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The Uplifters "Look Out Now"


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Una chiesa sconsacrata nella campagna dalle parti di New York, un gruppo di ragazzi che ci suona dentro….beh, non stiamo parlando di un concerto Death-Metal ma delle registrazioni di un intenso album Reggae, quelle di ‘Look out now’ degli Uplifters: sicuramente uno dei dischi roots piu’ originali venuti fuori finora dagli USA. Già, ci troviamo di fronte ad un lavoro veramente notevole e non solo per l’insolito posto in cui è stato registrato (una ex chiesa diventata studio di registrazione, l’Electric Wilburland Studio) ma anche e soprattutto per il sound potente che lo caratterizza. Questo gruppo di eccellenti, quanto giovani, musicisti - guidati dallo stile vocale evocativo di David  Linhart (nella foto), il conscious natty dreadlocks della formazione, dalle corpose linee di basso di  Jon Siegel e dai sapienti riff di sax di James Curwood , fra gli altri – sembra aver fatto del Rub A Dub la propria ragione di vita musicale, iniettandone massicce dosi in tutti i loro brani - dodici - veramente uno meglio dell’altro. Partendo dal dub come attitudine musicale e come concetto mentale, qundi, i sette musicisti danno vita a brani voluminosi e particolari in cui vengono fuse magicamente diverse sonorità, che spaziano dal jazz, al rock, al ragga: un esempio incredibile è ‘Treats & Tokens’ una sorta di ragga-rock-dub scoppiettante…roba davvero mai sentita. La vera forza di questo gruppo sta nell’interazione fra la voce melliflua di David - i cui interventi vocali sono quasi scarni, mai opprimenti, una perfetta interazione col Dub- le linee veramente crude del basso, dalla corposità quasi esagerata, e le eccezionali melodie jazz-style della sezione fiati. Ma la cosa che mi preme sottolineare è che siamo di fronte ad un suono dub-rockers suonato dal vivo e in cui l’intervento del tecnico del missaggio è stato marginale; cio’ mi fa ritenere che questi ragazzi siano fortissimi sul palco, come tra l’altro ho letto documentandomi sulla rete: ascoltare la loro versione di ‘Curly  Locks’ di Junior Byles e Lee Perry per credere. L’unico difetto che forse questo disco ha è che qua e la si ha l’impressione che i musicisti abbiano voluto concretizzare troppe idee tutte insieme; in ogni caso  è difficile non ammettere che questo album (seppur caratterizzato da una produzione non ricchissima) è roba veramente forte.

RasWalter