IL FATIDICO 8 SETTEMBRE '43

Alle ore 18 si riunisce il Consiglio della Corona; sono presenti: il re Vittorio Emanuele III°, il capo del Governo, Badoglio, il ministro degli Esteri, Guariglia, il capo di Stato Maggiore Generale, Ambrosio, il ministro della Guerra, Sorice, il ministro della Marina, De Courten, il ministro dell'Aeronautica, Sandalli, il ministro della Real Casa, Acquarone, il sottocapo di Stato Maggiore del Regio Esercito, De Stefanis, il capo del Servizio Informazioni Militari (e comandante del Corpo d'Armata Motocorazzato), Carboni, il primo aiutante di campo del re, Puntoni ed il segretario personale di Ambrosio, maggiore Marchesi.

Ambrosio apre la riunione affermando che gli Alleati hanno anticipato la data dell'armistizio. La data del 12 Settembre è ormai data per certa dai presenti, ma gli anglo-americani non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali circa questa data, nè tantomeno l'hanno concordata con gli italiani.

L'ammiraglio De Courten protesta per non essere stato informato prima riguardo la stipulazione dell'armistizio, poi afferma: "Avete venduto l'unica carta buona che avevate!" - la consegna agli Alleati della flotta intatta prevista dagli accordi armistiziali - (il 24 giugno 1940, ad esempio, la capitolazione della Francia di fronte ai tedeschi porta all'autoaffondamento di tutta la flotta francese); anche il generale Sandalli protesta per non essere stato informato prima; il generale Carboni propone di sconfessare Badoglio e Castellano per evitare la rappresaglia tedesca, prendere tempo e cercare nuovi accordi con gli Alleati più in là nel tempo.

Giunge un radiogramma ed il maggiore Marchesi lo legge ad alta voce, interrompendo Carboni: è la ovvia risposta di Eisenhower alla richiesta italiana, già inviata a Cassibile, di posticipare l'armistizio, nella quale minaccia durissime rappresaglie qualora non vengano rispettate le condizioni pattuite il 3 Settembre.

Marchesi, che pur avendo solo il grado di maggiore, parla di fronte al re, al maresciallo, ai generali e ammiragli, aggiunge: "Il non mantenere fede agli accordi presi e firmati in nome del maresciallo Badoglio costituirebbe storicamente una macchia di disonore per l'Italia."  Poi dice che la firma di Cassibile è stata ripresa dai cinegiornali e fotografata, che il testo del proclama che Badoglio deve leggere alla radio è in mano agli Alleati e, se non verrà letto dal maresciallo, lo faranno loro; conclude asserendo che le durissime rappresaglie di cui parla Eisenhower saranno violenti bombardamenti aerei sulle città italiane (in primis Roma!).

Dopo alcuni momenti Guariglia rompe il silenzio affermando che ogni discussione è inutile e che bisogna accettare l'armistizio; l'anziano Badoglio, a capo chino, ripete più volte a sè stesso parlando a bassa voce: "siamo rovinati" ; il re si alza, tutti escono dalla sala tranne Badoglio che si intrattiene a parlare con lui. Quando esce, il maresciallo si rivolge ad Ambrosio e dice che il re ha deciso di far proclamare l'armistizio (Badoglio prevede la cattura di 500.000 militari italiani da parte dei tedeschi, ma la sua coscienza sorvola come già accaduto in altre occasioni, tipo l'ordine di usare i gas contro i guerriglieri abissini durante la Guerra d'Etiopia); poi chiede dove deve andare per leggere l'annuncio alla radio.

Poichè non è ancora stato predisposto nulla, si reca presso la sede dell'Eiar (la radio ufficiale del tempo), accompagnato dal maggiore Marchesi, dove attende le 19 e 45, ora di massimo ascolto, per leggere il proclama:

"Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di

continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza

avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi

sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al

generale Eisenhower, comandante in capo delle forze

alleate anglo-americane.

- La richiesta è stata accolta. -

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze

anglo-americane deve cessare da parte delle forze

italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi

altra provenienza"

L'ultima frase del testo viene considerata come un ordine sufficientemente esauriente (sic!) per le Forze Armate; al termine della lettura si fa accompagnare al Ministero della Guerra, scortato da autoblinde e carabinieri.

La ricostruzione del Consiglio della Corona è basata sui memoriali di Carboni e di Marchesi, antagonisti nella discussione, ma concordi nel descrivere lo svolgimento dei fatti.

Dopo l'annuncio diramato via radio, alle 19 e 45 i responsabili dell'armistizio si ritrovano al Ministero della Guerra, in via XX Settembre fortemente presidiata da truppe e autoblindo; Badoglio arriva per primo (mentre il suo fedele sciumbasci eritreo raccoglie su due autocarri le cose più preziose della sua grande villa romana); verso le 21 giungono il re e la regina con una piccola scorta di corazzieri, nonchè il principe Umberto (che ha lasciato il comando del Gruppo d'Armate "Sud", opportunamente disciolto per la circostanza); ministri militari e capi delle Forze Armate completano il quadro; il generale Roatta, già in borghese e con un mitra in spalla, arriva per ultimo proveniente da Monterotondo, sede campale dello Stato Maggiore dell'esercito.

Mussolini, nella sua prigione di Campo Imperatore sul Gran Sasso, può ricevere solo frammentarie notizie dalla radio che i suoi custodi gli lasciano ascoltare.

Il Duce era stato arrestato su ordine del re il 25 luglio e va notato che le sue Camicie Nere - ed in particolare la Divisione Corazzata "M" (dove M sta proprio per Mussolini) costituita come sua guardia personale e armata con mezzi corazzati regalati da Hitler - non presero alcuna iniziativa per liberarlo; ciò dimostra un clima di malcontento aleggiante anche tra i gerarchi fascisti. D'altra parte furono proprio i gerarchi, durante il Gran Consiglio del Fascismo riunitosi la sera del 24 luglio, a destituire Mussolini.

Il generale Warlimont, del Comando Supremo tedesco, scrive che la notizia dell'armistizio italiano viene accolta con calma al quartier generale, anche se rappresenta la fine della politica europea voluta da Hitler. La stessa sera il comando tedesco trasmette la parola in codice "Axe" che rende operativo il piano di sostituire le unità italiane con unità tedesche in Italia, in Provenza, nei Balcani e nelle Isole dell'Egeo (Hitler avrebbe voluto mettere in atto il piano già il 26 luglio, dopo la caduta di Mussolini); solo in Sardegna e in Corsica i reparti germanici si ritirano combattendo.

Il principe Filippo d'Assia, genero del re e messaggero di Mussolini presso Hitler, viene arrestato e così la moglie, principessa Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III°, la quale morirà poi in un campo di concentramento tedesco.

Il maresciallo Kesselring, comandante delle forze tedesche nell'Italia Meridionale, apprende la notizia dell'armistizio dal capo del suo ufficio operazioni, in quanto il suo quartier generale di Frascati ha subito un bombardamento alleato a mezzogiorno e ha difficoltà a collegarsi con l'esterno. Il generale Westphal, capo di stato maggiore di Kesselring, e il generale Touissant, rappresentante militare tedesco presso il Comando Supremo italiano in sostituzione del generale von Rintelen, ritenuto troppo simpatizzante degli italiani, sono in riunione con il generale Roatta per concordare la difesa contro sbarchi alleati, quando vengono informati del proclama di Badoglio; chiedono spiegazioni a Roatta, il quale smentisce e afferma trattarsi di un trucco della propaganda nemica.

L'incaricato d'affari del III° Reich, Rahn, pochi giorni prima rassicurato dal maresciallo Badoglio e dal re stesso, telefona al Ministero degli Esteri italiano e riceve una smentita; qualche ora dopo il ministro Guariglia, tornato dal Quirinale, gli annuncia ufficialmente l'avvenuto armistizio. La comunicazione ufficiale alla Germania avviene per mezzo di un telegramma firmato da Badoglio e diretto ad Hitler, che lo riceve dopo mezzanotte.

Il maresciallo Rommel, leggendario comandante dell'AfrikaKorps e ora comandante delle forze tedesche nell'Italia Settentrionale scrive: "Il tradimento italiano è ora un fatto" e, qualche settimana dopo: "I traditori sono disarmati e vengono per la maggior parte deportati in Germania".

Da parte francese, il generale De Gaulle protesta perchè gli Alleati non lo hanno fatto partecipare alle trattative con l'Italia; dichiara di sentirsi tradito in quanto l'annuncio dell'armistizio è per lui una sorpresa.

Tra i comandi dell'esercito dipendenti dal Comando Supremo, solo quello dell'11^ Armata in Grecia viene avvertito con un giorno di anticipo; il generale Vecchiarelli riceve il Promemoria n. 2 dal suo capo di stato maggiore che lo prende in consegna a Roma il 6 settembre e glielo consegna il 7.

Il comandante del Gruppo d'Armate "Est", generale Rosi, nella sua sede di Tirana non riceve alcuna comunicazione; il comandante superiore delle Isole Italiane dell'Egeo, ammiraglio Campioni, doveva essere informato da un corriere aereo che non può partire per il maltempo; il generale Dalmazzo, comandante della 9^ Armata in Albania sente il proclama di Badoglio alla radio, telefona al Ministero della Guerra, ma riceve una smentita; il suo capo di stato maggiore, recatosi a Roma pochi giorni prima non viene informato di nulla; il generale Piazzoni, comandante del VI Corpo d' Armata in Dalmazia, viene informato dal prefetto croato di Ragusa, ma risponde che la notizia è priva di fondamento; a Sussak in Slovenia, il generale Robotti comandante della 2^ Armata, sente le acclamazioni dei suoi soldati poi vede comparire i partigiani cetnici filomonarchici e quelli comunisti di Tito: si verrà a trovare preso in mezzo tra tedeschi e partigiani; a Podgorica, sede del XIV Corpo d'Armata che occupa il Montenegro, viene riferito dal comando Gruppo d'Armate "Est" di Tirana che la notizia dell'avvenuto armistizio è tendenziosa.

Il generale Gastone Gambara, comandante dell'XI Corpo d'Armata a Lubiana, in Croazia, ha ricevuto dal Comando Supremo l'incarico di formare un raggruppamento con le migliori divisioni della 2^ e dell'8^ Armata, che presidiano la Slovenia e l'Italia Nordorientale. Lasciata la capitale in auto - i voli sono sospesi per il maltempo - giunge a Foligno quando apprende dell'avvenuto armistizio; telefona a Roatta che gli risponde: "Fa' quel che puoi. Quando arrivi telefonami". Alle ore 7 del 9 Settembre giunge a Padova, nel quartier generale del comandante dell'8^ Armata, generale Gariboldi, e cerca di telefonare a Roma senza riuscirci: lo stato maggiore non è più operativo, Roatta è già partito con Badoglio e gli altri.

In Corsica il comandante delle Forze Armate italiane, generale Magli, pranza col collega tedesco Von Senger quando riceve la notizia dell'armistizio. I due ufficiali si lasciano dopo una cortese spiegazione. Von Senger combatterà per riportare le sue truppe in Italia ma, disubbidendo agli ordini, rifiuterà di fucilare i prigionieri italiani.

Due importanti Comandi Tappa italiani dell'8^ Armata, ancora attivi in Bielorussia ed in Ukraina, contano oltre 2.000 effettivi; gli ufficiali verranno giustiziati a colpi di mitra, mentre i soldati saranno internati nei lager nazisti.