perchè Vizzola
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ENERGIA e
AMBIENTE
INQUINAMENTO DELL'ACQUA
GLI IMPIANTI SUL TICINO
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VIZZOLA
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attorno a Vizzola
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attorno a Vizzola ....
Vizzola è parte integrante del Parco del
Ticino.Voluto con una proposta di legge di iniziativa popolare fin dal 1967,
il Parco è stato con legge dalla Regione Lombardia istituito nel 1974. Nel 1980 è stato
approvato il Piano territoriale di Coordinamento che è lo strumento normativo dell'Ente. Il Parco regionale ha i seguenti scopi
istituzionali: la tutela del fiume, la salvaguardia
del bacino fluviale, del patrimonio faunistico e floristico, la regolamentazione delle
attività agricole e turistiche e la conservazione delle caratteristiche paesaggistiche.Il
parco è gestito da un consorzio di enti (49) di cui 46 comuni e 3 provincie (Milano,
Pavia, Varese). La struttura operativa del Parco è costituita da 63 dipendenti dei quali
21 Guardia Parco.
Il Parco del Ticino
(
link esterno) si estende, lungo il fiume omonimo,
su due regioni: Piemonte e Lombardia e amministrativamente - è composto da due enti: il piemontese
Parco Naturale della Valle del Ticino e il Parco Lombardo della Valle del Ticino.
Il Parco piemontese ha un'estensione limitata e interessa la sola fascia fluviale senza
comprendere le aree urbanizzate, valorizzando i soli elementi naturali.
Il Parco lombardo, che si
snoda dal Lago Maggiore fino al Po, comprende invece l'intero territorio di quarantasette
comuni. Una scelta questa per estendere la competenza in termini di tutela e
valorizzazione non solo sull'ambiente, ma anche su aspetti storici, archeologici,
architettonici, agricoli presenti sul territorio, con un'opera di conservazione che ha
anche l'obiettivo di non frenare le attività compatibili.
Nel Parco Ticino lombardo, oltre alle aree di rilevante valore naturalistico (Riserve
Naturali) sono comprese anche aree agricole e centri abitati dove vivono e
lavorano circa 420.000 abitanti. Il Territorio del Parco è governato da un Piano
Territoriale di Coordinamento attraverso il quale l'intera area sottoposta a tutela viene
indirizzata verso un modello di sviluppo ecocompatibile. Secondo questo tipo di
pianificazione le diverse aree del Parco sono così individuate:
Le zone di Riserva
Integrale ed Orientata proteggono i siti di maggior pregio ambientale. Queste coincidono
quasi per intero con l'alveo del fiume e con la sua valle, spesso sino al limite del
terrazzo principale. In queste aree si trovano gli ultimi lembi di foresta planiziale e
vivono comunità animali e vegetali uniche per numero e complessità biologica. Le Zone
Agricole Forestali comprendono le aree situate tra la valle fluviale ed i centri abitati.
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LA VALLE DEL PARCO DEL TICINO
Costituisce
un insostituibile corridoio ecologico, ponte tra Alpi ed Appennini, anello indispensabile
di connessione biologica tra l'Europa continentale, il bacino del Mediterraneo e l'Africa.
Sulle rotte della valle del Ticino migrano ogni anno migliaia e
migliaia di uccelli, svariate specie animali e vegetali vi si riproducono e
trovano rifugio; lungo questo corridoio hanno già iniziato a migrare centinaia di specie di insetti,
le più sensibili ai cambiamenti climatici, che stanno spostando il loro areale da sud
verso nord e con essi i loro predatori e tutta la catena trofica che ne segue. L'edizione
2002 dell'Atlante della Biodiversità cataloga quasi 5.000 specie di animali,
piante e funghi che popolano la Valle del Ticino. Accrescere la conoscenza di quest'enorme
patrimonio biologico, farlo conoscere per difenderlo dalla pressione esercitata
dall'azione quotidiana del milioni di persone che vi abitano attorno è anche il compito dei Parchi lombardo e
piemontese.
La Pianura padana è uno dei luoghi dove
maggiormente le condizioni ambientali, storiche ed economiche hanno modificato i primitivi
assetti naturali. Pur tuttavia resistono in questo "mare di cemento e asfalto "
isole" di grande naturalità come i parchi e le riserve naturali. Come
consentire in queste condizioni ai viventi di continuare a vivere ed evolvere? Come
evitare l'isolamento di popolazioni animali e vegetali in più o meno piccoli spazi
protetti? Bastano poche "isole" assediate a salvare l'enorme patrimonio
genetico, ambientale e culturale che ci è stato trasmesso dal nostri padri e che abbiamo
l'obbligo di trasmettere al nostri figli? Una valida risposta a questi interrogativi nasce
da un'intuizione che si è andata via via rafforzando e definendo negli ultimissimi anni:
collegare tra loro le "isole" assediate dentro e fuori i parchi e le riserve naturali attraverso
"corridoi ecologici" costruendo così una "rete" che possa salvare la
biodiversità della Terra e con essa la vita dell'uomo.
Compito del Parco
Ticino è di favorire quest'opera di collegamento e di creare le condizioni perché
altri collegamenti con preziose "isole di biodiversità" siano riattivati come,
ad esempio, si sta facendo con Il Parco del Campo del Fiori a nord, con Il Parco Agricolo
sud Milano a est e con quello del Po' Alessandrino a sud ovest.
La Valle del Ticino, riserva della biosfera, è
anche patrimonio mondiale dell' UNESCO
; infatti nell'ambito del
programma "Uomo e biosfera" l'Unesco ha conferito il titolo di "Riserva
della Biosfera" a 425 siti in 95 Paesi. Questi siti sono gestiti nell'ambito di un
concetto culturale ed economico comune volto a mettere in opera strategie e progetti
originali che uniscano la conservazione della diversità naturale e culturale ad uno
sviluppo vitale sotto il profilo ecologico, economico e sociale.
I Parchi del Ticino
lombardo e piemontese, proprio per l'enorme ricchezza di natura e di paesaggio che Ii
contraddistinguono ma anche per la presenza ai loro confini di milioni di abitanti che
esercitano una forte pressione su tali ambienti, costituiscono un campo di prova
essenziale per l'umanità . Nel novembre 2002 i Parchi hanno ottenuto dall' UNESCO
il riconoscimento della Valle del Ticino Riserva della Biosfera.
Il continuo
aggiornamento del parametri chimici, biologici e microbiologici delle acque di Ticino e dei suoi principali
affluenti e la costante attenzione ai depuratori esistenti lungo l'asta fluviale
consentono oramai da anni ai Parchi di avere un quadro esatto e continuamente aggiornato
della situazione relativa alla qualità delle acque ed alle responsabilità circa
eventuali situazioni di degrado sul corso fluviale. Ciò consente ai Parchi di esercitare
una continua azione di stimolo nei confronti di Province, Comuni e Consorzi addetti alla
depurazione delle acque affinché migliori la qualità della depurazione attraverso la
realizzazione di progetti di affinamento con tecniche di fitodepurazione, ozonizzazione e
decolorazione con l'obiettivo di ottenere risultati compatibili con l'elevata qualità
ambientale del Ticino.
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IL TORRENTE ARNO
Il torrente
Arno si Inserisce geograficamente nell'area a sud di Varese compresa tra il fiume
Ticino e il fiume Olona in una zona, cioè, fortemente industrializzata per la
quale i problemi relativi alle acque superficiali e sotterranee assumono un'importanza
capitale sia per l'approvvigionamento idrico, sia per lo smaltimento delle acque reflue,
sia infine per la regolazione delle acque superficiali. Le aree di spagliamento del
Torrente Arno, all'inizio del secolo scorso localizzate su circa 50 ettari, si sono
ampliate nel tempo ad oltre 300 ettari minacciando l'abitato di Castano Primo,
Interrompendo la viabilità minore (strade Turbigo-Lonate e Castano-Lonate) e, causa la
pessima qualità chimica e biologica delle stesse, creando devastazione ambientate nelle
aree impaludate.
Il progetto di bonifica
recentemente realizzato e non ancora completato rischia di trasferire parte di tale
devastazione ambientale al fiume Ticino. Un progetto In corso di realizzazione provvederà
a salvaguardare le risorse Idriche monitorando l'efficienza del sistema di depurazione
Integrato (tradizionale e fitodepurazione), riqualificando gli spazi umidi In ambito
naturalistico al fine di tutelare specie animali e vegetali di Interesse comunitario,
realizzando un intervento didattico divulgativo al fine di coinvolgere
le popolazioni locali nella gestione e nel controllo del "Sistema Arno".
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Greenway :
"LA VIA VERDE"
Negli
ultimi anni si è sviluppato a livello internazionale un movimento che ha lesue radici un secolo addietro negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Il
termine Greenway (letteralmente
"via verde") può essere
interpretato come un sistema di territori tra loro connessi che sono protetti, gestiti e
sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ecologico,ricreativo e storico
culturale. Nelle Greenways sono integrati la
salvaguardia della natura e la valorizzazione di aspetti storico-culturali, massimizzando
opportunità turistiche e ricreative. La valle del Ticino è eccezionalmente
ricca di corsi d'acqua, di storia e monumenti; il Parco ha preso l'impegno di
rivitalizzare alcuni di questi percorsi e con essi di contribuire a ridare alle
collettività locali memoria storica ed orgoglio per Il proprio territorio. Una prima proposta riguarda una greenway di collegamento fra la Città di Pavia, la Certosa
ed il Ticino, ottenibile essenzialmente ripristinando ricchezze naturalistiche,
riscoprendo e rendendo fruibili paesaggi, siti ed avvenimenti storici. Un altro percorso
partendo da Gallarate consentirà di raggiungere le sponde del "fiume azzurro",
attraverso la valle del torrente Strona; la qualità complessiva dell'ambiente
attraversato, sia dal punto di vista paesistico che ecosistemico, è molto elevata:
sicuramente meritevole di valorizzazione e recupero.
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IL
TERRITORIO E IL PAESAGGIO DEL PARCO
TERRITORIO
Il territorio è particolarmente eterogeneo non solo per le caratteristiche
geomorfologiche, ma anche per la diversa evoluzione urbanistica che
nellultimo secolo ha caratterizzato tali aree geografiche.
Immaginando di percorrere il territorio del Parco
da nord a sud, incontriamo larea delle colline moreniche, nella
zona sublacuale prealpina.
Questo ambito è caratterizzato dalla presenza di
popolazioni forestali ancora ben conservate, con boschi dalto fusto dominati dalla quercia,
dal pino silvestre e dalla betulla. Proseguendo verso sud incontriamo la
pianura asciutta, in prossimità dallaeroporto della Malpensa.In
questa zona i centri urbani hanno subito un forte impulso allespansione quale
diretta conseguenza dei processi di industrializzazione, consolidatasi nel
dopoguerra,penetrando nel tessuto agricolo e sottraendo a tale uso una considerevole
quantità di territorio. I boschi presenti degradano velocemente verso un ceduo
particolarmente sfruttato ed infestato da specie non autoctone, mentre le aree agricole
sono caratterizzate da seminativi, prati e pascoli.Conseguentemente le colture foraggere,
pratensi e maidicole, a servizio di un discreto numero di allevamenti, dominano il
paesaggio agrario.Nella valle principali, fiorisce lattività zootecnica: marcite,
orzo e avena sono interrotti da alcuni appezzamenti di riso e colture industriali di
pioppo.Nella provincia di Pavia il territorio del Parco diventa più omogeneo ed abbraccia
entrambe le sponde del fiume Po.
PAESAGGI
DEL PARCO
- La collina morenica
Nella porzione più a nord del Parco, luso
del suolo ha una prevalente destinazione forestale.Le piccole aziende agricole rimaste
sono però ben organizzate ed efficienti, sono però di recente costruzione, non basate
quindi su strutture aziendali che si possano definire di interesse storico.In
questarea il territorio agricolo è sempre stato terra di conquista da parte di
interessi diversi: edilizio, turistico, infrastrutturale.Pur trattandosi di terreni
talvolta di buona fertilità, lindisponibilità di sistemi irrigui ha fortemente
condizionato lo sviluppo agricolo di questa porzione di territorio e sono prevalentemente
coltivati a prato, mais e cereali.Un esempio connesso alla coltivazione sono i tralci di
vite, che ancora contrassegnano alcuni confini poderali un tempo molto diffusi.
- La pianura asciutta
I terrazzi intermedi fra la zona morenica ed il
lavello fondamentale della pianura sono quelle porzioni di territorio del Parco meno
utilizzate perla produzione agricola.Al primo posto è necessario collocare il livello di
urbanizzazione, che ha colonizzato la gran parte del territorio disponibile.In secondo
luogo laeroporto di Malpensa.
La sua presenza, ha naturalmente occupato una
grossa porzione di territorio.
Malpensa 2000, ha
congelato il sistema fondiario e condizionato fortemente luso del suolo.
- La
pianura irrigua
Il Canale Villoresi ed il Naviglio Grande sono due
linee di demarcazione di enorme importanza in
termini di uso del suolo.Questarea, che chiameremo pianura irrigua, dispone di
unagricoltura di ottimo livello, in particolare per la produzione di
latte.Frequenti, sono le distese di prati permanenti e marcite, circondati da enormi
distese di mais, coltura più praticata.La presenza di cereali è sempre più limitata.Il
livello delle imprese è in continua progressione con un fenomeno di minor utilità per il
territorio.
Superfici enormi, grandi mezzi meccanici ed economici,
specializzazione produttiva non vanno daccordo con quella sensibilità
ambientale tipica del contadino di un tempo che, per passione, gestiva siepi, filari o
boschetti con amore e competenza.
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