Non è la biochimica
A governarci e neppure un dio
Ma qualcosa di eterno l'abbiamo pur creato
Se soltanto la caparbietà della bugia
Potrà staccarti da me come una foglia
Dall'albero in autunno.

La ragione delle cose
Come la corrente incessante del fiume
Non la puoi rincorrere
Solo la vita dilatata in lago
E in mare e in oceano e in pianeta
Ti dirà come invano e privo di alcun senso
Sia il dolore
Del nostro insensato lottare.



Ci ritroveremo

Parole color sangue e petali di nomi
urli taglienti
improvviso abbagliare
dello sguardo
mani di cielo
a terra abbandonate
come se la fatica non bastasse
a risolvere
il normale esaurirsi del giorno.

Ho vagato per la campagna
offesa dagli odori
di polveri
nell'aria squarciata dagli spari,
anche tu
diritto al cuore
perché non fosse solamente
ferire.

Alcuni si raccolgono in stanze
le finestre chiuse
solo alle tue ragioni.
Vorrei sapessi quanto di aghi
e groviglio di rovi
inestricabili
è contenere un universo ostile
eppure nostro
per la pietà dei pochi giorni
Tu, io, altri e il resto del mondo
non è abbastanza
quest'immenso dolore?

Ci ritroveremo, lo so
e insieme
sulla soglia di tutt'altro amore.



Ruggine

Ruggine, ruggine
ruggine
quanta ruggine di foglie
in quest'autunno che muore
e terra nera
e livido acciaio di mare
inciso tra i precipitosi
archi crinali della valle.
Nembuloso medita
il cielo
se precipitare o stare
nell'incerto dei giorni della vita
ed io che attendo da altri
ignari
il giudizio per la mia stagione
anch'io mi idrossido
tra quei ricami spogli
ed ossuti dei rami.
Scricchiola il vento pigro antichi
legni
incrociati nel tempo coi ricordi
riluttanti all'oblio,
si inclina e regge ancora
incerta
l'ora del tramonto
e corrono
come inutili risacche delle ore
onde sulla battigia.
Un altro naufragio della mente.
Qualche volta
o sempre
una partenza accade
senza che intorno a noi succeda
niente.



Santa Fiora

Sopravvivono un fuoco
una stanzetta ferro battuto e santi
un'entrata cucina per pasticci nostri
su quella rocca
pietre ed acqua e finestre segrete
che al mattino
spalancano aria di pelle ed ansimi
notturni,
nel ricordo.
Abbiamo passeggiato come tanti
forse turisti
su quel selciato tuo
fino alla radice del cuore
bimbetta saltellante, quasi il tempo
scherzasse con gli anni.
Per mano, sono stato
tra nonne pievi strambe vicine
famiglie cancellate nelle storie
intrecci di vite
che -ancora il tempo- tradisce con l'oblio
mantelli appesi e scale, scale spalti
e fontane ed alberi patriarchi.
Tu memoria tu silenzio appartato
a scrutare dall'intimo
dell'animo leggero sulle dure pietre
il sensibile affanno
delle cose. Dove ti ho lasciata?
Santa Fiora figlia di Amiata e madre
di quel mare lontano, tra i crinali
castagni e gli ulivi di monte
tu, ed io sono il gelo di vento alle fessure
di mura abbandonate.
Dove troverà riparo il mio ricordo?

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Un altro temporale

Onde pacate
stamani
lungo la via di Aurelio
verso il centro
per Genova sfogliata e grigia
d'autunno:
sembrava che il mare non volesse
infierire sulla costa
provata
da una pioggia battente
e tesa.
Corrispondono all'animo
talvolta
gli elementi
e i giorni
di ogni nostra stagione
e noi mutiamo foglie
come fossimo
vite
arrampicata nel tempo.
Il tempo…
dove va questa strada
oltre l'orizzonte?
Verso giorni trascorsi
a cercare ragioni
per vivere partire
scrivere capire osare dire
sostare
amare.
Ogni goccia di pioggia
adesso
che mi investe la vita
è per non scomparire dentro
a un solco
di quelle pacate onde
di mare
che accompagnano
quiete
il mio tragitto per un altro temporale.



Re del campo

Odore di castagne e bucce d'arancia
sul piano della stufa,
lo dico a voi che vivrete
venti secoli oltre,
non è come gli unguenti
dei ricchi questo sentire profumi
ma di tutti gli altri
che pure hanno vissuto gioie e notti
e dita bruciate, nell'impacciato
infantile
che non è di Prometeo
giocare con il fuoco, che s'infiammano
eppure
è sentire il sangue sotto pelle
e la passione assediata
dell'animo, vivere davvero queste sere.

Manca solo il mio filo
dei giorni
e sarei re del campo
dove si esercita la gioia,
la pelle chiara alla luna sospirosa
e un cavalcare di onde
nel contrastato tintinnare conchiglie
ragazza mia che attendo.

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Gazzella tu

La fuga
la rincorsa
l'ansimare
il cuore
palpiti e tamburi
ed arti tesi,
il collo che non cede
alla fatica
e scalpiccio di pensieri
a precipizio
e polvere che oscura il cielo
e sangue
alle tempie
nel ventre
che rigurgita umori
e paura
eccitata
e fantasia di corpi
aggrovigliati
nella lotta col tempo.

La gazzella
distesa
anela la tempesta
e artigli
di drago,
criniere ed altri
simulacri del dio
ghermiscono
il suo petto.

Distolti
dai suoi occhi
che implorano ancora
dal capo reclinato
il morso
la groppa a conquistare il cielo
e il manto di un altro corpo
a sua volta carpito.
nel racchiuderle l'universo.

Presto sarà l'alba
esausta
di un altro
imperscrutabile amore.

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