LA RITIRATA SUL PIAVE
ll 27 Ottobre 1917 la 2^ Armata in ripiegamento deve sostare sul fiume Torre, fronte a Nord, per proteggere la ritirata della 3^ Armata verso il Tagliamento; la 2^ Armata però ripiega in modo disordinato, protetta solo dalla carica disperata del 12° Reggimento "Cavalleggeri di Saluzzo".
Il 31 Ottobre a Treviso il generalissimo Cadorna incontra i parigrado Foch, francese, e Robertson, inglese; 6 divisioni alleate stanno per giungere sul fronte italiano, ma con l'ordine di fermarsi nelle retrovie e di entrare in linea solo quando l'Esercito Italiano avrebbe dimostrato di poter resistere all'invasione.
1° Novembre: la piena del Tagliamento continua a calare; gli italiani fanno saltare il ponte di Pinzano sacrificando la Brigata "Bologna" che rimane a difendere la sponda sinistra.
Le armate italiane sostano al Tagliamento fino al giorno 4 quando ricevono l'ordine di ritirata sul Piave; l'Alto Comando vedeva già il Piave come linea di resistenza e l'aver ordinato di raggiungerlo solo il giorno 4 è oggetto di pesanti critiche; del resto le armate in ripiegamento avevano necessità di una sosta per riorganizzarsi al meglio.
La 3^ Armata si ritira anch'essa sulla riva destra del Piave avendo come retroguardia la Brigata "Granatieri di Sardegna" che protegge il ripiegamento.
Sull'Altopiano dei Sette Comuni ripiega l'ala destra della 1^ Armata del generale Pecori Giraldi, coordinando i movimenti con l'ala sinistra della 4^ Armata in Valsugana.
L'8 Novembre il comandante in capo italiano Luigi Cadorna viene sostituito dal generale Armando Diaz, comandante del XXIII Corpo d'Armata; Cadorna è una figura molto discussa, soprattutto per le operazioni condotte senza risparmio di vite umane (questa caratteristica è peraltro comune a tutti i condottieri del tempo); i maggiori estimatori di Cadorna sono proprio i generali austriaci e tedeschi che di lui scrivono giudizi altamente positivi.
La vallata del Piave è una colonna continua di carriaggi e di cannoni; Longarone viene accerchiata dal reparto del 1° tenente Rommel (ancora lui!) e costretta alla resa.
La Marina Italiana ha una base a Grado, munita di pontoni armati con artiglierie di grosso calibro che proteggono l'ala destra della 3^ Armata e organizza convogli di natanti per rifornire le truppe in linea; dopo lo sfondamento di Caporetto la Marina smonta velocemente i propri impianti per evitare che cadano in mano al nemico e organizza pattugliamenti per difendere le coste da possibili attacchi nemici.
L'8 Novembre la Marina fornisce alla 3^ Armata il 1° Battaglione di Marina "Monfalcone" con 800 marinai e 12 mitragliatrici (in 6 sezioni); il battaglione, posto a difesa delle foci del Piave è il primo di 5 che formeranno il futuro Reggimento Marina.
Nei tragici giorni di Caporetto anche l'Aeronautica (che, ricordiamo, è ancora un corpo dell'esercito) è attivissima; la stessa Commissione d'Inchiesta le concede un encomio; gli aeroplani italiani attaccano sia le truppe nemiche avanzanti, sia la loro aviazione.