Videogiochiamo

A diciotto milioni di videogiochi venduti. Stiamo sostituendo le endorfine coi consumi...

Di questi tempi si è poco disposti ad ascoltare alcuno (escluse le battute e le citazioni), tantomeno se stessi...

C'è Claudio Abbado da Fazio: intelligenza, altruismo, nobiltà d'animo, sensibilità e modestia. Poi, d'improvviso, una leggera allusione spiritosa ed educata ti fa capire "da che parte sta". Difficile scacciare la ricorrente sensazione che ci sia differenza genetica tra noi e "loro", insomma quelli là che gli danno ancora retta, al pifferaio di turno in questo Paese.

Loro che accettandone l’ovvio disprezzo continuano a servire il magnifico dispensatore di potere e ricchezza, si aggiungono quelli che, in tanta simulata certezza del giusto e del bene e dell’amore, trovano riparo dal proprio senso di inadeguatezza rispetto a una moltitudine pensante che percepiscono soffocante, a riguardo della ragione, della giustizia, della consapevolezza del mondo e della Storia.

Sto pensando alla diatriba dell'epoca della scuola superiore: il lavoro nobilita oppure è la punizione inflittaci dal Padre eterno? oggi non prenderei posizione. Per dirla con Pavese... lavorare stanca, eccome!

Infine ci sono quelli che si sottraggono ritenendo di essere estranei alla politica, oppure per timore di esporsi, oppure considerando la politica un fatto interiore, come fosse cosa di religione. Anche loro emergeranno dopo, come padri e madri testimoni, quando "sarà passata a nuttata..."

A tutti coloro che accettandone l’ovvio disprezzo continuano a servire il magnifico dispensatore di potere e ricchezza, si aggiungono quelli che, in tanta simulata certezza del giusto e del bene e dell’amore, trovano riparo dal proprio senso di inadeguatezza rispetto a una moltitudine che percepiscono soffocante, a riguardo della ragione, della giustizia, della consapevolezza del mondo e della Storia.

A un Paese alla deriva, la colpa è nostra che non abbiamo insistito abbastanza, che non siamo stati abbastanza espliciti con chi era disposto, per ruolo, ad ascoltarci. Non siamo stati cattivi maestri, piuttosto pessimi insegnanti. E non sto parlando di me :-)

L'affermazione alle "primarie" di Nichi Vendola non è una banale personalizzazione della politica, ma il rifiuto di Casini, di Buttiglione, di Cuffaro, di aghi della bilancia e di opportunismi politici. Comincio a temere la vocazione alla sconfitta, ma se cadi in un letamaio la difficoltà ad uscirne non è propriamente colpa tua...

Penso che se un ministro della Giustizia afferma di sapere che il suo presidente del consiglio non ha mai (mai) telefonato alle sue aziende, o ci va persino a letto insieme oppure gli tiene sotto controllo il tel. il cell. il walky talky, o la pira per i segnali di fumo...

Non aggiungo altro. Rimane il mio dubbio sull'efficacia del pensiero di Galileo, Leonardo e dei greci Pitagora e Archimede (questo nato sul suolo attualmente chiamato "Italia", anche se la maggior parte degli studenti e degli adulti lo collocherebbe oltre lo Ionio) sul nostro commiserevole sistema di istruzione scolastica.

Ma almeno il buon senso non dovrebbe indurci a ribattere a quelle argomentazioni con la semplice deduzione che, in mancanza di quell'esorbitante controllo su televisioni pubbliche e private, giornali e riviste e case editrici e cinematografiche, quell'imprenditore avrebbe raggiunto a malapena il venti per cento dei consensi elettorali?

Per tantissimi anni ho insegnato nella Scuola media e se un dubbio sul nostro sistema educativo mi ha sempre preoccupato e ferito, riguarda la scarsa attenzione per lo sviluppo della razionalità e della logica (al di là della matematica).

C'è una favola che da qualche giorno viene rappresentata nel teatrino della politica italiana. Stavo seguendo la trasmissione Ballarò in cui Roberto Arditti, direttore del quotidiano "Il tempo", ha ribadito che se fosse influente il controllo della stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione da parte del Presidente del Consiglio, nelle ultime tornate elettorali non avrebbe prevalso alternativamente la Sinistra.

La civiltà di un popolo cresce come cresce un albero: così lentamente che un uomo, pur osservando attentamente, non può avvedersene. Ma, per ciò, non bisogna perdere la fiducia.

 

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