Il tema del viaggio è un topos letterario che ci accompagna attraverso i secoli fornendoci una percezione concreta del succedersi delle civiltà, pur conservando il suo precipuo significato di conquista/catarsi attraverso il superamento di prove ai limiti dell’impossibile. Ora perciò, partendo dalle origini di questo topos, analizzeremo due celebri viaggi della letteratura classica: quello di Enea nell’Eneide, e quello di Ulisse nell’Odissea. Il confronto si impone in quanto l’Eneide è una vasta sintesi del poetabile epico e in primo luogo una riscrittura di Omero .
Per comprendere la complessità della tematica del viaggio nell' ENEIDE occorre soffermarsi sul rapporto di Virgilio con l'epica omerica. Prendendo le mosse da dove l'Iliade si conclude e materializzando quella che nell'ILIADE libro VI, v.448 era solo una profezia, cioè la distruzione di Troia, il nuovo poema conclude il vecchio e gli dà un più glorioso inizio: dalla fine di Troia e dell'Iliade, il nuovo eroe, Enea, muove alla fondazione di Roma. Tuttavia, nonostante elementi omerici siano presenti nel poema ad ogni livello (l' apparato mitologico, il tema del viaggio e della guerra, alcune figure e situazioni peculiari come Telemaco/Ascanio, Circe/Didone, Nestore/Anchise, Ulisse presso i Feaci/ Enea a Cartagine )come esempio di classicismo tipico dell'età augustea, cioè emulazione da parte degli autori latini dei modelli greci, Virgilio non si limita ad imitare Omero, ma lo " riscrive". Egli tiene conto delle innovazioni dell'epica ellenistica spostando , rispetto ad Omero, il suo interesse per le figure femminili( Apollonio Rodio, Argonautiche , Medea/Didone ) e dedicando un certo spazio anche all'eziologia. ( episodi di Gaeta e Palinuro).La differenza più rilevante rispetto ad Omero è il passaggio da un'epica "oggettiva" ad una "soggettiva"in cui l'azione eroica è subordinata alle sue ripercussioni sentimentali e psicologiche e frequente è la partecipazione del poeta. Nuovi sono gli intenti di Virgilio: descrivere l'ordine del mondo attraverso la fondazione di Roma, sondare l'interiorità dell'uomo; nuova è la sensibilità verso il dolore e verso i vinti, per cui anche la guerra appare al poeta come una triste necessità e alla fine un eccidio inutile e fratricida. Nuova è la religiosità problematica di cui è permeato il poema: l'esigenza storico-politica non è quasi mai in sintonia con la problematica esistenziale ed essa non basta a dare senso alla vita. Così Virgilio svuota di enfasi la celebrazione di Augusto e lascia senza risposta molti interrogativi sul senso della vita e della storia, mettendo a confronto diverse reazioni ed opinioni dei personaggi, dando voce spesso all'angoscia e ai dubbi di Enea.
Per cogliere la peculiarità del viaggio di Enea, occorre ricondurlo a questi elementi di originalità del poema. Rispetto al viaggio di Ulisse narrato nei libri IX e XII, quello di Enea narrato nel III libro presenta le seguenti differenze: l'itinerario, la meta, il tono, l'atmosfera, l'atteggiamento verso gli eventi. Per quanto riguarda i contenuti, si rifa oltre che all'Odissea, alla leggenda di Enea che si era costituita nel corso dei secoli e di cui ci dà notizia Dionigi di Alicarnasso nelle Antichità Romane, storico greco vissuto a Roma al tempo di Augusto.

ODISSEA. L’Odissea racconta Il ritorno di Ulisse a Itaca, sua patria, da Troia dove egli aveva combattuto per 10 anni con i Greci per impossessarsi della rocca. Ulisse però impiega nove anni, tra continue traversie e perdendo tutti i compagni, per raggiungere Itaca. L’azione descritta nel poema però dura circa 30-40 giorni, quelli che intercorrono tra la partenza di Ulisse da Ogigia, l’isola di Calipso, e la riconquista del potere ad Itaca.
La prima parte del poema (4 canti) è dedicata a Telemaco, il figlio di Ulisse ed è chiamata Telemachia. In questa parte del poema Telemaco è il personaggio principale, in posizione centrale si colloca la narrazione di Odisseo mentre l’altra cornice è rappresentata dalla vendetta di Odisseo e dalla strage dei Proci. La Telemachia illustra un viaggio parallelo a quello di Odisseo e ci mostra la metamorfosi di Telemaco: egli parte ancora ragazzo in cerca del padre ma durante il suo peregrinare diventa maturo, accolto ormai come uomo dagli amici del padre, e diventa autonomo, ispirato da Atena ma determinato a trovare il padre. La parte centrale, un amplia analessi dal libro V al XIII racconta il rientro in patria dell’eroe e, dopo la strage dei Proci, nobili di Itaca che volevano impossessarsi del potere, la riconquista del regno.

FINALITA’ DELLE OPERE E DEI VIAGGI. L’Eneide, poema epico scritto da Publio Virgilio Marone durante l’impero di Augusto, ma anche “encomiastico”, dedicato cioè ad elogiare una persona solitamente potente (in questo caso l’imperatore Augusto) ha Il proposito di "lodare Augusto partendo dai suoi antenati". Ma Virgilio, lungi dal cantare Augusto, scrive storia sacra incentrata su Enea.
Il poema di Virgilio si distacca enormemente dal presente. Gli antichi ponevano un intervallo di circa quattro secoli fra la distruzione di Troia e la fondazione di Roma.
Tale spostamento permette a Virgilio di guardare il mondo di Augusto da lontano; infatti l'Eneide è attraversata da scorci profetici che conferiscono alla storia un orientamento "augusteo", senza cessare di essere omerica. Infatti, sono omeriche le tecniche narrative che permettono a Virgilio di guardare da lontano la Roma augustea.
L’Odissea è un nostos, ovvero il ritorno in patria dell’eroe mentre l’Eneide tratta Il viaggio di Enea come viaggio verso l'ignoto; con lo scopo di fondare una nuova città. Per Ulisse l’avventura è un impedimento, per Enea è una conquista; per Ulisse è soggiacere alla fatalità, per Enea è l’esercizio della libertà.

EROI PROTAGONISTI.
Enea, all’immortalità anonima di Ulisse preferisce un'esistenza mortale degna dell'eroe, coronata dalla rimembranza: è pronto ad affrontare ogni fatica, ogni sofferenza pur di ritornare e ritrovare se stesso: a proteggerlo ci saranno Atena, dea dell'intelligenza, costantemente al suo fianco e sua madre Afrodite.
Assolutamente significativo, per chiarire il carattere straordinariamente nuovo di Enea, è il suo epiteto PIUS. L'aggettivo, come il sostantivo PIETAS, non trova corrispondente italiano né greco, e richiama un complesso di valori che rimandano tanto alla sfera sociale e morale quanto a quella religiosa, includendo iustitia, fides, misericordia, humanitas in un biunivoco rapporto tra l'uomo e la divinità.
Gli epiteti spesso attribuiti ad Odisseo invece sono: polùtropos, uomo versatile e multiforme, che si evolve; polùtlas, uomo che ha molto sopportato; polumhcanos , colui che è capace di creare molto;polumhtis, uomo dalla mente accorta, intelligente e astuto .Questi epiteti descrivono un eroe diverso dai canoni classici, che non usa solo la forza fisica ma anche la mente e l’astuzia, un eroe che non rinuncia alla sua vita per l’immortalità e vuole a tutti i costi tornare da Penelope.
Enea è un eroe più vulnerabile e sensibile rispetto ad Odisseo: infatti ha bisogno di essere rassicurato e incoraggiato più volte nel suo viaggio verso l’ignoto, ed è proprio questo il motivo della differenza: Odisseo conosce il suo destino, mentre Enea non sa con precisione cosa lo aspetta.

LUOGHI.
Odisseo partendo da Troia si ferma in Tracia, nella terra dei Ciconi, meta anche di Enea il quale in quei luoghi trova Polidoro, il figlio di Priamo mandato a rifugiarsi là durante la guerra di Troia e poi tradito dal re. Entrambi passano per le isole greche ed entrambi sostano presso la terra dei Ciclopi, dove Odisseo perde alcuni compagni e con un astuto inganno si salva accecando il ciclope Polifemo ma dimentica uno dei suoi compagni che verrà messo in salvo da Enea stesso. Sia Ulisse che Enea incontrano le Arpie presso le Strofadi che insozzano tutto con lercio contagio.

AMORE.
Odisseo, presso Ogigia l’isola di Calipso, deve scegliere tra l’amore della ninfa con l’immortalità e il ritorno a casa da una Penelope invecchiata dagli anni.
Anche Enea si troverà a dover scegliere tra l'amore di Didone, la bella regina di Cartagine, e la missione divina che è tenuto a svolgere, e se, di fronte alla decisione della partenza, l'amor di Didone sarà furor, quello di Enea si confermerà nella pietas caricata della responsabilità storica e provvidenziale del suo compito.
Entrambi rinunciano all’amore carnale per gli ideali e i doveri.

CATABASI.
Entrambi ad un certo punto del loro viaggio si trovano agli Inferi, mentre Omero organizza una specie di evocazione spiritica delle anime dei trapassati (vnhcuiva), Virgilio nel VI libro guida Enea attraverso la Sibilla Cumana in un oltretomba ben descritto. Enea viene rassicurato dal padre e incalzato affinché prosegua il suo viaggio, così come accade ad Ulisse che nel IX libro viene anch’esso rassicurato.
Nell'Odissea, Ulisse scende verso l'Ade e ottiene così uno scorcio sul suo destino; nell'Eneide Enea conosce dal regno dei morti non solo il suo personale futuro, ma anche i grandi momenti della storia

GUERRA.
Al termine del viaggio, in entrambi i poemi gli eroi assumono il ruolo prevalente di guerrieri: Enea combatte contro le popolazioni italiche per imporre il suo dominio popola fondazione della nuova patria, mentre Odisseo lotta aiutato solo da suo figlio e dalla sua astuzia per rimpossessarsi della propria dimora invasa dai nobili di Itaca, i Proci. Enea, con l’aiuto dei fedeli Troiani che l’avevano seguito, vince la sua guerra che non serve a distruggere una città, ma a costruirne una nuova dalla quale avrà origine Roma; Odisseo invece con il suo famoso arco ”vince” la mano di Penelope e dimostra a tutti il suo potere uccidendo tutti i Proci.