Aggiornamento da Tirrena Macchine
I lavoratori della società Tirrena Macchine non
percepiscono stipendi, né ammortizzatori sociali dallo scorso settembre 2004.
Una realtà disarmante, che mostra in maniera inequivocabile l’incapacità palese
dei lavoratori nel far rispettare i propri diritti e, al contempo, la brutalità
di questo sistema che schiaccia le parti più deboli, non offrendo loro dal
punto di vista “legale” - se così si può dire - i mezzi adatti per far
rispettare un diritto sacrosanto.
Se aggiungiamo che questa società è nata a suon di
contributi statali ed è partecipata da Sviluppo Italia, non possiamo non
riflettere sul fatto che lo Stato nega in prima persona il diritto
sancito dalla costituzione ( artt. 35, 36, 37 e 38).
E’ possibile che un’impresa a cui lo Stato partecipa,
e in cui riversa una massa enorme di
denaro pubblico - possa permettersi di non pagare i contributi ai propri
dipendenti, di non pagare i fornitori, di rubare i soldi del fondo integrativo
dei dipendenti (Cometa), di prendere a man bassa dalle sue casse e non
retribuire i lavoratori per otto mesi ? Può lo stato permettersi di “fare
impresa” insieme con chi costituisce società in paradisi fiscali (Mechanical
Technology s.a. Soparfi) quali il Lussemburgo, dichiaratamente per eludere il
fisco?
Tutto ciò è possibile e verificato dal disagio continuo
che passano 75 famiglie di lavoratori della provincia di Massa-Carrara.
Potremmo ripercorrere tutta la storia della
re-industrializzazione dell’area ex-Dalmine di Massa; lo abbiamo fatto più
volte ed in tanti altri lo hanno fatto. Esistono sicuramente responsabilità
precise nella scelta delle attività che qui si sono insediate, così come
esistono responsabilità precise nel mancato controllo degli investimenti, che
tra l’altro la legge 181/89 (legge che ha permesso la nascita di Climas, BSI,
Nasa e Tirrena Macchine) prevede e impone.
Potremmo ripercorrerla la storia, ma solo a titolo
informativo, poiché nessuno, ne sindacato né istituzioni ha la volontà di
perseguire nella maniera dovuta gli artefici di tanto scempio.
Forse perché tra la fine d’ottobre e la fine di dicembre
del 1997 erano in tanti presso il Comitato per il Coordinamento delle
Iniziative della Presidenza del Consiglio alla presenza dell’On.le Borghini, vi
erano i rappresentanti dei parlamentari di zona, della Regione Toscana, della
provincia di Massa Carrara, del sindaco di Massa, del consorzio ZIA, delle
organizzazioni sindacali confederali e di categoria nazionali e territoriali,
dell’Iritecna in liquidazione e della SPI (ora Sviluppo Italia).
Le stesse persone a cui oggi chiediamo di trovare una
soluzione; quelli che hanno permesso a Climas di smobilitare senza che agli
operai fosse data neanche la CGIS, ( forse perché tra loro non vi erano ex
Dalmine ), quelli che hanno permesso a BSI di licenziare tutti coloro che non
erano ex Dalmine (tutti a contratto di formazione), quelli che parlavano di
ripresa e d’incremento di posti di lavoro e si sono visti la Nasa fallita
mentre facevano i bagni al mare, quelli che permettono che 75 famiglie restino
senza entrate economiche per 8 mesi.
Chi è stato il
male non può essere la cura.
Solo con il protagonismo attivo di lavoratori e
lavoratrici sempre più coscienti e combattivi è possibile imporre alle
istituzioni e ai padroni il rispetto del diritto al lavoro e della dignità di
tutti.
Purtroppo c’è da registrare che nella nostra provincia
esistono ben pochi lavoratori e lavoratrici coscienti e combattivi e la
sedicente vertenza territoriale n’è la dimostrazione palese. Di questa
debolezza sindacato, istituzioni e padroni fanno la loro forza.
Dovrebbe per questo essere rinnovato l’impegno affinché
sul territorio cresca una forza del lavoro con cui tutti (dai padroni, alle
istituzioni, ai partiti, ai sindacati) debbano fare i conti.
Senza mettere in campo questa forza reale e combattiva i
lavoratori saranno sempre alla mercé di giochi politici fatti sulla loro pelle
e sul loro futuro, giochi che non possono essere contrastati solo con la
disapprovazione e tanto meno con il rinchiudersi in una visione individuale,
perché solo collettivamente i lavoratori possono essere una forza.
Marco Tonarelli
Forse cassintegrato Tirrena Macchine