Pensioni. Superbonus e governi “amici”

 

Il 6 ottobre 2004 è entrata in vigore l’ennesima controriforma delle pensioni. Ad oggi, alcuni dei suoi aspetti più importanti - come la destinazione del TFR  devono essere ancora chiariti con l’emanazione dei decreti attuativi. Ci sono però alcune parti che sono già in vigore, come quella dell’istituzione del cosiddetto superbonus. Vediamo in cosa consiste.

 

I lavoratori dipendenti del settore privato (dirigenti compresi) e quelli iscritti a un fondo sostitutivo dell’assicurazione generale obbligatoria INPS (tra cui il personale di volo dell’Alitalia e i ferrovieri) che avessero raggiunto al 31 gennaio 2007 i requisiti per andare in pensione possono chiedere di rimanere al lavoro ricevendo in busta paga, esentasse, l’equivalente dei contributi INPS - pari al 32,7 %  del reddito lordo oppure del 33,7 % se in possesso di un reddito nel 2004 superiore ai 37.833 euro -. 

I requisiti minimi richiesti per gli anni 2004 e 2005 sono di 35 anni di contributi e 57 anni di età oppure 58 anni di età, per gli anni 2006 e 2007 35 anni di contributi e 57 anni di età oppure 39 anni di contributi. Nel frattempo la pensione verrà congelata. L’importo della pensione che spetterà a coloro che hanno optato per il superbonus sarà pari a quello calcolato al momento della richiesta dell’incentivo (sulla base dei contributi versati fino a quella data) maggiorato degli aumenti del costo della vita che sono intervenuti nel frattempo. Dal primo gennaio 2008 chi ha usufruito dell’incentivo potrà comunque continuare a lavorare.

Ma a chi conviene realmente il  superbonus ? 

Il superbonus non è un regalo, ma semplicemente la compensazione anticipata dell’aumento pensionistico a cui si rinuncia.  E questa compensazione sarà tanto più grande quanto più grande è il salario. Più il reddito è alto e più il bonus sarà grande, fino ad arrivare ad aumenti percentuali del 50 % ed oltre dello stipendio. Possiamo dire che il bonus convenga a chi ha maturato 40 anni di contributi e che può vantare un salario alto.  Ma chi potrà chiedere di rimanere al lavoro dopo 40 anni? Solo chi ha svolto lavori non massacranti . Degli altri chi lo farà sarà solo per la necessità disperata di far quagliare i conti alla fine del mese, mettendosi in tasca subito qualche soldo in più, o chi magari può prevedere per la insalubrità del lavoro svolto di non campare troppo a lungo.

Difatti al 20 gennaio 2005 sono state presentate oltre 30.000 domande. Dell’incentivo usufruiscono soprattutto lavoratori maschi, residenti nelle regioni del Nord, in prevalenza impiegati percettori di redditi medi, alti ed elevati, occupati nell’industria, con un reddito compreso tra 20.000 e 50.000 euro (dominante la fascia tra 20.000 e 30.000 euro).

L’elargizione del superbonus potrebbe essere inquadrata  nel tentativo di avviare un circuito virtuoso di rilancio dei consumi a vantaggio di determinate fasce di reddito evitando al contempo la fuoriuscita immediata dalle casse dell’INPS  di una cifra stimata in 1.3 miliardi di euro a fronte di minori entrate date dai contributi non versati (quantificabili in 730 milioni).

Il superbonus viene introdotto perché, fintanto che il lavoratore non va in pensione e resta al lavoro, lo Stato non paga la pensione ma solo il superbonus, con un enorme risparmio di risorse. Ma, diversamente da quanto si potrebbe supporre, quella del superbonus non è un’idea del governo Berlusconi. Il superbouns, infatti, fu proposto una prima volta con la Finanziaria per il 2001 dal Ministro del Lavoro del governo di allora (Amato), il diessino Cesare Salvi. La cosa più sbalorditiva è che quella norma, presente nell’articolo 75 della Legge Finanziaria 2001, era molto peggiore di quella attuale in quanto prevedeva che vi fosse l’accordo tra lavoratore e datore di lavoro per continuare a lavorare (oggi è il solo lavoratore a decidere) e che i contributi non versati venissero risparmiati per 2/3 dalle imprese e solo per 1/3 (gravato dell’imposta sul reddito) dai lavoratori (mentre oggi, come abbiamo visto, tutto  finisce interamente nelle tasche dei lavoratori).

Prendiamo un dipendente privato con 57 anni di età, 35 di versamenti e un reddito lordo indicativo (assolutamente indicativo) di 50 milioni delle vecchie lire. Nel caso della “normativa Salvi” il lavoratore avrebbe intascato 3.022.600 in un anno (9.067.800 da qui fino al 2008) e i padroni risparmiato 11.905.000 in un anno (35.715.000 fino al 2008). Con la normativa attuale al lavoratore spettano 16.350.000 di vecchie lire in un anno e 49.050.000 alla fine dei tre anni di superbonus.

Centro-destra batte centro-sinistra 50 a 9. Alla faccia del “governo amico”…

Più di tante parole questi semplici esempi mostrano che nelle istituzioni, i lavoratori, di amici non ne hanno e che in un sistema capitalistico ogni governo, qualsiasi sia il suo colore, porta avanti solo gli interessi dei padroni. [GF]