Abbiamo effettuato un
test sull'ultima creatura di Sergio Finazzi. Buone le impressioni di
guida, il controllo dei mezzo è molto agevole. Con il Rotor System la
pedalata è più redditizia ed elimina il "punto morto"
Pedalare in una posizione decisamente più comoda di
quella tradizionale, praticamente in completo relax, è più di una
curiosità. Viaggiare in reclinata rientra in un vero e proprio stile di
vita, un modo di intendere il ciclismo come autentico piacere. In molti
Paesi europei e in America, la reclinata è considerata il mezzo ideale per
lunghi viaggi alla scoperta di itinerari più o meno suggestivi. In Italia,
queste bici si stanno diffondendo soltanto ora e, purtroppo, fanno un po'
fatica ad affermarsi a causa della nostra viabilità, pensata per le auto e
non per le biciclette. Con piste ciclabili adeguate e un maggior rispetto
dei ciclista da parte dei viaggiatori a quattro ruote, la reclinata non
avrebbe ostacoli nel conquistare i cicloturisti veri.
Utilizzando questa insolita bicicletta e disponendo di una posizione di
guida semi sdraiata non si hanno contratture al collo o alle spalle: si
ottiene, così, un netto miglioramento della respirazione polmonare e, di
conseguenza, un decremento del debito cardiaco. Inoltre, il movimento
della pedalata, in una posizione completamente diversa da quella
tradizionale, porta a sfruttare il sedile della reclinata come appoggio
determinante per imprimere tutta la forza che le nostre gambe hanno a
disposizione.
A tale proposito è stato fatto anche un test: in pratica, è stato
calcolato l'aumento della velocità, usufruendo di tre biciclette con
progettazione diversa, a parità di potenza impiegata. Un ciclista, che
sviluppa nei tre casi una potenza di 315 Watt, andrà a una velocità di
34,8 km/h pedalando su una bici da turismo, a 39,1 km/h in sella a una
specialissima, e a 43,5 km/h seduto su una reclinata. Quest'ultima bici
usufruisce anche di un coefficiente aerodinamico maggiormente favorevole
rispetto agli altri due modelli di bicicletta "tradizionale".
Certo, il ciclista che è sempre stato abituato a pedalare sulla bici
tradizionale, potrebbe storcere il naso di fronte a quest'alternativa. Del
resto, chi non ha mai utilizzato una reclinata, anche di fronte alla Nevi
che abbiamo avuto in prova si chiederà: "riuscirò a partire?". Basta avere
un po'di pazienza e, dopo qualche tentativo, si comincia a prendere
confidenza con il mezzo e, soprattutto con una posizione insolita. In
pratica, è un po' come tornare bambini, quando s'imparava a pedalare su
una bici senza rotelle, facendo inizialmente qualche metro e poi, via via,
dei tratti sempre più lunghi senza mettere il piede a terra.
Dopo aver fatto pratica, raggiungendo il pieno controllo del mezzo, ci si
accorgerà che la reclinata ha dei vantaggi notevoli.
La manovrabilità è buona ed è facilitata dalla ruota anteriore, più
piccola rispetto a quella posteriore, e dal peso contenuto dei telaio.
Nevi, com'è sua tradizione, l'ha realizzato in titanio.
La reclinata realizzata da Sergio Finazzi nelle sue officine in provincia
di Bergamo è per ora soltanto un prototipo. E' un autentico "gioiellino"
che ci auguriamo verrà presto messa in produzione.
Durante la prova, abbiamo davvero avuto buone sensazioni di guida: con
poche e decise pedalate si raggiunge una discreta velocità e il controllo
del mezzo è sempre piuttosto facile. Nel test, la reclinata Nevi
utilizzava anche il Rotor System, un'innovativa guarnitura che riesce ad
agevolare la pedalata anche in salita. Per ottenere il meglio da Rotor è,
però, importante mantenere un ritmo di pedalata costante e imparare a
sfruttare il sedile come punto di appoggio nella fase di spinta.
Qualche cautela è necessaria nelle traiettorie più ardite e nelle curve
più strette. Il prototipo di Sergio Finazzi monta la forcella anteriore
ammortizzata in coppia con un ammortizzatore posteriore: le piccole
imperfezioni del manto stradale vengono così annullate da questo
accorgimento azzeccato.