Eaton di Massa
Intervista ad un lavoratore sulla situazione in fabbrica

Nella prima settimana di settembre sono apparse sulla stampa locale notizie allarmanti sul futuro occupazionale della Eaton, industria metalmeccanica di Massa con circa 500 dipendenti. Quello che segue è il resoconto di una “chiacchierata” con un lavoratore della stessa Eaton a seguito del protocollo d'intesa firmato il 10 settembre 2003 da RSU, sindacati e Associazione Industriali della provincia di Massa-Carrara. Alle lavoratrici e ai lavoratori della Eaton va la nostra solidarietà e il nostro sostegno. 
Chi fosse interessato a consultare direttamente i documenti oggetto dell'intervista lo può fare sul sito di Primomaggio (http:\\www.primomaggio.tk), oppure farne richiesta direttamente alla redazione.

Che sta succedendo alla Eaton di Massa?
La Eaton Corporation ha consegnato a tutti i lavoratori e alle rappresentanze sindacali il 2 settembre una lettera in cui si accusano i lavoratori di scarso impegno. In sintesi la Eaton non raggiunge il suo obiettivo (utile del 17% su base annua) e vuole scaricare le responsabilità sui lavoratori. 
Prendiamo ad esempio alcuni stralci della lettera inviata ai lavoratori “Le prestazioni fornite negli ultimi mesi dal nostro stabilimento di Massa hanno messo ad alto rischio la nostra relazione con i clienti...” e ancora “La reputazione dello stabilimento di Massa è gravemente deteriorata e sarà dunque difficile recuperarla se non impossibile di fronte ai nostri clienti” ed infine “La situazione attuale è la conseguenza delle nostre azioni in quanto ad assenteismo, bassa produttività, mancanza di coinvolgimento... Vi è infatti la percezione che ci siano delle persone nello stabilimento che non sono interessate al buon funzionamento della Eaton Corporation...” In sostanza se esiste un problema i lavoratori sono indicati come i responsabili di questa situazione. 

Come hanno reagito i lavoratori?
Un primo segnale preoccupante era già arrivato alla notizia che una linea di produzione era stata dirottata allo stabilimento Eaton di Rivarolo (TO). 
Poi, dopo la consegna della lettera, si è diffuso il timore tra i lavoratori di dover affrontare una battaglia forte e senza quartiere. 
Questo dopo mesi di mobilitazione dovuti al referendum sull'articolo 18 a agli scioperi per il rinnovo del contratto nazionale (dove abbiamo registrato una adesione media del 77% e un aumento di iscritti alla FIOM che ha portato avanti queste lotte).
La Rsu ha risposto subito alla lettera ribaltando i termini dell'attacco e mettendo in risalto i limiti dell’azienda: se esiste un problema di funzionamento alla Eaton i responsabili non sono assolutamente i lavoratori, ma la dirigenza dello stabilimento di Massa con il suo sistema mangia profitto. I lavoratori non sono i responsabili della “crisi”, se di “crisi” bisogna parlare.

E dopo il documento della Rsu Eaton?
Visto che la linea dirottata a Rivarolo pende come la spada di Damocle sullo stabilimento di Massa, le RSU e le OO.SS. hanno puntato ad inserire nell’accordo le percentuali di produzione: il 95% a Massa e il 5% a Rivarolo. 
A Rivarolo sono stati dotati di una sala prova motori per verifiche il prodotto ed eventuali migliorie ed hanno quindi bisogno di una produzione minima. L' azienda si è rifiutata da subito di fissare percentuali. Dopo un incontro, anche con le istituzioni locali, nell’accordo del 10 settembre con RSU e OO.SS., l’azienda afferma che lo stabilimento di Massa rimane comunque centrale nella produzione di punterie. 
Si è stabilito inoltre, d'accordo con tutti i soggetti, di dar vita ad una commissione tecnica straordinaria che faccia emergere le vere ragioni per le quali non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati.

Come è lo stato d'animo dei lavoratori ora dopo il protocollo d'intesa?
Il protocollo firmato da l’impressione di essere una tregua tra le parti e di aver rimandato lo scontro a dopo un periodo di verifica. L’atto della Eaton è stato un vero e proprio atto di terrorismo psicologico teso a destabilizzare il fronte dei lavoratori che si era creato nei mesi precedenti. 
Ci lascia sospesi, in attesa di capire meglio, il fatto che all’incontro tra azienda e amministrazioni locali si richiami la centralità della concertazione come strumento di confronto tra le parti. 
Quello che ci preoccupa è che si sia voluto alzare un polverone per poi andare a peggiorare o a tagliare posti di lavoro concludendo con il classico vissero felici e contenti come nei bei (?!) film americani.