L'EPILOGO

Dopo la fine della Guerra Civile, per diversi anni si assiste in Italia ad una lunga e tormentata vicenda giudiziaria; le accuse ai generali Roatta e Carboni per la mancata difesa di Roma finiscono per dissolversi nel nulla; gli Alleati fanno pressione affinchè il vecchio maresciallo Badoglio venga prosciolto da ogni accusa (infatti conserverà, ancora una volta, il grado e le ricchezze accumulate in tanti anni, già dopo l'episodio di Caporetto nel 1917); ad un certo punto, temendo l'arresto, egli chiede ed ottiene la protezione dell'Ambasciata Britannica a Roma; il re Vittorio Emanuele III° abdica in favore del figlio e va in esilio; il principe Umberto regna per soli 40 giorni col nome di Umberto II° poi viene sconfitto - sia pure di stretta misura - dai repubblicani nelle elezioni del 2 giugno 1946 e va anch'egli in esilio; il generale tedesco Lanz, che eseguì l'ordine di Hitler di fucilare gli italiani a Cefalonia e Corfù, viene condannato a dodici anni di carcere da un tribunale americano; molti ambigui personaggi, italiani e tedeschi, emergono e scompaiono nei processi cha vanno avanti per decine d'anni.

Un episodio, poco noto, era avvenuto il 1° agosto ad Atene: alcuni reparti della Luftwaffe avevano frainteso un ordine di allarme di prova ed avevano già iniziato a disarmare reparti militari italiani; il tutto era terminato in uno scontro aperto. Questo episodio avrebbe dovuto essere molto significativo sulle intenzioni tedesche nei confronti degli italiani!

Alcune cifre sulle immediate conseguenze dell'armistizio: oltre 20.000 militari italiani cadono combattendo contro i tedeschi durante i tragici giorni dell'armistizio;14.033 ufficiali e 599.158 sottufficiali e militari di truppa sono internati nei campi di concentramento in Germania; in totale vengono catturati oltre 700.000 uomini sui circa 3.500.000 alle armi (dei quali 670.000 si trovano nei Balcani e 230.000 in Provenza e in Corsica).

Il solo Gruppo d'Armate "B" tedesco, comandato dal maresciallo Rommel, di stanza nell'Italia Settentrionale disarma 82 generali, 13.000 ufficiali, 402.600 soldati; deporta nei campi di concentramento in Germania 183.000 militari; cattura 1.138 pezzi d'artiglieria, 797 pezzi controaerei, 236 mezzi corazzati, 536 autocarri e 4.053 quadrupedi; inoltre 45.000 prigionieri alleati passano di mano dagli italiani ai tedeschi.

Il rapporto del capo di Stato Maggiore della Wermacht, generale Jodl, redatto il 7 novembre 1943, contiene tra l'altro questi dati circa la cattura da parte tedesca:

Viene spontaneo, a questo punto, andare col pensiero al proclama di Badoglio: "...riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria..."; le cifre sopra riportate indicano che le Forze Armate italiane non erano ancora del tutto a terra, ma un conto è combattere in Africa e in Russia e un altro è subire bombardamenti delle città italiane, e in particolar modo Roma (nonchè il Vaticano) sede delle alte sfere politiche, militari ed ecclesiastiche.

A titolo di paragone ricordiamo Berlino dove, dal 16 aprile all'8 maggio 1945, 100.000 persone per la maggior parte adolescenti, vecchi e donne resistono strenuamente a preponderanti forze motocorazzate sovietiche. Sorge un dubbio: se l'Italia fascista avesse continuato a combattere, uscendo sicuramente sconfitta dal conflitto come del resto la Germania, e fossero stati gli Alleati a deporre il governo Mussolini, le cose avrebbero potuto andare peggio di come sono andate? Probabilmente uccisioni, distruzioni e saccheggi sarebbero stati inferiori a quelli reali e, se non altro, l'Italia avrebbe mantenuto intatto l'onore in ambito internazionale. E se i tedeschi, dopo il 25 luglio, fossero riusciti a catturare il re e Badoglio ed a restaurare il governo di Mussolini, cosa sarebbe accaduto? Ma la storia non si fa con i "se" e inoltre essa < viene sempre scritta dai vincitori > !

  • Citerò solo, per tutti, due "casi di coscienza": il capitano di fregata Valerio Borghese, valoroso comandante della Xª Flottiglia M.A.S., decorato di Medaglia d'Oro, costituisce intorno a sè un piccolo esercito semi-indipendente e milita nella neocostituita Repubblica Sociale Italiana, impedendo ai tedeschi saccheggi e distruzioni; purtroppo non riesce ad evitare i massacri di italiani da parte dei partigiani comunisti di Tito in Istria; nel Regno del Sud, Carlo Fecia di Cossato, eroico comandante di sommergibili, decide di suicidarsi vedendo le navi della sua Marina internate nelle basi alleate e le inique condizioni dell'armistizio (soprannominato in seguito "diktat").

 

Nei giorni dell'armistizio si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) formato dai rappresentanti di sei partiti politici, fino al 25 luglio considerati illegali in Italia: Casati (Partito Liberale), La Malfa e Fenoaltea (Partito d'Azione), Bonomi e Ruini (Democrazia del Lavoro), De Gasperi (Democrazia Cristiana), Nenni (Partito Socialista) e Scoccimarro (Partito Comunista) che dirigerà con alterne fortune - e sanguinose lotte intestine - la guerriglia partigiana nel Nord dell'Italia..

Molto è stato scritto sulla tragedia dell'8 Settembre (il termine viene anche usato nel linguaggio corrente per indicare una totale disfatta) e molti libri sono stati pubblicati; alcuni concordano sullo svolgimento dei fatti mentre altri sono in aperto contrasto tra loro; ovviamente l'ottica delle vedute è molto ampia.

Anna Vailati, ad esempio, biografa ufficiale di Badoglio, fa' apparire il maresciallo come un ingenuo vecchietto travolto dagli eventi (arriva a definire "profughi" i fuggiaschi del 9 settembre); Zangrandi, nel suo "L'Italia tradita", offre una spessa appendice di documenti ufficiali; lo Stato Maggiore Esercito, con "Le operazioni delle unità italiane nel Settembre-Ottobre 1943",  ricostruisce abbastanza fedelmente i fatti ed evita commenti superflui, anche se prospetta la difesa di Roma come < impossibile da realizzare >.

Ogni tanto esce un libro che promette nuove rivelazioni sull'8 settembre, ma in realtà (campagna pubblicitaria a parte) i fatti restano gli stessi pubblicati nei libri degli anni '60, mentre le incognite continuano a rimanere tali, coperte uno spesso strato di sabbia per il quale ogni diretto responsabile dell'armistizio ha provveduto a versarne un'abbondante quantità.

Su Internet si possono inoltre trovare siti di stampo monarchico che tentano spudoratamente di far passare la fuga (e sottolineo fuga in quanto non si può definire diversamente!) della famiglia reale come un "altruistico" tentativo di salvaguardare i vertici della nazione anche a scapito della propria immagine, citando analoghi episodi avvenuti in altre nazioni, ma tacendo sul fatto che Casa Savoia, per secoli, ha iniziato le guerre stando da una parte e le ha terminate, opportunisticamente, dall'altra!