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PRESAGI n.1



15 agosto 2005
il punto della situazione sul thriller orrorifico


Nella mente del serial killer, e il punto della situazione sul thriller orrorifico
La pellicola segna il ritorno dietro la macchina da presa di Renny Harlin il regista del ridicolo L'esorcista - la genesi. Dopo i thriller patinati di The forgotten, White Noise, Cellular, e l'originale ma poco incisivo ritorno di Mamet (Spartan), Harlin rilancia il filone americano confezionando un thriller horror più convincente della media oltre che nella confezione anche dal punto di vista della scrittura (salti sulla sedia e splatter compresi). Tuttavia mai come in questo momento il giallo-horror hollywoodiano appare in crisi, tra la ricerca di sempre più frequenti co-produzioni con l'Europa (ai già citati Spartan e White Noise si aggiunge anche The Jacket) e la concorrenza degli inarrestabili prodotti del new horror orientale (Koma).

A complicare le cose ci si mettono anche due tra le cinematografie più in rialzo d'Europa. La prima è la Spagna che sembra rinvigorita dall'esperienza e dai buoni risultati della fantastic factory di Brian Yuzna, e dalle coraggiose produzioni Filmax targate Julio Fernandez (Nameless) che puntano a fare concorrenza ai prodotti hollywoodiani sul mercato internazionale. La seconda è la Francia che negli ultimi anni è riuscita ad imporre all'attenzione mondiale un autore come Mathieu Kassovitz (I Fiumi di Porpora) e ridare vita alla tradizione horror nazionale anche attraverso giovani ed emergenti autori del calibro di Alexandre Aja (Alta Tensione) e Pascal Laugier (Saint Ange).

E mentre l'Inghilterra dopo aver rilanciato il filone degli zombi con Danny Boyle (28 Giorni Dopo) ci riprova con il divertente Shaun of the Dead (di Edgar Wright), l'unica cinematografia ferma al palo è quella italiana. Dario Argento non sembra aver ancora ritrovato le intuizioni di un tempo, e gli unici thriller sfornati in una stagione dominata dalla melassa più indigesta (avete presente quanti film nostrani abbiano la parola amore nel titolo?) sono stati Occhi di cristallo (con il bravo Luigi Lo Cascio), Quo Vadis Baby (Salvatores, tornerà quello di un tempo?) e I Tre volti del Terrore del coraggioso Stivaletti (uscito ormai un anno fa). Eppure in Italia ci sono fior fiori di tecnici (come ha dimostrato Giannetto De Rossi, veterano del make-up, vincendo il festival di Sitges l'anno scorso grazie al superbo make-up di Alta Tensione). Colpa dei produttori incapaci di credere fino in fondo in un genere che in Italia ha vissuto spesso l'ostracismo della critica? Colpa della distribuzione mercenaria responsabile di gettare nell'oblio i film appartenenti a questo genere (quanti sono riusciti a vedere I Tre volti del Terrore?) o ripescare solo in extremis opere prime di grande impatto (Alta Tensione è uscito solo quest'anno da noi)? Sembrano tornati i tempi bui degli anni'60 nei quali anche un autore del calibro di Mario Bava veniva ignorato dalla critica ufficiale e bandito dal circuito delle prime visioni. Con l'unica differenza che allora realizzare un film horror costava quanto l'ipoteca sulla casa della nonna, oggi invece con il digitale la sfida dei piccoli filmaker si fa sempre più spietata in un mercato ormai dominato dai kingkongheschi kolossal da 200 milioni di dollari. A quanto pare, per l'uno o l'altro motivo, sembra proprio che l'Italia abbia gettato la spugna.

MT



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