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INQUINAMENTO DELL' ACQUA

A proposito di acque che alimentano le centrali idroelettriche , si è pensato di fare un articolo-indagine su:

ball2.gif (855 byte) FIUMI,LAGHI,TORRENTI
       ball2.gif (855 byte) IL RIPOPOLAMENTO DEI FIUMI
                             
    ball2.gif (855 byte)L'INQUINAMENTO DEL LAGO MAGGIORE E DEL MARE

FIUMI , LAGHI ,TORRENTI "Realtà o lontano ricordo"?     torrente inquinato

Nel nostro articolo parleremo di un argomento che non è molto conosciuto:pesca ed inquinamento. Per questo lo iniziamo riportando un’intervista fatta ad un anziano pescatore d’acqua dolce (Squellati Idelfonso) che ha sofferto e soffre tutt’ora per questo problema.

1. Da quanti anni va a pescare?
Si fa presto a fare il conto, dagli anni sessanta a dieci anni fa, sono circa trent’anni.
2. Lei ha avuto la fortuna di pescare in fiumi non inquinati, com’erano?
Sicuramente molto meglio di oggi, non era come pescare nei laghetti artificiali dove le trote le prendi con le mani.
Nei fiumi le trote e tutti i pesci convivevano nel loro habitat naturale e secondo la dura legge della natura il più forte era quello che sopravviveva; quindi non si lasciavano prendere tanto facilmente dal primo pescatore che passava.Come tra pescatori accade sempre iniziammo subito a darci del tu.
3. C’è differenza tra la quantità di pesce presente nei fiumi di oggi e di una volta?
Qui nei nostri torrenti c’erano tanti pesci da vergognarsi ad andare a pescare e c’erano fario, gamberi d’acqua dolce, anguille, triotti e varioni. Oggi in quegli stessi torrenti è un caso raro se prendi una trota sotto misura.
4. Da quanto tempo hai smesso di pescare nei fiumi?
Da circa dieci anni, in quel periodo hanno iniziato ad inquinare gli agricoltori buttando diserbanti e concimi chimici. Mi sono rifiutato di pescare in quelle che erano diventate delle vere e proprie fogne a cielo aperto.
5. Per voi "lupi di fiume" è stato un disonore essere costretti a pescare in laghi artificiali?
Certo, è da quando ero un " piscinin alt insci" (un bambino) che pesco su quei torrenti e per me e per molti altri è stato un disonore essere costretti ad andare a pescare al "supermercato".Dovevamo scegliere: o abbandonare la nostra passione o accettare le cose come stavano.
6. Quali sono le differenze di pescare sui fiumi e di pescare in laghi artificiali?
Sui fiumi c’è tutt’altra atmosfera e la soddisfazione di un pesce pescato in un fiume non è paragonabile a quella provata pescando un pesce d’allevamento.
7. Prima c’era maggiore rispetto per l’ambiente?
Molto di più! Qualche incivile c’è sempre stato ma mai tanti come adesso. Prima non si buttava via niente, mentre adesso con l’avvento del consumismo, il primo torrente che trovano è buono da usare come discarica.
8. Alcune cause della rovina dei fiumi, possono essere stati i bracconieri o i pescatori non rispettosi dell’ambiente?
Si, però non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.Una volta i bracconieri uccidevano perché avevano bisogno di mangiare, mentre oggi quest’attività non è più redditizia e quei pochi che sono rimasti lo fanno per divertimento o per loro ignoranza.Molte volte mi è capitato di trovare tratti di torrenti pieni di cloro. I pesci avvelenati dal cloro venivano a galla e i bracconieri si portavano a casa solo i pesci più grossi. Il danno più grande è che con questo metodo ogni forma di vita viene uccisa, per cui migliaia di avannotti di trota muoiono ancor prima di poter diventare delle belle fario da 1kg.
9. È vero che una volta non si cercava un fiume con qualche pesce, ma si andava dove il pesce era più saporito?
Si, una volta bastava che ci fosse una pozza d’acqua per pescarci e prendere qualche cosa; una volta non si buttava niente e le trote della rongia(il nostro torrente) erano una vera raffinatezza.
10. Oggi sarebbe pericoloso mangiare pesci di fiume?
Non sarà più sicuro come una volta, ma penso che a differenza di altri posti non siamo ancora a livelle di pericolo mortale.
11. So che sei anche un accanito cacciatore e "fungiat" (raccoglitore di funghi, nel nostro dialetto), è cambiato qualcosa a causa dell’inquinamento?
Certo, basti pensare che la selvaggina era spontanea e pur andando a caccia quasi tutti i giorni ce n’era molta di più che oggi andando a caccia poche volte alla settimana.
Gli animalisti affermano che la diminuzione di molte specie sia causata dai cacciatori, senza pensare che la differenza tra la selvaggina uccisa e tra quella lanciata per il ripopolamento è enorme. Nei nostri boschi sono quasi scomparse specie come upupe, quaglie, allodole, civette; che fino a qualche decennio fa, erano molto diffuse.Le cause maggiori della diminuzione di selvaggina sono dovute all'inquinamento acque.
Nelle stesse acque dove noi andiamo a pescare gli animali si abbeverano e se l’acqua è inquinata si effettua una reazione a catena di malattie.Inoltre la selvaggina non cresciuta in cattività ha qualità gastronomiche superiori.Nei nostri boschi di bassa collina sono quasi scomparsi i porcini. Una volta si raccoglievano le foglie secche per fare strame per le mucche e i boschi erano puliti. Oggi questo lavoro è stato abbandonato, e i porcini in particolare, che hanno bisogno di spazio per crescere, con uno strato di trenta o più centimetri di foglie, fanno molta fatica a svilupparsi. Oggi si cercano località di alta montagna dove sono diffuse le conifere che non lasciano cadere le foglie e lasciano il bosco pulito.Prima si usava il concime naturale che non causava nessun problema d’inquinamento, mentre oggi, usando concimi chimici tutte le falde acquifere o canali vengono inquinati.Mi ricordo di una filastrocca che cantavamo prima di bere l’acqua di qualsiasi corso:"Acqua corrente che beve il serpente, che beve Dio, la bevo anch’io".

Ci dobbiamo scusare se qualche pescatore professionista rimanesse sorpreso per la banalità delle domande, ma come abbiamo già detto, con questo articolo, cercheremo di far capire la realtà di questo argomento anche a chi ne è completamente estraneo. Grazie.

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IL RIPOPOLAMENTO DEI FIUMI     ripopolamento
Sono definiti interventi di ripopolamento le immissioni di animali in un’area in cui le specie immesse sono già naturalmente presenti con popolazioni di cui incrementare la consistenza.Il termine "ripopolamento" viene spesso usato (a sproposito) per identificare altre forme di immissione di fauna ittica in corsi d’acqua o bacini artificiali.I ripopolamenti dovrebbero essere effettuati per minimizzare gli effetti sul patrimonio ittico derivati da fenomeni di degrado ambientale o per conseguenza a eccessivi prelievi.

Rischi da valutare
I ripopolamenti per fini diversi da quelli sopra elencati dovrebbero essere evitati, in quanto risulta molto difficile valutare, in modo esatto, la reale capacità "recettiva" di un fiume, ovvero il corretto rapporto risorse alimentari disponibili/quantità di pesce in acqua.
Introducendo pesci adulti, oppure quantità eccessive di avannotti, si alterano questi rapporti e, inevitabilmente, gli anelli che compongono le catene alimentari presenti in quell’ecosistema.Ricostruire tutto ciò, al momento attuale, è pressoché impossibile
Gli allevamenti ittici intensivi sono gli ambienti in cui si verificano il maggior numero di manifestazioni patologiche in quanto l’alto numero di animali presenti favorisce la diffusione veloce di malattie tra individui costretti a vivere in condizioni non naturali.

La somministrazione controllata di sostanze terapeutiche tende a ridurre al minimo le cause di mortalità all’interno dell’allevamento ma al contempo permette la sopravvivenza anche di quegli individui le cui difese immunitarie sono scarse.
I pesci provenienti dagli allevamenti intensivi e quindi sottoposti a stress da eccessiva densità, con la muscolatura troppo tonica, abituati ad alimentarsi in modo regolare per circa un anno, quando vengono liberati in un corso d’acqua non sopravvivono a lungo in questo ambiente.
Per prima cosa cercheranno di trovarsi un rifugio idoneo nei tratti più o meno veloci della corrente, aggrediranno qualsiasi cosa capiti loro a "portata di bocca" nel disperato tentativo di poter vivere il più a lungo possibile e, se non vengono pescati da qualche pescatore, verranno "eliminati" dalla selezione naturale.Studi specifici hanno dimostrato che solo il 10% delle trote immesse riesce a inserirsi all’interno dell’ecosistema, mentre un buon 20% muore in seguito a fenomeni di autointossicazione da "fatica".
Nei pesci l’acido lattico viene prodotto in misura molto maggiore rispetto agli altri animali e anche il tempo necessario al suo smaltimento è superiore.

Quando i ripopolamenti servono
Vi sono situazioni in cui i ripopolamenti costituiscono un mezzo indispensabile per mantenere una popolazione ittica fortemente compromessa dal degrado ambientale.Pensiamo ad esempio ad una popolazione ittica in un fiume, sottoposta a fenomeni di sovrasfruttamento o minacciata dalle alterate condizioni ambientali di origine antropica.
In tal caso i ripopolamenti possono costituire l’unica soluzione a breve termine, per ripristinare la popolazione in declino, venendo attuati come forma di emergenza per un periodo limitato e, solamente dopo che si sono posti in essere tutti gli accorgimenti necessari per eliminare le cause di degrado. Resta sottinteso che questi ripopolamenti debbono essere fatti esclusivamente con materiale autoctono e solamente dopo aver valutato attentamente la reale capacità "ricettiva" del corso d’acqua interessato.
Un altro caso in cui i ripopolamenti costituiscono una corretta pratica gestionale, riguarda popolazioni frammentate di una stessa specie.
La presenza di barriere lungo i corsi d’acqua contribuiscono a creare popolazioni isolate di una stessa specie.
Queste specie divennero "stanziali" quando, migliaia di anni fa, le acque marine si ritirarono lasciando "piccoli" specchi d’acqua dolce circondati da catene montuose che impedivano le migrazioni dei pesci.
In questi bacini chiusi la riproduzione spesso avviene tra individui imparentati (consanguinei), provocando, in tempi più o meno lunghi, l’insorgere nella prole di malattie legate alla diminuita resistenza immunitaria, comparsa di sterilità, espressione di patologie di origine genetica.

Come ripopolare?
I tipi di ripopolamento sono tre:
1.
le uova embrionali rappresentano il primo strumento utilizzato per effettuare i ripopolamenti, soprattutto nelle acque salmonicole. Le uova sono contenute in scatole che vengono posizionate ad intervalli costanti lungo l’ansa del fiume. Per le uova adesive si  utilizzano pannelli di supporto che sostituiscono le scatole.
2. altra tecnica è costituita dalla semina diretta di avannotti, frequentemente utilizzata per ripopolamenti in acqua salmastra.
3.
infine per "sostenere" tratti di fiume in cui la pressione alieutica è consistente, le semine vengono effettuate con esemplari adulti "pronta pesca". Quest’ultima tipologia di semina è impiegata sia per i salmonidi sia per i cuprinidi.
In definitiva tutti questi interventi devono essere effettuati come pratiche di emergenza e, solo dopo valutazioni di tipo ecologico.L’attuazione di queste pratiche deve quindi rispondere a obbiettivi ben più larghi di un "semplice" soddisfacimento delle esigenze pescatorie, ed in particolare:
1. mantenere, per quanto possibile, inalterato il patrimonio di biodiversità presente, cercando di contrastare i possibili fattori di alterazione.
2. conservare gli ecosistemi, attraverso opere di ripristino ambientale che tengano conto delle diverse esigenze ecologiche per le specie acquatiche e non, presenti, e non solamente in funzione degli usi antropici.
3. annullare o compensare gli eventuali effetti negativi determinanti dal prelievo alieutico (ad esempio innalzando le misure minime, oppure limitare i ripopolamenti prima delle gare sportive).
4. ripopolare solo in caso di necessità ovvero, quando le alterate condizioni ambientali impediscono una buona riproduzione naturale.
5. ripopolare solo le specie a basso potenziale biotico (es. salmonidi)
"Il ripopolamento è come un farmaco, molto efficace ma con altrettanti effetti collaterali"

Il pesce Siluro: la piaga di molti fiumi italiani
siluroIn questo caso possiamo parlare di un ripopolamento mal programmato, perché il ripopolamento si effettua su specie autoctone, mentre il siluro, pesce conosciuto da ogni pescatore che si rispetti e, temuto dagli ambientalisti, non è originario delle nostre acque.Il siluro proviene dal Danubio, ed è stato immesso in Italia da circa una decina di anni. Possiamo dire che è stata opera di un pazzo, perché per chi non lo sapesse, il siluro è il più vorace distruttore di fauna ittica in Europa.Il siluro può raggiungere fino a tre quintali di peso, ma un esemplare medio di una ventina di chili, può già avere un effetto devastante nutrendosi anche di uova.
A questo punto penserete che è come un demone, ma nonostante tutto c’è chi lo difende e afferma che i fiumi di provenienza del siluro sono popolosi di pesce nonostante la presenza di questi bestioni, quindi non si capisce perché nei nostri fiumi possa provocare così tanti danni.C’è chi ribatte che i nostri pesci non sono mai stati abituati alla presenza di questo predatore, mentre in fiumi come il Danubio, i pesci sono abituati a conviverci.
La questione siluro è molto complessa e richiede lunghi approfondimenti, quindi noi pensiamo che questa introduzione sia stata abbastanza eloquente sulla questione siluro.

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    IL LAGO MAGGIORE
lago MaggioreIn data 07/05/2003, è cominciato, presso il tribunale di Verbania, il processo a carico di undici dirigenti della "Acetati s.p.a.-Italpet" (posta in riva al lago). I due marchi fanno capo al gruppo Mossi e Ghisolfi, che possiedono uno stabilimento proprio nel centro della città. Un grande impianto che produce bottiglie di plastica e acetato di cellulosa per fabbricare manici di ombrelli e montature per occhiali. Secondo la procura di Verbania lo stabilimento avrebbe scaricato nel lago Maggiore ammoniaca, acido acetico, acetamide, … tutte sostanze tossiche che sono state considerate cancerogene dallo studio della IARC (International Agency for Research on Cancer).
La legge pone dei limiti per lo scarico degli aldeidi (un milligrammo per litro). Sempre secondo la suddetta procura, gli scarichi della fabbrica sono tre o quattro volte superiori dai limiti stabiliti dalla legge. Secondo l’accusa gli scarichi verrebbero diluiti con le acque di raffreddamento dell’impianto, in modo da farli rientrare nei parametri stabiliti. All’interno della valle Strona, scorre il torre l’omonimo torrente che, si riversa nel fiume Toce e poi nel lago Maggiore. Lungo il torrente sorgono centinaia di piccole fabbriche che producono: rubinetteria, pentolame e cromature. Lungo il torrente, ignoti di notte, scaricano nei tombini e nel fiume cromo esausto, cromo esavalente, nichel, soluzioni di pulitura e zinco, che hanno provocato e continuano a provocare un’incessante moria di pesci. Un paio di mesi fa, la Procura della Repubblica di Verbania ha emesso una ventina di avvisi di garanzia ed ha posto sotto sequestro quindici scarichi inquinanti. La CIPAIS, annualmente pubblica un bollettino afferente lo stato di salute dell’ecosistema del lago Maggiore e, in quello del luglio 2002, afferma che in base a trentadue controlli effettuati sui fondali, si evidenzia in maniera allarmante, la presenza ovunque di: DDT, arsenico e mercurio.

Il mar Mediterraneo.
Visto che fino ad ora abbiamo parlato solo dell’inquinamento e del ripopolamento in acque dolci, ora parliamo anche dei problemi del mare.
Gli effetti della globalizzazione minacciano la biodiversità del Mediterraneo, infatti, ormai il 20% delle seicentocinquanta specie di pesci sono alloctone.Solo nel Mediterraneo infatti si contano duecentocinquanta specie "aliene" di cui 55 di pesci. La colpa è del commercio di specie per l’acquacoltura, l’acquariologia ma anche delle acque di navi cisterna che vengono scaricate dopo i viaggi.
Alcune specie sono state segnalate nelle acque italiane come ad esempio il pesce balestra. Arrivano soprattutto dal canale di Suez e dallo stretto di Gibilterra, specie sia boreali che tropicali: nell’ultimo secolo sono arrivate circa quaranta specie e cinque sono state catturate nei mari italiani. Sono ormai presenti specie come il pesce palla e una varietà di barracuda.
Limitatamente ai pesci, alcune specie si sono ambientate e riprodotte benissimo, tanto che vengono comunemente pescate e commercializzate come ad esempio la triglia del mar rosso. Accanto alle nuove specie, c’è il fenomeno della "meridionalizzazione" del Mediterraneo, cioè l’aumento dei pesci nostrani, ma abituati a climi più caldi. Sono il pesce pappagallo, che prima viveva solo nel mare di Lampedusa, ed ora viene pescato anche nelle isole Eolie. Il pesce vela o l’anguilla imperiale in netto aumento. Le nuove specie entrano subito in competizione con le specie autoctone e molto spesso le eliminano.
La maggior parte delle specie tropicali sono infatti più competitive di quelle mediterranee, abituate ai rapidi cambiamenti naturali. Inoltre il mar Rosso è un ambiente molto selettivo, dove convivono più di millecinquecento specie diverse per cui, una volta che riescono a trovare una nicchia favorevole, possono facilmente svilupparsi.

Questo articolo non è stato ideato come una predica, ma come uno sfogo e come abbiamo già detto, è un modo per far capire alla gente quali possono essere le conseguenze dell’inquinamento. Il nostro contributo potrà sembrare insignificante, ma nel nostro piccolo vogliamo dare una mano ad una battaglia che dobbiamo intraprendere, perché, se nessuno si darà una svegliata, i nostri fiumi, laghi e torrenti potranno diventare sul serio un lontano ricordo. Speriamo che questo nostro articolo possa realmente servire a ridarci un briciolo di speranza nel continuare a lottare per la nostra causa.

 

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