La famiglia Sodiro negli anni 1950

italiani sono di facile riconoscimento, dato che hanno molto in comune. Usiamo molti diminutivi e come risultato dei nomi che finiscono in: in, ini, ino, etti, etto, allo, illo, significano "piccolo". Molti nomi e cognomi sono descrittivi, perché durante la "conquista dei nomi" si identificarono con particolari caratteristiche fisiche, per esempio: Rosso, Rossi, Rossetto o Rossigni per i loro capelli rossi, o Moretto, Moretti o Morello per la pelle scura  (Mor, in ricordo dei Mori che per più secoli abitarono parte dell'Italia).

     Longo, era alto e se si trattava di una donna era la famiglia Altadonna, mentre i Basso, Corto o Piccolo erano piccoli. Marrone aveva i capelli castani, Argento li aveva grigi, Riccio o Rizzo li aveva arricciati e Luna era uno calvo. Mancini, Mancuso o Mangini non aveva una mano. Capone, Caputo o Testa, avevano una testa grande, e Malatesta per esempio aveva una deformazione. Boccaccia (famoso poeta medioevale) aveva logicamente una bocca grande.

     Allegretti era allegro, Amato era un buon amico. Per esempio Bonomo, Bonanno, Bonamidio, Buongiorno riconoscevano in qualcuno qualcosa di buono.

     Secondo i dati accertati, il nostro cognome Sodiro, in realtà subì una modifica a partire dalla nascita del mio bisnonno: José Sodiro (1882) che fu registrato con la vocale O in luogo della U come in realtà si scriveva il cognome come costa dai documenti ricevuti dall'Italia di  suo padre Alessandro Sudiro.

     Prima potremo citare due ipotesi:

A - quella che avrebbe riferimento alla zona geografica di dove ebbe origine la famiglia, conosciuta come Sudtirol; anticamente questa regione che oggi conosciamo come Veneta, apparteneva al Tirolo austriaco. In dialetto veneto si sopprime la L finale e la T cambia per D, rimanendo SUDDIRO, dopo nella lingua italiana si unificano le D ed arriviamo all'attuale cognome che portano tutti i nostri parenti in Italia: SUDIRO.

B  - può aver avuto origine da SUDIO, secondo uno studio araldico, dove così si chiamava una illustre famiglia bellunese del secolo XIII. Quello più conosciuto di tutti fu Eustachio con varie opere come medico nella università di Padova negli anni 1600, la sua fama aveva raggiunto il grado di un detto popolare: "Dio ti guardi del pronostico" logicamente producendo referenze al suo infallibile diagnostico. Durante l'anno 1596, nel consiglio di Udine, fu aggregato alla nobiltà della città. Nel 1610 il conte Rainaldo della Torre, gli diede la giurisdizione di Gorizia. Gradescutte è la moglie di Virco, che possedeva un fondo con l'arciducato d'Austria. I discendenti si trasferirono nella zona di Belluno e fecero doman

06