Cultus Lake, lo sceriffo James indaga sulla morte misteriosa di alcuni animali e di un uomo. I corpi sembrano vittima di un attacco di coccodrillo. In realtà il lago è infestato dagli snakeheads, anguille carnivore in grado di muoversi anche sulla terra ferma, cresciute in modo abnorme a causa dell’inquinamento idrico.

Un filmetto facile facile
“Snakeheads terror” appartiene alla schiera di film horror a basso costo realizzati in fretta e furia per sfruttare il rinnovato successo che il filone sta vivendo in questi ultimi anni. Ed è l’ennesima pellicola di serie “B” (producono la Cinetel Films e la Artsy Fartsy prod., qualcuno le ha mai sentite?) girata in Canada l’anno passato (tra gli altri titoli canadesi ci sono “Licantropia” e la coproduzione “Alone in the dark”). Con queste premesse non ci si può certo aspettare un’opera con tante pretese, e Ziller confeziona da buon artigiano un filmettino tutto sommato decente, senza particolare originalità o inventiva ma capace di fare il suo porco mestiere: sollazzare lo spettatore afflitto da calura estiva con un paio di tonificanti salti sulla poltrona e qualche rinfrescante schizzo di sangue.

La storia ricalca pari pari quella dello “Squalo” e dei suoi numerosi epigoni. In una tranquilla cittadina lacustre la comunità è minacciata da una nuova specie di predatori marini: gli snakeheads. Queste anguille ferocissime erano già state sconfitte in passato avvelenando le acque del lago, ma questa volta le creature sembrano essere cresciute in modo innaturale e la carenza di pesci le spinge ad aggredire gli esseri umani. Mentre lo sceriffo Patrick James (Bruce Boxleitner) inizia ad indagare aiutato da una bella biologa (Carol Alt), la sua giovane figlia Amber (Chelan Simmons) sconvolta dalla morte del suo ragazzo decide di farsi vendetta andando a caccia di serpenti marini con i suoi amici. Ovviamente i ragazzi finiranno nei guai, bloccati in mezzo ad un isolotto assediato dagli snakeheads. Arriverà in loro soccorso il coraggioso sceriffo che dovà affrontare un gigantesco esemplare di questi predatori.

La pellicola di Ziller non solo si ispira alla sceneggiatura de “Lo squalo” ma ne ricalca lo svolgimento ai limiti del plagio: il prologo con il ritrovamento della carcassa di animale; l’attacco alla prima vittima umana; l’inizio delle indagini; l’arrivo di un esperto esterno (questa volta dal dipartimento acque); il sindaco che rifiuta di decretare il divieto di balneazione; i ragazzi sulla barca attaccati dai predatori; il confronto finale tra il protagonista e il mostro. Per la verità il film canadese scopiazza a destra e a manca (l’ambientazione da “Lake Placid”; la scena dello snakeheads sulla macchina da “Jurassic Park”; la capacità dei mostri di muoversi sulla terra ferma da “Piranha paura”). È davvero difficile trovare qualcosa di originale nella sceneggiatura di A. G. Lawrence e Patrick J. Vitale.

Anche dal punto di vista dei mezzi dispiegati “Creature del terrore” segna un decisivo passo indietro rispetto ai suoi predecessori. Le scene catastrofiche sono poche e a basso tasso di spettacolarità. In compenso Ziller regala alcune scene di discreto gore (splatterosa la scena in cui Amber con uno snakeheads attaccato al braccio lo fa a brandelli con l’elica del motoscafo). Meglio gli effetti di make-up (Healy fx studios) della computer grafica (Artifex studios ltd). La regia è senza infamia e senza lode, anche se le scene sott’acqua sono sempre le stesse dai tempi del capolavoro di Spielberg del 1975. La recitazione non è da Oscar, ma tutto sommato i giovani attori si difendono e sono meno antipatici della maggior parte dei film sui teenager. Ziller confeziona diligentemente il classico filmetto horror estivo, e anche se il reparto splatter non abbonda di mostarda, ci si può divertire se lo si guarda in compagnia tra una birra e l’altra.