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SPASULATI BAND : Reggarbëreshë

Le linee rotonde del basso cominciano a riempire di sé l’aria circostante, le atmosfere dub a loro volta cominciano a far presa nel corpo delle persone che i sincronia con gli accenti one drop della batteria, iniziano ad agitarsi e dondolarsi.”Ditelo a vostra madre, ditelo a vostro padre … l’ importante  è che glielo diciate”, con queste parole il natty dread che si trova sul palco insieme al suo gruppo annuncia la sua prossima canzone. Fra il pubblico, coloro che sono capitati lì solo per curiosità o chissà come cominciano a chiedersi interessati chi diavolo siano questi qui che suonano questo Reggae possente e di indubbia comunicatività a dispetto della lingua strana in cui è cantato. Siamo a Potenza, il gruppo sul palco del centro sociale è la Spasulati Band , senz’altro una delle nuove realtà piu’ interessanti del panorama reggae nostrano. Questi ragazzi della calabrese  Santa Sofia d’Epiro (‘spasulati’ in calabrese vuol dire ‘spiantati’), dell'età media di 23 anni, ormai da tempo stanno portando in giro un discorso musicale sicuramente originale, veicolo delle loro canzoni in arbëreshë, l’albanese antico che a tutt’oggi è la lingua principale di molte comunità dell’Italia Meridionale,  e pian piano si stanno conquistando, a suon di applausi e complimenti raccolti un po’ ovunque, il loro spazio nel cuore degli appassionati di Roots & Dub della penisola. Tanto piu' che ultimamente hanno preso parte ad un importantissimo evento musicale quale il famoso concerto di Manu Chao di Milano.  Il loro è un reggae dal sound molto corposo in cui i tastierismi evocativi e il sound spesso orientaleggiante del sax si fondono alla grande con la sezione ritmica e la chitarra dando vita a ritmi ora easy skanking, ora steppers style, ora con improvvise accelerazioni ska. Il risultato è uno solo: la gente (anche se poca, come , ahimè, in questo caso) si diverte. Alla fine del concerto abbiamo incontrato il gruppo che ci ha rilasciato l’intervista che segue e posso dirvi che l’impressione che mi hanno fatto questi ragazzi è stata quella di un gruppo che ama molto poco la retorica (specie quella che spesso si puo’ facilmente associare ad un genere come il Reggae) ma il cui principale obiettivo è suonare e suonare per divertirsi e far divertire, sempre inna roots style pero’, perché ”Ditelo a vostra madre, ditelo a vostro padre … l’ importante  è che glielo diciate”.

RasWalter:  Dunque, per cominciare, una domanda classica: come avete inziato? Cosa ha spinto un gruppo di ragazzi di Santa Sofia D’Epiro a formare un gruppo di Reggae Music?

Zalles (voce e basso): Beh, tutto è iniziato con Radio Epiro, la nostra radio pirata…

Carmine (sax): …sì è iniziato da lì, dalla voglia di suonare la musica che ci piaceva, sia alla radio che dal vivo….è iniziato ascoltando il reggae, quello piu’ comune, diciamo…

RasWalter: Intendi Bob Marley, Ziggy Marley…

Carmine: Sì, Bob…Ziggy è arrivato solo dopo… è così sono nate queste tre esperienze, la radio, La Spasulati Band e l’altro nostro gruppo, Peppa Marriti Band…

RasWalter: …a proposito di Radio Epiro, la voce di questa radio pirata  è arrivata fino a Manu Chao…

Carmine:  Sì…è tanto tempo che esiste, fra poco sarà trasmessa anche via Internet.

RasWalter: Cosa trasmette questa radio, solo reggae o anche altri generi?

Carmine: Tutto, reggae, rock, dipende dal momento e dai gusti di chi ci si mette…è una radio pirata…

RasWalter:  In qualità di gruppo reggae incontrate difficoltà nel promuovere la vostra musica, a trovare spazi? Pensate che suonando altri generi o cose piu’ commerciali , le cose per voi sarebbero piu’ facili?

Carmine: No guarda, non pensiamo questo. Anzi ti diro’ che questo è un momento favorevole, specialmente d’estate, la gente ha voglia di divertirsi e noi troviamo spazio proprio fra le cose commerciali…

Christian (batteria): E’ il momento del Reggae questo…

RasWalter:  Parliamo del vostro momento, abbiamo accennato a Manu Chao, voi avete suonato in apertura del suo concerto …

Gianluca (chitarra): …a Milano, sì…

RasWalter:  Già, come siete entrati in contatto con lui? Cosa lo ha spinto a cercarvi?

Carmine: Sì, noi abbiamo questo amico in comune che è di S. Sofia ma vive a Barcellona, e… niente, lui gli ha parlato di noi e della nostra radio e gli ha fatto sentire la nostra musica. Poi, sai, il genere e i  gusti musicali ci accomunano e quindi lui ci ha contattato…

RasWalter:  Lui com’è come persona? Manu intendo…

Gianluca: Un grande, veramente

Carmine: Sì, è come nella sua musica, nelle sue canzoni….

RasWalter:  So che lui si è portato le vostre cassette in Spagna…

Gianluca: Si, ma già ce le aveva…

RasWalter:  Voi definite la vostra musica “Reggarbëreshë”, parlatemene…

Zalles: Quello è per via dei testi, della lingua che usiamo. Noi cantiamo in albanese, ma attenzione, non in dialetto albanese, ma in lingua albanese: che poi non è neanche l’albanese ufficiale, quello che parlano adesso in Albania ma la lingua dei nostri avi, dei nostri antenati stabilitisi qui in Italia…noi in pratica cantiamo in albanese arcaico.

RasWalter:  Questa vostra scelta di cantare anche in albanese è sempre correlabile al Roots come discorso di recupero delle proprie radici culturali o dipende da qualcos’altro?

Carmine: Noi cantiamo in albanese perché questa è la nostra lingua di tutti i giorni, la lingua che usiamo quando andiamo al bar etc….noi cantiamo questa lingua perché viviamo questa lingua…

RasWalter:  parliamo delle vostre influenze, qual è l’artista o gli artisti da cui traete maggiore ispirazione, che maggiormente vi influenzano?

Carmine: Beh, dipende da ognuno di noi, ognuno di noi ha i suoi ispiratori, personalmente ritengo che ci sia un Padre….

RasWalter:  E questo Padre è…?

Carmine: Bob Marley, sicuramente…

Zalles: Ma c’è anche Linton, il reggae di Linton Kwesi Johnson fra le nostre influenze….

Gianluca: Anche Alpha Blondy, sicuramente…anche un pochino di Punk…

RasWalter:  Parliamo della scena Reggae italiana…perché in Italia il Reggae ha difficoltà ad attecchire, parlando in termini di grosso pubblico, ovviamente…cos’è che si potrebbe fare per promuovere meglio il reggae e non viene fatto…

Carmine: Il punto è che non dipende dal genere che fai, il fatto è che tutti i piccoli gruppi, le piccole realtà incontrano difficoltà, quindi dipende solo da quanto vai in alto…da quanto riesci ad andare in alto…se hai i contatti giusti…poi quando sei in alto cominci a  fare il regghettino alla Otto Ohm…

RasWalter:  …e voi lo fareste, il ‘regghettino’ alla Otto Ohm?

Carmine: No, per carità…

Gianluca: Casomai a quel punto faremmo Punk…

Zalles: Chi?! Chi sono gli Otto Ohm? (con sarcasmo)

RasWalter:  So che state lavorando al vostro primo album. A che punto siete?

Carmine: Manca davvero poco all’uscita. Stiamo dando gli ultimi ritocchi, siamo in fase di re-mix; sai, stiamo facendo proprio un lavoro per bene…

RasWalter:  Beh ragazzi, concludiamo come abbiamo iniziato, con una domanda classica: cos’è per voi Rasta? Tu (rivolgendomi a Zalles)  in ‘Massimo Rispetto’ citi Jah Rastafari, cosa rappresenta per voi Rastafari?

Zalles: Rasta significa libero…non c’è altro da dire…

La formazione del gruppo:

Zalles: voce e basso

Gianluca: chitarra

Christian: batteria

Angelo: tastiere

Carmine: sax

RasWalter, 8/12/2001