Nella profezia si può certamente identificare uno dei temi centrali e maggiormente ricorrenti dell' opera virgiliana.La profezia costituisce sempre un momento di meraviglia accompagnata da frustrazione,dolore o anche gioia di fronte al Fato favorevole.
Si può certamente dire che indovini e profeti sono numerosissimi nella narrazione e che essi sostituiscono completamente le figure divine nella loro forma umana, diventando intermediari dei voleri celesti; in questo modo i vaticini sono l'unico mezzo che Enea ha per portare a termine la propria missione. Nascono però numerose complicazioni a causa di questi oracoli,essendo questi spesso oscuri e ingannevoli: più volte il protagonista sbaglia a interpretarli,e allora l'elemento divino fa la sua ricomparsa,stavolta però per elargire punizioni e avvertimenti.
Probabilmente l'aspetto più interessante che riguarda le predizioni è la molteplicità e la diversità dei personaggi o delle entità che man mano si fanno interpreti del volere divino: solo nel Terzo Libro sono numerosissimi. E così troviamo il troiano Eleno(sacerdote di Apollo),la Sibilla Cumana ,l'ombra di Anchise nei Campi Elisi e perfino creature mostruose come le Arpie.
Con gli oracoli presentati nel testo l'autore può mostrare la parte dominante del carattere di Enea,cioè la pietas,che lo porta a seguire sempre "religiosamente" le indicazioni in esse contenute, benché in questo modo egli abbia già sbagliato più volte