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"Brusco turn Rasta"

Intervista a   BRUSCO       

©2004 RasWalter -Intervista apparsa per la prima volta sul settimanale 'Controsenso' diretto da Antonio Savino ed edito dalla PubbliVenere

*   Tu hai ottenuto un grosso successo su scala nazionale con brani 'commerciali' come 'Sotto i raggi del sole' e 'Ti penso sempre'. Hai temuto, mentre questo accadeva, di perdere i tuoi 'vecchi' fans, quelli della musica underground?

Sì. In effetti si è trattato di una questione di scelte. Alla fine ho deciso di rimanere 'undeground' e di tornare con forza verso certi canali. Il successo popolare per un artista ragga può essere solo una cosa passeggera.

*       Sei soddisfatto del suo primo album ( 'Si fa presto a dire Brusco') che è stato realizzato proprio nel suo periodo 'commerciale'?

Tutto sommato sì, anche se le cose che so facendo adesso sono piuttosto diverse. Il problema col mio primo album è stato il dovermi confrontare con musicisti che, seppur bravissimi, non provenivano dal circuito reggae. In questo modo è venuto fuori un disco con sonorità diverse, dall'hip hop al rock. Un album troppo eterogeneo, per i miei gusti. In ogno modo l'ho fatto con gioia e senza particolari pressioni. Adesso però sto facendo solo del reggae.

*       Nei tuoi ultimi 45 giri c'è addirittura un frequente richiamo alla fede 'Rasta'...

Già, ho fatto due nuove canzoni che s'intitolano 'Roma turn Rasta' e 'Rasta non casca'. Si è trattato di una vera e propria scelta spirituale. Ultimamente mi sono avvicinato molto a queste tematiche.

*       Credi che per emergere nel nostro paese la musica underground debba essere quella 'leggera' e senza contenuti?

L'Italia è una colonia dell'America, parlando in termini radiofonici. Adesso negli USA vanno di moda l'HIp Hop e il reggae commerciale. La stessa cosa succede o succederà da noi. Ho già sentito alla radio cose rap da far venire il vomito. Ma d'altronde la nostra storia musicale ci insegna che i successi in ambito rap e simili arrivano solo nel caso di canzoni comiche. Pensiamo ad esempio a brani come 'Il Supercafone' del Piotta o a 'Ragazze Acidelle' dei Flaminio Maphia. Volendo possiamo citare anche la mia 'Abbronzatissima', perchè no. Il reggae poi è una musica che per i suoi contenuti non potrà mai essere programmata dalle nostre radio, a parte quelle popolari. Certo, un po' mi fa piacere sentire alla radio brani reggae come quello di Neffa o quello dei Tiromancino, ma è un po' come provare soddisfazione per 'E la luna bussò' di Loredana Bertè.Tutto qui. Se sentissi i Sud Sound System alla radio, sarei davvero contento!

*      Proprio alla luce di questi discorsi vorrei chiederti com'è nata la tua 'Abbronzatissima'...

E' nata per caso, come tante altre cose. Adesso non la canto quasi più nei concerti...

*      Come mai?

Beh, perchè il mio pubblico 'underground' è stanco di questa canzone. A dire il vero avrei tanto voluto unire i due pubblici, quello reggae e quello 'commerciale', ma è una cosa davvero difficile. Alla fine ho scelto di rinunciare al mondo della musica pop. E non posso più tornare indietro. Veda, avrei anche potuto continuare ad esibirmi nei villaggi turistici e nelle feste di piazza: avrei cantato i miei due brani famosi, 'Sotto i raggi del sole' e 'Ti penso sempre' e avrei incassato duemila e cinquecento euro a fine serata. Una volta a casa, però, mi sarei sentito più ricco nella tasca, ma molto meno nel cuore. Preferisco suonare per condividere messaggi e sensazioni. Fare musica con l'idea di far soldi è sbagliato e ti porta anche a creare delle cose non belle.