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LA MUSICA DI JAH RITORNA A ZIONIL REGGAE AFRICANO.

 “La Reggae Music è musica regale, quella che il popolo Yoruba chiamerebbe “Rege” ma pronunciata nello stesso modo in cui i Giamaicani pronunciano la loro. Ritorna alle origini. E’ il ritmo del cuore….”. Queste parole di Victor Essiet, leader dei Mandators e figura di primo piano nell’ambito del reggae africano, ben ci introducono al tema di questo articolo. In effetti nel corso degli ultimi 25 anni c’è stato un notevole feedback culturale e musicale tra la Giamaica dei Rastafari e “Mamma” Africa e non poteva essere altrimenti dato che il Rastafarianesimo sia nella dottrina che nella sua espressione artistica musicale, il Roots Reggae, per quanti non lo sapessero, trova la sua essenza e ragione di vita nel retaggio africano. Signori, qui si parla di un retaggio che ci riporta ai Faraoni dell’Egitto e ancora prima ad Abramo, mica roba da poco, per intenderci. Ed è altrettanto ovvio che questa musica prodotta da figli dell’Africa fuori dall’Africa abbia trovato terreno fertile nel luogo da cui in pratica proviene. Gli Africani del continente hanno amato, digerito e metabolizzato questa musica dando vita ad un genere di reggae riconoscibile e arricchito di sonorità afro, come fosse un bambino che torna dalla madre perduta e ne riceve nutrimento. Ma procediamo con ordine. Tutto ha origine all’inizio degli anni settanta quando la musica di Jimmy Cliff e dei Wailers cominciava a diffondersi nell’internazionalità dell’etere e molti artisti africani trovarono nell’”heatbeat” un naturale complemento alle loro ritmiche. Ma la svolta in questo senso si ebbe quando Bob Marley e Peter Tosh (entrambi nella foto) divennero vere star internazionali. A quel punto il reggae di questi due artisti e di altri come loro orientati verso un’audience internazionale, quali Steel Pulse, Burning Spear, Third World, cominciò a circolare massicciamente nei paesi africani sotto forma di cassette. Non erano solo i ritmi a trovare corrispondenza nel cuore della gente ma anche e soprattutto i temi di libertà ed emancipazione. E così, attraverso le radioline e le autoradio la musica di Jah si riversava nelle strade , in asfalto e non, del Continente Africano. Ma gli eventi che spinsero molti artisti africani a dedicarsi esclusivamente al reggae furono due : il mitico concerto di Bob Marley in Zimbabwe nel 1980 e la pubblicazione dell’album “Equal Rights” di Peter Tosh in Sudafrica , in pieno regime di Apartheid. Nel primo caso, il Profeta del reggae in persona  aveva messo piede nella “Terra Promessa” e aveva “benedetto” la gente con la sua musica ; nel secondo caso, in un paese dove più’ che mai la gente di colore era messa in ginocchio dall’uomo bianco, veniva diffusa la musica di un nero che , senza mezzi termini, inneggiava a “equal rights and justice” e preannunciava che gli oppressori sarebbero stati puniti. E così, contemporaneamente a quelle di artisti Giamaicani o Inglesi, in Africa cominciarono a circolare anche cassette di artisti reggae Africani. Col passare del tempo l’African Reggae ha prodotto vere e proprie star internazionali quali l’  Ivoriano ALPHA BLONDY  e il sudafricano LUCKY DUBE che viene definito, sulle copertine dei suoi cd, addirittura come il piu’ popolare artista reggae dopo Bob Marley. Prima di analizzare più nello specifico gli esponenti del reggae africano, va subito detto che musicalmente questo genere si rifà molto allo stile dei vari Marley , Tosh e Cliff,  arricchito, ovviamente, dal talento personale di ogni artista e dalle sonorità piu’ propriamente africane. Tant’è vero che Majek Fashek, star nigeriana del reggae, chiama la propria musica Juju-Reggae e Askia Modibo del Malì definisce il proprio stile Wass-Reggae, proprio perché la musica di entrambi è frutto del riddim giamaicano e della musica popolare del loro paese. Complessivamente si puo’ dire che l’African  Reggae Style ha grossi punti a suo favore. Innanzitutto ha una solarità  sovente non presente nel reggae giamaicano che spesso si perde nelle insulsità dell’hardcore ragga; inoltre va detto che questo è uno stile che, classico o marleyano quanto si vuole, comunque ha contribuito a mantenere viva nel mondo l’immagine e la musica del rastaman così come l’avevano delineata gli storici campioni del reggae. E’ questa è una cosa da non sottovalutare, perché sono ancora quelle atmosfere a spingere molti a sentire , acquistare e a fare musica Reggae. Se non ci fossero stati artisti reggae come quelli africani (e come alcuni vecchi leoni giamaicani, come Burning Spear e Culture, certo) il dancehall forse avrebbe fatto sì che il roots reggae divenisse solo un ricordo nell’immaginario musicale collettivo. Inoltre va detto che la scena Reggae Africana ha prolungato le carriere di molti artisti Giamaicani quali Don Carlos, Ijhaman Levi, Jimmy Cliff , U Roy che godono o hanno goduto di un’enorme popolarità in Africa sicuramente più grande di quella che hanno avuto , almeno in certi periodi delle loro carriere, in Giamaica o Inghilterra. Detto questo si puo’ passare ad una breve analisi dei campioni dell’ African Reggae Style, a cominciare da quelli piu’ conosciuti e cioè Alpha Blondy  e Lucky Dube.  

ALPHA BLONDY (nella foto), conosciutissimo anche in Italia, è stato il primo cantante reggae africano ad essere diventato famoso al di fuori dei confini del suo Continente. La sua è una storia particolare : studente alla Columbia University negli States, Seydu Kone (questo il suo vero nome), venne a contatto con la musica di Bob Marley e la cultura Rasta. Ne fu talmente preso che, una volta visitata la Giamaica, tornò in Costa D’Avorio e espresse ai suoi l’intenzione di diventare un cantante reggae (e di impostazione rasta per giunta) e da questi fu subito spedito dallo psichiatra. Ma i fatti gli diedero ragione. Alpha Blondy divenne subito famosissimo e tuttora è considerato in Costa D’Avoiro una specie di eroe nazionale. La musica di Alpha è un reggae caldo condito da convinzioni che spaziano dalla concezione rasta a quella musulmana ed ebraica, inoltre egli è un frequentatore assiduo degli studi giamaicani e degli WAILERS con cui ha realizzato il famoso “Jerusalem”.

 

 Il Sudafricano LUCKY DUBE (nella foto), invece, era già famoso nel suo paese (benché poco più che un ragazzo) ancor prima di fare reggae, in quanto cantante di musica popolare. Ma il suo amore per la musica giamaicana e per il suo idolo PETER TOSH  ( a cui egli si rifà abbondantemente considerandosi suo successore) lo spinsero a pubblicare il suo primo album reggae “Rasta Never Die”. Questo disco fu bandito dalle radio (figuriamoci!) e Lucky fu criticato dal suo stesso pubblico per aver abbandonato un tipo di musica (quella tradizionale) di sicuro successo per un genere tanto “pericoloso” (specie in quel paese). Ma anche in questo caso, i fatti diedero ragione all’artista, che per molti ha scalzato Alpha Blondy nella leadership del Reggae Africano e che al pari del suo collega Ivoriano ha realizzato tours acclamati anche in America. Lucky senza tema di smentite dice semplicemente di sé: “I am Reggae” (io sono il Reggae).  

Altra figura importante del reggae Africano è il già citato VICTOR ESSIET (nella foto) star nigeriana del Reggae leader dei MANDATORS ed elemento rappresentativo dell’intenso reggae del suo Paese che annovera altri notevoli artisti  quali MAJEK FASHEK  e RAS KIMONO. Il reggae dei Mandators è uno stile dalla ricetta musicale molto semplice condito com'è di abbondantissime dosi di Wailers-style, ma ha segnato un momento davvero felice della musica Nigeriana contribuendo non poco alla  diffussione dell'upbeat africano; tant'è vero  che una splendida raccolta dei loro successi, intitolata "Power of the People" è uscita per l'etichetta americana Heartbeat che generalmente si occupa di reggae giamaicano.  

L'esperienza musicale del già citato MAJEK FASHEK (nella foto) nasce proprio all'interno dei Mandators, di cui è stato per breve tempo bassista, ma si è poi estesa su scala internazionale considerando il successo del suo bellissimo "Prisoner of Coscience" uscito nel 1988 per la Island. Questo splendido lavoro, che vedeva il reggae efficacemente fondersi con sonorità piu' propriamente africane ma anche con ritmiche pop,  gli consentì all'epoca di assurgere al ruolo di ambasciatore della musica del suo continente al pari di Alpha Blondy e Lucky Dube andando a completare così la Trinità dell'African Reggae. In seguito il grande Majek è andato via via sempre piu' fondendo il reggae con altre sonorità, dando vita ad ibridi musicali interessanti, ma non sempre all'altezza delle sue produzioni precedenti. Rimane comunque un artista di grande talento.

Negli ultimissimi anni un nuovo cantante, questa volta proveniente dal Ghana, di nome ROCKY DAWUNI (nella foto), si è prepotentemente imposto sulla scena reggae internazionale ottenendo attenzioni solitamente riservate solo agli esponenti della musica giamaicana. Salutato da un prestigioso periodico inglese come "ll Bob Marley del Ghana", il buon Rocky, che in realtà sembra piu' ispirarsi a Ziggy Marley, ha lasciato con un palmo di naso un po' tutti con l'uscita, un paio di anni fa, del suo "Crusade", paragonato da molti nientemeno che a "Survival" del grande Bob. One drop massiccio, fiati evocativi, e uno stile call-up-to arms micidiale da vero leader sono le caratteristiche del reggae di Dawuni, che ha dato vita ad un vero e proprio movimento rasta-reggae nel suo Paese, come non accadeva dagli anni settanta. Rocky Dawuni ha in mente di dare vita addirittura ad un 'African Reggae Susnplash' e pare ci stia riuscendo, dato che il primo appuntamento si è già tenuto nel 2001. Noi di ReggaeTime abbiamo avuto l'onore di intervistarlo in esclusiva e ne è uscito fuori un reasoning sul reggae africano in generale davvero interessante che costituisce il naturale complemento di questo articolo.

La figura di ISSAC HAILE SELASSIE (nella foto) invece, è andata in tempi recenti a colmare quell'incredibile lacuna che era rappresentata dall'assenza di cantanti reggae etiopi degni di nota. Questo figlio adottivo di Sua Maestà, seppur attivo musicalmente in America, rappresenta l'ultimo grande regalo fattoci dal Reggae Africano e il suo sorprendente album di debutto, 'Unite', in America lo ha fatto subito paragonare, anche per la sua età e l'immagine profetica che ne deriva, a gente come Burning Spear e Pablo Moses. Anch'egli ha rilasciato a Reggae time un'intervista esclusiva davvero interessante.

Un altro nome che molti conosceranno già è quello di ISMAEL ISAAC anch’egli della Costa D’Avorio, un Paese che si sta rivelando una vera fabbrica di talenti reggae (SERGE KASSY per esempio), così come di rilievo è la musica di KULCHA FAR I delloZimbabwe e di RASBAWA del Ghana. Recentemente si è fatto apprezzare in Italia il sudafricano  RAS DUMISANI ma, credetemi, è davvero arduo citare tutti i cantanti reggae africani degni di nota , dato che il loro è il numero di un esercito in continua crescita, per fortuna. ©Ras Walter

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