RSU alla Tirrena macchine
Democrazia sindacaBILE o totale ignoranza dei vertici di CGIL-CISL-UIL-UGL ?

Potremmo in qualche maniera riassumere così la strada che ha portato dopo circa due anni dalla raccolta dei tre quarti delle firme degli operai di Tirrena Macchine (Massa) all'elezione - poi "revocata", o meglio, mai convalidata - di tre RSU.
Gli operai di Tirrena Macchine non credevano di trovare tanti ostacoli nell'eleggere coloro che devono rappresentarli; evidentemente non è così automatica l'elezione delle RSU, non basta andare alla cabina elettorale per eleggere i rappresentanti, bisogna fare i conti con delle cifre, con il patto di solidarietà, con gli equilibri interni di segreterie molto ben legate, aldilà delle apparenze, tra loro. 
Soprattutto non credevano di essere in grado di sbagliare tecnicamente nel fare le elezioni, dato che la preparazione l'avevano curata direttamente i quattro segretari provinciali FIM, UILM, FIOM, UGL, le quattro RSA FIM, UILM, FIOM, UGL (tra le altre cose il segretario provinciale UGL metalmeccanici è anche RSA in quanto lavoratore Tirrena Macchine); in più nello stabilimento lavorano due delegati del direttivo provinciale FIM-CISL, due delegati del direttivo provinciale UILM, tre delegati del direttivo provinciale FIOM, un delegato del direttivo regionale FIOM, tre delegati del direttivo provinciale UGL... 
Ma andiamo per ordine. 
In Tirrena Macchine vige la regola che l'assemblea dei lavoratori è sovrana su tutte le scelte che li riguardano. Un assunto che tutti riconoscono valido. Tant'è che dopo circa un anno e mezzo dalla raccolta di 65 firme che chiedevano l'elezione delle RSU si apre la pratica della loro elezione. 
In un assemblea molto animata i lavoratori decidono di andare all'elezione di tre RSU come dice la legge, respingendo quella che era la posizione delle segreterie FIM, FIOM, UILM e UGL, che optavano per una soluzione “armonizzata” a cinque e che in definitiva apriva le vecchie RSA ad un altro delegato FIOM senza variare in alcun modo i rapporti di forza. 
Per rispettare a pieno "l'assunto" ed il richiamo dell'azienda che riconosceva solo il percorso di legge senza integrazioni, le segreterie decidevano di indire una votazione a cinque a cui però, poi, avrebbero fatto seguito due verbali, il primo con il riconoscimento di tre RSU elette, il secondo con il riconoscimento di cinque RSU elette. 
Il primo verbale si dissolve quasi subito e si “rende irreperibile” fino ad oggi, il secondo viene rifiutato a priori dall'associazione degli industriali, la quale intende far rispettare la legge vigente che attribuisce ad aziende con meno di duecento dipendenti tre RSU. 
Intanto le votazioni avevano dato il loro frutto : 53 voti FIOM; 20 voti UGL; 12 voti FIM; 10 voti UILM; 1 voto nullo. 
Si era di fatto evidenziato i rapporti di forza all'interno di Tirrena Macchine.
Con il verbale a tre venivano infatti eletti direttamente un rappresentante per la FIOM - che superava oltre il 50% dei consensi -, un rappresentante UGL con il maggior numero di resti ed il terzo veniva, in base alla regola che il 33% dei seggi disponibili va alle sigle sindacali firmatarie del contratto nazionale e tra queste distribuito in maniera proporzionale al consenso (regola, peraltro, che nega una reale democrazia sui luoghi di lavoro e che dovrebbe essere sostituita dal proporzionale puro), assegnato alla FIOM. 
Con il verbale a cinque per le stesse regole si dividevano i seggi in tre FIOM, uno UGL, uno FIM. 
Il "rebus" poteva avere risposta ? Qualcosa era andato storto ? Le persone elette erano incapaci di intendere e di volere ? 
Ognuno di noi può fare delle ipotesi, ma fatto sta che il giorno 8 settembre la segreteria provinciale FIOM ha fatto richiesta di una nuova elezione. Chissà se a distanza di quattro mesi e con i rapporti di forza invariati non si riesca ad avere una RSU, magari più "armonizzata" e tale da soddisfare i vertici di tutte, e dico tutte nessuna esclusa, le segreterie sindacali provinciali lì impegnate.

settembre 2003
Alcuni lavoratori della Tirrena Macchine