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GENTLEMAN 'Journey
to Jah'
Il Reggae è un genere
musicale che si rigenera copiando se stesso e in cui è pertanto
frequentissimo vedere artisti che si costruiscono una carriera ispirandosi
allo stile di altri o, in alcuni casi, addirittura scopiazzando altri
cantanti. Nella Jah Music questa è consuetudine, ma se sei un artista
bianco che aspira ad entrare nel mondo del reggae, imitare altri non è
sufficiente. D’altronde, imporre un proprio stile originale in un genere
dove la pelle bianca (come anche nell’Hip Hop, per esempio) è vista con
diffidenza, è molto, molto difficile. Gentleman, un artista tedesco che
di cognome fa Otto, ci è riuscito. E alla grande.
Certo, prima di lui altri artisti reggae di pelle bianca avevano
riscosso consensi fra gli appassionati - gente come l’americano Rocker
T o i francesi Pierpoljak e Flamengo – ma Gentleman è riuscito ad
imporsi come nessuno ha fatto finora. E non è perchè questo suo secondo
album ‘Journey to Jah’ è stato quasi interamente registrato in
Giamaica; e non è perché in questo disco c’è un numero impressionante
di stelle giamaicane in veste di ospiti. Il successo e il rispetto di cui
gode adesso Gentleman – persino in Giamaica – è dovuto esclusivamente
al suo talento e alla sua bravura di artista. Si racconta infatti di uno
scettico Capleton che arriva in pompa magna al
Black Scorpio Studio per registrare un pezzo con questo tedesco che è
arrivato in Jamdown con i soldi e che vuole registrare un disco…lo
stesso ‘King Shango’ in seguito rimane sbalordito dalla bravura e
dallo stile di questo whitey man europeo e dà vita insieme a lui allo
splendido ‘Fire a go Bun Dem’ , presente nell’album e già uscito in
Giamaica come singolo per la label di Black Scorpio. Stesso discorso vale
anche per i Morgan Heritage, che hanno voluto il
chanter teutonico per il loro
‘Morgan Heritage Family & Friends vol.3’. Fatte quindi le dovute
premesse, veniamo dunque a questo ‘Journey to Jah’. Il disco si apre
con un i-n-c-a-n-t-e-v-o-l-e ‘Dem Gone’ in cui la voce dolcissima, un
po’ roca e intensa di Gentleman dà vita ad un pezzo emozionante come
non se ne sentivano da tempo, prodotto da Bobby Digital che lo ha
registrato nel suo Digital B Studio. Piu’ avanti sentiamo il nostro
deejay tedesco cavalcare alla grande l’Angel Riddim di casa Black
Scorpio con la sua superba ‘See dem Coming’. Per rimanere sempre in
ambito roots, Gentleman ci delizia anche con ‘Jah ina Yuh Life’ e
‘Empress’ – registrati ai Tuff Gong Studios –ma non manca anche
dell’ottimo dancehall grazie alla presenza d brani come ‘Leave Us
alone’ e ‘Runaway’ prodotto in Germania da Pow Pow Movement. Come
dicevo prima, il lavoro è impreziosito dal gran numero di combinations
che vedono il singjay di Colonia esibirsi via via con Jahmali & Daddy
Rings, Bounty Killer (nello
splendido ‘Man A Rise’’ prodotto da Richie Stephens), Morgan
Heritage, Luciano & Mikey General (nel fortissimo ‘Younger
Generation’ registrato in Germania), Junior
Kelly, Jack Radics e il già citato Capleton ‘King Shango’. Su
tutto, troneggia lo stile eccezionalmente comunicativo di questo artista
tedesco che canta in patwa con la sua voce particolare e che è anche un
grande sognwriter, appassionato e mordace.
In conclusione non mi resta che aggioungere che ‘Journey to
Jah’ è senza dubbio uno dei migliori dischi di Reggae mai prodotti qui
in Europa e, dal mio punto di vista, è anche un forte candidato ad essere
il disco dell’anno.
RasWalter
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